Grand Soleil, la storia di un cantiere che ha segnato un’epoca (e continua a farlo)
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In occasione dei 50 anni del Giornale della Vela, le grandi eccellenze del mondo della vela si raccontano e svelano i loro progetti. In questa rubrica scoprite tutte le aziende e le persone che hanno fornito un importante contributo all’articolato mondo della vela, che permette a tutti noi di andare per mare, in ogni forma e contesto.
In questa puntata, vi portiamo alla scoperta del Cantiere del Pardo e della linea Grand Soleil, un nome che ha contribuito fin dalla sua nascita a creare delle barche che hanno dettato varie epoche dello yachting.
Il made in Italy di successo

Qualità, prestazioni, innovazione. Soprattutto, una grande passione. Già perché per portare avanti un cantiere nel difficile mondo della nautica se manca quella tutto è più complicato. Ma se la passione c’è, se c’è quella continua voglia di fare, quella capacità di sapersi adattare ai cambiamenti del mondo e dell’industria, di saper cogliere, anche anticipare, le nuove tendenze, bene, se tutto questo c’è, allora è possibile essere oggi un esempio del famoso “made in Italy” che è poi, semplicemente, espressione dell’artigianalità del “ben fatto”.
Ed è quello che avviene per un cantiere che ha già festeggiato i suoi primi 50 di attività: traguardo raro, e non solo nel panorama italiano. Una vera eccellenza italiana quella di Cantiere del Pardo che con i suoi Grand Soleil ha segnato e segna la storia della nautica e dell’andare a vela. Un’eccellenza, nata, come avvenuto in altri settori, per quella fortunata alchimia tra un giovane imprenditore e un territorio che ha nella sua “Motor Valley” la più conosciuta espressione di una particolare maniera di intendere fare impresa e lavoro.
Qui, ai primi Anni ’70, con il prestito di tre milioni di lire (allora una Fiat 500 costava 600.000 lire) ricevuto da un altro ravennate (e parente acquisito) Raul Gardini, il non ancora trentenne Giuseppe Giuliani Ricci rileva dal fallimento Sailboats, un cantiere di Crespellano, pochi chilometri da Bologna. Giuliani Ricci sa poco di barche ma impara presto grazie al team del cantiere che riparte. E, tra i primi clienti c’è proprio Gardini che si fa costruire una delle due barche in catalogo: un Orca 43, progetto di Dick Carter. In soli cinque mesi la barca, un II classe IOR di 13,26 metri, è pronta.
Ma il progetto di sviluppo richiede nuovi modelli per realizzare la nuova identità al cantiere e il progetto di Giuliani Ricci. E la scelta del progettista cade sul nome del momento: quello del giovane francese Jean Marie Finot. È lui che in Francia ha firmato barche di grande successo come l’Ecume de Mer, un 8 metri veloce e comodo risultato anche del fatto che Finot è tra i primi a disegnare le forme e le linee d’acqua con l’ausilio di un computer.
Una storia che inizia nel 1973

Nasce il GS 34 che Grand Soleil, questo il nome del nuovo cantiere, presenta al Salone Nautico di Genova del 1973. Lo slogan che accompagna l’esordio genovese sottolinea l’impostazione di fondo del cantiere: “Il mare è un grande giudice”. E il mare promuove Grand Soleil. Nerone, uno dei primi GS 34, vince infatti la regata della Giraglia del 1974, dove ai venti leggeri segue un forte nord-ovest. È l’inizio della storia di un cantiere e di una barca-mito visto che il GS 34 in dieci anni è stato costruito in 290 esemplari, e molti navigano ancora oggi grazie a una costruzione al tempo stesso solida e raffinata. Come quella che distingue il secondo Grand Soleil, il GS 41, un 12,39 metri da crociera con pozzetto centrale e cabina armatoriale a poppa.
Se tra l’esordio del GS 34 e la presentazione del GS 41 trascorrono sei anni, dopo quella barca tutta dedicata alla crociera, la tempistica dei nuovi modelli di Grand Soleil prende a correre veloce. Con gli ultimi Grand Soleil del 2025, il GS 80 LC, elegante maxi di 23,99 metri e il Grand Soleil Blue, un raffinato 11,30 metri firmato da Matteo Polli per le linee d’acqua e Nauta Design per concept e design con il quale il cantiere fa il suo esordio nel mondo dei day cruiser, i modelli presentati dal cantiere raggiungono quota 45. Un bel risultato se inserito nei 52 anni di attività fin qui raggiunti. Oltre mezzo secolo di nuove barche firmate da una serie di grandi progettisti.
Un elenco seguendo il quale è possibile, attraverso le scelte via via fatte da Grand Soleil, percorrere la storia recente della progettazione nella vela, l’evoluzione dell’andar per mare a vela e pure i cambiamenti tecnologici succeduti negli anni. Sono infatti 17 i progettisti che hanno firmato Grand Soleil. A cominciare appunto da Jean Marie Finot che dopo il GS 34 e il GS 41, nel 1991 progetta anche il GS 38. Prima però, nel 1981 e dopo il crocieristico GS41 di Finot, la scelta del cantiere è quella di affidarsi a un altro francese, Alain Jezequel, ingaggiato per realizzare barche assolutamente marine e, vista la sua esperienza con i grandi cantiere d’Oltralpe, in grado di ottimizzare i costi di produzione.
Il risultato, tra il 1981 e il 1985, sono cinque modelli, primo fra tutti il GS 35, che, dopo un test in mare, viene ‘promosso’ a pieni voti da un terzetto di ex di Azzurra: Mauro Pelaschier, Tiziano Nava e Stefano Roberti. A dimostrazione poi della validità dei progetti di Jezequel, sono 200 gli esemplari di GS 39 e gli oltre cento GS 343 costruiti. Le centinaia di unità costruite si ripetono anche con il raffinato German Frers che nel 1987 firma l’allora ammiraglia del cantiere, il GS 52 (16,30 metri), che verrà costruito in 146 esemplari. Sono invece 80 gli esemplari dell’altro Frers: il GS 42.
Con l’obiettivo di realizzare una barca oceanica, nel 1992, viene varato il Grand Soleil Maxi One. Lo firma, e non poteva essere diversamente, Bruce Farr, progettista delle barche vincitrici delle due ultime edizioni della Whitbread, il giro del mondo in solitario. Ed è invece sull’onda della Coppa America, che nel 1993 per il nuovo GS 50, viene scelto Doug Peterson che aveva collaborato allo sviluppo di America3 vincitore sul Moro di Venezia.
In un settore a metà tra industriale e artigianale ottimizzare la produzione mantenendo la massima qualità è fondamentale. Nasce così, tra il 1996 e il 1998, la serie di Gran Soleil firmata dai fratelli sloveni Japec e Jernej Jakopin. Forti della loro esperienza con grandi cantieri esteri, specie tedeschi, i due Jakopin ottimizzano la produzione e con il successo dei loro GS 37, GS 46.3 e GS 43, realizzati complessivamente in 400 esemplari, risolvono un momento difficile per il cantiere.
Ai tre modelli dei fratelli Jakopin fa poi seguito un terzetto di singoli progettisti. Alessandro Vismara, dopo aver ottimizzato per vari armatori alcuni Grand Soleil, disegna il superleggero (solo 4200 kg) GS 34.1, mentre del GS 40, un progetto di Massimo Paperini e il suo Duck Design scelto al termine della selezione per uno scafo da regata in grado di vince in IMS, vengono prodotte ben 230 esemplari. Philippe Briand, nel 2002 firma invece una big boat che si colloca tra il 52 di Frers e il Maxi One di Farr. Nasce il GS 56, con scafo costruito con infusione e primo grand Soleil con doppia timoneria.

Ancora una volta sull’onda della Coppa America lo studio di Friedrich Judel e Rolf Vrolijk, progettisti dell’Alinghi di Ernesto Bertarelli vincitore nel 2000 della Vecchia Brocca firma tre modelli che alle innovazioni nelle tecniche di costruzione abbinano grandi risultati. Come la vittoria del GS 44 Holmatro al Fastnet del 2003.
La voglia di vincere continua e nel 2004, dopo alcuni prototipi dello studio di Marcelino Botin e Shaun Carkeek, entra in produzione il primo GS di Botin/Carkeek: è il GS 37 che, oltre a vincere, è un successo con 180 esemplari prodotti. Seguiranno il GS40, il GS 43, il GS 46 e il GS 50, tutte con ampio utilizzo della fibra di carbonio. Una serie di cinque modelli nella quale, nel 2007, si inserisce, dopo Vismara e Paperini, Luca Brenta che porta il suo patrimonio di esperienza sui maxi yacht con il GS 54.
Poi, dal 2011, la scelta di Grand Soleil di lavorare solo con progettisti italiani. Il primo, Claudio Maletto, ex del team di progettazione del Moro di Venezia e poi degli IACC Luna Rossa, disegna il GS 39 e il GS 43, primo Grand Soleil con delfiniera. A Maletto segue Marco Lostuzzi che nel 2015, assieme a Nauta Design, con il GS 46 LC (il primo GS con roll bar), dà il via a una nuova linea di imbarcazioni e relativo ampliamento della proposta con la collezione Long Cruise. Sempre di Nauta sono exterior e interior design del GS 58 che ha linee d’acqua di Umberto Felci mentre la coppia Lostuzzi-Nauta firmerà il 52 LC, il GS 48 e, nel 2019, il GS 42 LC.

È del 2018 la singola collaborazione con lo studio Skyron che porta al racer GS 34, mentre nel 2019 Giovanni Ceccarelli progetta il GS 80, con i suoi 26 metri fuori tutto ancora oggi ammiraglia del cantiere. Poi, dal 2020, la scelta di Grand Soleil è quella di puntare su un solo team progettuale tutto italiano.
Matteo Polli che da allora, e sempre assieme a Nauta Design, firmano tutti i progetti: dal GS 44 del 2020 al GS 40 nel 2022. Sempre in quell’anno nasce la nuova linea Plus, dedicata ai maxi yacht, con l’innovativo GS 72 P e il GS 72 LC del 2023, prosegue nel 2024/25 con il GS 65 LC e 65 P . Del 2025 il Grand Soleil Blue, un raffinato 11,30 metri con cui il cantiere fa il suo esordio nel mondo dei day sailer e il GS Plus 80 LC (m. 23,99) che sarà in acqua nel 2026. .
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3 commenti su “Grand Soleil, la storia di un cantiere che ha segnato un’epoca (e continua a farlo)”
Il GS34 Nerone dell’articolo dagli anni ’80 si trova a Messina e da allora è sempre stato dello stesso proprietario il mitico Gigi che x molti velisti come me è sempre stato un punto di riferimento. La barca è sempre stata tenuta in perfette condizioni
La foto del Grand Soleil 34′ da Voi pubblicata non si riferisce a un Grand Soleil 34′ qualsiasi ma ad uno dei pochi allestiti con il minimo possibile di interni e un piano velico super-maggiorato con un albero a 2 ordini di crocette dotato di stralletto e volanti. Costruito nel 1973, si chiamava GAP (Gruppi di Azione Partigiana) e, con un rating IOR di 25.3′ era un Three Quarter Tonner che vinse perlomeno un Campionato Italiano IV Classe IOR e ben figurò alla Three Quarter Ton Cup.
A dire la verità, del Grand Soleil 40’ disegnato dal sottoscritto mi risultano realizzati almeno 400 esemplari solo per il mercato italiano. Delle barche vendute all’estero non ne ho avuto notizie. Saluti Massimo Paperini