Due amici si sono costruiti la barca in giardino: ci sono voluti 12 anni, ora naviga!
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Nell’estate del 2013 due amici si buttano nel progetto di autocostruzione di un Hirundo 750, barca moderna e affascinante, ma impegnativa da realizzare. All’inizio sembra impossibile, ma con tanta determinazione, sacrifici e il sostegno degli amici, quel sogno dopo 12 anni diventa realtà.
Una serata di goliardia, una promessa stretta una sera d’estate a Cala Gonone del tipo “Costruiamoci una barca!” e la follia di due amici che hanno deciso di trasformare un sogno in realtà. Così nasce la storia dei “Barbamasu”, ossia Bruno “Barba” Spanu, professore di matematica, e Salvatore “Masu” Masuri, tecnico informatico. Due sardi, due amici, due visionari.
In quell’estate del 2013, tra risate e chiacchiere notturne, l’idea di costruire una barca a vela sembrava poco più di uno scherzo. Ma il giorno dopo era già una promessa. Ad accendere la scintilla era stato un bel libro di Rodolfo Foschi “Buonvento e Granvento, Istruzioni per costruire due barche”, regalato da un amico. All’inizio, dunque, Bruno e Salvatore puntavano alla costruzione di una barca di 5,50 metri. Tuttavia dopo un breve incontro con il navigatore Gaetano Mura avevano virato su un progetto un po’ più ambizioso: una barca di 8 metri.
Progetto trovato, inizia l’avventura…
Così, dopo varie ricerche, la loro scelta per l’autocostruzione si concentra su un progetto americano, il Vagabond 23. Poi però durante un convegno a Cagliari dal titolo “Auto constructors for dummies” il progettista Cristian Pilo gli propone un altro progetto, l’Hirundo 750, barca moderna e affascinante, ma piuttosto impegnativa da realizzare.
Il sogno di una barca autocostruita. È iniziata così un’avventura che dopo 12 anni ha visto la barca a vela solcare il mare con l’incitamento di tutti gli amici: “Galleggia!”. Un cantiere improvvisato nel giardino di casa, 2.000 euro investiti nel primo compensato marino acquistato a Nuoro, poi pezzi recuperati da barche dismesse, motori regalati, acciaio riciclato. “L’albero proviene dai fondali di Cala Gonone – racconta Salvatore “Masu” Masuri – un amico l’ha identificato al largo e subito ha pensato a noi. Appena rientrato in porto, senza dirci niente, ha organizzato la spedizione di recupero. Una volta portato in secca, ci ha chiamato, siamo scesi in porto e ci siamo trovati davanti il prezioso tubo in alluminio lungo 10 metri. Eravamo in infradito e così, messo in spalla, l’abbiamo portato in cantiere”.
Aiutare gli altri per essere aiutati
“Una bella botta di fortuna – commenta Bruno “Barba” Spanu – anche perché alla fine tra tutti i materiali ci è costato 100 euro di alluminio anziché 2.000 che è il suo costo reale. Molte cose hanno girato per il verso giusto, per esempio un’altra volta, una barca a vela protagonista di un progetto che ha come fine sociale il recupero di persone svantaggiate aveva bruciato il motore nella costa. Siamo andati in loro soccorso e guarda caso, avevano il motore uguale al nostro. Noi l’avevamo recuperato da una barca dismessa e dovevamo ancora rimetterlo in sesto. Gli abbiamo dato una mano con dei lavoretti e loro, una volta montato il nuovo, ci hanno regalato il vecchio che ci è servito per i pezzi di ricambio”.
Certo, il loro progetto di autocostruzione non è stato lineare: alti e bassi, sacrifici economici, oltre 25.000 euro spesi, beghe personali, tutti i fine settimana liberi da dedicare al lavoro manuale. Un po’ di esperienza di falegnameria per il “Masu” e di navigazione per il “Barba”. Accanto a loro c’è sempre stata una grande spinta da parte della comunità: gli amici, e gli abitanti di Dorgali e Cala Gonone. Una “terza mano” che gli ha dato un fondamentale sostegno morale, fisico ed economico.
Un crowfunding e il supporto degli amici
“Senza di loro, forse, il progetto si sarebbe arenato molto prima – ci tengono a precisare i due amici– ma è anche vero che ci abbiamo messo tanta passione e speranza. Abbiamo organizzato un ‘crowdfunding’ dove abbiamo raccolto 3.500 euro, ci siamo vestiti da befane per vendere degli scaldacollo per comprare qualche accessorio di coperta, insomma le abbiamo studiate tutte. Ogni aiuto, grande o piccolo, ha reso più concreto un sogno che sembrava impossibile”.
La barca via via ha preso forma e si è trasformata in qualcosa di concreto. Non è solo legno, resina ed eliche, è diventata un simbolo di comunità. Un’icona, un segno tangibile che anche un’idea folle, se coltivata con costanza e determinazione, può prendere forma.
Usciti dal porto, abbiamo capito di non essere folli
Il sogno è diventato realtà. Oggi, dopo 12 anni, il guscio di quella promessa si è trasformato in una vera imbarcazione e il viaggio è pronto a cominciare a vele spiegate. “La soddisfazione maggiore per adesso – continuano i Barbamasu – è stato uscire dal porto, alzare le vele, sentire le cime scricchiolare e il legno ‘cantare’ quando l’albero è andato in tensione. Solo lì dopo qualche secondo abbiamo realizzato di avercela fatta, abbiamo capito di non essere folli, ma tremendamente concreti”.
Quella dei “Barbamasu” è allora una storia a lieto fine che potrebbe far sgorgare fiumi d’inchiostro. In realtà si può riassumere in tanta, veramente tanta, tantissima determinazione e una stretta di mano. Lo sguardo intenso negli occhi e due mani che si stringono forte. Una promessa. Quella di due visionari con i piedi piantati per terra…
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3 commenti su “Due amici si sono costruiti la barca in giardino: ci sono voluti 12 anni, ora naviga!”
Buongiorno. Io ho costruito uno scafo oceanico in acciaio. Lunghezza m. 15.30. Ho albero vele whinches ecc. Ora sono troppo vecchio x finirlo quindi lo regalo. Servono ancora 3000 ore di lavoro x interni impianti ecc. X chi lo vuole Mia mail pi*******************@***il.com
Sarebbe un sogno bellissimo, dove si trova l’imbarcazione?
12 anni, in tempo importante! Avete avuto problemi tecnici o difficile trovare il tempo per lavorare al progetto? Chiedo per una mia curiosità personale. Io ho costruito, con un amico , un 23 f facile in compensato marino…..abbiamo impiegato 1565 ore su tre anni. Ora ha compiuto 23 anni e , manutenzione annuale a parte, naviga ancora e ancor galleggia. Non lo avrai mai detto.. Buon vento.