Come distruggere uno dei più famosi cantieri americani di barche a vela
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Si chiama Michael Alexander Reardon e sotto la sua gestione si sta sgretolando quello che è il più grande cantiere di barche a vela Made in Usa, Catalina Yachts, fondato nel 1969 da Frank Butler (con il primo modello Cat 22). E non solo quello.
Scoppia il “Catalina-Gate”
Dopo che, la scorsa settimana, il cantiere ha annunciato lo “stop” della produzione – ufficialmente per motivi di riorganizzazione – adesso è arrivato lo sfratto, da parte del tribunale della contea di Pinellas (Florida), di Reardon (proprietario di Catalina dal maggio scorso), dallo stabilimento produttivo di Largo in Florida.

Il “Catalina-gate”, come lo hanno già ribattezzato in patria, è partito proprio dal momento dell’acquisizione del cantiere da parte di Reardon. La sua società, Daedalus Yachts, si era impegnata a versare un milione di dollari come prezzo d’acquisto dell’ asset Catalina e a pagare un canone mensile per l’utilizzo dello stabilimento di Largo. Il canone è stato corrisposto solo per il primo mese poi, a seguito della morosità, l’accordo è decaduto e adesso gli ex proprietari di Catalina vogliono l’intera somma.
Chi ci sta rimettendo in tutto ciò? In primis i dipendenti che non percepiscono più lo stipendio ma, poiché non sono stati ufficialmente licenziati, non hanno il diritto di accesso ai sussidi di disoccupazione.
A rischio non solo Catalina
Ma non c’è solo Catalina (e il marchio gemello, attivo nelle barche a motore, True North, anch’esso acquisito da Reardon). A fine agosto, mentre la sua forza lavoro in Florida riceveva pagamenti in ritardo, Reardon ha acquisito Tartan Yachts (altro storico brand di barche a vela), Freedom Yachts e AMP Carbon Spars (società di alberi in carbonio attiva dal 2004) con un accordo che è stato descritto come “un dollaro in acconto” (“a dollar down”, ndr) e una parte dei proventi delle vendite future. Secondo alcune fonti, nel cantiere Tartan Yachts a Painesville, Ohio, la forza lavoro è stata immediatamente mandata in congedo, ma sarebbe ora tornata al lavoro.

All’inizio di agosto, prima di queste acquisizioni, Reardon aveva raccolto 124.000 dollari vendendo debiti da crediti esigibili con uno sconto a un paio di società di “factoring” di New York. Ora, anche loro lo stanno citando in giudizio per mancato pagamento. Il factoring è una transazione finanziaria che consente a un’azienda di raccogliere denaro velocemente in base all’importo delle sue fatture commerciali non pagate. La società di factoring viene rimborsata man mano che arrivano i pagamenti per tali fatture.
Michael Reardon: premi tanti, barche costruite nessuna
Chi è Michael Reardon? Sul sito della sua Daedalus Yachts viene descritto così: “Michael ha progettato barche in carbonio premiate e orientate al futuro per gli ultimi 35 anni. Le sue precedenti posizioni di rilievo includono la collaborazione con il Gruppo Seaway (Greenline, Ocean Class, Shipman, Skagen) e Gunboat.

È continuamente all’avanguardia nella tecnologia dei compositi in diversi settori, tra cui la nautica da diporto, l’edilizia abitativa, l’energia eolica e l’aviazione. Durante la sua carriera nel settore marittimo, Michael ha vinto 36 premi Barca dell’Anno (Boat Of The Year)“. Ma c’è un dettaglio, non da poco, che desta preoccupazione, pare che pur beneficiando di mezzo milione di dollari di fondi pubblici, la Daedalus Yachts non abbia mai portato a termine la costruzione di una sola barca.
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1 commento su “Come distruggere uno dei più famosi cantieri americani di barche a vela”
Purtroppo è una storia comune anche in Italia.