1989. Permette avvocato Agnelli, saliamo a bordo

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Permette avvocato Agnelli, saliamo a bordo

Tratto dal Giornale della Vela del 1989, Anno 15, n. 6, luglio, pag 32-41.

Il Giornale della Vela fa uno scoop, sale a bordo e fotografa Extrabeat, la nuova superbarca dell’avvocato Gianni Agnelli. Tutti i segreti di una delle più belle della storia della vela. Un oggetto allora all’avanguardia.


Il gennaker di extra Beat viene murato sulla prua. L’albero è alto 45 metri dalla coperta è armato in testa e ha 6 crocette.

L’avvocato in crociera

Vertigini? Per forza, siamo a 50 metri d’altezza, sull’albero di una delle barche più belle e più grandi del mondo: il nuovo Extra Beat dell’Avv. Agnelli. In esclusiva, il Giornale della Vela.vi rivela tutti segreti di questa barca da sogno.

Extra Beat è una barca da crociera concepita più per le uscite giornaliere che per le lunghe navigazioni. È lunga m 35,78 fuori tutto, veloce, molto invelata, relativamente leggera e, ciò che più sorprende, viene governata da un equipaggio di sole sette persone, grazie alla parziale automatizzazione dell’attrezzatura di coperta. Il progetto è opera di German Frers. La costruzione è stata realizzata in alluminio dal cantiere tedesco Abeking & Rasmussen, sotto la supervisione di Walter Cecchinelli, responsabile della gestione di tutte le barche dell’Avv. Agnelli. La coperta è in teak da mm 8 e appoggia su un supporto di compensato marino di mm 8. La chiglia, ellittica, è in piombo e pesa kg 3.600. Il timone, alto ben m 4,50, è in titanio e fibra di carbonio e pesa solo kg 226. La ruota del timone ha un diametro di m 2,40. Per costruire Extra Beat ci sono voluti 11 mesi. Navigare a bordo di Extra Beat è entusiasmante: di bolina si toccano facilmente i 10 nodi, mentre di lasco, la sua andatura migliore, si arriva a delle medie di 15/16 nodi, con punte di 18/20. Lungo le fiancate dello scafo, all’interno, si trovano dei serbatoi per la zavorra liquida che possono contenere fino a 6.000 It. di acqua di mare per lato. La scelta della zavorra liquida era obbligata: su tutte le barche, infatti, il raddrizzamento è determinato, oltre che dal peso della chiglia e della zavorra fissa, anche dall’equipaggio. Su Extra Beat, essendoci solo 7 persone, si è deciso di adottare la soluzione in voga nei monoscafi oceanici per solitari della classe Open: la zavorra liquida per l’appunto, che, a pieno carico, equivale a circa 70 persone sedute sul bordo!

Per imbarcare tutte e sei le tonnellate d’acqua di mare si utilizza la pompa di sentina: il sistema è un po’ lento perché ci vuole più di un’ora. In compenso il passaggio dell’acqua da un lato all’altro avviene in soli 90 secondi, grazie a una pompa ad alta portata. In coperta ci sono due pozzetti: uno centrale e uno a poppa per il timoniere e gli scottisti. Il piano di coperta è molto pulito: vi sono delle soluzioni veramente interessanti, come per esempio il sistema di alloggiamento dell’ancora. Quest’ultima, una CQR, è situata, a riposo, in un apposito alloggio ricavato sotto coperta. È montata su un braccio mobile ripiegabile: quando la si vuole utilizzare, basta premere un pulsante e il braccio esce posizionando l’ancora all’estrema prua. Quando invece l’ancora è salpata e la si vuole riporre sotto coperta, il braccio la riporta a posto e la prua rimane completamente libera.

Tutti i winches sono idraulici e vengono azionati da pulsanti. Il corpo dei winches è uguale a quello di un qualsiasi altro verricello, la forza motrice, invece, viene fornita da un motorino idraulico (uno per winch) sistemato sotto coperta, sotto il verricello corrispondente. Il motorino, a sua volta, è collegato all’impianto idraulico generale della barca, che viene messo in pressione da due grandi motori idraulici da 5 HP l’uno, alimentati dalle batterie. La scotta della randa è costituita da un paranco a 4 vie collegato a un coffee grinder idraulico. Il carrello della scotta randa scorre su sfere ed è stato costruito apposta per questa barca, cosi come tutti i rinvii delle scotte genoa. Per le scotte del genoa massimo (al 140% della J) è stato utilizzato un sistema automatico di nuova concezione: ogni scotta del genoa viene rinviata sotto coperta in un apposito alloggiamento dove si trovano due verricelli disposti orizzontalmente. Il verricello di prua è quello vero e proprio: attorno ad esso la scotta compie 9/10 giri, poi viene raccolta da un tamburo avvolgitore che ha solo la funzione di riprendere l’imbando. I comandi di questi verricelli si trovano in coperta, di fianco al pozzetto del timoniere: tutte le operazioni riguardanti il genoa (regolazioni, virate, ecc.) si effettuano restando comodamente seduti. Per le scotte del genoa 3 (al 100% della J) c’è un altro sistema, tradizionale, costituito da due coffee grinder idraulici che possono essere utilizzati anche per il genoa massimo in caso di bisogno. Alcuni verricelli possono essere azionati anche manualmente. Per la regolazione delle sartie volanti c’è un paranco a 3 vie rinviato sotto coperta.

Un albero stupefacente

L’albero è uno dei “pezzi forti” della barca: alto m 45 dalla coperta, è armato in testa con 6 crocette, e appoggia sul fondo; pesa kg 2.500. Il sartiame è discontinuo, in tondino. Contrariamente a quanto si può pensare, regolarlo e metterlo a punto richiede meno tempo di un moderno albero da one-tonner, in quanto il profilo (in sezione è lungo cm 45 e largo cm 28) è stato dimensionato con un ampio margine di sicurezza. È costituito da due tronconi giuntati sopra la terza crocetta. Il boma è lungo m 12,40 e pesa kg 800. Per mettere in tensione le sartie si usa lo stesso sistema adottato dai 12 metri e dagli IOR più grandi: con una pompa idraulica (mast-jack) posta a piede d’albero che spinge lo stesso verso l’alto. Per avere un’idea dei carichi che ci sono in gioco basti pensare che la pressione iniziale della pompa è di 85/90 tonnellate. Quando si raggiunge la tensione desiderata, si mettono delle zeppe sotto il piede d’albero e si scarica la pompa. L’albero è attrezzato con uno strallo di trinchetta amovibile, su cui è possibile inferire una stay sail o il genoa 4. Ci sono le sartie volanti alte e basse. L’avvolgifiocco, idraulico, è un normale avvolgifiocco di serie. La dotazione delle vele comprende: una randa steccata in kevlar da mq 265, un genoa in kevlar di massima superficie al 140% della J da mq 450, un genoa 3 in kevlar al 100% della J, un genoa 4 all’85% della J e un gennaker (spi asimmetrico non tangonato). Per i trasferimenti si utilizzano una randa in dacron di superficie ridotta e un genoa 3 avvolgibile al 100% della J, sempre in dacron. La randa è completamente steccata e per realizzarla è stata adottata la stessa attrezzatura dei multiscafi oceanici: ci sono 8 stecche in carbonio diametro mm 21; i cursori puntastecche sono dei carrelli Harken che scorrono su sfere, mentre gli altri cursori sono in delrin. Per issare e ammainare la randa c’è un sistema (easy-jack) di cordini che partono da metà altezza dell’albero e vengono ancorati su 6 punti del boma; in tal modo la randa rimane sempre contenuta all’interno di una gabbia e, quando la si ammaina, si raccoglie automaticamente sul boma. Questo sistema è comodissimo e funzionale, tanto che una sola persona alla drizza riesce a fare tutto in maniera perfetta.

 

Extra Beat di bolina raggiunge facilmente i 10 nodi.Nelle andature portanti tiene medie di 15/16 nodi con punte di 18/20.

 

Extra Beat, una barca eccezionale

La penna della randa non ha tavoletta, ma un anello che viene fissato a una specie di traliccio unito alla rotaia tramite due carrelli Harken, un sistema in uso sui Maxi e sui 12 metri che ha il vantaggio di una maggiore affidabilità e manovrabilità rispetto alla normale tavoletta. La drizza della randa è un paranco a 2 vie, con arricavo in testa d’albero, bozzello applicato al traliccio della penna e rinvio in testa e poi in coperta. Nelle andature portanti si usa un gennaker che viene murato a prua. Per issarlo e amminarlo si utilizza una specie di “calza”, anche’ essa in uso sui Maxi e sui multiscafi. Vista la grande velocità sviluppata da Extra Beat, il vento apparente è sempre intenso e quindi è raro navigare in poppa piena, dove un spinnaker tradizionale sarebbe più redditizio. Tuttavia è probabile che in futuro la barca venga dotata anche di uno spi. Gli spazi interni sono cosi distribuiti: a prua si trovano il banco da lavoro, la dinette e le cabine dell’equipaggio e la cucina. Al centro c’è il salone, sotto il quale si trova la sala macchine; a poppa le cabine ospiti, la cabina armatoriale e le relative toilettes. Le dotazioni di bordo comprendono il motore turbo da 330 HP, due gruppi elettrogeni (che devono funzionare anche quando si va a vela per alimentare i motori idraulici, altrimenti ci sono solo 2 ore di autonomia), le batterie per un totale di 4000 Ah, il dissalatore, i serbatoi per le acque nere, l’impianto di condizionamento e di circolazione forzata dell’aria, l’elica direzionale di prua (è a scomparsa nello scafo e serve a facilitare la manovra in porto) e un’elica a due pale abbattibili che può essere aperta o chiusa sia elettricamente, sia manualmente, tramite una regolazione interna all’asse. Tutto questo è Extra Beat, una barca eccezionale non solo per le sue dimensioni, ma anche per le sue soluzioni tecniche.

Di Gabriele Bassetti, Giuseppe Lorenzini, Stefano Roberti (Foto Giuseppe Lorenzini)


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1 commento su “1989. Permette avvocato Agnelli, saliamo a bordo”

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