2000. Quando le Olimpiadi parlano italiano

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Quando le Olimpiadi parlano italiano

Tratto dal Giornale della Vela del 2000, Anno 26, n. 10, novembre, pag  50-55.

Mai gli italiani così bene alle Olimpiadi della vela. Il bottino sono un oro e un argento. Alessandra Sensini (windsurf Mistral) dopo 48 anni sale sul podio più alto e Luca Devoti è secondo nel Finn. Cronaca di un risultato mai raggiunto.


In una edizione segnata anche dall’argento del finnista Devoti, Alessandra Sensini corona una stagione fantastica nel Mistral e interrompe un digiuno lungo 48 anni. Ritratto di una campionessa solare che vuole stupire ancora il mondo.

Cavalcare le onde con una tavola a vela è sempre stato il suo modo di vivere. E il mare è diventato pian piano il suo habitat naturale. Alessandra Sensini, la ragazza di Grosseto che ha conquistato l’oro nella classe Mistral ai Giochi di Sydney, infrangendo un tabù lungo 48 anni per la vela azzurra, parla del suo sport con occhi sognanti, facendoti emozionare “Il windsurf ti regala il senso della libertà – dice – Quando scivoli via col vento che ti spinge veloce è una sensazione bellissima, un’emozione straordinaria. Non sai quanti metri d’acqua vi sono là sotto, eppure riesci a galleggiare e se cadi sai che “lui” ti abbraccia, ti circonda. Ogni spruzzo, ogni onda è una carezza. Il mare è qualcosa di straordinario, un amico con il quale si può giocare e divertirsi”.

Già il mare. Una presenza costante nella sua vita. A sei anni inizia con il nuoto, a otto anni insieme al papà appassionato subacqueo, scende per la prima volta nelle sue profondità. Poi arriva la corsa campestre, l’atletica, il basket. A Grosseto però, dove è nata e dove vive, non ci sono squadre importanti. E per i Sensini, praticare uno sport ha sempre significato competizione e agonismo. Finché un giorno, quasi per caso, spinta dalle sue sorelle più grandi Irene ed Eleonora, arriva il windsurf, che si rivelerà l’incontro determinante della sua vita. A 15 anni vince il primo titolo italiano juniores. E da quel momento non si è più fermata. Questa bella ragazza dai grandi occhi verde-grigio, i capelli che le circondano il viso come tanti serpentelli impazziti, il sorriso contagioso e un’aria così gioiosa e solare che ti riconcilia con la vita, in Italia è imbattuta dall’85. E mentre Francesco de Angelis lo scorso febbraio falliva l’assalto all’America Cup, a Mar del Plata (Argentina), Alessandra diventava campionessa del mondo della classe Mistral. Risultato? Pagine intere e tanti servizi tivù per Luna Rossa, trafiletto di due righe sui maggiori quotidiani per lei. Niente di strano, peraltro, nel nostro Paese.

Per Alessandra Sensini, 30 anni, 1 metro e 70 per 58 chili, un diploma in ragioneria, quella di Sydney è stata la terza Olimpiade. Dopo la mezza delusione di Barcellona (settima ma vicina al podio) e il bronzo ad Atlanta, è salita sul gradino più alto al termine di un duello straordinario con la tedesca Amelie Lux. Solo chi si è preparata con una grinta feroce, poteva imporsi negli ultimi metri dell’ultimo bordo della prova conclusiva. “Mi sono allenata cinque volte la settimana: ogni giorno due ore a terra, con corsa, bici e palestra, e dalle due alle quattro ore sulla tavola in mare. Mi segue uno staff affiatatissimo: Luca De Pedrini è il mio tecnico dal ‘95 e Marco Ghezzi il mio preparatore atletico dal ‘97 – spiega – la fatica è tanta, ma non basta: sono soprattutto strategia e tecnica di regata che alla fine fanno vincere”.

Una vita, quella di Alessandra, trascorsa a domare le onde nei più disparati angoli della terra. “Nove mesi l’anno sono in giro per il mondo con la mia tavola per cercare onde impegnative e rivali toste da battere: è la vita che sognavo anche se l’ultima vacanza vera l’ho fatta cinque anni fa“. Australia, Nuova Caledonia, le isole Canarie, Hawaii. Ce n’è abbastanza per provocare invidia in chi l’ascolta. Alle Hawaii ha vissuto per tre anni, anche se a periodi alterni. “Era il posto migliore per allenarsi, ma non c’era giorno in cui non pensassi di cambiare il biglietto aereo per tornare a casa – racconta – mi sono ritrovata in una specie di circo dove tutti coloro che ti circondavano vivevano solo in funzione del windsurf in modo maniacale, un po’ come quello raccontato dai protagonisti del film Point Break“.

 

E il futuro? “Le grandi scelte della vita le ho tutte rimandate. Il fatto di essere sempre mezzo al mare ti isola. Non sono mai stata un tipo da discoteca. Non ho mai fatto vita di gruppo. Le mie decisioni le ho sempre prese tutte da sola. La solitudine è sempre stata la mia compagna – confessa, e una leggera ombra sembra velare lo splendore dei suoi occhi. “Qualche volta questo mi è pesato, ma non riesco a immaginarmi inchiodata in un posto. C’è un negozio di articoli da regalo e argenteria a Grosseto, che ho in società con mia sorella, che mi aspetta sempre. Ma non ho ancora pensato a quando sarà l’ora di smettere con il Windsurf”. Il più tardi possibile, speriamo.

(N.E.)


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