2020. La nuova era dei monoscafi volanti della Coppa
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Benvenuti nella sezione speciale “GdV 5o Anni”. Vi stiamo presentando, giorno dopo giorno, un articolo tratto dall’archivio del Giornale della Vela, a partire dal 1975. Un consiglio, prendete l’abitudine di iniziare la giornata con le più emozionanti storie della vela: sarà come essere in barca anche se siete a terra.
La nuova era dei monoscafi volanti della Coppa
Tratto dal Giornale della Vela del 2020, Anno 46, n. 11, dicembre-gennaio, pag 60-75.
Tutto quello che c’è da sapere sull’edizione 2021 della Coppa America. Un momento storico perché per la prima volta nella storia dei monoscafi di 75 piedi volano sull’acqua a 40 nodi, come degli aeroplani. Nulla sarà come prima nel mondo della vela. E Luna Rossa…
Coppa!
Vi raccontiamo tutto, ma proprio tutto quello che c’è da sapere, e da vedere, sulla Coppa America che arriva: una guida preziosa da conservare per tutto il 2021. E forza Luna Rossa!
Dove eravate quella notte del 1999, e con chi stavate guardando la regata, quando Luna Rossa vinse per un soffio contro i francesi di Le Defi che straorzarono sul traguardo aprendo la strada verso la finale di Louis Vuitton Cup ai nostri? Dove eravate quella notte che American One, attaccata in poppa mure a destra da Luna Rossa, in una regata epica con quasi 30 nodi, strapoggiò e poi esplose lo spinnaker? E con chi stavate guardando la regata, quella notte del 6 febbraio del 2000, quando Luna Rossa stava per tagliare la linea d’arrivo dell’ultima regata della Louis Vuitton Cup, e da bordo si sentì nitida la voce di Stefano Rizzi che chiese: “Barone, adesso posso farti i complimenti”? Il Barone era il timoniere napoletano Francesco De Angelis che, da buon partenopeo scaramantico, era allergico ai complimenti anticipati.
Il sogno dei ragazzi che eravamo
C’è una generazione di velisti in Italia che è diventata tale perché passò quelle notti insonni a vedere le regate di Luna Rossa trasmesse dalla RAI in diretta da Auckland. Nel 1999-2000 questa generazione aveva 15-16 anni, poco più o poco meno, nessun pensiero per la testa, e la passione per la vela esplodeva nelle notti trascorse davanti alla TV a cercare di capire dove diavolo andasse Torben Grael con le sue intuizioni tattiche. In realtà il primo ricordo della Coppa che abbiamo noi che veleggiamo tra i 30 e i 40 anni risale ancora a prima: la Coppa la trasmettevano a Telemontecarlo, in primo piano c’era spesso un signore con i baffi che si mordeva il labbro, un tale Paul Cayard che poi sarebbe stato avversario di Luna Rossa, e papà parlava di un certo bompresso, ma non capivamo cos’era dato che sull’Optimist sul quale muovevamo i primi bordi da velisti neonati questo misterioso bompresso proprio non si trovava. Era il 1992, il Moro di Venezia ce lo ricordiamo appena, in trasmissione ogni tanto telefonava un certo Avvocato Agnelli che sembrava avere la voce dello zio nobile che ti chiama per il compleanno. Fu quella la molla, molto più che la sfida di Azzurra del 1983, che fece si che molti italiani restarono, alcuni anni dopo, incollati davanti alla tv nelle notti magiche con Luna Rossa tra la fine del 1999 e l’inizio del 2000. Ed allora è vero: in quei mesi molti di noi sognarono di diventare velisti e qualcuno ci riuscì anche. Oggi la vela italiana torna ad Auckland con Luna Rossa, con i sogni dei ragazzi che eravamo e le certezze dei velisti che siamo diventati. Un anno terribile questo 2020, non lo si può nascondere. Ma se c’è una cosa che anche nelle difficoltà che stiamo vivendo non si smette mai di fare è sognare. E cosa c’è di più evocativo ed onirico dell’immagine di una barca a vela che vola sull’acqua. Già, 20 anni fa se ci avessero raccontato che le barche della Coppa America del futuro avessero volato ci saremmo messi a ridere. Eppure è successo. I nuovi AC 75 volano sull’acqua, si chiama “foiling”, e lo fanno a velocità mai viste prima su un mezzo a propulsione velica. Ma se c’è una cosa che non è certo cambiata è lui, il vento che fa muovere la barca. E allora sognamo, non costa nulla, Luna Rossa in questo periodo sfortunato sarà l’occasione per portare la nostra immaginazione altrove, in un luogo dove contano solo il vento e il mare.
Le nuove barche
Gli AC 75 ci hanno catapultato in una nuova era, praticamente nel futuro. Ma del resto, perché la Coppa America dovrebbe assomigliare ad altre regate, o dovrebbe corrersi su barche che somigliano ad altre che esistono già? La critica che una parte del pubblico muove a questa Coppa è che la nuova barca sarebbe dovuta somigliare a un grosso Tp 52, così potevano capirla tutti. Mai nella storia della Coppa le sue barche hanno somigliato a qualcosa di già esistente o comune a molti. Non lo erano i velieri di metà ‘800, non lo erano i J Class e non lo sono stati i 12 Metri, e neanche i tanto compianti IACC somigliavano a barche “normali”: il giorno in cui la Coppa America diventerà una regata normale forse non interesserà più a nessuno. E del resto non è mai neanche stato l’obiettivo principale della Coppa America quello di incontrare una vasta approvazione del pubblico, quella semmai è stata una conseguenza. La Vecchia Brocca è semplicemente il massimo della tecnologia in campo nautico che sa esprimere una nazione. Ed in un mondo che va a grandissima velocità, in una vela in cui è ormai esplosa la “generazione foil”, la Coppa sta al passo con i tempi, come probabilmente è giusto che sia per una regata che ha sempre guardato avanti e mai indietro. Per una parte del pubblico che non la seguirà c’è ne sarà una nuova che si avvicinerà. Il resto sono chiacchiere da social bar.
Che Coppa America ci aspetta
Che Coppa America sarà? Da un lato il trofeo più antico del mondo non è cambiato. Spionaggio, dispetti, soluzioni progettuali imitate da una barca all’altra, colpi di genio ed intuizioni, il “pepe” è quello che già conosciamo bene. Lo spettacolo in acqua invece sarà molto diverso anche se i percorsi tornano a essere simili a quelli a cui siamo abituati. Sarà match race, con partenza di bolina, dopo un classico countdown, e poi i lati di poppa. Fin qui nulla di nuovo. Ma con delle barche che bolineranno a oltre 35 nodi e di poppa ne faranno quasi 50 è ovvio che le cose cambieranno e non di poco. Iniziamo ad abituarci ai fastidiosi limiti del campo di regata che, se da un lato sembreranno odiosi, dall’altro sono quasi inevitabili perché a queste velocità si rischierebbero separazioni tali tra i due contendenti da uccidere letteralmente lo spettacolo. I confini del campo di regata sono funzionali a far si che le barche restino a contatto. Ma per farlo sarà necessario che le velocità siano simili. Questo è ancora presto per dirlo, anche se i rumors che ci arrivano da Auckland ci dicono che la seconda generazione di AC 75 ha prestazioni molto più omogenee rispetto alla prima. Ma del resto le differenze di velocità importanti esistevano anche nella Coppa di un tempo, quando magari Luna Rossa o un altro top team rifilava 4-5 minuti di distacco a un equipaggio cinese o svizzero. La formula delle regate per il resto è quella di sempre, anche se con soli tre challenger. La Prada Cup ha sostituito la Louis Vuitton Cup per la selezione sfidanti. Si inizia il 17 dicembre con le World Series, regate che non assegneranno punti, poi il 15 gennaio 2021 si inizierà a fare sul serio con la prima regata ufficiale della Prada Cup. Saranno 4 round robin da tre regate ciascuno, per un totale di 12 prove. Dal 29 gennaio sono in programma le semifinali, con 7 regate, e dal 13 febbraio andrà in scena la finale tra i due sfidanti con più punti, al meglio delle 13 regate. Poi sarà Coppa America, dal 6 al 21 marzo 2021, tra Team New Zea land e lo sfidante, ancora al meglio di 13 regate.
Gli sfidanti
L’avvicinamento a questa Coppa America è stato decisamente lungo e idealmente è iniziato il 26 giugno 2017, quando Team New Zealand ha battuto Oracle a Bermuda e Luna Rossa ha presentato, con il Circolo della Vela Sicilia, la sua nuova sfida diventando il Challenge of Record, ovvero il team che ha diritto di discutere con il defender le regole del gioco per la successiva edizione. Il concetto della nuova barca, gli AC 75, si è rivelato da subito molto complesso. Non si tratta tanto di una questione di budget, dato che la Coppa America è stata sempre una sfida costosissima e i paperoni nel mondo non sono certo andati in estinzione. La complessità degli AC 75 è soprattutto tecnologica. Per sviluppare queste barche sono servite competenze molto precise e anche un certo grado di immaginazione da parte dei progettisti che si sono dovuti confrontare con qualcosa di completamente ignoto. Questo processo ha scoraggiato molti potenziali sfidanti, ma in realtà è qualcosa di fisiologico. Non esistono ad oggi molte persone al mondo in grado di progettare e condurre un mezzo come gli AC 75. Questa prima edizione servirà da volano per il futuro, sull’esperienza che verrà sviluppata oggi dagli attuali team nasceranno per le prossime edizioni nuove sfide. I tre sfidanti del resto sono di altissimo profilo. Oltre a Luna Rossa ci saranno American Magic in rappresentanza del New York Yacht Club e Ineos Team UK in rappresentanza del Royal Yacht Squadron Racing, il club sull’isola di Cowes da dove tutto iniziò quasi 170 anni fa. Non esistono sfidanti “cuscinetto”, o team che corrono con barche di vecchia generazione già destinate all’eliminazione certa come accadeva con i vecchi IACC.Alla guida del team americano c’è quel Terry Hutchin son che, se da un lato non ha certo avuto fortuna nelle sue partecipazioni in Coppa America (con America One nel 2000, Start&Stripes nel 2003, con Team New Zealand nel 2007 e con Artemis nel 2011), dall’altro è ormai da molti anni un leader indiscusso nel mondo dei circuiti professionistici, Tp 52 in particolare, e uno dei velisti più apprezzati al mondo. Cosa dire poi di Ben Ainslie alla guida di Ineos? Si tratta semplicemente di uno degli sportivi più vincenti di tutti i tempi con le sue cinque medaglie olimpiche. Non c’è spazio in questa Coppa per sindacati che vanno alla ricerca di budget improbabili, o che puntano ad avere la tecnologia in prestito da altri team. Questa è una Coppa solo per i migliori, e sarà ancora una volta, e ancora di più, senza esclusione di colpi. Mai come in quest’edizione partecipare non conterà nulla. Meno di zero. Tutti i team in regata sono ad Auckland per provare a vincere. La Vecchia Brocca ha fatto la sua storia sul culto dei leader vincenti, chi vuole conquistarla deve abituarsi a vincere, da subito, senza scuse, quelle sono per i perdenti. Se non vinci non sei bravo perché hai partecipato, se non vinci hai semplicemente perso. Così è sempre stato, e così sarà ancora di più questa volta.
Dove può arrivare Luna Rossa
La domanda da porsi è dove può arrivare o dove “deve” arrivare? Per il primo quesito la risposta non possiamo averla fin quando non inizieremo a vedere le prime regate. Dove “deve” arrivare in base alla genesi della sfida invece è una riflessione che può avere una risposta sensata. Luna Rossa è alla sua quinta sfida, e ha partecipato alla creazione del concetto della nuova barca, e della sua regola di classe, insieme a Team New Zealand. Ha realizzato una barca 1 che è sembrata, a detta anche degli addetti ai lavori, decisamente più centrata rispetto a quelle di Ineos e American Magic, che infatti nei loro secondi AC 75 hanno cambiato completamente design riprendendo anche alcuni dei concetti visti sulla prima barca italiana. Al netto di questo teorico vantaggio, la vittoria della Prada Cup, per andare così ad affrontare nell’America’s Cup match i neozelandesi, deve essere l’obiettivo degli uomini di Max Sirena. Se non arrivasse inutile nascondere che la spedizione italiana sarebbe deludente, ma essendo molte la variabili in gioco è un’eventualità che deve essere presa in considerazione in una sfida complessa come la Coppa America. Tutto dipenderà molto anche dalle prime regate. Iniziare a vincere abituerà a vincere e metterà sotto pressione gli avversari. Se invece Luna Rossa dovesse iniziare la sua campagna inseguendo, il cammino può diventare più complesso perché significherebbe avere delle lacune a livello progettuale, ma non sembrerebbe questo il caso. Max Sirena ha avuto a disposizione il team che desiderava. Ha preso il meglio della vela italiana, con un mix di veterani e di giovani che arrivano dalle classi olimpiche. Può contare su due timonieri come Francesco Bruni e James Spithill che non temono confronti. A terra ha gente del calibro di Vasco Vascotto, nel design team uomini come Martin Fisher e Mario Caponnetto che si sono dimostrati due dei progettisti all’avanguardia nelle ultime edizioni della Coppa. Luna Rossa ha tutto quello che serve per far bene. Vincere la Coppa America resta però un’impresa titanica. Un gioco così complesso, che dipende da così tanti fattori, che le percentuali di riuscita restano pur sempre minime. I favoriti assoluti per questo sono sempre i neozelandesi. Giocano in casa, hanno tirato fuori dal loro cilindro la nuova barca, non hanno subito tutti i tempi morti degli altri sfidanti nel trasferimento verso la Nuova Zelanda, e saranno gli ultimi a scoprire veramente le carte mentre gli altri lotteranno per restare in gioco.
Il defender
Come accennavamo i neozelandesi hanno ideato il concetto della barca e sviluppato la regola di classe, in collaborazione con Luna Rossa. Regatano in casa e hanno a bordo, come sempre, alcuni dei migliori talenti della vela mondiale. Non definirli come gli assoluti favoriti sarebbe un errore grave. La barca 1 di Team New Zealand è sembrata, insieme a Luna Rossa, una delle più centrate. Barca 2 sembra una sintesi delle soluzioni intraprese dagli altri sfidanti. Il tempo è dalla loro parte. L’unico intoppo sul cammino di avvicinamento alla Coppa è stato lo stop forzato della barca in Italia dopo la cancellazione delle regate di Cagliari che è costata al team varie settimane di inattività. Per il resto il defender ha avuto sicuramente molto tempo in più rispetto agli sfidanti, che si sono dovuti occupare del “trasloco” di due barche da un emisfero a un altro oltre che della logistica di organizzare una trasferta così complessa. Al netto di tutto ciò occorre sottolineare come il clima intorno ai kiwi non sia sereno come al solito. Prima la fuga di dati ad opera di due “spie” che raccontava di un ipotetico uso illecito dei fondi governativi. Poi l’accusa da parte di un progettista brasiliano di avere copiato il sistema di movimentazione dei foil degli AC 75. Nel frattempo la crisi Covid 19 a rendere il tutto più complesso, con un Governo neozelandese meno incline che in passato nell’elargire i fondi necessari per mettere su la sfida. Insomma non tutto è oro quel che luccica e il rischio di qualche crepa nella tenuta del team c’è. Come tutto ciò possa avere avuto delle ripercussioni concrete sullo sviluppo della barca da parte dell’equipaggio è ancora presto per dirlo. Le stelle Peter Burling e Balir Tuke sono il “core” del team, oltre che alcuni dei principali artefici della vittoria di Bermuda. Burling deve ancora trovare in Coppa America un timoniere che riesca a metterlo seriamente in difficoltà, succederà in quest’edizione?
La Coppa in diretta TV
Dopo che abbiamo visto l’edizione di San Francisco su Youtube e quella di Bermuda a pagamento o su improbabili streaming “pirata”, la Coppa America torna dove merita di stare, in TV, trasmessa in chiaro in tutto il mondo, rinnegando di fatto il modello “pay tv” che aveva immaginato Oracle. Patrizio Bertelli lo aveva promesso e alla fine la cosa è andata in porto, in Italia la vedremo su Rai 2 o su Sky Sport per chi ha l’abbonamento. Era ora ci verrebbe da dire. Non può infatti esserci successo sul grande pubblico per un evento simile senza una produzione televisiva come si deve. Anche perché in questo 2020 flagellato dalla pandemia di fatto sarà quasi una Coppa a porte chiuse date le difficoltà di ingresso in Nuova Zelanda e il supporto della TV, e in generale dei media, diventeranno fondamentali per portare le regate a casa del pubblico. Rivivremo così le stesse emozioni di Auckland 2000? Le aspettative sono alte, ma occorre comprendere che questa sarà una Coppa ben diversa da quella che tutti ricordiamo con grande affetto. I tempi sono cambiati, sono cambiati i velisti e le barche, è cambiata la vela ed il mondo in generale. Prima di tutto sarà necessario comprendere questa Coppa e anche per questo il supporto televisivo è fondamentale, aiuterà a renderla comprensibile. Per tornare ad emozionare un pubblico su grande scala serviranno poi le imprese, nel nostro caso, di Luna Rossa. E chissà che tra qualche settimana sui social e nei bar (quando potremo tornare a frequentarli in tutta Italia) si parlerà di foiling e di appendici. Sognare è lecito. Nell’attesa lunga vita alla Coppa America, l’unico evento sportivo al mondo che non somiglia a nient’altro. E lunga vita a Luna Rossa che può tornare a farci sognare. Ne avremmo bisogno.
Mauro Giuffrè
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