Cariboni, storia di un’ eccellenza italiana. Dalla cantina di casa al gotha della vela mondiale
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In occasione dei 50 anni del Giornale della Vela, le grandi eccellenze del mondo della vela si raccontano e svelano i loro progetti. In questa rubrica scoprite tutte le aziende e le persone che hanno fornito un importante contributo all’articolato mondo della vela, che permette a tutti noi di andare per mare, in ogni forma e contesto.
In questa puntata, vi portiamo alla scoperta di Cariboni, un’azienda che ha contribuito a rivoluzionare il mondo della vela, delle regate, e della Coppa America, con i suoi sistemi idraulici.
Cariboni, ovvero la storia della vela moderna
Gianni Cariboni ha sempre impostato il suo lavoro su alcuni principi cardine: “Durante la fase di progettazione, adotta sempre un approccio proattivo e ascolta tutti, perché l’idea di qualcun altro potrebbe offrirti una prospettiva nuova e inaspettata (insegnamento del suo mentore Giulio Cesare Carcano, ndr)”. Un altro suo motto è: “Le attrezzature in barca funzionano al meglio quando sono sul punto di cedere… ma non cedono”. E infine: “Andare a vela deve essere un piacere, non una costrizione”.
La sua carriera, iniziata nella cantina di casa – sembra una storia da “american way of life”, ma è tutto vero -, lo ha portato a essere riconosciuto a livello mondiale come il massimo esperto di sistemi idraulici e oleodinamici applicati alle barche a vela. Da quarantun anni, più precisamente dal 1984, la Cariboni srl sviluppa, progetta e produce soluzioni tecnologiche il cui obiettivo primario è semplificare la navigazione a vela. Per questo motivo, Cariboni, insieme al suo caro amico Luca Bassani (fondatore di Wally), è considerato uno dei pionieri dell’easy sailing. È stato il primo a sviluppare la chiglia basculante su imbarcazioni “normali”, ha ideato il cilindro a doppia velocità per la regolazione della randa (il famoso Magic Trim), ha costruito il primo albero in carbonio laminato in Europa, il primo mast-jack integrato in un albero… L’elenco delle sue innovazioni è molto, ma molto lungo.
La Coppa America e Cariboni
Il nome Cariboni è indissolubilmente legato alla Coppa America. Sebbene pochi sappiano che l’azienda ha debuttato in Coppa America già nel 1987 (la seconda Azzurra montava un boma speciale ispirato alle sospensioni a balestra dei treni, che distribuiva i punti di carico secondo una filosofia composita all’avanguardia per l’epoca), è invece largamente riconosciuto che nessun team in corsa per la “Vecchia Brocca” può fare a meno di Cariboni per tutti i meccanismi di movimentazione a bordo degli AC75 volanti: dai sistemi per la gestione dei bracci dei foil all’idraulica e all’oleodinamica.
Un risultato notevole, considerando che questo settore è tradizionalmente dominato da aziende anglosassoni.
Tra i team che si avvalgono della collaborazione di Cariboni c’è, naturalmente, anche la “nazionale italiana della vela”, Luna Rossa Prada Pirelli. Questa partnership tra il sindacato di Patrizio Bertelli e l’azienda di Ronco Briantino (MB) – oggi una trentina di dipendenti, un fatturato di circa 9 milioni – risale alla primissima campagna di Coppa di Luna Rossa.
Nel 1998, il progettista Germán Frers, che stava lavorando con Cariboni al Wally 88 Tiketitan, gli presentò un problema tecnico relativo ai cilindri che avrebbero agito sulle crocette superiori dell’albero di Luna Rossa. Da questa sfida nacquero cilindri speciali che furono poi adottati su tutte le imbarcazioni partecipanti alla Coppa. Per l’AC75 con cui Luna Rossa ha gareggiato nell’ultima Coppa di Barcellona, Cariboni ha fornito, oltre alle componenti “standard” per tutti i team, anche i sistemi di movimentazione per le funzioni veliche, cilindri, manifold e meccanismi specifici.
Non solo Coppa per Cariboni…
Non solo Coppa America. Vi basta andare sul sito della Cariboni e scorrere la sezione “Projects” per capire la quantità di imbarcazioni (molto note e meno note, custom e di serie) che montano i suoi sistemi finalizzati all’easy sailing. Tra gli ultimi modelli “cruiser”, ad esempio, ci sono il Solaris 111 Cefea (33,77 m di barca) a bordo del quale l’azienda lombarda ha fornito tutto l’impianto oleodinamico e i cilindri per la gestione di tutte le funzioni veliche: sugli 80’ di serie del cantiere di Aquileia invece hanno fornito impianti e Magic Trim.
I Maxi Dolphin, custom che prendono vita in Franciacorta, montano cilindri e sistemi Cariboni, come peraltro anche gli italianissimi ICE Yachts. è molto facile che sulle misure “maxi” troviate una componente “made in Ronco Briantino”: Southern Wind, Persico, la lista è infinita. Ma attenzione, non solo le gigabarche utilizzano gli impianti Cariboni: ci vengono in mente, ad esempio, il Neo 430 e il suo cilindro di movimentazione della lifting keel, i Nautor Swan 55 e 58 con i cilindri per la gestione dell’albero, il Mills 41 (lifting keel, sistema idraulico).
Le ultime novità di Cariboni
Tra le ultime lavorazioni “clamorose” di Cariboni c’è anche il supermonoscafo volante Ferrari di Giovanni Soldini appena svelato e il nuovo Magic Carpet ᵉ di Lindsay Owen-Jones: a bordo del 30 metri costruito da Persico Marine su progetto di Guillaume Verdier, l’azienda di Ronco Briantino ha realizzato tutta l’oleodinamica, le movimentazioni della chiglia (basculante e telescopica), delle pale del timone e il furler idraulico.
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2 commenti su “Cariboni, storia di un’ eccellenza italiana. Dalla cantina di casa al gotha della vela mondiale”
Nel 1972, durante il servizio militare nel Centro Sportivo di Vignadivalle, aeronautica, conobbi un altro velista che, non ricordo bene, o mi disse di chiamarsi Cariboni oppure di lavorare per Cariboni. Non sarà stato proprio lui?
LETTERA APERTA – PER UNA VELA CHE EDUCA, ISPIRA E FA CRESCERE I GIOVANI
Incredibile leggere certe parole, oggi. Per anni ho lavorato per un Cariboni, portando gratuitamente le mie barche, il mio tempo e le mie competenze di istruttore e allenatore. L’ho fatto con un solo obiettivo: offrire ai giovani di Lecco e alle loro famiglie la possibilità di intraprendere un percorso sportivo e culturale attraverso lo sport che amo: LA VELA.
Non è solo una disciplina sportiva: è una scuola di vita. Da sempre promuovo il progetto VELA-TEATRO, portando i miei allievi e le loro famiglie anche a vivere esperienze di bellezza e cultura, come le serate al Teatro alla Scala di Milano.
Si sa che tanti mestieri del dietro alle quinte arrivano dalla gente che di vela nodi e carichi sospesi ne ha fatto un arte.
Anche Norberto Foletti (maestro d’ascia e peesidente AICO) ne fu entusiasta del mio progetto e partecipò con la sua famiglia a uno spettacolo: momenti che lasciano un segno.
Ma il mio impegno, fatto con cuore e spirito di servizio, non è stato accolto come speravo. Mi è stato detto che “toglievo luce al canottaggio”, che la vela giovanile è uno sport troppo costoso e non adatto a essere promosso nella Canottieri. Un giudizio duro, miope, che riduce lo sport a una questione di competizione tra discipline, invece di riconoscerlo come strumento di crescita.
A Lecco la vela è spesso solo una vetrina. Si organizzano regate prestigiose – come gli Interlaghi con le stelle della Coppa America – ma non si investe nemmeno un centesimo nei giovani velisti, nel loro futuro, nella loro passione.
Mi auguro che le cose cambino. Che Lecco possa tornare a brillare davvero di passione, valorizzando le persone e i progetti che mettono al centro l’educazione, la cultura, l’accessibilità e il futuro dei ragazzi.
Nel frattempo, noi continuiamo. Siamo alla ricerca di nuovi spazi, nuove collaborazioni, nuove energie per far navigare ancora i nostri sogni e quelli dei giovani che credono nella vela come occasione di crescita.
Chiunque voglia confrontarsi, sostenere o semplicemente conoscere meglio questo percorso, è il benvenuto.
Se ami la vela sostienici seguendo le nostre storie sui social.
SERGIO GOTTOLI
Istruttore di vela – Promotore del progetto VELA-TEATRO
velabulldog.com
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