1986. Com’è nata la Nauta Yachts e la ricetta del suo successo

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La mia barca ideale

Tratto dal Giornale della Vela del 1986, Anno 12, n. 02, marzo, pag. 64/65.

Lui, Mario Pedol, non lo sa ancora. Ma diventerà uno delle archistar della nautica mondiale. Pedol e la sua Nauta Yachts negli anni ’80 mettono le basi per una storia di successo. Il racconto degli esordi di una luminosa carriera in cui svela come deve essere la barca ideale. Tutto si avverato!

È una di quelle storie esemplari, una storia nella quale passione, competenza e voglia di vela la fanno da padrone. Il virus del mare nel sangue di Mario Pedol arriva dalla sua origine istriana, generazioni di pescatori e commercianti di pesce. Per la verità lui è nato a Milano ma da sempre va in barca a vela. Ecco la sua storia esemplare. Nel ’76 decide di dedicarsi professionalmente a settore della nautica. La sua società, la Nauta, commercializza il più innovativo (per quell’epoca) minitonner di serie. Si chiama Avventura 703, lo progetta Andrea Vallicelli e porta per la prima volta nel mondo, allora fiorente, delle piccole barche il concetto di scafo valido per la crociera e per la regata. Esaurito il fenomeno delle piccole barche Pedol scova in Inghilterra un nuovo cantiere, l’Oyster Marine, che fa barche molto ‘serie’, le quali partono dal medesimo concetto dell’Avventura 703. Sono barche sicure e tipicamente crocieristiche ma con una carena estremamente veloce. Nel frattempo, stanco delle navigazioni e delle regate mediterranee, Mario Pedol prende confidenza con l’Atlantico parallelamente dopo aver frequentato il corso di specializzazione in progettazione navale all’Istituto Superiore di Architettura e Design di Milano va negli Stati Uniti e entra nello studio newyorkese di Scott Kaufman, con il quale tuttora collabora. Arriviamo così ai giorni nostri e alla nuova attività della sua società, la Nauta Yachts, che progetta e costruisce barche a vela di prestigio personalizzate. Sono barche ‘prodotto unico’ che abbinano, al massimo della qualità, costi mediamente inferiori a quelli delle barche di serie top quality presenti sul mercato. È con lui che abbiamo cercato di capire quali sono le linee di tendenza nella nautica da diporto a vela per i prossimi anni.

GdV – Qual’è stata la vera rivoluzione nel mondo della vela in questi ultimi anni?
Pedol – Molto semplice e breve. Lo sviluppo e la maggiore efficienza delle barche da regata si è trasferita anche nelle barche da crociera e nella produzione di serie. I parametri di efficienza di una barca a vela non si inventano, ma una volta non sempre venivano applicati alle barche a vela. Applicarli alla produzione di serie è risultata un’operazione vincente che ha rivoluzionato il mercato. Vedi non a caso il successo di cantieri come il Cantiere del Pardo in Italia, Beneteau in Francia. La barca a vela da diporto oggi non può essere considerata e non è più oggetto che sta a galla, ma è un oggetto che va per mare con le massime prestazioni possibili.

GdV – Quando è avvenuta questa definitiva rivoluzione?
Pedol – Non più di quattro o cinque anni fa in maniera definitiva. Prima l’utente veniva allettato dal concetto, errato, che la barca ad alte prestazioni fosse più scomoda di una barca più lenta ma che prometteva grandi comodità. Oggi la barca ‘high performance’ ha gli stessi volumi di abitabilità di un motorsailer di 10 anni fa che in bolina faceva fatica a risalire il vento e nelle andature di poppa era ingovernabile.

GdV – Qual’è la barca ideale degli anni 90?
Pedol – Io sostengo il concetto che non esiste universalmente la barca ideale per tutti, ma quella ideale per ciascuno. Il buon lavoro di un progettista si misura nella capacità di capire le esigenze dell’armatore e renderle reali in un progetto della ‘sua’ barca ideale. La barca non è un’automobile ma, soprattutto su dimensioni superiori ai 12 metri, un bene che deve rispecchiare di volta in volta le esigenze dell’utente.

Mario Pedol è il titolare della Nauta Yachts che progetta e costruisce barche a vela di prestigio personalizzate.

GdV – Proviamo a definire gli elementi base della progettazione di una barca da crociera ad alte prestazioni.
Pedol – La progettazione è un cocktail di vari elementi. Proviamo a razionalizzare: velocità più comodità più estetica. Velocità. Innanzitutto è guidata da regole precise e ben codificate come rapporto dislocamento/superficie velica o le forme di carena più attuali. Anche l’attrezzatura è un elemento di velocità, soprattutto nelle andature di bolina. Comodità. Ecco, qui non bisogna fermarsi ai parametri standard consolidati ma, seguendo le esigenze di ogni armatore, rendere il più possibile piacevole la vita di bordo. Questo vuol principalmente dire creare dei veri e propri ambienti (sia sopra che sottocoperta). Insomma, l’architettura degli interni in una barca è altrettanto importante di quella di una casa. Con l’handicap che in una barca gli ambienti sono ridotti. L’estetica. Il rapporto con una barca è un rapporto d’amore. E quindi la barca deve essere bella, un vero e proprio oggetto del desiderio. Una volta il parametro estetico era trascurato. C’era bisogno di maggior spazio interno, si alzava la tuga o il bordo libero e via di seguito. Oggi è tutto cambiato e va di pari passo con l’evoluzione del gusto del pubblico. Basta vedere la rivoluzione nel design automobilistico che fa il successo di un auto rispetto ad un’altra malgrado le caratteristiche tecniche siano praticamente identiche. Insomma una barca oggi non ha mercato se è veloce ma brutta o viceversa. Ma non è fi nita, bisogna anche andare a vedere nel particolare, magari di un mobile interno o nell’applicazione di una coperta in teak su di uno scafo in vetroresina per capire se una barca è esteticamente valida e soprattutto, ben studiata. È qui che sta la vera differenza.

GdV – Ma perché scegliere una barca a vela e non una a motore?
Pedol – È piacevole navigare a motore? No, è uno stress. È più rapida la navigazione a motore? Si, ma è meno sicura e con mare grosso è meglio rimanere in porto. Ma non è finita, oggi grazie ai piloti automatici, ai rullafiocco, ai rullaranda, verricelli elettrici e altri marchingegni si può navigare a vela anche con un equipaggio ridottissimo.

GdV – Sempre meno gente per condurre una barca, ma in futuro costerà anche meno?
Pedol – Il futuro è quello delle barche sempre più leggere e quindi meno costose. Ci sarà una sicura evoluzione di quelle barche a dislocamento leggero che oggi chiamiamo ULDB. Oggi questi ULDB hanno lo svantaggio di essere molto strette e quindi poco abitabili, ma in futuro le barche a vela saranno più leggere, ma altrettanto abitabili. Perché costeranno, in rapporto ad oggi, molto meno? Perché ci sarà meno materiale, la superficie velica sarà più ridotta e così le dimensioni delle attrezzature e il peso in chiglia. Negli anni ’90 ci aspettano barche più economiche, almeno di un 25%.

di Luca Oriani


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