Tutti pazzi per una barca che ha 112 anni. La festa dei Dinghy a Portofino

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I Dinghy in regata al Trofeo SIAD Bombola d’Oro 2025 nel Tigullio

E’ piccola – poco più di 3 metri e mezzo per 1 di larghezza – e innegabilmente “antica”, una piccola lancia a fasciame sovrapposto e vela aurica, disegnata nel 1913 e ispirata ai tender dei panfili, per la gioia degli armatori che durante le soste nei porti potevano divertirsi, sfidandosi tra loro. Da allora il Dinghy 12’ è rimasto pressoché lo stesso con qualche concessione al peso e ai materiali.

Le mode passano, il Dinghy resta

Ma nonostante siano trascorsi 112 anni, questa singolo a deriva mobile, il più longevo del mondo, resta un rompicapo, tutt’altro che veloce (la planata, questa sconosciuta!) e complicato da infinite microregolazioni, il cui effetto il più delle volte è l’opposto di quanto ci si aspetterebbe. Non è una barca da vento: oltre i 16 nodi (limite per le regate di classe) i timonieri entrano in modalità sopravvivenza. Sono proprio queste caratteristiche a fare del Dinghy la barca di elezione per i velisti “maturi”, quella particolare categoria di appassionati (al limite del masochismo) che dopo aver trascorso una vita su barche di ogni tipo, scelgono di sfidare se stessi prima ancora degli avversari in un gioco di equilibrismo tra tecnica, tattica, esperienza e pazienza.

Certo è che le mode passano, le tecnologie avanzano ma il Dinghy resta e continua a fare proseliti.A settembre si disputerà il novantesimo campionato italiano di classe.

Tutti al mitico “Bombolino d’oro”, la festa dei Dinghy

Ma nel frattempo il primo e super classico appuntamento di stagione è il “Bombolino d’oro” – Trofeo SIAD, messo in palio per la prima volta 28 anni fa dall’indimenticato Roberto Sestini nelle acque del Golfo del Tigullio, tra Portofino, Santa Margherita Ligure e Rapallo, affidato all’esperta e solida organizzazione dello Yacht Club Italiano.

Oltre 70 i timonieri in lizza per l’edizione 2025, chiamati a confrontarsi, per tre giorni e 6 prove, con le ariette leggere ed imprevedibili di uno dei campi di regata più difficili e affascinanti di Italia, non a caso soprannominato amabilmente dagli indigeni il “golfo dei nesci” (ovvero degli “sciocchi”).

Come è andata la regata

Si comincia  con un vento a chiazze e ballerino tra i 7 e i 9 nodi, una sciarada difficile da decifrare tanto che solo due esperti del golfo come Matteo Baú e Filippo Maria Jannello riescono a concludere le due prove con piazzamenti ad una cifra sola. Con i salti di vento anche le boe autoposizionanti diventano trappole capaci di innescare piú di un groviglio di barche con i loro spostamenti repentini.

dinghy

Nella seconda giornata il golfo sorprende tutti con un vento più steso del previsto, intorno ai 10 nodi, ma di direzione “danzante”. Tra le vittime di “scuffia” anche il campione italiano in carica Vittorio D’Albertas, un po’ sottotono rispetto ai suoi standard nonostante qualche recupero prodigioso. Con lo scarto del peggiore risultato, la classifica sembra “normalizzarsi” con i più papabili alla vittoria concentrati in un fazzoletto di punti nelle prime dieci posizioni e in testa a tutti Luigi “Gin” Gazzolo, un veterano della classe e del Tigullio.

Terza giornata e tutto è ancora da decidere. Il golfo dà il meglio di sé con un venticello mai superiore ai 6 nodi, al limite del percettibile, con il solito corredo di buchi e salti e una diabolica onda corta ed incrociata, innescata dal passaggio delle imbarcazioni in passeggiata domenicale intorno al campo di regata. Non a caso a vincere entrambe le prove è Massimo Schiavon, detto “il professore” non solo per la sua enciclopedica conoscenza del Dinghy ma anche perché, quando il vento diventa un refolo, é capace di dare lezioni a tutti. Gazzolo si difende finché può, incalzato da Jannello, tanto che alla fine della penultima prova sono entrambi al comando della classifica a pari punti. Ed entrambi – da grandi conoscitori del campo – nell’ultima sfida scelgono la destra, in attesa dello “scarso” che però fatalmente arriva troppo tardi.

Marcello De Gaspari pigliatutto

A tagliare al secondo posto l’ultimo decisivo traguardo e ad aggiudicarsi il Bombolino d’Oro, al timone della sua Irene, è un farmacista genovese in splendida forma, il 67enne Marcello De Gaspari (LNI Genova Centro), partito malino nella prima giornata (25esimo e 12esimo posto nelle prime due prove) ma capace di una splendida e regolare progressione (2-3-4-2) nonché di una grande perspicacia tattica, tanto da staccare di 5 punti gli inseguitori Fabrizio Bavestrello e Filippo Jannello, entrambi a quota 28.

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Marcello De Gaspari ha vinto l’edizione 2025 del Trofeo SIAD Bombola d’Oro

“Ho partecipato tante volte a questa regata ma non avevo mai vinto – ammette De Gaspari, ancora un po’ incredulo – in effetti non ero mai stato così allenato e in sintonia con la mia barca. Decisiva è stata la decisione di prepararmi sul lago di Massaciuccoli, dove c’è un bel gruppo di dinghisti e la possibilità di confrontarsi con acque calme e venti leggeri”. Dedizione, allenamento, confronto. La formula vincente su qualunque barca e in qualunque disciplina sportiva.

L’allievo…

Solo nella classe Dinghy un under 40 è considerato un “allievo”, con tanto di classifica e trofeo dedicato. A vincerlo, e non per la prima volta, è stato il 39enne Andrea De Santis al timone di Lunatica (LNI Mandello del Lario). Milanese di nascita e chirurgo estetico di professione, ha vinto la prima prova e ha concluso 26esimo nella classifica generale.

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Andrea De Santis (39 anni, “l’allievo”)

In verità sono un allievo solo anagraficamente – ci racconta – visto che vado in Dinghy da 12 anni, da quando mio padre (anche lui dinghista in gara per il Bombolino d’Oro) comprò un Santorsola del 2001. Io avevo 27 anni e andavo in laser. Il Dinghy mi sembrava goffo, noioso e lento. Ma dopo il primissimo approccio me ne sono perdutamente innamorato. Ti insegna la ‘vera’ vela e la bellezza dell’andare lenti. L’acqua, la barca e tu. Emozioni che non ho provato su nessun’altra imbarcazione. E poi ti insegna l’umiltà sopratutto quando vedi un signore anziano che comodamente seduto sul bordo ti sfila sottovento mentre tu stai cinghiando con gli addominali in fiamme. Ma sul Dinghy la testa conta più dei muscoli. Qui sono l’unico under 40 in gara ed è un vero peccato. Ecco perché regato con una telecamera sulla prua.  Voglio far vedere ai miei amici quanto può essere divertente ed emozionante questa barca. Spero di riuscire a fare proseliti a Mandello per allenarci e crescere insieme. Anche perché questo è il mio ultimo anno da allievo. Dall’anno prossimo divento grande…”

….e la leggenda

Per dimostrare al di là di ogni ragionevole dubbio che al timone di un Dinghy la testa vale più dei muscoli, ci sono le “leggende”, ovvero la categoria degli over 80. Magari non vanno alle cinghie e quando il vento aumenta troppo si ritirano in buon ordine. Ma quando l’arietta è leggera ed incostante come nel golfo del Tigullio, sfoderano tutta la loro esperienza e sensibilità, bruciando in classifica anche gli under 40. E’ quanto ha fatto Attilio “Titti” Carmagnani (Yacht Club Italiano), classe 1945, vincitore di categoria e 25esimo in classifica assoluta. Uno che non sa cosa sia la scaramanzia. La sua Tou Lì è tutta verde, così come i numeri velici e i pantaloncini del timoniere.

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Attilio “Titti” Carmagnani, leggenda del Dinghy, 80 anni.

“In realtà è un colore che mi ha sempre portato fortuna su tutte le mie barche – ci confida – e ci sono affezionato”. Il suo primo Dinghy lo ha timonato da bambino: “Non certo per regatare – racconta – ci portavo le mie sorelle a fare il bagno alle grotte. Poi ho avuto sempre barche di altura finché ho appeso il timone al chiodo. Per venti anni sono stato lontano dalla vela, fino al 2000, quando alcuni amici mi hanno convinto a comprare un Dinghy. Da allora la mia vita è migliorata. Mi diverto e sto in buona compagnia”. Per Titti le regate sono solo una parte del divertimento.

“Mi appassiona riuscire a trovare soluzioni per perfezionare la mia barca. Per esempio per riuscire a puntare i piedi visto che le mie gambe non arrivano alla cassa di deriva. Guarda qua…” e ci mostra non senza una punta di orgoglio un tubo di alluminio retrattile che spunta da sotto la panca, su misura per la sua statura. Poi ci lascia tutto soddisfatto per andare a ritirare la sua coppa. La prima di quella che promette di essere una lunga carriera da  “leggenda”.

Daniela Tortella
Foto di Blue Passion Photo


Tutti i premiati:

Vincitore: Marcello De Gaspari con Irene
Primo timoniere Lady: Maria Elena Balestrieri con Out of the Blue
Primo Super Master Over 75: Sandro Ugolini con Epoxy Shark
Primo Legend Over 80: Attilio Carmagnani
Coppa Allievi al timoniere più giovane: Andrea de Santis con Lunatica
Premio Corrado Choen Style & Elegance: Andreas Fuhrop con Obi Wan Kenobi
Premio Giovanni Falck (al team con i migliori piazzamenti): ‘Quelli dei Venti’ composto da Andrea Falciola, Filippo Jannello e Vittorio d’Albertas.
Bombola d’Argento, primo Dinghy Classico: Alberto Patrone con Damina.
Vince la prima edizione della Coppa Roberto Sestini, una bombola in oro rosso, riservata al primo senza considerare lo scarto: Filippo Jannello con Cicci

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