L’Andrea Mura pensiero: “Ecco perché credo ancora al Vendée Globe”

Andrea Mura non ha mai smesso di sognare in grande. Dopo la Global Solo Challenge, il giro del mondo in solitario senza scalo né assistenza riservato a barche che non appartengono alle classi da regata oceaniche attuali (da lui chiuso al 1° posto in tempo reale e 3° in compensato IRC a bordo del suo ormai 25enne Open 50 Vento di Sardegna) il pensiero fisso del velista sardo resta solo uno: partecipare al giro del mondo Vendée Globe, magari già a quello del 2028. Ci era andato molto vicino nell’edizione 2016-2017, ma dopo avere fatto costruire fu costretto ad abbandonare la campagna per mancanza di fondi.

Andrea Mura: “La mia voglia di giro del mondo”

Dopo l’avventura della Global, Mura ci vuole riprovare e ci crede. Ci è venuto a trovare a Cala de Medici, per i 50 anni del Giornale della Vela, insignito, come tutti i Velisti dell’Anno della storia, del premio “Epic” alla Carriera. Lo premiammo nel 2014 come Velista dell’Anno per la vittoria alla Ostar 2013, ma la sua carriera è disseminata di successi oceanici.

Nato a Cagliari il 13 settembre 1964 ha una lunga e prestigiosa storia sportiva: otto anni di Squadra Nazionale FIV, tre campagne olimpiche, una di Coppa America come randista sul Moro di Venezia. Nel 2007, ha messo in acqua l’Open 50 Vento di Sardegna, inizia il suo percorso di oceanico. Nel mirino di Mura, tra le altre, sono finite la Route di Rhum, vinta nel 2010, la Twostar e la Québec-Saint Malo nel 2012, oltre alla succitata Ostar.

Nell’intervista che segue ci racconta la sua Vento di Sardegna, la sua visione sulla vela italiana e ovviamente la sua voglia di Vendée Globe.

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