Giulia Conti e Margherita Porro sono le Veliste dell’Anno 2025 de Il Giornale della Vela

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Giornata di grande festa al Marina Cala de Medici, una grande festa della vela che ha visto nelle acque toscane centinaia di velisti, tra la regata della Vela Cup in mare con oltre 80 barche, e la festa per i 50 anni de Il Giornale della Vela a terra culminata con la premiazione finale de Il Velista dell’Anno, il premio che la nostra rivista assegna fin dal 1991.

La Giuria de Il Giornale della Vela doveva esprimersi sul novero dei 5 finalisti per categoria espressi dal voto online del pubblico (20.ooo voti!). Una scelta non semplice, perché il 2024 ha regalato al nostro movimento tanti successi. Il premio generale del Velista dell’Anno 2025 è stato vinto da due veliste, la coppia di timoniere dell’AC 40 Luna Rossa, Giulia Conti e Margherita Porro, che insieme a Maria Giubilei e Giulia Fava hanno vinto la Women America’s Cup 2024. Una vittoria col sapore della prima volta, dato che la Coppa America per la prima volta si è aperta alla vela femminile, e le ragazze di Luna Rossa hanno risposto presente con una vittoria a tratti inaspettata che ha saputo emozionare il pubblico.

Di seguito tutti i vincitori dell’edizione 2025 del Velista dell’Anno de Il Giornale della Vela, con le motivazioni della Giuria.

Velista dell’Anno – Giulia Conti e Margherita Porro

Giulia Conti e Margherita Porro

Così diverse, così uguali e così vincenti. Due timoniere che all’apparenza, almeno inizialmente, avevano poco in comune. La coppia che la vela italiana non si aspettava è stata anche quella che ha fatto saltare sul divano i tifosi. Margherita Porro e Giulia Conti sono state invece il mix perfetto per andare a conquistare la Women America’s Cup di Luna Rossa con l’AC40. Uno dei momenti più belli del 2024 della vela italiana.

Giulia Conti, romana del 1985, ha preso parte infatti a 4 Olimpiadi. Forse in pochi la ricordano 19enne, in Yngling, ad Atene 2004. In tanti invece la seguirono sul 470 a Pechino e a Londra, e poi sul 49er a Rio. Se nella sua carriera, tra 49er e 470, ha collezionato 6 medaglie tra Europei e Mondiali, tra cui due ori, il podio Olimpico le è sfuggito. Per questo in lei era rimasta probabilmente la voglia di mettere quella ciliegina sulla carriera che è arrivata con la Coppa America femminile a Barcellona. Il giusto riconoscimento per un’atleta che ha dimostrato di sapere lavorare in un team con veliste più giovani.

Max Sirena, team director di Luna Rossa Prada Pirelli, premia Giulia Conti alla serata del Velista dell’Anno 2025

Veliste come Margherita Porro, bresciana del 1999, che all’esperienza di Giulia ha affiancato la freschezza, una formazione diversa più abituata alle barche foil. Margherita ha navigato in Waszp e in Moth, ha fatto anche Nacra 17 e 49er, un profilo che si è formato con barche volanti. Nelle orecchie di molti risuona ancora quel “Giulia fidati di me” in un incrocio affollato. E Giulia si è fidata eccome, di Margherita e del resto delle ragazze dell’equipaggio composto da Maria Giubilei e Giulia Fava. Brave ragazze, per una prima, storica, Women America’s Cup.

Best Stories – Tommaso Romanelli

Notte, Oceano Atlantico, 3 aprile 1998, ore 2,40, 380 miglia a ovest di Lizard Point, Cornovaglia. C’è una barca italiana, l’Open 60 Fila, che sta sbriciolando il record di traversata atlantica ed è a circa 24 ore dal traguardo. A bordo ci sono Giovanni Soldini, Guido Broggi, Bruno Laurent, Andrea Tarlarini e l’ingegnere e progettista Andrea Romanelli. È la notte che si porterà via con la sua tempesta un progettista geniale, aprendo una ferita nella storia della vela italiana. Fu un’onda definita “a piramide” a ribaltare Fila e fare a pezzi il suo albero. Andrea Romanelli e Andrea Tarlarini sono di turno in pozzetto. Per rientrare a bordo dal portellone di sicurezza di poppa i due uomini devono slegarsi dalle cinture di sicurezza, uscire dal pozzetto con la barca rovesciata e raggiungere la porta di sicurezza.

Tommaso e Marco Romanelli.

Solo Tarlarini ci riuscirà, Andrea Romanelli rimarrà disperso. No More Trouble, opera prima di Tommaso Romanelli, Tucker Film, è il delicato omaggio di un figlio al padre. E, forse, è un film documentario che in qualche modo vuole lenire quella ferita e aiutare i protagonisti a fare pace con quella notte al largo di Lizard Point. Il film, che abbiamo proiettato al Marina di Cala de’ Medici dopo il Velista dell’Anno alla presenza di Tommaso, lascia un senso di amaro in bocca difficile da mandare giù, per l’angoscia autentica e il senso di disperazione di alcuni momenti della narrazione. Ma lascia trapelare i pensieri di un uomo che in Oceano aveva realizzato i suoi sogni e trovato sé stesso.

Tommaso Romanelli premiato dal nostro Mauro Giuffrè

Perché ha vinto: Ci sono storie che forse hanno bisogno di tempo per essere raccontate. Questa lo era. Tommaso Romanelli, il figlio di Andrea. Aveva 4 anni all’epoca dell’incidente, ha riscoperto suo padre da adulto, attraverso i video di quell’ultima traversata atlantica. E lo ha voluto raccontare con questo film unico che gli è valso il premio VdA Best Stories.

Owner – Riccardo De Michele

H20 di Riccardo De Michele ha vinto la Maxi Yacht Rolex Cup per la sesta volta
H20 di Riccardo De Michele ha vinto la Maxi Yacht Rolex Cup per la sesta volta. Ha preso parte anche  alla VELA Cup Cala de’ Medici

Riccardo De Michele ha iniziato ad andare a vela a 6 anni sul Lago di Bracciano. Le regate le aveva fatte da ragazzo, a 12 anni faceva la prua su un Brigand 750, poi una lunghissima pausa. Perché Riccardo in realtà a fare le regate per molto tempo non ci ha proprio pensato. A metà degli anni ’90, dopo tanti anni che la sua famiglia non aveva una barca, il padre decise di comprare un 14 metri, in legno, una barca assolutamente non da regata. Con la moglie Riccardo tenne questa barca negli anni successivi anche dopo che mancò il padre. Nel 2000 passò a un Waquiez 60 usato, che però non aveva la cabina del marinaio e non lo soddisfava ancora del tutto. Nel 2006 al Salone di Genova notò una barca di Vallicelli che era appena più corta di quella che sarebbe poi stata la sua, lo colpì perché non aveva nessun ingombro a poppa. Il Salone era ad ottobre, a dicembre la moglie di Riccardo si ammala e viene quasi subito operata. A volte la vità ci riserva dei percorsi bizzarri, come quello che ha riportato questo armatore al mondo delle regate.

Riccardo De Michele (a sinistra), premiato da Andrea Vallicelli, che ha progettato la sua barca

A febbraio del 2007 infattiviene sancita una sostanziale guarigione e uscita dal pericolo per la moglie, questo è stato l’imput per farsi un regalo e in qualche modo riprendere a godersi la vita dopo la grande paura. Ne parlò subito con Andrea Vallicelli e nacque l’idea di fare questo 78 piedi, il futuro H2O. Nasce come barca da assoluta crociera. Vallicelli però gli mi mise un tarlo: ma perché non facciamo un pescaggio più profondo? Poi ancora gli disse, ma perché non andiamo a fare la Maxi Yacht Rolex Cup? Fu l’inizio di un percorso che lo avrebbe portato a vincere per ben sei volte la Maxi Yacht Rolex Cup.

Perché ha vinto: Quella di De Michele è una storia di amore per il mare che non è nata per le regate. A queste ci è arrivato tramite un percorso a tratti imprevedibile. Un percorso che passa dalla malattia della moglie e arriva a quel “tarlo” che gli mise in testa Vallicelli. Perché non ci proviamo? E così è stato. Con sei vittorie alla rassegna maxi più prestigiosa. Si è meritato alla grande il premio Owner del Velista dell’Anno.

Young – Lorenzo Sirena e Alice Dessy

Sirena-Dessy

Essere figlio di un grande campione può essere senza dubbio un’opportunità, ma a lungo andare può diventare anche un peso ingombrante se non si riesce a trovare la propria strada. E Lorenzo Sirena, figlio del Max Team Director di Luna Rossa e veterano dell’America’s Cup fin dagli anni 2000, la sua l’ha trovata con una splendida compagna di barca, Alice Dessy, insieme sono andati a vincere uno stupendo titolo Mondiale Nacra 15 a Riva del Garda.

Lorenzo Sirena e Alice Dessy, Velisti dell’Anno Young. Accanto a loro la nostra conduttrice Rebecca Geiger

I due giovani velisti allenati da Gigi Picciau della Federazione Italiana Vela e da Marcella Mamusa dello Yacht Club Cagliari hanno disputato una grande finale di campionato nelle acque del Garda. E al termine di una serrata lotta con l’equipaggio francese favorito al titolo hanno portato a casa un successo prestigioso in una classe come il Nacra 15 che è propedeutico al Nacra 17, quello con cui Ruggero Tita e Caterina Banti hanno vinto la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Parigi 2024.

Galeotta fu Cagliari nella nascita di questo equipaggio. Alice infatti è cagliaritana, Lorenzo si è trasferito in Sardegna con la sua famiglia a seguito delle campagne di Coppa America di Luna Rossa, da li nasce il loro incontro, dopo esperienze passate singolarmente in Optimist e su altre derive. Un equipaggio che ha già stupito gli addetti ai lavori per la maturità, serietà con cui si allenano, per la sportività verso compagni e avversari, e per la voglia costante di migliorarsi.

Chi li conosce bene dice che sono due ragazzi con la testa sulle spalle che possono avere un grande futuro. E che futuro ci sarà per loro? Difficile dirlo adesso e ai più giovani non va messa pressione, ma il talento c’è e ci sono i presupposti per vederli andare molto lontano. Forza ragazzi!

Perché hanno vinto: hanno avuto il grande merito di vincere un Mondiale non partendo da favoriti, ma dimostrando tenacia e voglia di rimontare e lottare fino all’ultima regata. Hanno conquistato il voto del pubblico, risultando anche i più votati nella categoria Young. Regatano in una classe, il Nacra 15, che è propedeutica all’olimpica Nacra 17, e possono avere un grande futuro.

Passion- Francesco Graziani e Marta Delli

Francesco Graziani e Marta Delli

Francesco Graziani e Marta Delli, i due leoni toscani classe ’68 e ’71 di Marina di Pisa, una vita per la vela, anima da vaurienisti, affiliati al Club Nautico di Marina di Carrara, tenaci e costanti, grandi e fini conoscitori della barca, del vento, del navigare, sono riusciti a mettere in fila spagnoli, francesi e tutto il resto della flotta al Campionato del Mondo Vaurien.

In un luogo meravigliosamente lontano da tutti i più leggendari specchi d’acqua della vela, come il lago di Liptov, ai piedi dei monti Tatra, tra Slovacchia e Polonia, Graziani-Delli hanno portato a compimento una lunga trasferta, andando a vincere la medaglia più pesante in una flotta con 55 equipaggi.

Marta Delli e Francesco Graziani (al centro), premiati da Torben Grael (alla destra di Graziani) e celebrati da tutta la comunità di vaurienisti

“Tutto è nato come una piccola sfida” ci raccontano, tornare a fare una regata importante insieme, e vedere dove eravamo dopo che da qualche anno eravamo più sul gommone ad allenare che in barca. E così, eccoci al Mondiale dove ti ritrovi in un’avventura meravigliosamente complicata: uscivi con la pagaia sotto il sole e poi a metà di una prova avevi 20 nodi in mezzo a due temporali, salti di vento continui, cambi di direzione. Ma la cosa davvero bella è che al Mondiale c’erano tantissimi ragazzi, giovani, giovanissimi, tante ragazze (meta degli equipaggi erano Junior e Misti – ndr), tutti da tenere dietro. Una classe viva con il suo spirito conviviale bellissimo, ma tanta competenza e curiosità velistica da far crescere. Un grande segnale. Certo siamo una classe amatoriale, ma qui impari le basi e metti alla prova quello che sai. Un Mondiale ti permette, se sei un ragazzo che inizia, magari in Feva o anche se sei sul Twenty alle prime armi, di regatare con gente esperta, un quindicenne gira in boa con un adulto esperto” proseguono raccontandoci lo spirito Vaurien.

Una filosofia che ci piace molto, una barca adatta a tutti, giovani e meno giovani, dove chiunque può vincere senza spendere una follia. Perché hanno vinto: si dedicano a una classe cult e storica, lo fanno con passione e spirito, portando avantoi la grande tradizione dei Vaurien. Hanno compiuto un’impresa sportiva non da poco, contro avversari di qualità e portando a termine una lunga trasferta in un campo di regata lontano.

Innovation – Max Bianchi

Max Bianchi

È il 1975 quando inizia una storia italiana oggi nota in tutto il mondo, frutto della passione di Max Bianchi per la vela, le regate e la meccanica. Proprio cinquant’anni fa, infatti, nasceva la prima feathering propeller: l’elica Max Prop a pale orientabili. Due anni dopo l’uscita sul mercato, l’elica Max Prop diviene l’incontrastato equipaggiamento delle più veloci barche da regata d’altura e, successivamente, anche dei più prestigiosi yacht da crociera.

“Iniziai sul Lago di Como, dove conobbi anche Giorgio Falck” ci racconta Max. “Ai tempi si regatava in Star, ma poi si passò alle barche d’altura perché Giorgio decise di costruire il primo Guia, che per i tempi era una barca già con delle idee innovative. L’idea dell’elica a pale orientabili in realtà per primo l’ebbe Bob Miller che ai tempi era impegnato nelle campagne di Coppa America australiane, e io la realizzai. La prima la testai in modo sperimentale sulla barca di Mario Oriani, il corpo dell’elica in bronzo con due pali avvitate e orientabili. La prima vera e propria però fu installata sul Moro di Venezia di Gardini” ci racconta Max Bianchi scavando nelle pagine di quegli anni da pioniere della meccanica applicata alla vela.

Valentina Bianchi e Stefsano Dieterich ritirano il premio Innovation assegnato a Max Bianchi, il fondatore di Max Prop. Consegna il premio Gianni Cariboni

L’innovazione per i tempi fu tale che il Comitato di Stazza Internazionale dello IOR dell’epoca dovette riunirsi con 6 mesi di

anticipo per discutere della cosa. “Fu lo stesso Giorgio Falck a “difendere” la nostra invenzione con lo IOR” ricorda Bianchi, “praticamente arrivammo rapidamente al punto che chi non aveva le nostre eliche era praticamente fuori regata, tanto il vantaggio che dava la nostra invenzione”.

Magari lo state scoprendo adesso leggendo queste righe, ma se la vostra barca monta un’elica a pale orientabili, il merito storico è stato proprio di questo signore, che ha influenzato in modo indelebile lo sviluppo della nautica a vela.

Perché ha vinto: Max Bianchi nella sua vita ha scritto oltre 50 brevetti nel mondo della meccanica, e le sue eliche hanno cambiato per sempre il modo di navigare a vela e a motore. Un riconoscimento che tiene conto di una carriera straordinaria di inventore e sperimentatore. Grazie a lui oggi navighiamo meglio.

Epic – Velisti dell’Anno di ieri e di oggi

Possiamo dire con orgoglio una cosa: il premio Velista dell’Anno che Il Giornale della Vela assegna fin dal 1991 ha raccontato, e continua a raccontare, la storia della vela italiana. Negli anni a volte abbiamo ricevuto critiche sulla formula con cui lo organizziamo, perché abbiamo deciso di dare una voce concreta al pubblico tramite il voto web, un altro elemento che invece noi rivendichiamo, anche perché dal Velista dell’Anno sono passati i migliori atleti del nostro movimento.

Per questo motivo, in occasione dei 50 anni del Giornale della Vela, il premio Epic, che di solito assegnamo come una sorta di riconoscimento alla carriera, questa volta prende una forma diversa. Questa volta abbiamo voluto premiare simbolicamente tutti i Velisti che lo hanno vinto dal 1991 ad oggi, il top della vela italiana, un omaggio alla storia del nostro movimento e alle imprese che abbiamo compiuto.

Dal Velista dell’Anno, solo per citare qualche nome, sono passati: Giovanni Soldini, Alessandra Sensini, Max Sirena, Paul Cayard, Vasco Vascotto, Francesco De Angelis, i fratelli Sibello, Vincenzo Onorato. Ambrogio Beccaria, Andrea Mura. E ancora, abbiamo lanciato prima che diventassero dei top velisti oceanici nomi come Ambrogio Beccaria o Giancarlo Pedote, seguiti da quando andavano in Mini 650 e poi hanno spiccato il volo nelle classi più importanti. Dalle medaglie olimpiche alle grandi vittorie in Oceano, passando per i grandi progettisti, e ancora le imprese dei marinai e quelle dei sognatori.

Il Velista dell’Anno ha sempre cercato di abbracciare, soprattutto negli ultimi anni dove lo abbiamo aperto a varie categorie, tutto il mondo della vela. Il nostro sport infatti è vario, chiaramente al vertice, il Velista dell’Anno generale, ci sono le grandi imprese sportive, ma a nostro avviso è molto importante non dimenticare tutti coloro che dedicano la loro passione al mare e alla vela.

E allora grazie a tutti i Velisti dell’Anno, di ieri e di oggi, che hanno fatto grande il nostro sport e ispirato generazioni a praticarlo.


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4 commenti su “Giulia Conti e Margherita Porro sono le Veliste dell’Anno 2025 de Il Giornale della Vela”

  1. Forse sarebbe stato meglio accorpare nella premiazione anche Giulia Fava e Maria Giubilei, perchè senza di loro sarebbe stato difficile ottenere il risultato raggiunto.

  2. Piervittorio Trebucchi

    Inutile far votare i lettori, se poi la giuria non ne tiene minimamente conto.
    Le votazioni sono state letteralmente plebiscitarie a favore dell’Ing. Paolo Semeraro e dei suoi Neo, che ha preso oltre 2000 voti, stravincendo sia nella categoria innovation che in assoluto.
    Una farsa.

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