1987. Quando l’Italia vinse la Coppa America con i Chieffi

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Come abbiamo vinto la Coppa America

Tratto dal Giornale della Vela del 1987, Anno 13, n. 03, aprile, pag. 29/31.

Il Giornale della Vela prende i due velisti italiani più forti del momento, i fratelli Enrico e Tommaso Chieffi, li chiude in redazione e li proietta nel futuro, raccontando quando vinsero per la prima volta nella storia la Coppa America, dopo 14 tentativi. Il miglior “pesce d’aprile” della storia del nostro giornale!

Newport Beach (USA) 1 aprile. Alle 15,28 minuti e 49 secondi il 12 metri “Pizza Margherita” taglia primo il traguardo dell’ultima prova. Dopo 39 anni finalmente ce l’abbiamo fatta. I fratelli Chieffi hanno conquistato per l’Italia la Coppa America. Dai giganteschi altoparlanti di “Italia”, la barca appoggio, escono le note di “Onda su onda”, rielaborata per l’occasione dal figlio dei mitici Albano e Romina. Appena scesi a terra abbiamo intervistato Tommaso, 65 anni, timoniere di “Pizza Margherita” ed Enrico,63 anni, tattico.

Che effetto vi fa aver vinto la Coppa America?
Era la quattordicesima volta che ci provavamo, francamente non ci speravamo più. Quanta strada abbiamo fatto dalla prima volta nel 1987 quando con Italia arrancavamo per tenere dietro a Star & Stripes. È stato nel 2008, al nostro settimo tentativo con la sfortunata barca “Pizza al trancio” che ci siamo accorti che avremmo potuto farcela.

Qual è il segreto della vostra vittoria?
Sono parecchi. Innanzitutto la barca. Le nuove appendici a regolazione differenziata (il bulbo in caucciù appesantito con nervature in titanio) ci hanno permesso di avere quel qualcosa in più nelle andature di bolina. Stringevamo 3 gradi in più degli altri. Con 15 nodi di vento lo strumento al plasma ci dava costantemente sui 10 gradi rispetto al vento. Sulle vele laminate rigide poi, nulla da dire, erano sempre perfette.

E l’equipaggio?
Come sapete il nostro è un equipaggio di “vecchietti'”. I più giovani siamo noi. Aldo Migliaccio, malgrado abbia passato la settantina è sempre un ottimo skipper. Bontempelli, malgrado problemi di peso (150 kg vestito) è sempre un numero 3 coi fiocchi, Stefano Maida a 66 anni fa ancora cinque ore di attrezzi in palestra ogni giorno. Avevamo qualche problema in virata. È vero, ci mettevamo mediamente un minuto in più degli avversari, causa artriti varie, ma poi abbiamo sempre recuperato.

A sinistra Tommaso, 65 anni, timoniere, a destra Enrico, 63 anni, tattico. I due fratelli Chieffi hanno portato alla vittoria “Pizza Margherita” nella finale contro gli statunitensi a Newport Beach, in California.

Si è parlato molto del vostro sistema segreto distruggi rifiuti…
È vero, oggi il mare è un’immensa pattumiera e pezzi di plastica, oggetti semisommersi possono essere la causa di una sconfitta. Basta pensare a cosa è successo a America XXV che si è dovuto ritirare perché la plastica aveva bloccato il timone. Il nostro sistema distruggi rifiuti in un arco di un chilometro scindeva le molecole di qualsiasi oggetto e in mare funzionava perfettamente (compreso un uomo d’equipaggio della barca libanese caduto in mare, n.d.r.).

Qual’è stato l’avversario più pericoloso?
Anche se la finale l’abbiamo disputata con gli statunitensi, senza dubbio le regate contro la barca libica, hanno il vizio della guerriglia… Vi confessiamo che abbiamo avuto paura qualche volta.

E gli sponsor?
Nessun problema se non quello dei marchi sul vestiario. Erano più di 30 e la cerata era dura come un baccalà con tutte quelle etichette di ogni foggia e dimensione.

Dove vorreste che si corresse la prossima Coppa del 2029 in Italia?
Senza dubbio sul lago Trasimeno. È un po’ basso, il fondale non supera il metro e mezzo, ma per noi sarebbe un gran vantaggio. Ci siamo allenati per tanti mesi proprio li!


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