1977. Quando si sfidavano Jezequel e Vasco Donnini
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Quando si sfidavano Jezequel e Vasco Donnini
Tratto dal Giornale della Vela del 1977, Anno 3, n. 6, luglio-agosto, pag. 4-9.
La sesta classe IOR è la palestra dove si sfidano barche di 7/8 metri che sono la palestra di grandi progettisti e velisti. E gli italiani diventano i più forti del mondo in questa categoria.
I magnifici “Sesta”
In due anni i valori tra i sesta classe si sono notevolmente modificati e la flotta si divide in due gruppi: i nuovi scafi, i “mostriciattoli”, che adottano, con il vantaggio di avere dei costi relativamente ridotti, le esasperazioni sia dei monotipi che delle barche IOR più grandi e “le altre”, le barche oneste che hanno qualche anno e si permettono anche di avere una certa abitabilità interna. Esistono ovviamente diversità nelle prestazioni.
Il campionato organizzato dal Diporto Velico Veneziano, ha radunato una flotta di 37 barche presso la darsena di Lio Grando, Venezia. Senz’altro la migliore edizione delle tre fino ad oggi disputate, sia dal punto di vista organizzativo che dal punto di vista tecnico-agonistico. Passaggio obbligato per i candidati alla Quarter Ton Cup finlandese, il campionato ha visto scendere in campo, unitamente a barche già collaudate, le ultime novità in fatto di “18” piedi. Questi costituivano il nucleo centrale della flotta, mentre da contorno facevano una serie di barche da esse derivate con piani velici maggiorati per adattarsi alle condizioni medio-leggere insieme ad un discreto numero di barche da regata-crociera che quest’anno godono dell’abbuono per le sistemazioni interne. Queste ultime hanno trovato in Buridone, secondo classificato, la loro migliore espressione. Le condizioni meteo molto variabili hanno permesso il confronto di barche e equipaggi nelle situazioni di vento più disparate. A partire dal primo triangolo corso con vento leggero e mare calmo per finire con la bora delle ultime due regate. C’è stata, è vero, anche bonaccia sul finale della regata lunga, unico elemento che può aver turbato in parte la classifica. Scorrendo il risultato finale notiamo fra le prime dieci una netta affermazione delle barche con rating intorno a “18” piedi. E’ abbastanza logica questa presenza massiccia nelle zone alte della classifica poiché il quarter rappresenta nella classe il tema progettuale più interessante. Anche se l’abbuono per le sistemazioni interne potrà suscitare in seguito un certo interesse per barche con rating più alto, al momento attuale è il “18” piedi la barca che rappresenta l’anima della classe. Mi sembra quindi logico esaminare questo tipo per definire le ultime tendenze progettuali. Quest’anno si nota innanzi tutto il netto predominio nel campo delle attrezzature dei vari armamenti: 3/4, 13/16, 7/8 e 9/10. Fra i dieci solo una barca armata in testa d’albero: Lestofante.
Oltre al vantaggio di concedere, a parità di stazza, una maggiore superficie velica, questo tipo di armamento flessibile ben si adatta al tipo di dislocamento leggero oggi dominante nella classe. Questi scafi hanno dimostrato di essere molto validi nelle condizioni meteo incontrate durante le regate anche se barche dal dislocamento medio come Buridone e Lestofante hanno tenuto il passo dei migliori piazzandosi rispettivamente al secondo e all’ottavo posto. Un altro aspetto che va sempre più affermandosi è il concetto derivistico che ha trovato in Charlie Papa 2, il vincitore, la sua manifestazione più esasperata. Disegnato da Alain Jezequel, vuole essere un passo oltre Lariosauro.
Scafo molto grande per il suo dislocamento (DSPL = 1086), entrata molto fine con poco volume immerso, sezione maestra molto marcata, fondo piatto, lungo slancio di poppa con spoiler. Vanta, rispetto ai disegni neozelandesi di dislocamento simile, una maggiore lunghezza di progetto (D.W.L. 6.20) contro una minor lunghezza dinamica che la rende più valida nel nostro regime di venti grazie alla maggior superficie velica che la stazza concede. Si è parlato prima a proposito di questa barca di esasperazione del concetto derivistico. Penso che la definizione più che all’armamento, al tipo di costruzione, alla presenza di una chiglia mobile meglio si adatti al modo in cui viene ricercata la stabilità, attribuendo sempre minor importanza al peso in chiglia (468 kg) a favore della stabilità di forma. Si dà in pratica maggior importanza al ruolo del l’equipaggio che può sfruttare, per aumentare la coppia di raddrizzamento, una larghezza decisamente importante (B. Max 2 85) Sempre ai primi posti troviamo Tuscany di Donnini, grazie anche ai continui aggiornamenti. Si presenta quest’anno nella versione “Vispa” con un piano velico modificato nel rapporto genoa-randa a favore di quest’ultima unitamente ad una maggiore lunghezza di stazza che la pongono in termini di rapporti fra misure di stazza in un’area molto vicina a Charlie Papa. Con un dislocamento molto simile a quello della barca di Jezequel troviamo poi Giuggiolona, progetto dello studio Fontana. C’è qui una maggiore enfasi per quel che riguarda la lunghezza di stazza rinunciando in parte alla superficie velica, il tutto ricercando migliori prestazioni con arie medio-forti. La barca nonostante questo tipo di impostazione ha risentito soltanto della bonaccia che ha caratterizzato la parte finale dell’altura. Sempre dello stesso gruppo di progettazione: Lestofante. Dislocamento medio si differenzia notevolmente dal resto della flotta per le sue dimensioni (L.O.A. 8,06 – D.W.L. 6,30) ed il suo aspetto esteriore che lo rendono molto più simile agli half tonner che abbiamo visto lo scorso anno a Trieste.
Claudio Maletto
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