1984. Le migliori barche del mondo erano gli Star di Lillia

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Le migliori barche del mondo erano gli Star di Lillia

Tratto dal Giornale della Vela del 1984, Anno 9, n. 1, febbraio-marzo, pag 69-71.

In una ex filanda sul lago di Como un artigiano eccezionale, “Meco” Lillia, costruiva la regina delle classi olimpiche, la Star. Arrivavano da tutto il mondo per avere un Lillia. Vi raccontiamo una bellissima storia di passione e di genialità made in Italy.


La Star viene posizionata nella “buca” che permetterà il montaggio dell’attrezzatura a livello terra.

La Star: estro e computer

Dall’abilità artigiana alla bilancia computerizzata, alla stratificazione sottovuoto. Meco Lillia, le Star, adesso, le costruisce così.

Agli inizi del secolo era una filanda che dava lavoro a duecento persone. In seguito ha conosciuto molti decenni di abbandono, fino a quando Meco Lillia non ha avuto la trovata di acquistarla e di trasformarla in uno dei più attrezzati cantieri costruttori di Star, la regina e la veterana delle classi olimpiche.

L’ex filanda, o meglio il nuovo cantiere Lillia, si trova a Musso, nella parte nord del lago di Como, zona passata alla storia per avere segnato gli ultimi momenti di vita del regime fascista. Il cantiere, situato in collina, conserva intatta la struttura architettonica esterna della vecchia filanda, mentre internamente i duemila metri quadrati, disposti su tre piani, sono stati in parte ristrutturati per adeguarli alle esigenze richieste dalla costruzione di imbarcazioni.

Il secondo piano è adibito a magazzino. Scafo e coperta delle Star e dei Dinghy 12 piedi vengono costruiti al primo piano del cantiere. Dopo essere stati assemblati ed estratti dallo stampo, gli scafi vengono trasferiti al piano terra dove, nel caso della Star, si esegue il montaggio di bulbo, timone e di tutta l’attrezzatura.

Ma vediamo nei dettagli come viene costruita la Star di Lillia che in breve tempo si è fatta conoscere e apprezzare anche oltreoceano. Lillia ha legato il suo nome a tre versioni della Star che hanno segnato un po’ una svolta «storica» in questa classe. Con la scomparsa del fratello Gianni, Meco Lillia è subentrato nella conduzione del cantiere nel 1981. La prima innovazione è stata la Star autosvuotante con due versioni di doppiofondo: altezza cm 10 e cm 20.

Meco, che nel frattempo ha iniziato ad avvalersi della collaborazione di Remo e Niki Politi, non si ferma alla versione doppiofondo, ma «commissiona» all’ingegnere Gilberto Colombo (che già con Gianni Lillia si occupava della progettazione delle Star) una nuova barca che deve essere più rigida del precedente modello.

Nasce il nuovo modello di Star

Nasce cosi, alla fine del 1983, l’ultimo modello di Star, realizzato con tecnologie d’avanguardia. Ma lasciamo che sia lo stesso Lillia a presentarci questa barca: «La nostra Star viene costruita in sandwich di vetroresina e Airex, un particolare tipo di PVC, con il sistema del sottovuoto che ci permette di ottenere un incollaggio perfetto del sandwich e un controllo minuzioso della distribuzione della resina nello stampo. Sia lo stampo della coperta, sia quello dello scafo scorrono su binari al di sotto dei quali è collocata una bilancia elettronica collegata a un computer. Questa bilancia permette di tenere continuamente sotto controllo il peso dello scafo e della coperta in costruzione. Il doppiofondo viene realizzato direttamente sullo scafo, in base alle esigenze dell’equipaggio, con pannelli di Honeycomb, che formano anche la struttura di irrigidimento. L’acqua eventualmente imbarcata viene convogliata al centro barca in un apposito “canale” e svuotata. La condensa che si può formare nei compartimenti stagni si elimina tramite appositi scarichi. Anche la coperta è stata ridisegnata con una diversa inclinazione verso l’interno del pozzetto e un diverso disegno dell’antiscivolo».

I due prototipi di queste barche si sono piazzati al primo e secondo posto nella Bacardi Cup, una delle più importanti manifestazioni mondiali della Star Class, rispettivamente con lo statunitense Menkart e il danese Christensen. Dopo essere state assemblate, le Star passano al piano terra, dove vengono montati bulbo e timone e dove si effettua la rifinitura finale della barca. L’ultima fase di lavorazione prevede il passaggio della Star in un’ apposita “buca’ che permette il montaggio dell’attrezzatura a “livello terra”.

 

La Star ormai completata viene pesata sulla bilancia computerizzata.

«Con il sistema della buca – afferma Lillia – risparmiamo molto 0tempo nell’attrezzare la Star la cui attrezzatura conta quattrocento pezzi». Sempre al piano terra si trovano i reparti di lavorazione dei timoni e dei bulbi, di attrezzatura dei Dinghy, l’officina per la lavorazione di tutte le parti metalliche e il locale dove viene completato il montaggio degli alberi provenienti dagli Stati Uniti. Ma non è tutto: una volta finite le Star vengono pesate su una bilancia analoga a quella che si trova nel reparto stratificazione e viene montato l’albero, operazione, questa, possibile all’interno del cantiere.

Meco Lillia, che in soli due anni è riuscito a rinverdire una tradizione iniziata nel 1957, non si ritiene ancora appagato dei successi del suo cantiere (che vende Star negli Stati Uniti, Canada, Brasile, Argentina, Francia, Inghilterra, Danimarca, Finlandia e Svezia) e continua a “sfornare” e a realizzare nuove idee. È infatti in costruzione, all’esterno del cantiere, una vasca di prova. Ma la novità più interessante è la realizzazione a Pianello, nel vecchio cantiere di 400 metri quadri in riva al lago, di un centro dell’usato permanente e di prova delle Star. Qui i clienti possono vedere e provare sia le barche nuove sia quelle usate.

 

Meco Lillia.

Questo centro, che dispone di una gru fissa e di una mobile per il varo e l’alaggio delle Star, diventerà anche un importante punto di riferimento per i timonieri di punta del cantiere Lillia. Qui Cassinari, Roberti, Scala e lo statunitense Menkart provano già le nuove barche. Le Star di Lillia sono usate anche da altri forti timonieri come gli americani Diaz e Wennerstrom, dal brasiliano Nabuco, dai danesi Chriestensen e Jensen e dall’inglese Boyce. Lillia ha in progetto anche la costruzione di una deriva sulla quale non ha voluto sbilanciarsi. Sarà forse lo stampo di una classe olimpica che andrà ad affiancarsi a quello della Star nell’ex filanda di Musso?

Luigi Ciccarone
Foto di Livio Fioroni


 

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