1983. Come gli australiani hanno battuto gli yankee

IL REGALO PERFETTO!

Regala o regalati un abbonamento al Giornale della Vela cartaceo + digitale e a soli 69 euro l’anno hai la rivista a casa e in più la leggi su PC, smartphone e tablet. Con un mare di vantaggi.

Benvenuti nella sezione speciale “GdV 5o Anni”. Vi stiamo presentando, giorno dopo giorno, un articolo tratto dall’archivio del Giornale della Vela, a partire dal 1975. Un consiglio, prendete l’abitudine di iniziare la giornata con le più emozionanti storie della vela: sarà come essere in barca anche se siete a terra.


Come gli australiani hanno battuto gli yankee

Tratto dal Giornale della Vela del 1975, Anno 8 ,n. 9, ottobre-novembre, pag 20/30.

L’Australia per la prima volta è riuscita a strappare la Coppa America agli americani, che la detenevano dal 1851. In questo articolo l’analisi di come Australia II con il suo progettista geniale Ben Lexcen e l’astuto timoniere John Bertrand hanno battuto il mito statunitense Dennis Conner.


Urrah Australia!

Dopo sette sfide gli australiani ce l’anno fatta: la Coppa America si trasferisce a Perth. John Bertrand e il suo Australia II hanno avuto la meglio sul Liberty di Dennis Conner.

Quando il 19 luglio 1982 vararono Azzurra, il progettista Andrea Vallicelli lo aveva detto: “Il livello degli sfidanti continua ad aumentare, mentre gli americani continuano a confrontarsi tra di loro e progrediscono meno. Se non è questa volta sarà la prossima o magari fra due, comunque la Coppa America è destinata a cambiare di mano”. Mai profezia si è rivelata più azzeccata: i «canguri» australiani hanno tirato fuori dal cilindro magico di Ben Lexcen l’arma vincente e dopo sette finali nelle acque di Newport sono finalmente riusciti a strappare la celebre coppa d’argento agli yankee. Si concludono cosi 132 anni di storia della vela: adesso tocca agli americani fare le stesse trafile che per oltre un secolo sono toccate a chi voleva strappare la Coppa delle Cento Ghinee della mitica bacheca del New York Yacht Club.

Il prossimo appuntamento dunque è a Perth, in Australia, dove Alan Bond, con lungimirante senso degli affari, ha già costruito un centro turistico in grado di ospitare la più famosa competizione velica del mondo. Per quanto? Gli americani avevano detto che in caso di loro vittoria si sarebbero presi quattro anni di tempo prima di rimettere in palio la Coppa. Gli australiani sembra invece che vogliano fare le cose in fretta: si parla già del 1985, probabilmente nell’inverno a cavallo tra l’85 e l’86. E il cambio di mano potrà segnare l’inizio del declino della Coppa America? Questa competizione era ormai diventata un business enorme: molti sponsor si gettavano nella sfida per cercare di conquistare non tanto il trofeo sportivo quanto il ricchissimo mercato americano.

Cosi aveva fatto il barone Bich, imitato poi da svedesi e italiani.. Ma il mercato australiano quanto vale? Certo non come quello USA: poco più di dieci milioni di abitanti, anche se molto ricchi, non possono vantare un grande potere di acquisto. C’è dunque da sperare che la fama di questa gara abbia superato i limiti di un confine, che nel mondo si parli di Coppa America sia che si corra in Australia sia in America come in qualsiasi altra nazione del continente.

 

A sinistra, Australia II in navigazione. A destra, i coloriti tifosi australiani.

 

I segreti del successo degli australiani

Fatte le prime considerazioni a caldo vediamo di capire dove hanno perso gli americani e dove hanno vinto gli australiani. La barca: senza ombra di dubbio Australia Il era superiore a Liberty. In ogni caso, durante le regate di selezione fra gli sfidanti, Australia aveva il suo «tallone d’Achille» nelle andature in poppa, mentre al lasco manteneva la posizione e guadagnava di bolina. Contro lo scafo americano, Australia si è dimostrata invece più veloce anche in poppa, il che lascia credere che Liberty non fosse il meglio in fatto in 12 metri. Un altro punto a sfavore degli americani sono state le vele: fino a oggi gli «yankee» hanno avuto un grande margine di vantaggio su tutti gli avversari. In quest’ultima edizione il gap tecnologico è stato invece colmato e per quanto riguarda le vele gli australiani si sono presentati sul campo di regata in perfetta parità, se non con un lieve margine di vantaggio. Come equipaggi i due Finalisti si equivalevano: manovre perfette, cambi di vele ottimi, strambate e virate velocissime. Il timoniere: qui l’ago della bilancia pendeva a favore degli americani. Conner ha sempre vinto le partenze e bisogna anche riconoscere che con una barca dichiaratamente inferiore è riuscito a precedere per ben tre volte i suoi rivali. In due occasioni ha però peccato di presunzione, buttando forse alle ortiche la vittoria finale. Alla quinta regata, partito con 37 secondi di vantaggio, non ha marcato gli australiani ma si è buttato, mure a sinistra, nell’angolo destro del campo di regata. John Bertrand ha scelto invece un bordo mure a destra, riuscendo a guadagnare quasi un minuto in una sola bolina e passando alla prima boa con un vantaggio di oltre venti secondi.

 

John Bertrand è diventato in questi giorni uno dei velisti più famosi del mondo, forse il più famoso in assoluto per avere battuto, come timoniere di Australlia II, il Liberty di Dennis Conner.

 

La sfida decisiva

Giunti al pareggio nella sesta regata con relativa facilità, si è arrivati, per la prima volta nella storia, a decidere tutto nell’ultima regata. E nella settima prova Conner ha fatto probabilmente la più bella regata di tutta la serie, marcando stretto Bertrand e presentandosi all’inizio della poppa con 57 secondi di anticipo. Ma Australia era nettamente più veloce, si è avvicinata fino a portare il suo attacco e qui Conner ha probabilmente commesso l’errore fatale: Bertrand orza, gli americani rispondono e quasi subito gli australiani poggiano. Liberty non segue prontamente la manovra dell’avversario che cosi si presenta interno in boa con diritto di precedenza e gira con venti secondi di vantaggio. È la fine di un’epoca. Liberty attacca furiosamente per riportarsi in vantaggio, ma alla fine della Coppa America manca solo una bolina. Troppo poco, vista anche la maggiore velocita di Australia. Al traguardo 41 secondi dividono i due scafi. 41 secondi che segnano la fine di un’era. L’epilogo è con Dennis Conner che sale su Australia II per complimentarsi con i vincitori, ma non sa trattenere l’emozione e scoppia a piangere. Da oggi, per gli americani, comincia una nuova battaglia: quella per riportare la Coppa nella teca del New York Yacht Club.

 

L’equipaggio di Australia II.

Luca Bontempelli


Condividi:

Facebook
Twitter
WhatsApp

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Iscriviti alla nostra Newsletter

Ti facciamo un regalo

La vela, le sue storie, tutte le barche, gli accessori. Iscriviti ora alla nostra newsletter gratuita e ricevi ogni settimana le migliori news selezionate dalla redazione del Giornale della Vela. E in più ti regaliamo un mese di GdV in digitale su PC, Tablet, Smartphone. Inserisci la tua mail qui sotto, accetta la Privacy Policy e clicca sul bottone “iscrivimi”. Riceverai un codice per attivare gratuitamente il tuo mese di GdV!

Una volta cliccato sul tasto qui sotto controlla la tua casella mail

Privacy*


In evidenza

Può interessarti anche

2024. Il nuovo re della Mini Transat ha imparato in Romagna

Benvenuti nella sezione speciale “GdV 5o Anni”. Vi stiamo presentando, giorno dopo giorno, un articolo tratto dall’archivio del Giornale della Vela, a partire dal 1975. Un consiglio, prendete l’abitudine di iniziare la giornata con le più emozionanti storie della vela:

2023. A Saint Tropez la festa è la vela

Benvenuti nella sezione speciale “GdV 5o Anni”. Vi stiamo presentando, giorno dopo giorno, un articolo tratto dall’archivio del Giornale della Vela, a partire dal 1975. Un consiglio, prendete l’abitudine di iniziare la giornata con le più emozionanti storie della vela:

2015. Chi sono i quaranta marinai mitici

Benvenuti nella sezione speciale “GdV 5o Anni”. Vi stiamo presentando, giorno dopo giorno, un articolo tratto dall’archivio del Giornale della Vela, a partire dal 1975. Un consiglio, prendete l’abitudine di iniziare la giornata con le più emozionanti storie della vela:

Torna in alto