2011. L’inventore della barca che sembra una vasca da bagno

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L’inventore della barca che sembra una vasca da bagno

Tratto dal Giornale della Vela del 2011, Anno 37, n. 11, dicembre, pag  27-31.

Chi è David Raison che ha inventato la barca con la prua larga come la poppa. La rivoluzione che ha cambiato per sempre le barche oceaniche raccontata dal suo folle inventore. E pensare che tutti lo prendevano in giro.


David Raison, 39 anni, francese, ingegnere specializzato in idrodinamica. Buon marinaio, ha vinto l’ultima edizione della Mini Transat realizzando da solo il prototipo oceanico più innovativo degli ultimi 20 anni.

David Raison: ho venduto casa per vincere con la mia idea

Quando ormai tutto sembrava già inventato, David Raison è entrato a gamba tesa nel mondo dello yacht design, vincendo con la sua barca a forma di vasca da bagno.

Tre anni fa, David Raison ha avuto un’intuizione; una vera e propria illuminazione. Gli è venuta mentre cercava di realizzare una barca a vela oceanica che potesse contare su un piano velico il più grande possibile. Gli serviva perché voleva provare a realizzare il sogno della sua vita. Vincere la Mini Transat, la transatlantica in solitario, dalla Francia al Brasile, su barche di appena 6,50 metri di lunghezza; ma con un suo progetto. Aveva già partecipato a quella regata nel 1999 senza portarla a termine; poi, ancora, nel 2001 classificandosi al settimo posto nella categoria dei prototipi e, successivamente, nel 2003 ottenendo il secondo posto tra le barche di serie, con un Pogo 2. Sapeva, quindi, di essere un buon marinaio, ma non certo al livello dei più bravi, quelli che hanno la marcia in più. In mare. Perché David Raison, quel qualcosa che gli serviva per batterli, lo poteva tirare fuori ancora prima della partenza della regata. Lui che, rispetto ai suoi avversari, aveva il vantaggio di essere un ingegnere meccanico, specializzato in idrodinamica e ingegneria navale. Così, la sua mente ha cominciato a viaggiare all’indietro, sempre più verso quello che era il punto di partenza del suo ragionamento.

 

Alla ricerca di una grande superficie velica

Voleva una grande superficie velica per avere più potenza degli altri, quindi gli serviva disperatamente un alto momento raddrizzante. Con il regolamento della classe Mini 6.50 che limita l’immersione dei prototipi a 2 metri, anche la più efficiente delle chiglie basculanti non risolveva il suo problema. Quindi, la soluzione la poteva trovare solo con la stabilità di forma. “A quel punto, mi sono ispirato agli Scow nordamericani, che sono barche molto potenti”, racconta Raison. Certo, gli Scow hanno una forma decisamente più slanciata: tanto per rendere l’idea, quelli della categoria A, hanno una lunghezza di 11,50 metri e una larghezza di 2,50 m, mentre i classe E sono lunghi 8,50 m e larghi 2,05 m e i C sono 6,10 m per 2 m. Il Mini 6.50 di David Raison, lungo ovviamente 6,50 metri e disegnato al massimo della larghezza consentita dal regolamento (3 metri), mantenuta per quasi tutta la lunghezza dello scafo proprio alla ricerca della massima stabilità, è venuto fuori decisamente più tozzo.

 

Una vittoria contro tutti

Con quella forma così paffuta, ha destato scalpore sin dal momento che è sceso in acqua, ad aprile del 2010. Di fronte allo scetticismo generale, ma convinto della sua trovata, Raison lo ha prima battezzato Magnum, poi si è fatto assegnare dalla classe Mini 6.50 il numero velico 747 (in seguito, con l’arrivo dello sponsor, la barca è stata chiamata TeamWork-747). La sua non era assolutamente spocchia, ma convinzione. Infatti, la Mini Transat l’ha vinta sul serio. Ha coperto le 4200 miglia del percorso, da La Rochelle a Salvador de Bahia con tappa a Funchal (nell’arcipelago di Madera) in 26 giorni a una media di velocità di 6,80 nodi e ha stabilito il record della seconda frazione, 3100 miglia, portandola a termine in 17 giorni a una media di 7,53 nodi. Quando ha tagliato la linea d’arrivo, il secondo era staccato di 130 miglia e il resto dei concorrenti a oltre 300. Una bella soddisfazione per Raison che, per vincere questa regata, ma soprattutto per vedere realizzata la sua visione, si è dovuto vendere casa. Dopo la vittoria ha subito dichiarato che con questo successo è terminata la sua carriera di velista: “Da quando, nel 2008, ho iniziato a dedicarmi a questo progetto, ho trascorso solo 15 giorni di vacanza. Ho investito 110.000 euro di tasca mia e lavorato 30.000 ore”. Di TeamWork-747, Raison è progettista, costruttore e skipper.

 

David Raison sul traguardo della Mini Transat. Per vincere la regata sulla sua barca innovativa, ha lavorato 30.000 ore e investito 110.00o euro.

 

Vedremo altre barche così?

La classe Mini 6.50, sin dalla sua nascita nel 1977, è stata un immenso laboratorio. Il suo regolamento con pochissime restrizioni e i costi limitati di realizzazione delle barche, ha sempre favorito la sperimentazione di nuove tecnologie poi adottate su barche più grandi. Era il 1991, quando Michel Desjoyeaux si presentò con una barca attrezzata di chiglia basculante che, appena due anni dopo era già stata copiata dai 60 piedi e oggi si trova su tutte le imbarcazioni da regata oceaniche, ma anche su tante da crociera. La domanda, posta direttamente a David Raison, è quindi lecita: uno scafo così, si adatta anche a barche più grandi? “Mi rendo conto di avere creato scompiglio nel mondo dello yacht design”, risponde divertito lo skipper e ingegnere. “Il mio progetto ha un margine di miglioramento enorme, ma ci vuole qualcuno che abbia il coraggio di investire. Io non lo posso fare, devo tornare al mio lavoro di ingegnere, ma sono a disposizione di chi ne ha voglia. Indubbiamente, prima di costruire un 60 piedi adottando la soluzione del mio Mini 6.50, bisogna studiare ancora molto”. Infatti, nel raccontare quanto il suo TeamWork-747 gli avesse permesso di staccare gli avversari, Raison ha anche dichiarato di essersi preso il lusso di rallentare in più occasioni, perché con l’onda di prua la barca sbatteva tanto. Sia per barche da regata più grandi, sia per le barche da crociera, questo è un aspetto sul quale si investigherà parecchio.

 

Il regolamento della classe Mini 6.50 impone una larghezza massima dello scafo a 3 metri, quasi la metà della lunghezza, che non può superare i 6,50 m. Team Work-747 è al limite di queste misure e, con la sua geometria a Scow, è l’esemplare con la stabilità di forma più alta. Il piano di coperta molto largo fino a prua, consente di adottare nuove soluzioni per le manovre. La rotazione del bompresso, appoggiato su un perno, avviene facendo scorrere la sua estremità interna su una rotaia semicircolare che ne controlla l’angolazione.

 

Tutti i segreti della “vasca da bagno”

Per via di quella prua ispirata agli Scow dei laghi nord americani, paragonato ai quali, però, ha un rapporto lunghezza/larghezza molto inferiore (nel senso che ha uno scafo decisamente più tozzo), il Mini 6.50 TeamWork-747 si è guadagnato diversi simpatici soprannomi. Oltre a quello citato nel titolo, i più gettonati sono: Optimist gigante, sigaro, sabot, zoccolo e “barca con la poppa a prua”. Fatto sta che, come dice il progettista Umberto Felci (che in carriera ha disegnato anche i Mini 6.50 Té Salt e Tecnoplastic), “David Raison ha avuto un grande coraggio nel prendere il rischio di realizzare una barca così estrema e così diversa”. L’idea dell’ingegnere e velista francese, che non solo ha ideato TeamWork747 (il cui nome originario, prima dell’arrivo dello sponsor, era Magnum), ma l’ha anche portata personalmente alla vittoria dell’ultima edizione della Mini Transat, gira attorno alla disperata ricerca di massima potenza, ottenuta attraverso la stabilità di forma. Quindi, per avere un piano velico il più ampio possibile (il regolamento della classe Mini 6.50, per la categoria dei prototipi, non pone limiti alla superficie), Raison gli ha piazzato sotto uno scafo che mantiene il massimo della larghezza consentita dal regolamento di stazza (3 metri) per quasi tutta la sua lunghezza (6,50 metri) e che, quindi, risulta avere un momento raddrizzante davvero esagerato (considerando che la barca ha, come gran parte dei prototipi dei Mini 6.50, anche la chiglia basculante).

Andrea Falcon


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1 commento su “2011. L’inventore della barca che sembra una vasca da bagno”

  1. Diciamo che Sciarrelli avrebbe avuto qualcosa da ridire.
    E anche S&S o German Frers.
    La forma è servita allo scopo di vincere, quindi ha funzionato.
    Ma quando penso alla passione per la barca penso anche al gusto di un bell’oggetto. E questo mostriciattolo penso che soddisfi l’occhio di pochi.

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