Coppa America a Napoli, tutti i retroscena (quanto ci costa, chi ci sarà, perché Napoli)
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Coppa America a Napoli, oggi la conferenza stampa a Castel dell’Ovo. C’era la nostra inviata Ida Castiglioni. Ecco il suo resoconto.
Coppa America a Napoli, un sogno partito da lontano
Napoli. Il percorso dell’Italia per partecipare alla Coppa America è durato decenni ed è partito nel 1961 quando Gianni Agnelli andò a Newport con Beppe Croce e l’ingegner Giulio Carcano, si fece presentare da John Kennedy al New York Yacht Club, fu ospitato nella mansion di amici e seguì alcune regate con il Presidente Usa.
Allora non se ne fece niente ma Roberto Mottola di Amato, olimpionico Soling e Tempest, presidente del Circolo del Remo e della Vela Italia, mi ha riferito che il sogno dell’Avvocato era si di sfidare gli americani ma soprattutto quello di veder correre le regate di Coppa nel Golfo di Napoli. Ecco, i consorzi italiani hanno in questi ultimi 40 anni portato avanti sfide importanti e persino quasi vincenti ma, pur senza aver conquistato la storica brocca, avremo la fortuna di vedere correre le selezioni per la Vuitton Cup e le regate finali in questo fantastico golfo che, ve lo confermo per esperienza è un posto ideale per queste regate e soprattutto decisamente molto, molto meglio di Newport.
Questi ultimi avvenimenti si sono svolti in rapida successione e la decisione di scegliere Napoli come sede delle 38° sfida è maturata in una manciata di giorni, che hanno portato il CEO di Team New Zealand (defender della Coppa) Grant Dalton e Matteo de Nora (team principal del sindacato kiwi) a scartare Atene, l’ultima città candidata in gara, dopo che le altre candidature erano state abbandonate. Tanto che questa decisione è stata comunicata ai vertici della città soltanto giovedì scorso.
No comment, niente sala stampa
Presentazione dell’evento molto sintetica nel meraviglioso Castello Dell’Ovo in una giornata in mare perfetta per la vela ma in una situazione non usuale per la stampa: niente domande e niente sala stampa dove scrivere. E poi uno sciopero dei taxi.
Sicuramente nello spingere Napoli c’è la volontà di Gaetano Manfredi, il sindaco, di inserire la città nel mercato dei grandi eventi sportivi, sempre più competitivo, e soprattutto in quelli velici internazionali. E’ stato un lavoro duro, professionale, riservato – ha detto Manfredi parlando della trattativa. Da tempo si sta cercando di far disputare qui nel Golfo una tappa del circuito Rolex SailGP e forse, grazie al rapporto coltivato da tempo tra Jimmy Spithill e il Comune di Napoli, l’anno prossimo questo accadrà. Ma già in vista della Coppa America di Valencia 2007 – mi dice Mottola – si era pensato di ospitare la Coppa a Napoli, quando la città era candidata con Marsiglia, Palma de Majorca e Valencia, che venne scelta anche per il bel progetto di un nuovo porto tutto dedicato ai consorzi impegnati.
La Coppa che “salva” Bagnoli (forse)
Quello di Napoli 2027 è il risultato di tutta una serie di trattative riservata e di alchimie che hanno visto coinvolti neozelandesi e italiani. Sicuramente la decisione di venire a Napoli – dice Grant Dalton – nasce anche dall’aspettativa di un enorme sostegno popolare e poi dal fatto che l’Italia è il più grande mercato per la Coppa America. E – aggiunge – spera che il pubblico possa tifare per la barca neozelandese, e non per Luna Rossa, perché è stata la Nuova Zelanda a portare la Coppa a Napoli. Sicuramente – continua – il Governo Italiano ha avuto una ‘visione’ per il futuro della città con il Sud visto come risorsa.
Molto impegno al progetto lo ha messo Andrea Apodi, Ministro dello Sport e dei Giovani che dice di aver ritenuto la città di Napoli come il luogo più adatto dove disputare questa sfida. Al progetto velico ben si affianca quello che prevede di completare il risanamento dell’area di Bagnoli ovest, dove dovrebbero essere realizzate le basi dei consorzi. Il progetto Bagnoli era infatti rimasto una bolla e la Coppa America porterà a un’accelerazione nell’iter della bonifica (ve ne abbiamo parlato anche qui).
I tempi della Coppa America a Napoli
Quali sono i tempi? Finora si è parlato delle selezioni per la Vuitton Cup da tenersi nella primavera 2027 e sicuramente i tempi sono molto stretti. Anche se Grant mi ha detto che le barche attuali potranno essere modificate in modo da poter essere adatte alle scelte fatte con il nuovo regolamento, di cui è girata una bozza e che dovrebbe essere annunciato il 15 giugno. Regolamento che prevede un equipaggio di soltanto 6 persone, di cui debbono obbligatoriamente far parte almeno una donna e un giovane di età inferiore ai 25 anni. In più – finalmente – non ci saranno più cyclor ma l’energia elettrica sarà fornita da speciali batterie. Certo modificare le barche strutturalmente può essere fatto in fretta ma c’è il problema di tutta la meccatronica, che deve essere tutta progettata ex-novo. La nuova barca può essere messa in costruzione non appena pubblicato il regolamento – continua Grant – affinché possa andare in acqua a settembre del prossimo anno ma le sue previsioni mi sembrano davvero troppo ottimistiche.
Quanti soldi hanno preso i neozelandesi dal Governo italiano?
Quanto ha dato la città ai neozelandesi per essere scelta? Gira voce che il Governo abbia trattato su una cifra di 120 milioni, che probabilmente comprende una serie di interventi o servizi. Ma, poco tempo fa la città di Barcellona ha pubblicato le sue cifre sulla Coppa America dello scorso anno. Hanno comunicato che la disputa della Coppa a Barcellona ha portato alla città un ritorno superiore a un miliardo e duecentomila euro.
Chi ritorna, chi arriva, chi esce…
A questo punto, si ha l’impressione che la scelta di Napoli come sede potrebbe portare alcuni consorzi dubbiosi sulla partecipazione alla Coppa a rivedere le loro scelte. Alla presentazione di oggi non ho visto Ben Ainslie, rappresentante del Challenger of Record, che dopo il ritiro di Jim Ratcliffe, si trova in grandi difficoltà economiche. Forse un po’ meno dubbiosi gli svizzeri di Alinghi di Bertarelli. Vorrebbero partecipare ma non hanno i soldi i francesi, che hanno comunque mandato Kandler, il loro uomo. Gli americani aspettano di leggere il Protocollo mentre sembra certa la presenta degli australiani che – mi dice De Nora – sono molto forti. Interessati all’evento anche gli svedesi. Assolutamente certo di esserci il team di Luna Rossa, che ha mandato Max Sirena e che ha già iniziato a Cagliari gli allenamenti sugli AC40.
Si è parlato di un inserimento nel team progettuale di Luna Rossa di Peter Burling, che ha lasciato i kiwi perché vuole allargare il suo orizzonte velico ma che, per una clausola contrattuale, non può per due anni essere al timone di un altro scafo di Coppa America.
Ida Castiglioni
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