Daphne nasce nei cantieri Dufour di La Rochelle nel 1974, con il N° di serie 1029, quando ormai era già storia consolidata ed accettata il nuovo geniale design nautico (1967) rappresentato dall’aumento di larghezza al baglio massimo con effetto raddrizzante e di aumento delle linee al galleggiamento, la chiglia a siluro, la fabbricazione in fiberglass, il grande timone su skeg.
Che l’architetto Renzo Piano abbia voluto disegnare gli interni unisce sapore artistico al disegno ingegneristico ed alle capacità tecnologiche dimostrate da Dufour. Per le piccole migliorie apportate, Daphne è un Arpège di seconda generazione (1970); trasto spostato in avanti per il confort in pozzetto, lande interne alla falchetta per stringere meglio il vento. Come molte sorelle, pesca 135 cm mentre esistono anche versioni più efficienti con un pescaggio maggiorato a 160 cm. Pesa soltanto 3360 Kg, ha un spesso fiberglass, ha un controstampo. Deriva a siluro di 1200 kg.
In tutto ne vennero approntate 1600 unità dal 1964 al 1975. Lo scafo più prodotto al mondo, blasonato da vittorie in campo mondiale; una per tutte, La Transpacifique del 1969, dove lo “spaziale” Pen Duick V in alluminio di Tabarly vinse ‘ingaggiato’ dall’ Arpège di Terlain giunto secondo assoluto con lo scafo più piccolo di tutta la flotta.
Daphne venne varata con il nome di Désirée con altri 2 esemplari identici, Napoleon e Josephine a beneficio della scuola di vela tedesca “Seghel Club”, Portoferraio.
Nel 1984 il sig. Stich cedette la scuola e le 3 barche al Sig. Renner ma volle mantenere il diritto a quei 3 nomi così napoleonici: infatti Désirée, prima di divenire regina di Svezia, fu per breve tempo amante dell’imperatore, mentre Josephine fu la sua amata moglie. – Christian Renner dovette ribattezzarla “Daphne”-.
Nel 2017 passaggio di proprietà a favore dell’attuale armatore, che dette l’avvio a importanti lavori di manutenzione e conservazione da lui eseguiti con l’aiuto di cari amici: sostituzione del vecchio 18 con un Volvo Penta 30, trattamento epossidico dello scafo, consolidamento della tuga, completa riverniciatura sia dell’opera viva sia dell’opera morta.
Più tardi, nuova vela di prua e suo attrezzamento con un bel rolla-fiocco.
Attualmente la barca è a Portoferraio dove attende ulteriori e infinite faticose migliorie, la prossima: un salpancore elettrico.
Pochi giorni fa lucidando l’elica è riemerso il nome originale della imbarcazione.