1979. Addio Colas, inghiottito dal mare

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Addio Colas, inghiottito dal mare

Tratto dal Giornale della Vela del 1979, Anno 5, n. 1, febbraio/marzo, pag. 10/13.

Uno dei più grandi marinai della storia, Alain Colas, scompare durante la Route Du Rhum. Era partito senza sponsor con un trimarano di 20 metri, da solo a caccia del premio al vincitore che avrebbe rimesso a posto le sue finanze.


Adieu Colas!

Sospese le ricerche, Colas è ufficialmente disperso. Soltanto un miracolo può farlo ritrovare vivo. Il mare ha inghiottito uno dei suoi eroi. E’ una legge crudele o un assurdo impegno? Non vogliamo rispondere, solo ricordare.

Alain Colas correva la “Rotta del Rhum” per i trenta milioni del primo premio. Indebitato sino al collo per il suo “Manureva”, acquistato da Tabarly, schiacciato dalla furbizia promozionale del suo ex amico e rivale, angosciato da un incidente che gli aveva rovinato un piede, teso a riconquistare il ruolo di primo navigatore di Francia, ha giocato tutto su questa regata, anche la vita. Ed ha perduto.

Un uomo, una barca, un mare

L’immenso Oceano che voleva dominare, se l’è preso. E noi, gente di mare, qui in terra, immaginiamo con angoscia il suo naufragio, la sua lotta disperata, ricostruiamo, con orrore, quella che è stata la sua agonia. Ma non odiamo il mare. Quel mare perfido che ha sconfitto un altro di noi. Un mare che non ammette sfide oltre un certo limite, che vuole sempre vincere e che è tanto forte da poterlo fare in ogni momento a suo piacimento. Bello, splendido nei suoi giorni di sole e di vento fresco, orribile e spietato nelle sue furie. Un mare che occorre rispettare e che Colas non ha rispettato nella sua sfida e che non poteva rispettare senza correre il rischio di venir dichiarato definitivamente battuto.

La storia di Alain è quella di molti uomini che debbono, a tutti i costi, avere ogni giorno avversari e che non possono permettersi di uscire sconfitti. Colas viveva di questa sfida, ma gli amici sanno che non l’amava. Avesse potuto sarebbe rimasto a casa con la sua splendida moglie tahitiana e con i figli. Purtroppo non sognava più un’isola per fermarsi per sempre come Moitessier, ma una casa borghese, forse una scrivania con le sue belle mezze maniche. Ma chi offre ad un Colas un posto tranquillo? Il brutto è che se non vince non c’è alcuno che gli offra qualcosa. Per la “Rotta del Rhum” è partito senza sponsor, un contratto con radio Montecarlo e niente più. Doveva vincere quei trenta milioni. Non poteva non vincere. Ha forse “tirato”  oltre il dovuto e il mare l’ha spaccato. Era un solitario per necessità, non per vocazione, in un mestiere assurdo che era comunque l’unico che sapeva fare bene.

Un uomo condannato a perdere, prima o poi, come tutti quelli che, soprattutto i solitari, utilizzano la vela per sopravvivere. L’ultima sconfitta, quella tragica, non porta loro neppure la gloria. Tutti hanno fretta di dimenticare, perché queste sono le “pagine nere” che non piacciono. Ieri ancora sull’Equipe, il giornale che ha organizzato la regata c’erano alcune righe, una settimana fa c’era un grande titolo, oggi non c’è più nulla. Un giorno se il relitto di Manureva, multiscafo inaffondabile, verrà trovato sarà giocoforza parlarne. Ma a malincuore. Poi, il silenzio. Altri eroi di un giorno, di un mese, di un anno attendono. E il mare è sempre stato cosi, nei secoli, un immenso cimitero. Colas, uno in più negli abissi.

 

Il momento della verità, 14 febbraio 1976: pochi mesi dopo il pauroso incidente che stava per costargli una gamba, Colas assiste al varo del Club Mediterranée col quale parteciperà alla Ostar.

 

Un sogno giovanile che diventa realtà

Francois, Renè e Alain sono, siamo nel 1964, all’Università di Digione, tre amici inseparabili. I primi due studiano medicina e il terzo lettere. Con l’amicizia hanno in comune lo stesso desiderio un po’ folle, forse infantile, tenuto comunque, quasi per pudore, nascosto. Vogliono fare il giro de mondo. Dieci anni dopo Francois Landrin e Renè Begue sono diventati due medici e Alain Colas, l’altro compagno di studi, realizza invece il sogno della giovinezza. È un navigatore ed ha la possibilità di fare il giro del mondo. Il sogno diventato realtà.

Alain Colas nasce il 16 settembre a Clamecy da una famiglia di antiquari della Nièvre. Nel 1966, dopo gli studi va a Sidney, dove tiene, quale “Lecturer wanted”, delle conferenze all’Università. È qui che, dagli amici australiani, è contagiato dalla passione per la vela. Nel 1968 rientra in Francia e con Eric Tabarly – lo ha conosciuto nel maggio del 1967 in occasione della Sydney-Hobart alla quale Tabary partecipa – prende parte alle prove del trimarano Pen Duick IV. È tra il 1968 e il 1970 che insieme al maestro Tabarly, per Alain è il grande iniziatore alla navigazione Ocenica. intraprende un parziale giro del mondo, alternandolo a regate, record, crociere. Acquista da Eric Tabarly, indebitandosi fino al collo, Pen Duick IV e naviga in Oceano Pacifico e in quello Indiano, completando, nel 1972, il suo giro del mondo con una navigazione in solitario senza scalo di sessantasei giorni.

Nel frattempo ha messo a punto Pen Duick IV, che è in grado di rendere a massimo e di poter competere nelle grandi regate. Nel 1972 è alla partenza della Ostar. Nonostante sia un navigatore conosciuto, il grande favorito è il suo connazionale Terlain, in regata con una imbarcazione di nuova concezione: il Vendredì 13, sponsorizzato dal celebre regista cinematografico Claude Lelouch. Entrambi, Terlain e Colas, scelgono per la navigazione tra Plymouth e Newport la rotta ortodromica, ma è Colas, con la sua imbarcazione a tagliare per primo il traguardo con un tempo record di 20 giorni, 13 ore e 15 minuti battendo ogni precedente record. Impiega infatti ben sei giorni di meno del vincitore del 1968, Geoffres Williams. che aveva già compiuto una impresa eccezionale.

Pen Duick IV è ribattezzato Manureva – un nome polinesiano scelto da un uomo che in Polinesia ha lasciato il suo cuore – e Alain Colas tenta un’impresa che farà epoca nella storia dei solitari. Fare il giro del mondo da Saint-Malo a Sidney, passando per Capo Horn. Partel’8 settembre 1972 ed impiega a compiere la prima tappa 79 giorni e la seconda 90 giorni. Quando giovedì 28 marzo 1973 alle ore 12,45 arriva a Saint-Malo ha battuto il record di Chichester, che aveva impiegato complessivamente 226 giorni per il giro del mondo in solitario.

 

Un disegno del Manureva, progettato da Andrè Allègre per Eric Tabary e varato a metà maggio del 1968 con il nome di Pen Duick IV. Con Alain Colas vince la Ostar e stabilisce il record di velocità nella traversata Canarie-Antinne. Per la Rotta del Rum viene riattrezzata e dotata di nuove vele.

 

«Ne parlons pas de record battu sur Chichester – dice modestamente Colas – il n’avait pas le méme bateau et surtout pas la méme àge que moi. Son exploit m’a étè un point de repére plutòt qu’un temps à améliorer. En revanche je suis bougrement content d’avoir le record du “Cutty Sark”. Du temps de la route aux épices, ce grand trois-màts avait obtenu le ruban bleu de la traverse Europe-Australia. Mais il mesurait 64,7 m et il fallait 45 hommes pour le maneuver et l’armener à bon port”. Il resto è storia dei nostri giorni.

 

Mario Oriani – Franco Belloni


 

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1 commento su “1979. Addio Colas, inghiottito dal mare”

  1. Gianpaolo Bartalini

    Uomini così non ne nascono più, marinai così….andar per mare allora,con poca tecnologia era una vera impresa sportiva,significava amare il mare e la vela e in solitario una sfida estrema.

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