L’Italia salva la Coppa America. Si svolgerà nel 2027 a Napoli

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Il Golfo di Napoli

Ci siamo dovuti dare un pizzicotto per essere sicuri che fosse vero quello che stavamo leggendo perché, se da un lato gli indizi c’erano, i rumors anche, non ci credevamo fino in fondo. E alla fine arriva l’annuncio ufficiale: l’America’s Cup 2027, il Trofeo velico e sportivo più antico del mondo, si disputerà nel 2027 a Napoli, all’ombra del Vesuvio. 

Coppa America a Napoli – Il Comunicato ufficiale

“Il Governo italiano, in collaborazione con Team New Zealand e il Royal New Zealand Yacht Squadron, è lieto di annunciare l’Italia come Paese ospitante e Napoli come Città ospitante per la 38a Louis Vuitton America’s Cup che si terrà nella primavera e nell’estate del 2027…La sfida per la 38a edizione della Louis Vuitton America’s Cup si svolgerà sotto l’ombra vigile del Vesuvio e a breve distanza dal lungomare della vivace città. Con un patrimonio di eccellenza e una storia ricca, l’Italia e Napoli offrono alla 38a edizione della Louis Vuitton America’s Cup un’esperienza senza pari che, in un modo o nell’altro, contribuirà sicuramente ad alimentare il mito, l’ossessione, la rivalità e l’innovazione dell’America’s Cup”. Questa  la sintesi del comunicato stampa diffuso ai media.

Ecco perché Napoli salva la Coppa America

Diciamolo chiaramente: la Coppa America si stava cacciando dentro un vicolo cieco. Tra team che annunciavano (ma poi sarà vero?) il ritiro, incertezza sulla formula delle regate, scetticismo nei confronti della gestione dell’evento da parte di Team New Zealand, insomma non una bella situazione per il Trofeo velico più prestigioso che ci sia.

L’AC 40 Luna Rossa in regata davanti a Napoli

E allora è arrivata la mossa della svolta. Chi ricorderà i Louis Vuitton ACT di Trapani e Napoli (2005 e 2012) sa bene di cosa stiamo parlando: quelli erano sono degli eventi preliminari, eppure nessuna delle città che hanno ospitato negli anni successivi la Coppa America hanno risposto in questo modo. Autentici bagni di folla a terra, i Comitati di Regata che facevano fatica ad allontanare le barche spettatori in acqua, e un’accoglienza mai vista forse in nessun’altra sede ospitante la Coppa America.

Bagni di folla nel 2005 a Trapani per i Louis Vuitton ACT.

Chi è stato come noi a vedere l’ultima Coppa America a Barcellona ha trovato una città distratta, dove la Vecchia Brocca era solo un evento tra le tante attrattive della città. A Napoli non sarà così, all’ombra del Vesuvio la Coppa America sarà al centro del mondo, e siamo pronti a scommettere che il numero di visitatori e spettatori che seguiranno l’evento batterà record su record.

Napoli 2012, la folla sotto il diluvio per le regate preliminari della Coppa America

E per i team, anche per quelli che sembra abbiano detto basta come Ineos e Alinghi Red Bull Racing, cambia tutto. Una Coppa con un vero afflusso di pubblico rappresenta uno scenario completamente diverso rispetto alle anonime edizioni (come tifo) di San Francisco, Bermuda, e ci mettiamo anche Barcellona.

Possiamo dirlo, Grant Dalton ne ha imbroccata una giusta veramente questa volta. Facciamo le valigie signori, si va a Napoli.

Mauro Giuffrè

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12 commenti su “L’Italia salva la Coppa America. Si svolgerà nel 2027 a Napoli”

  1. Direi che la Coppa America, per come si era messa, ha bisogno di Napoli.
    Di uno scenario mozzafiato, di un posto che è un distillato di passione e di passioni.
    Ed è anche, finalmente, il trampolino per una città che negli ultimi 20 anni è migliorata (tantissimo) sotto tutti punti di vista.
    Una bella occasione per tutti. Certo sarebbe bello se…. 😉

  2. Spero che questo evento di portata mondiale rappresenti una grande occasione, sia per i vertici del potere centrale che per quelli dei poteri locali di lavorare con serietà e competenza al fine di realizzare opere utili e importanti atti a migliorare l’aspetto e la funzionalità di questa città.

  3. Il vicolo cieco in cui si è ficcata la coppa america passando ai foils non sarà risolto dalla location di Napoli, anche se azzeccatissima. Il problema è che questa manifestazione si è allontanata troppo dalla vela “reale”, quella praticata in tutto il mondo da milioni di appassionati. E’ diventata una cosa fuori dalla realtà velica, con barche che di velisti a bordo ne hanno pochi, gli altri sono canottieri, rugbisti ecc. Il campo di regata è uno stadio virtuale, fatto ad uso e consumo delle televisione,con due limiti, visibili solo a video, fra i quali i concorrenti rimbalzano come palline da ping pong. La tattica di regata è quasi sparita, i cambi di vele non esistono piu’, il circling, super appassionante, è diventato preistoria.
    Torniamo ai monoscafi.

  4. Di certo non poteva esserci mossa migliore nel scegliere Napoli come location. Sicuramente un bagno di folla inonderà le banchine.

  5. Raffaele Cercola

    Proprio il giorno in cui si inaugura a Roma alla LUISS il primo Master in Italia in “Strategia e Gestione degli Eventi” di cui sono responsabile scientifico insieme al prof. Bonetti, il Corriere pubblica quest’intervista sull’evento America’Cup a Napoli.

    « Un’occasione unica.
    Per Napoli sarà una vera rinascita, a patto che si proceda seguendo quattro principi essenziali, con professionalità e trasparenza».

    Professore, quali sono i quattro principi?
    «Regia, processo operativo, comunicazione e monitoraggio.
    Un evento come la Coppa America va organizzato come Dio comanda e vanno fatti check sugli obiettivi per testarne l’efficacia.
    Manifestazioni del genere possono davvero cambiare in meglio il volto di una grande città, ma a patto di seguire una strategia duale e non limitata all’evento stesso».

    Cos’è una strategia duale?
    «Una progettazione che guardi contemporaneamente alla Coppa e quindi al 2027 e subito dopo arrivi al 2040, ossia in grado di struttare al meglio per Napoli le strutture e gli interventi per il futuro. Gli esempi virtuosi sono tanti: l’Olimpiade a Barcellona nel ’92, l’America’s Cup a Valencia 2007, i Giochi Mondiali invernali a Torino 2006, solo per citarne alcuni. E importante lavorare avendo le idee chiare e soprattutto fare un gioco di squadra; certo servono competenze ad alto livello, ma anche coraggio decisionale e trasparenza.
    I cittadini vanno non solo informati, ma anche coinvolti, perché tutti gli eventi di portata mondiale come questo rafforzano il senso di identità dei residenti, un altro effetto positivo».

    Napoli nei prossimi anni dovrà accogliere un turismo sportivo d’élite, siamo attrezzati?
    «Occorre potenziare e migliorare l’offerta. E vero che da un paio d’anni grandi gruppi internazionali hanno rilevato alberghi per crearne almeno tre a cinque stelle, ma anche con quelli che apriranno l’offerta alberghiera di altissima qualità non supererà le 300 camere. Decisamente poche. Servono altre strutture a 5 stelle e poi riqualificare i grandi alberghi sul lungomare. Alberghi a tre stelle e B&b restano importanti per altri segmenti di turismo, ma in questo caso parliamo di ospiti dalla grande capacità di spesa, abituati a strutture di caratura internazionale».

    C’è anche una esigenza di attrezzare un villaggio per gli sportivi adeguato.
    «Provo a lanciare un’idea. L’area dell’ex Nato a Bagnoli: prima del-l’insediamento degli americani era il collegio Ciano e disponeva di 3000 camere. Lì si potrebbe realizzare un centro multifunzionale con scuola alberghiera, formazione pratica per gli studenti e contemporaneamente ospitalità alberghiera. Insomma, creare una filiera che unisca preparazione professionale, accoglienza turistica e posti di lavoro. Un investimento importante per Napoli anche dopo che si sarà conclusa l’America’s Cup».

    Altro tema delicato, il trasporto pubblico, come deve cambiare?
    «Dobbiamo parlare di mobilità integrata e sistema pubblico-priva-to. Occorrono percorsi, parcheggi, mezzi pubblici e nello stesso tempo capacità di consentire agli ospiti e ai turisti di arrivare agevolmente in alcune aree strategiche. Attualmente ci sono invece delle criticità evidenti che vanno eliminate».

    Ce ne dica una.
    «Ad esempio, se il villaggio degli atleti sorgerà a Bagnoli c’è il problema della strozzatura viaria per raggiungere il quartiere. Le sole tre strade di accesso sono nettamente insufficienti. Ricordiamoci che in passato Bagnoli era soprattutto rifornita via mare, perciò occorre ripensare i collegamenti».

    Insomma, c’è un lavoro enorme da fare e il tempo a disposizione non è tanto.
    «Sì, c’è poco tempo. A mio avviso occorre far tesoro dei suggerimenti degli organizzatori della Coppa. Io sto pensando di invitarli al primo corso nel suo genere che terrò a Roma alla Luiss, un master su “Strategie degli eventi”».

    Lei sarebbe disponibile a dare
    una mano?
    «Certamente, sono pronto a collaborare come già ho fatto in passato nella gestione della cosa pubblica».
    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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