Come andare a vela (divertendoti e in sicurezza) se sei un Over 60
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Attraverso il racconto del nostro 61enne Marco Cohen*, in queste pagine vi dimostriamo come la vela sia perfetta per tutte le età, soprattutto la terza. E’ una delle pochissime attività dove il “calo fisico” dovuto all’età è largamente compensato dall’esperienza
La vela e gli Over 60
Avvertenza per i lettori: articolo vietato ai minori di 60 anni…visto che ne ho 61. Anzi no, leggetelo tutti, così saprete cosa vi aspetta, ma abbiate pietà di noi, diversamente giovani che con un fisico martoriato dagli infortuni non rinunciano all’amata barca a vela. Parto subito con una breve classifica dei malanni che imperversano per chi sta negli “anta” e più precisamente nella seconda parte come me… Spoiler: per fare un esempio comprensibile da tutti, funziona come per gli iPhone che non hanno magari mai dato un problema e poi a un certo punto, quando si dovrebbe fare l’aggiornamento, accusano ogni giorno piccoli problemi e disfunzioni mai apparse prima.
La top three dei malanni Over 60
Ecco la mia classifica personale ed il podio dei best of, si fa per dire:
1. Al primo posto, principe incontrastato dei malanni, il caro e vecchio colpo della strega. Caratteristiche: appare sempre con tempismo immutabile dopo che il soggetto attraversa un periodo di dignitosissima condizione psicofisica. Cosa che chiaramente fa abbassare le difese e fa compiere gesti atletici che come si diceva una volta, fanno male allo sport. Ho festeggiato la crociera dei miei 60 alzando il sacco del Code Zero da 25 kg posizionato nella parte bassa del quadrato. Poi mi sono incriccato dopo aver tentato di andare a cena scendendo dal tender. Vi risparmio la foto per pietà!
2. Il dolore più bastardo e difficile da curare, l’epicondilite. Conosciuta ai più come gomito del tennista, si presenta sottotono in maniera bastarda, ma poi provate voi a cazzare una scotta sul winch se ce l’avete. Invalidante, neanche così dolorosa ma poco prestigiosa e… comunque invalidante.
3. La più nobile delle malattie. Pensavo si fosse estinta nel 16esimo secolo alla corte di Enrico VIII, tra mogli amanti e cibarie di selvaggina: la gotta. E invece, passati i 60 e complice uno stile di vita lavorativo che mi costringe a tavola notte e giorno nel mio ufficio preferito (il ristorante) mi è venuta pure quella.
La vela perfetta per ogni età
Ma non preoccupatevi, la vela è comunque perfetta per tutte le età, soprattutto per la terza: come sostengo da tempi non sospetti, trovatemi voi uno sport che si può fare da seduti e soprattutto con un bicchiere di vino in mano. Ovviamente non sto parlando solo di derive e degli skiff più atletici ma dell’amplissima flotta ORC/IOR/ da regata/crociera cabinata che concede un minimo di comfort a bordo e in coperta.
Scrivo questo articolo in un pomeriggio piovoso a Milano. Qualche ora prima, ero nello studio del reumatologo che scrutava con sguardo ironico il mio fisico non proprio sportivo e la bilancia con una cifra importante. Mi appello alla legge sulla privacy per non dichiararla.
“Non potrà più fare passeggiate/escursioni in montagna lunghe, dovrà rinunciare allo sci e a altri sport traumatici…”: capisco che non ha capito che tipo di sportivo sono e lo abbraccio riconoscente: “è un grande sacrificio per uno come me, ma sento che ce la posso fare” gli rispondo sorridendo. Quello a cui non potrei mai rinunciare, oltre all’Inter, alla famiglia e alle bevute con amici, sono le uscite in barca.
E quando si parla di barche, lasciatemi essere almeno per una volta integralista, parlo di barche a vela. Non ne faccio una questione di superiorità ecologica ma semplicemente filosofica. Solo la vela ci insegna, cosa molto utile per navigare nella vecchiaia, che non possiamo navigare controvento. Ma se sappiamo dove andare con pazienza, bordeggiando arriveremo alla meta voluta. Certo, con una barca a motore si fa prima e si può tirar dritto ma, e qui parla il filosofo che è in me, una delle cose più belle da fare quando si è vecchi è proprio sprecare il tempo, buttarlo via, si fa per dire… prendendo tutto il tempo necessario per veleggiare, per godersi il tramonto proprio perché non si è arrivati in porto prima.
D’altronde, uno dei marinai mito della mia generazione, Bernard Moitessier, non se ne era fregato della regata intorno al mondo (la Golden Globe Race vinta poi da Robin Knox-Johnston), per proseguire lentamente verso la Polinesia “per salvare la propria anima”?
Ammetto una sola eccezione a questa regola, che è quella delle regate, ma anche lì cerco di applicarla e adattarla al meglio. D’altra parte il nostro motto non è arrivare prima, ma “sull’aperitivo siamo fortissimi”.
Velisti con il sorriso
Due esempi di velisti âgé, assolutamente agli opposti ma con lo stesso comune denominatore: il sorriso.
– Sir Gerry Hatton, nato nel 1937, nel bel mezzo della campagna inglese, dove l’unico suo contatto con l’acqua erano le gare di canoa. Conosciuto quando era ospite due anni fa con la sua famiglia in uno dei club vicino a Sydney più belli d’Australia, dove si è trasferito negli anni ’60 e fortunato armatore di una serie di barche chiamate Bushranger… Mi sono rimasti impressi la sua gioia, la naturalezza con cui si muoveva in barca (peraltro nettamente superiore alla mia), ma soprattutto il suo pensiero. Quando gli ho chiesto chi glielo facesse fare di cambiare barca alla sua età – il nuovo Mat 1220 di Mark Mills con randa square-top – mi ha risposto: “La barca è un giocattolo (sicuramente costoso – nota mia) e arrivati alla mia età non bisogna mai smettere di giocare e divertirsi”. E il suo sorriso (si veda la foto a lato) a 18 nodi la dice lunga.
– L’altro era un vecchio signore che incontravo puntualmente qualche anno fa quando uscivo col mio J/24 dal Porto di Chiavari. Quando io arrivavo in barca con la focaccia calda, lui era già tornato dalla sua veleggiata mattutina con la tramontana e riordinava la sua barca, una deriva in legno, sempre con piccoli gesti ripetuti e un grande sorriso. Ricordava il personaggio del bellissimo film di Wim Wenders, Perfect Days, quando ogni mattina si occupava dei suoi bonsai. Questo per dire che spesso anche nella barca piccola sta la felicità.
Consigli per gli over 60
E ora: cinque consigli per andare in barca in terza età.
1. Cerca sempre gente la cui età sia inferiore alla sua taglia… questo allungherà la tua carriera velica. E per soddisfare la vostra curiosità, io ho raggiunto un equilibrio perfetto a 56 anni. Parafrasando il consiglio del grande Miles Davis, quando gli chiedevano il segreto della sua carriera lunga: “Cerco sempre di suonare con musicisti più giovani”.
2. Non smettere di sognare in grande. Infatti, uno dei segreti per attraversare questa età complicata è proprio quello di non abdicare ai propri sogni e di continuare a viaggiare con l’immaginazione. Poi certo, magari non tutti riescono a compiere l’impresa della traversata atlantica sia per motivi di soldi, che di tempo e energie, ma è fondamentale continuare a pianificare viaggi, vacanze o regate con la propria barca o ancora meglio quella degli amici. Detto questo, quando questo Natale mi sono sacrificato per seguire l’arrivo della ARC per il GdV, parecchi equipaggi erano molto âgé… in fondo a questa età è più facile avere del tempo a disposizione e le nuove tecnologie aiutano a ridurre gli sforzi. E inoltre in questo genere di avventure spesso la saggezza e l’esperienza acquisita negli anni aiutano a risolvere gli imprevisti più di qualsiasi altra dote.
3. Semplificati la vita tornando a barche più piccole che richiedono meno forza fisica, soldi e preoccupazioni. Chiudo gli occhi e vedo mio padre in pieni anni ’70, che usciva sempre con il suo amato dinghy in legno Fiesta. E qui sto parlando di uno degli uomini più eleganti, spesso vestito di lino bianco con il suo immancabile panama ma anche uno dei più “cani” di tutta la flotta… flotta che continua a crescere in tutto il mondo anche come numero di seniores, proprio a testimoniare che la vela riportata ai suoi termini più semplici e veri è un piacere per tutte le età e capacità tecniche.
4. L’altra alternativa per quei pochi fortunati che possono seguire il detto inglese per cui la misura in piedi della propria barca deve essere superiore o perlomeno seguire andamento della propria età, è quello dell’easy sailing. Winch e manovre che si effettuano schiacciando un bottone alla portata di tutte le età certo, ma non di tutte le tasche.
5. Frequenta amici con competenze nel campo medico e del primo intervento.
E a questo proposito finisco con i due migliori consigli di Nicolò Caraffa, l’osteopata che mi ha rimesso in piedi per permettermi di completare il regalo che mi sono fatto per i miei 60 anni: la Middle Sea Race, regata tosta che va affrontata in condizioni dignitose…
Esercizi di equilibrio su una gamba sola
• Esecuzione: in piedi, solleva una gamba mantenendo l’equilibrio su quella d’appoggio. Se necessario, aumenta la difficoltà chiudendo uno o entrambi gli occhi.
• Serie: 3
• Durata: 30 secondi per gamba
• Pausa tra le serie: 60 secondi
• Obiettivo: migliorare la stabilità delle gambe e l’equilibrio, fondamentali per muoversi in sicurezza sulla barca.
Stretching del trapezio
• Esecuzione: in piedi o seduto, inclina delicatamente la testa verso una spalla fino a sentire un leggero allungamento. Mantieni la posizione senza forzare o sentire dolore.
• Durata: 2-3 serie da 30-60 secondi per lato
• Obiettivo: rilassare il collo e le spalle, spesso sollecitati durante le lunghe navigazioni.
Se volete cercare altri esercizi, li trovate su www.osteopatacaraffa.it.
Le barche giuste per gli over 60
1. Dinghy, perfetto per senior, gentlemen e velisti con una passione mai “demodé”.
2. Nuovo First 30. Un colpo di fulmine, essenziale e con planata a portata di mano.
3. JPK 1050. Altro colpo di fulmine. Perfetta per le regate a due.
4. Catamarani di nuova generazione. Non sbandano, sono stabili e anche per noi anziani è facile e comodo stare in pozzetto.
5. Trasformo i miei euro in paperdollari e mi compro buttando il cuore e il portafoglio oltre l’ostacolo: un bel Wally 100 con tanto di marinaio e invenzioni di easy sailing sparpagliate per la barca. è solo un sogno. Peccato.
Concludo, con un monito un po’ sadico per i lettori più giovani che avranno letto questo articolo, come se tutto questo non gli appartenesse. Ricordatevi sempre che prima o poi sarete come loro, gli anziani. Anzi no. Come noi.
*Chi è Marco Cohen
L’autore di questo articolo è il produttore cinematografico e velista Marco Cohen, qui ritratto al timone di una barca piccola (in quel caso un Cape 31, progetto del suo designer “feticcio” Mark Mills).
Armatore di un MAT 12 (progetto, appunto, di Mills) gira il Mediterraneo per regate (perdendole quasi tutte ma divertendosi un sacco). Acuto umorista e filosofo della vela (“Ho riabbracciato la vela a 37 anni dopo l’ennesimo infortunio a calcio, quando ho realizzato che è l’unico sport che si può fare da seduti e con un bicchiere in mano”), i suoi articoli hanno sempre un grande successo. Qui sotto potete leggere alcune sue “perle”:
- Come rallentare una barca da regata. 10 segreti per non vincere
- Fenomenologia (semiseria) del Campionato Invernale
- La sindrome dell’armatore ovvero come essere felici nonostante la barca
- Come partecipare alle regate d’altura sapendo di perdere
- Guida per sognare la Sydney Hobart
- La sindrome del cambio barca
- Barca piccola contro barca grande
- Bella la Giraglia, con i Maxi sarebbe stata ancora meglio
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