Addio a Giorgio Carriero, il “signore” della vela d’altura italiana

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Il mondo della vela piange la scomparsa di Giorgio Carriero, una delle figure più emblematiche della vela d’altura italiana, spentosi serenamente il 17 maggio 2025 all’età di 92 anni. Armatore dei mitici Mandrake, imbarcazioni con cui l’Italia partecipò all’Admiral’s Cup negli  anni ’75, ’77, ’81, ‘85, fino al 1991 dove conquistò il secondo posto sfiorando per un soffio la vittoria. Socio dello Yacht Club Costa Smeralda dal 1978 e tra i maggiori promotori del Golf Club Cortina. Imprenditore del settore petrolifero, noto collezionista d’arte e velista innovatore, sulle sue barche fu tra i primi italiani ad avere a bordo le vele North Sails e i verricelli Harken.

La saga dei Mandrake: dalle Admiral’s Cup alla Sardinia Cup

La sua prima partecipazione all’Admiral’s Cup risale al 1973 a bordo del Sagittarius, un’imbarcazione disegnata nel 1971 da un giovanissimo German Frers. Questo esordio segnò l’inizio di una lunga e gloriosa avventura nel mondo della vela d’altura, caratterizzata da una serie di scafi che portavano tutti lo stesso nome: Mandrake. Queste imbarcazioni divennero presto protagoniste indiscusse delle stagioni sportive internazionali.

I Mandrake di Giorgio Carriero furono parte integrante della squadra italiana all’Admiral’s Cup in diverse edizioni: 1975, 1977, 1981 e 1985. L’apice di questa lunga serie di partecipazioni si raggiunse nel 1991, quando l’equipaggio di Mandrake sfiorò la vittoria, conquistando un onorevole secondo posto.

Blooper in utilizzo sul Guia iii e Mandrake – Estratto da il Giornale della Vela, Luglio 1975

Nel 1990 e nel 1992, Giorgio Carriero ottenne due prestigiose vittoria nelle acque di Porto Cervo, aggiudicandosi la Sardinia Cup con il suo Mandrake di 50 piedi. In quegli anni, a bordo delle sue imbarcazioni, si sono alternati alcuni dei più grandi nomi della vela mondiale, tra cui Rod Davis, Torben Grael, Flavio Favini, John Marshall e Francesco De Angelis, oltre all’amico e stimato marinaio Giorgio Zolezzi, che aveva fatto parte dell’equipaggio di Azzurra.

La vittoria alla Sardinia Cup del 1990. Al centro in basso, con la coppa, Giorgio Carriero, alla sua sinistra si riconosce Emanuele Cecchini.

Giorgio Carriero: innovatore e un visionario della vela

Per comprendere appieno la figura di Giorgio Carriero, abbiamo raccolto le parole di Emanuele Cecchini, direttore commerciale di Harken, e di Giorgio Zolezzi, storico marinaio di Carriero e amico, che hanno avuto il privilegio di navigare al suo fianco per decenni.

“Mi sono imbarcato su Mandrake quando avevo 20 anni, adesso ne ho 61, quindi un po’ di tempo è passato,” racconta Cecchini. “Abbiamo fatto le Admiral’s Cup, i Mondiali 50 piedi, le Sardinia Cup… abbiamo costruito l’ultima barca, il 64 piedi, che ho seguito proprio direttamente.”

Cecchini descrive Carriero come “una persona molto precisa e amava fare le cose per bene, era un innovatore ed era una persona che amava profondamente tutto quello che faceva, indistintamente si trattasse di lavoro, si trattasse di hobby. Era un uomo che aveva sempre un progetto.” Un esempio della sua inesauribile energia? “Quando smise per un periodo di andare in barca, si dedicò alla realizzazione del golf club di Cortina e ci riuscì. Poi, finito quel progetto, tornò alla barca.”

“Era un vulcano di idee ed era un profondo innovatore, vedeva cose che nessuno riusciva a vedere. È stato tra i primi a portare le vele North Sails e i verricelli Harken in Italia“, sottolinea Cecchini. Noi siamo stati quasi i primi al mondo ad avere le vele 3DL (NdR. a stampa tridimensionale per creare un unico pezzo, senza cuciture) all’Admiral del ’93.”

Mandrake Krizia, il 50 piedi con cui Giorgio Carriero giunse terzo nella categoria 50 piedi all’Admiral’s Cup. Il progetto era di Bruce Farr, costruita da Cookson, in Nuova Zelanda. Al timone c’era Flavio Favini.

Tra i promotori del professionismo nella vela

A bordo, Carriero era una figura di riferimento, circondato da un “nucleo storico” di persone fidate, tra cui lo stesso Cecchini e Giorgio Zolezzi. Zolezzi, che ha navigato con Carriero per ben 55 anni, ne ricorda la straordinaria lungimiranza: Nel 1972, con la sua prima barca, il Sagittarius, un seconda classe di Sparkman&Stephens, diede inizio a un nuovo modo di gestire gli equipaggi delle barche da regata d’altomare.” A quel tempo, gli equipaggi erano composti prevalentemente da dilettanti. Carriero, invece, “ottenne la collaborazione di Andy McGowan, abile professionista del mondo velico-sportivo americano, la cui esperienza promosse l’evoluzione delle tecniche di regata anche in Italia”.

Il suo stile era altrettanto rivoluzionario. “Fino all’inizio degli anni Settanta, durante il periodo delle regate, i ‘dilettanti’ venivano alloggiati in hotel mentre i marinai delle barche armatoriali vivevano perennemente a bordo,” spiega Zolezzi.Giorgio Carriero estese a loro lo stesso trattamento di favore rendendoli di fatto dei… professionisti della vela.”

Giorgio Carriero, a sinistra, e la figlia Viola Carriero (in basso) a Cowes nell’isola di Wight a bordo del Mandrake Krizia nel 1991.

Le barche di Giorgio Carriero

Appassionato sin dalla giovane età di barche a vela e della loro progettazione, Giorgio Carriero seguì sempre in prima persona tutte le fasi realizzative delle sue 11 barche (dalla prima, il Sagittarius, all’ultima, il day-sailer Mandrake), dando incarico di volta in volta al miglior disegnatore del momento (Ron Holland, Doug Peterson, Philippe Briand, Bruce Farr, German Frers) e al miglior cantiere specializzato in barche da regata.”

Nel 1991, la sua influenza si estese anche alla creazione del monotipo da club Smeralda 888. Carriero convinse alcuni soci dello YCCS a far realizzare il monotipo da club Smeralda 888, disegnato da Mani Frers, figlio di German, costruito sul Lago di Garda e attrezzato da Giorgio Zolezzi. Le prime 11 Smeralda 888 regatarono a Porto Cervo, timonate dai loro soci-armatori.”

“Quando abbiamo fatto il 64 piedi, Giorgio ha voluto il suo gruppo storico, c’era Zolezzi, c’ero io” ricorda Cecchini. La sua ricerca della perfezione lo portava a circondarsi di talenti: Si circondava, amava circondarsi, di persone di cultura che potessero aiutarlo a raggiungere i suoi obiettivi.” Tra queste, spicca il nome di Gae Aulenti, la celebre architetta e designer, che fu la sua “musa ispiratrice” e curò gli interni di diversi Mandrake, incluso l’ultimo 64 piedi.

Carriero era un competitivo nato. “Era un matematico. Quando c’erano i rating, lui guardava le barche, calcolava il tempo e tu tagliavi il traguardo che lui già ti sapeva dire se eri primo, secondo o terzo. Era sempre molto… agguerrito, era un competitivo, sicuramente amava vincere e non amava perdere“. E il suo legame con le sue barche era profondo: “Non amava se il suo equipaggio aveva parole dure verso la barca, perché la barca lui la considerava una parte di sé”.

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1 commento su “Addio a Giorgio Carriero, il “signore” della vela d’altura italiana”

  1. Ancora questa “leggenda metropolitana” che il Sagittarius fu progettato da German Frers…German Frers che entrato nello studio S&S nel 1965 (per starci un solo anno) poi vi si trattenne per tre anni. Una volta sposatosi, però, la paga che riceveva da S&S non gli consentiva di mantenere la sua famiglia e allora, nel 1968, si mise in proprio lavorando prima a New York per un po’ ma nel 1969 tornò a Buenos Aires. Tutte informazioni provenienti direttamente dallo stesso German Frers. D’altro canto il progetto del Sagittarius (S&S n° 2058.1) fu sviluppato nel 1971 sulla base di quello del famoso Morning Cloud II (S&S n° 2058) “especially designed” per il Primo Ministro inglese Sir Edward Heath dai migliori specialisti presenti nello studio (tra i quali vi era anche un italiano) sotto la diretta e attenta supervisione dello stesso Olin Stephens e, francamente, a miglior discendenza non credo si possa aspirare!

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