Chi è Peter Burling, l’uomo che può mettere il turbo a Luna Rossa
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Ricerca ossessiva della velocità. Se ci fosse una frase per descrivere la carriera e la filosofica velica di un atleta come Peter Burling forse sarebbe questa quella giusta. Perché c’è una cosa che molto probabilmente accomuna tutti i successi di Peter Burling, dalle classi olimpiche alla Coppa America, quella di avere avuto sempre il merito di sviluppare e condurre un mezzo più veloce rispetto a quello dei suoi avversari. Era spesso così in 49er quando riusciva a mettere a punto la barca per essere sempre più svelto degli altri, ed è sempre stato così in occasione del Triplete in Coppa America come driver di Team New Zealand, quando ha avuto a disposizione sempre una barca radicalmente più veloce rispetto agli avversari. GUARDA LA NOSTRA INTERVISTA
Ed è con questa fama, che Peter Burling, nato a Tauranga il 1º gennaio 1991, 3 America’s Cup vinte insieme a 3 medaglie olimpiche e 12 mondiali, sbarca sul pianeta Luna Rossa (insieme a Josh Junior, ne riparleremo di lui). Una trattativa portata avanti in gran silenzio, facendo leva sulla conoscenza tra Max Sirena e lo stesso Burling maturata durante la sfida vittoriosa del 2017 insieme in Team New Zealand. Del resto, dopo la rottura con i kiwi, era assai improbabile che, al netto dei paletti del futuro Protocollo, Peter Burling restasse fuori dalla prossima Coppa America a Napoli.
Peter Burling, cosa farà in Luna Rossa
Luna Rossa molto probabilmente non potrà schierarlo in barca a causa delle regole sulla nazionalità, ma Peter Burling porta quella cultura della velocità, la personalità di un vincente, e le capacità tecniche per potere aiutare Luna Rossa a colmare il gap attuale nei confronti dei neozelandesi, aggiungendo quel tocco di rischio che forse in questi anni alla sfida italiana è mancato.
Tutto dipende da che ruolo coprirà Burling dentro Luna Rossa, e da che responsabilità gli verranno affidate. Il kiwi ha già annunciato che continuerà a portare avanti il suo impegno nel SailGP, quindi non sarà in pianta stabile a Cagliari, ma verosimilmente vivrà con il team alcune finestre di allenamento/sviluppo intervallate con le altre sue attività da professionista. Peter Burling ha nella sua carriera studi in Ingegneria Meccanica, ed è stato il fulcro, anche da un punto di vista delle scelte progettuali, delle tre campagne vincenti di Team New Zealand.
Viene da se quindi che possa dare un contributo concreto al progetto della barca, e al suo sviluppo, nonché offrire spunti importanti sulla conduzione a vela. In definitiva quindi come “colpo di mercato”, Burling è una pedina che pesa, e avercelo in casa può essere un grande vantaggio a patto che gli vengano date responsabilità e fiducia.
L’inserimento nel team non dovrebbe essere un problema, in Luna Rossa sono abituati a personalità di matrice più “fredda” come Peter Burling e James Spithill, e anzi la presenza di Burling può essere uno stimolo in più per i giovani di Luna Rossa che ormai sono entrati a tutti gli effetti nel team. Marco Gradoni e Ruggero Tita insomma non devono temere la concorrenza dell’astro neozelandese, ma possono trarne vantaggio con un booster di motivazione e contenuti tecnici da assorbire.
Chi è Peter Burling
Classe 1991 nato a Tauranga, alto 186 cm per 85 kg, Peter Burling è il prototipo di velista perfetto per gli AC 75. Quando Dan Bernasconi si è inventato questa formula di barche stava pensando certamente a lui. Peter è infatti il tipico prodotto della “generazione foil”, che è cresciuta, soprattutto in Nuova Zelanda, a pane e Moth, abituata fin dall’adolescenza a navigare sulle derive a foil.
Gli inizi di Burling tra Optimist, 420 e 470 sono a tratti discontinui, ma neanche troppo, dato che in 420 vince due mondiali di fila nel 2005 e 2006. Risultati che gli valgono addirittura una partecipazione olimpica in 470, chiusa in 11ma posizione, nel 2008, quando non ha neanche 18 anni. Sarà però con il Moth che il talento di Peter esploderà. E’ il 2011 e un Burling neanche ventenne si presenta al Mondiale Moth in Australia, sul lago Macquarie, quasi da perfetto sconosciuto della classe. Il risultato è impressionante, un quarto posto in una classifica dove figuravano già i migliori specialisti. Il 2011 è del resto l’anno dell’esplosione di Peter. Già da oltre un anno regata con il prodiere Blair Tuke in 49er, insieme si presentano al mondiale di Perth nel 2011 e vincono l’argento. Siamo all’inizio di un’ascesa che ancora oggi appare inarrestabile.
In 49er Peter Burling con Blair Tuke vince ben sei mondiali, aggiungendo anche l’argento olimpico di Londra 2012 e l’oro di Rio 2016, più altri due argenti mondiali. Un palmares impressionante, ottenuto quando era ancora ben lontano dal compiere i 30 anni. Nel 2017 a Bermuda diventa il più giovane timoniere a vincere la Coppa America, strapazzando malamente in finale James Spithill, allora con Oracle, grazie anche a un mezzo superiore. Sarà la prima di tre vittorie in Coppa.
In Moth nel frattempo, la sua grande passione, ottiene un oro e un argento mondiale. Tutto qui? Per non farsi mancare nulla partecipa con Team Brunel alla Volvo Ocean Race 2017/2018 come timoniere, chiudendo al terzo posto il giro del mondo con l’equipaggio olandese.
A 34 anni ha un palmares che velisti con 20 anni in più di carriera di lui si sognano lontanamente di avere. Per come ha spaziato da una classe all’altra è probabilmente il velista più eclettico e vincente attualmente in attività a livello mondiale. Peter Burling è il prototipo di velista moderno: intelligenza velica che gli permette di cambiare classe senza problemi, capacità fisiche sviluppate nelle più competitive classi olimpiche acrobatiche, grande esperienza del mondo foil, abitudine consolidata a regatare su barche dalle alte velocità. Se proprio vogliamo trovare una pecca nel suo profilo il fenomeno Burling è stato un po’ pigro con gli studi, dato che ha completato solo due dei 4 anni di laurea in Ingegneria Meccanica. Ma forse a casa hanno perdonato la cosa.
Mauro Giuffrè
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