Il Ministero dei Trasporti alle Capitanerie: “fate lavorare gli skipper!”

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È proprio vero che non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. E spiace che in questo ruolo ci siano molte Capitanerie di Porto che, a quasi due anni dall’introduzione della nuova figura dell’Ufficiale da Diporto di Seconda Classe, continuano a ostacolare la figura di questo skipper professionista.

Anche il ministero lo spiega (ancora): lo skipper non è un marittimo!

Così c’è voluta una nuova, ennesima, circolare del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (n. 21271 del 6/10/2025), sollecitata peraltro anche da Confindustria Nautica, per chiarire una volta per tutte che l’Ufficiale di navigazione del diporto di 2° classe non ha l’obbligo di essere iscritto nell’albo professionale della “Gente di Mare”, il registro ufficiale tenuto dalle Autorità marittime che annota i marittimi professionisti e il personale addetto ai servizi portuali. Quindi una volta ottenuti titolo e abilitazioni richieste, lo skipper del diporto può tranquillamente imbarcarsi e lavorare come professionista.

La cosa a dire il vero era già chiara da due anni, scritta nero su bianco sul decreto che ha istituito questo titolo. Ma probabilmente non è stata sufficientemente compresa o “digerita” da diverse Capitanerie di Porto che hanno continuato a sostenere che per imbarcarsi come skipper era comunque necessario avere il Libretto di navigazione, un documento previsto però solo per la “Gente di Mare”. Un testa-coda burocratico che ha spesso bloccato l’avvio degli esami per il conseguimento del titolo di skipper, programmati finora solo da un pugno di Capitanerie.

Ora, anche questo ennesimo ostacolo dovrebbe essere superato. La circolare ministeriale ribadisce infatti che “gli ufficiali di navigazione del diporto di 2° classe non hanno l’obbligo, ma solo la facoltà di iscrizione nelle matricole della gente di mare”. E, a scanso di equivoci, chiarisce anche che queste fugure professionali non rientrano tra i “marittimi”, ma tra i “lavoratori marittimi” e quindi a loro vanno applicate le disposizioni del codice civile (non quindi quelle del Codice della Navigazione) e altre leggi collegate. Come per esempio, continua la circolare, un contratto di prestazione di servizi registrato presso l’Agenzia delle Entrate. Contratto che deve riportare data di imbarco e sbarco ed essere tenuto a bordo. Sufficientemente chiaro?

Fabrizio Coccia

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14 commenti su “Il Ministero dei Trasporti alle Capitanerie: “fate lavorare gli skipper!””

  1. Tutto vero e finalmente, come da sempre m, chiaro.
    Peccato che per accedere a questo essme non conti la quarantennale esperienza in mare, non conti essere in possesso di licenza di navigazione senza limiti dalla vista ma serve…. Almeno essere un ragioniere, perché se hai solo la terza media non puoi accedere all’esame.
    Piccola ancora parentesi ridicola

    1. SILVESTRO TAMBASCO

      Dopo tanti anni di finti contratti di locazione di imbarcazioni da diporto ad uso commerciale , stipulati nei confronti di “skipper di professione” , finalmente hanno capito di semplificare questo titolo per condurre le unità! Era ora……
      Da adesso in avanti niente più scuse!

      1. Esattamente, bravissimo!! Sostengo la stessa cosa. L’obbligo del diploma di scuola superiore lo ritengo una gran idiozia e penalizza parecchio.

    2. Questo perché nel nostro paese per essendo la terza media l’unico titolo obbligatorio, non accedi neanche ai corsi di qualifica professionale senza un diploma. Lasciando fuori una buona parte di giovani non scolarizzati

      1. No. Questa è solo una pagliacciata italica per favorire le immatricolazioni sotto i 20 metri e mettere una toppa al charter abusivo con un titolo che vale solo con bandiera italiana ed è carta straccia fuori le acque territoriali.
        Assonautica sostiene che uno skipper non è un comandante di navi… È peggio, è un NAVIGATORE SOLITARIO che si prende la responsabilità di ospiti che quando va bene il mare lo vedono due settimane l’anno. Sto mestiere si comincia da mozzo, già coi 12 mesi per l’abilitazione a marinaio fai l’esperienza per il yacht master coastal. E si va avanti a macinare miglia fino al Master 200 che è il percorso più breve e senza ex modulo integrativo. E le devi DIMOSTRARE A LIBRETTO.

        1. Il ministero due cose deve fare: abolire sta cazzata e riconoscere lo yacht master offshore endorsed come titolo valido il comando del diporto, come per tutti gli altri registri.

        2. Mi interessa il vostro articolo ché sono iscritto nelle liste della Gente di Mare della Capitaneria di Porto di Crotone al n°09037/3^categoria come Mozzo su mezzo di traffico locale chè la stessa di San Pietro Apostolo che da pescatore di pesci Gesù Cristo li ha fatto diventare pescatore di uomini e fondatore della Santa Chiesa Cattolica nella Città Eterna, proprio lui che disse a Gesù:” tu sei il Figlio di Dio, tu solo hai Parole di vita eterna, senza di te dove andremo?” Così anch’io, Aldo di Crotone, che sono 56enne pensionato d’invalidità e con la pensione della reversibilità della buon’anima di papà che mi tiene ancorato⚓ a casa con mia madre 86enne che la sto assistendo che non vuole che io la lasci da sola🙏🪔💡🤳🙋

        3. Andrea Di Lazzaro

          Ma anche “basta” con questo gonfiare il petto con i galloni appuntati sulla giacca! Non erano già sufficienti i titoli di conduttore e ufficiale di navigazione del diporto? Non bastavano libretto e corsi, e sacrosanti ruoli equipaggio per marittimi? No. Bisognava creare una sottospecie di conandante di unità da diporto “figlio di un Dio minore”, esentato dall’iscrizione alla Gente di Mare. Abbandoniamo la parola “skipper”, un epiteto dispregiativo anche per un padre di famiglia in crociera col suo 10 metri.
          Ho cominciato a fare il comandante di unità da diporto professionista a 24 anni, con la patente per imbarcazioni. Tante miglia, tante secchiate d’acqua in faccia (anche gelate) e così ho imparato a mie spese, sui miei errori, fortunatamente tutti emendabili Poi, titolo di conduttore, libretto, corsi e patente N.D…. poi i figli, poi basta: combatteteci voi con armatori spilorci ed ospiti arroganti e con una burocrazia folle e vessatorie.
          Il COMANDANTE è una MANSIONE, non è un titolo.
          Siamo tra l’incudine di un esercito di dilettanti e il martello di una burocrazia vessatoria e contorta.

    3. Be non è proprio così! Perché se puoi provare la tua quarantennale esperienza, con l’esibizione di un qualsiasi titolo che provi che sei stato alla conduzione di imbarcazioni, puoi avvalerti della deroga del possesso del diploma. Spero di esserti stato utile

      1. Infatti, io cominciai da Padrone traffico e pesca. E mi sono dovuto rimettere a studiare quando è stato abolito. Questo è un tentativo mal riuscito di ripristinare una sorta di “capobarca”. Ma le compagnie giustamente, senza libretto e stcw, non li prendono. Sta fuffa dovrebbe servire a mettere in regola quegli armatori di natanti che affittano abusivamente. E mo’ secondo quei geni, gli dovrebbe venire voglia di registrare il loro natante del cazzo e pagare tasse 😆

  2. Salvatore Autore

    Però scusatemi la trovo una cosa assurda, se io devo lavorare a mare ne devo conoscere le peculiarità e le difficoltà e devo essere preparato per questo essere iscritto alla gente di mare e avere il libretto attesta che ho fatto tutte le visite necessarie affinché possa ricoprire ruoli di responsabilità a bordo che ho superato tutti i corsi stcw e che quindi a livello teorico è pratico so distinguere un estintore a polvere da uno a co2 so indossare un giubetto e ribaltare una zattera se necessario etc. Diciamo che in Italia le mezze misure non esistono

  3. Questo è un insulto a chi ha dedicato la vita al mare,a chi fin da ragazzo ha studiato per diventare ufficiale,che si è sudato il certificato IMO.
    Questo è un modo per svalutare una professione e l’importanza del comandante a bordo.

  4. Arianna Livenza

    Il protocollo citato nell’articolo non è una circolare. È il quesito di un marittimo. Direi che o l’ottimo Coccia rettifica o rischia la segnalazione all’AGCOM e al garante della privacy.
    La circolare non ha il tenore descritto nell’articolo e anche qui ci sono rischi penali e deontologici.
    Il titolo è un’ennesimo aborto di una nota lobby industriale che sfrutta il rapporto con la politica per imporre scelte improponibili sul piano marittimo e irrispettose di chi ha speso e spende tempo, fatica ed euro per i titoli STCW.
    Idem per l’ultimo ritocco del 121/2005, completamente fuori STCW.
    Senza la costante collaborazione tra Ministero e Capitanerie non esisterebbe ancora un solo 2a classe.

    1. Fabrizio Coccia

      Gentile Livenza,
      abbiamo inserito nella news un link per scaricare il documento in questione, che non pare la risposta a un quesito di un marittimo. Che lo si chiami circolare, nota ministeriale o altro è comunque un “un atto interno finalizzato ad indirizzare uniformemente l’azione degli organi amministrativi”, come la giurisprudenza definisce questi documenti. Che in questo caso, a detta di Confindustria Nautica, nasce da una loro sollecitazione. Per il resto, sono d’accordo con lei sui tanti effetti nefasti per la nautica della “nota lobby” e trovo legittimo che si valuti in modo diverso il nuovo titolo di skipper. Evidentemente un pasticcio normativo, visto che da due anni viene continuamente corretto e spiegato a colpi di circolari. Ma il titolo ormai è stato istituito e sarebbe il caso di renderlo attuabile. Poi, tutto è migliorabile.
      Fabrizio Coccia

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