Tripp, Carter, S&S: tre cult d’eccezione che hanno segnato la storia della vela
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Guardare alla nautica ‘classica’, alla cultura velica del secolo scorso, ci porta oggi ad osservare un revival e una celebrazione che, in realtà, non abbracciano soltanto il periodo storico in sé, ma vanno oltre, muovendo verso il presente. Riconoscere il valore di un progetto, di uno scafo, e di una storia, infatti, non equivale a mero nostalgismo, ma è un fondamentale passaggio per comprendere al meglio l’intera evoluzione culturale della vela e, con questa, il presente. Non ci troviamo quindi di fronte ad un semplice ‘rispolvero’, ma ad una più ampia tendenza che va restituendo valore e dignità alla tradizione stessa, donandoci, in aggiunta, un intero panorama ‘Classic’ di cui godere. Ben lo dimostrano, in questo senso, alcune delle ultime new-entry del Classic Boat Club; non solo scafi, ma pietre miliari, chiavi di volta senza le quali l’edificio velico odierno non saprebbe altrimenti essere tale.
Tripp, Carter, S&S: tre cult d’eccezione che hanno segnato la storia della vela
Su tutte, inimitabile, il Registro ci offre un’icona, Rabbit, il progetto d’esordio di Dick Carter, lo scafo che, vinta la Fastnet del 1965, procederà inesorabile nel trasformare –letteralmente– la progettazione navale. Esattamente l’esempio concreto di quanto sopra: non solo una barca, ma un agglomerato di intuizioni, innovazioni e tecnologie senza le quali la vela avrebbe preso direzioni diverse; uno scafo senza memoria del quale sarebbe impossibile capire l’enorme transizione di fine anni ‘60… Ma Rabbit non è la sola chicca, e non tratteremo solo di One-Off, anzi…

Classic Boat | Cult delle origini
Partiamo però dalle basi e torniamo quindi a Carter.
Americano, ingegnere industriale e velista autodidatta, Carter si avvicina alla progettazione navale quasi per caso, dopo essersi appassionato alle regate d’altura e aver acquisito esperienza su imbarcazioni ribattezzate “Rabbit”. Nel 1965, per la prima volta, ne progetta una lui stesso, Rabbit, uno scafo di appena dieci metri (10,2 x 3,15 m), costruito dal cantiere Maas a Breskens.

Radicale nei volumi e nelle linee d’acqua, con Rabbit Carter introduce un baglio centrale abbondante, sezioni “a calice di champagne”, appendici separate e una pinna di deriva innovativa, con trim tab, ottimizzata per il rating senza sacrificare la prestazione di bolina. Anteponendo la velocità pura alla capacità orziera, scegliendo un timone separato e arretrato che migliora le doti nelle andature portanti, Rabbit sovvertirà la tradizione in un debutto sensazionale: piccolo III Classe RORC, vincerà la Fastnet Race del 1965, inaugurando una nuova stagione per la nautica d’altura. Oggi, nelle mani dell’attuale proprietario dal 2017, Rabbit è ancora in splendide condizioni, merito di un refit eccezionale voluto dalla proprietà, un’operazione d’eccellenza che ha saputo restituire allo scafo le esatte condizioni che la videro vittoriosa nel 1965.

Classic Boat | La ‘Grande’ serie
Coetanea del Rabbit, un’altra new-entry, Knuddel, eccezionale portavoce del Columbia 50, incarnazione americana dell’altra grande rivoluzione anni ‘60: la costruzione in serie.
Progettato da Bill Tripp nel 1966 per il cantiere Columbia Yachts, questo elegante scafo da 15,2 metri nasce come racer puro secondo la CCA Rule (Cruising Club of America), ma conquista subito anche i crocieristi grazie agli interni di qualità modulari, anticipando il concetto di performance-cruiser.

Al varo, il Columbia 50 è la più grande barca in vetroresina mai prodotta in serie negli Stati Uniti e vincerà subito la Newport-Ensenada del ’66 e la Transpac Race nel ’67, attestando la bontà di scelte innovative adottate da Tripp. Prodotta in 62 esemplari, sino al 1972, questa barca segnerà il definitivo abbandono del legno tra i racer americani di questa taglia, diventando un’icona senza tempo, nonché classico di riferimento per un’intera generazione di armatori.

Un salto in avanti, metà anni ‘70.
Tra la finlandese Nautor e i newyorkesi Sparkman & Stephens prosegue la felice collaborazione da cui è sorto il cantiere e che ha già visto nascere la precedente decina di modelli. È ora però il momento di un nuovo 14 metri e, nel 1975, nasce così una perla, lo Swan 47. Rappresentato nell’archivio da Grampus due e prodotto in 70 esemplari, lo Swan 47 è la quintessenza del cruiser-racer di grande taglia, caratterizzato da linee eleganti e da un profondo equilibrio tra prestazioni d’eccezioni e comfort in crociera. Eleganza, classe e marinità, abbinate a manovrabilità e performance sopra la media per l’epoca, lo consacreranno tra i più riusciti e longevi scafi firmati S&S, tanto che, lo stesso New York Yacht Club, sceglierà proprio il Swan 47 come base tecnica per lo sviluppo dello NYYC 48, apportando soltanto modifiche minori al progetto originale.

Complessivamente, appena 3 barche, le ultime tre delle tante ormai unitesi al vasto complesso delle iscritte al Classic Boat Club. Eppure, tre barche che, ognuna a suo modo, si colloca in maniera ben precisa in un più ampio disegno, diventando scafi essenziali alla costruzione di un più vasto atlante con cui navigare il mondo della vela, offrendoci gli strumenti per comprenderne le evoluzioni, e le derive del presente.

Se volete scoprire di più su ognuna delle singole barche viste, vi basterà cliccare sul link associato al loro nome. In alternativa, visitate direttamente il Registro Ufficiale del Classic Boat Club, dove tantissime barche sono censite per condividere la più vasta storia di cui fanno parte.
- Cosa è il Classic Boat Club? È la community by GdV dedicata a tutti gli appassionati del mondo ‘vintage’, una piattaforma per valorizzare e condividere la cultura progettuale e lo spirito della vela del secolo scorso. Chiunque può esserne membro: è facilissimo e offre un sacco di vantaggi. Qui tutte le informazioni in merito!
Appassionato di storia della Vela? Esplora il più grande archivio di scafi cult
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