“Parsifal”, trent’anni dopo: la notte che cambiò la vela italiana
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Nella notte del 2 novembre 1995 il mare del Golfo del Leone inghiottì il cutter “Parsifal” e sei uomini del suo equipaggio. Trent’anni dopo, quella tragedia continua a insegnare rispetto e umiltà davanti alla forza del mare.
Era la notte del 2 novembre 1995 quando il “Parsifal”, elegante cutter in mogano e teak lungo 16 metri, scomparve tra le onde impetuose del Golfo del Leone. La tempesta, con raffiche che superarono i 77 nodi, colpì la barca con una violenza che nessuno dei nove uomini a bordo avrebbe potuto immaginare. Solo tre di loro sopravvissero.
Quel naufragio, avvenuto durante la regata “Trofeo Millemiglia”, è ancora oggi ricordato come la più grave tragedia nella storia della vela italiana.
Una regata verso l’oceano, una tempesta in arrivo
Il “Parsifal” era partito da Sanremo la mattina del 1° novembre, diretto a Casablanca per unirsi alla flotta della “Transat des Alizés”. Le prime ore trascorsero in calma piatta, ma il bollettino meteorologico parlava chiaro: il peggioramento era in arrivo. Al calar della sera il vento rinforzò e molte barche decisero di riparare in Costa Azzurra. Solo tredici equipaggi, tra cui quello del “Parsifal”, continuarono la traversata.
Un cutter di classe e un equipaggio affiatato
Costruito dal Cantiere Carlini su progetto di Carlo Sciarrelli, il “Parsifal” era un capolavoro di eleganza e solidità. Dislocava 12,6 tonnellate e vantava 152 metri quadrati di superficie velica. A bordo c’era un gruppo di amici uniti dalla passione per il mare e la competizione: l’armatore Giordano Rao-Torres, avvocato e docente universitario, lo skipper Carlo Lazzari, i professionisti Mattia De Carolis e Daniele Tosato, e poi Francesco Zanaboni, Giorgio Luzzi, Enzo Belotti, Andrea Dal Piaz e Luciano Pedulli, storico collaboratore del Giornale della Vela.
L’onda maledetta aprì una falla nello scafo
La sera del 2 novembre il vento salì a forza 10 e le onde raggiunsero i 10 metri. Intorno alle 21, un frangente anomalo si abbatté sulla barca con potenza devastante. L’albero si spezzò, la colonnina del timone venne divelta e un’apertura nello scafo condannò il Parsifal a un rapido affondamento: quattro minuti per sparire. L’equipaggio, senza la zattera di salvataggio trascinata via dall’onda, improvvisò un galleggiante con parabordi e taniche. Il segnale dell’Epirb partì, ma i soccorsi erano ancora lontani. Nel frattempo, nel buio e tra le creste del Maestrale, iniziava la lunga notte della sopravvivenza.
Ore d’inferno nel mare gelido
L’acqua era a 17 gradi, il vento soffiava oltre i 140 km/h. Gli uomini si aggrapparono alla zattera improvvisata, stretti l’uno all’altro. Le ore si fecero eterne e il freddo iniziò a vincere. Uno dopo l’altro, Pedulli, Tosato, De Carolis, Luzzi, Zanaboni e Belotti scivolarono in mare. Solo Dal Piaz, Lazzari e Rao-Torres resistettero, sostenendosi a vicenda fino all’alba.
Il salvataggio e il dolore
Le ricerche cominciarono solo la mattina del 3 novembre, quando un aereo della Guardia Costiera francese individuò i naufraghi a dieci miglia dal punto dell’affondamento. Dopo vari tentativi falliti, un elicottero spagnolo li raggiunse alle 15: erano trascorse diciotto ore. I tre superstiti furono recuperati in condizioni estreme, e Rao-Torres riuscì a trattenere anche il corpo del compagno Tosato, morto poche ore prima.
Domande senza risposta e un lungo processo
Nei mesi e negli anni successivi emersero molte domande: la zattera doveva essere fissata in coperta? La rotta era prudente? I soccorsi furono troppo lenti? Rao-Torres affrontò un processo durato anni, al termine del quale venne completamente assolto. Le perizie dimostrarono la bontà del progetto e l’assenza di errori strutturali o di equipaggiamento. La tragedia fu attribuita alla violenza imprevedibile del mare.
Il lascito del “Parsifal”
A trent’anni di distanza, il “Parsifal” resta un simbolo. Non solo di dolore, ma di coraggio, amicizia e rispetto per il mare. Quella notte nel Golfo del Leone ricorda a ogni velista che l’avventura e la passione devono sempre fare i conti con la potenza della natura. E che, come scrisse un superstite, “in mare non si vince mai, si sopravvive”.
David Ingiosi
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1 commento su ““Parsifal”, trent’anni dopo: la notte che cambiò la vela italiana”
Gentile signor David Ingiosi mi complimento per la semplicità, l’accuratezza e la sintesi con la quale ha descritto la nostra tragedia. Grazie.
Ero l’armatore del Parsifal, e fui uno dei tre sopravvissuti.
Prof. Avv. Giordano Rao-Torres