C’è un paradiso della vela ai Caraibi e si chiama Antigua

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Antigua Sailing week 2025

Ultima puntata dall’Antigua Sailing Week, la grande festa della vela caraibica dove la nostra Ida Castiglioni è stata a caccia di storie (qui la prima puntata e la seconda puntata). 

Dopo aver incontrato Irina, scampata alla guerra in Ucraina “grazie” alla vela, averci raccontato la storia di Carlo Falcone, ex Console Onorario d’Italia ad Antigua, raccolto per noi l’intervista a Dean Barker, “veterano” di Coppa America sul futuro – per nulla chiaro – del trofeo sportivo più antico del mondo, aver chiacchierato con Rocco Falcone, figlio di Carlo e soprattutto fresco vincitore della Youth America’s Cup (la Coppa America dei giovani) con l’AC40 Luna Rossa, ecco che cosa l’ha colpita di più di questo paradiso della vela che è Antigua.


Antigua, un Paradiso della vela nelle Piccole Antille

In questi ultimi decenni sono stata tante volte ai Caraibi, o meglio nelle Piccole e Grandi Antille, e sempre per una crociera in barca a vela, vedere regate o aspettare l’arrivo dei concorrenti alla fine di una traversata: dalle Virgin Island alle Bahamas, a Barbados, a Trinidad, a Guadalupe, ecc. E poi, molti anni fa ho passato mesi ad insegnare vela su e giù tra le Grenadine e Martinica, facendo base a Saint Lucia, e mi è anche capitato di trovarmi in barca a Cayo Largo, piccola isola a sud di Cuba. Ma non avevo mai partecipato alle mitiche regate della Antigua Sailing Week. Ero si arrivata all’isola in barca, ma mai nel mese giusto.

Per afferrare meglio le dimensioni di quest’isola, Antigua ha una superficie di 281 km2, un po’ più grande dell’Isola d’Elba, che copre una superficie di 224 km2. Antigua ha 81.000 abitanti, mentre l’Isola d’Elba ne ha 32.000. Le due isole hanno una qualche similitudine per il gran numero di golfi e baie che le caratterizzano.

Adesso che ci sono stata un po’ a lungo e che l’ho percorsa, mi sono resa conto che Antigua (costituisce uno stato indipendente assieme a Barbuda) ha un passato storico interessante e complesso. E’ caratterizzata da un territorio di dimensioni molto limitate, estremamente articolato, con baie e porti che per secoli sono stati rifugi ideali per le navi da guerra inglesi e che adesso offrono un approdo sicuro a centinaia di yachts, soprattutto a vela.

Barbuda e Antigua, se si attraversa l’oceano partendo dal nord Europa o da Gibilterra, e ci si tiene un po’ alti, sono le prime isole che una barca a vela si trova di fronte alla fine della traversata atlantica, ben protette dal loro reef. Che una volta era un grosso problema, tanto da rendere impossibile arrivarci di notte e difficile trovare il passaggio quando non c’era un bel sole che permetteva di vedere attraverso l’acqua trasparente dov’era la barriera corallina. Adesso, con gli strumenti adeguati tutto è  semplice.

1493, Colombo avvista Antigua

Facciamo un passo indietro per capire alcuni snodi fondamentali dell’economia di Antigua, così legata alla sua storia. Prima dell’anno 1100 d.C. è abitata dagli Arawak, una popolazione arrivata con piroghe dalle coste del Venezuela. Portano l’agricoltura coltivando non solo il famoso ananas antiguano ma soprattutto granoturco, patate dolci bianche, cotone, tabacco, peperoncino e guajava. Nel 1200 d.C. gli Arawak vengono sostituiti dai Caribe, indiani occidentali che prevalgono per la loro abilità marinara e la superiorità nelle armi, e che sono ottimi costruttori di imbarcazioni.

Cristoforo Colombo avvista le isole di Antigua e Barbuda nel 1493, durante il suo secondo viaggio, e da alla più grande il nome di Antigua in onore della chiesa di Santa Maria Antiqua a Siviglia. Gli europei non riescono mai a occupare questi territori per l’abilità dei Caribe a difenderli e alla fine solo l’Inghilterra riesce a colonizzare le due isole nel 1632, fatto a cui fa seguito la nomina di un primo governatore che si insedia a Parham, sulla costa occidentale.

Canna da zucchero

I coloni iniziano una coltivazione intensiva di prodotti destinati al commercio: il tabacco, l’indaco (per tingere i tessuti), lo zenzero e soprattutto la canna da zucchero. E’ l’inglese Sir Codrington nel 1674 a realizzare ad Antigua la prima grande piantagione di canna, già coltivata a Cuba e nelle grandi isole dei Caraibi, e nei 50 anni che seguono l’industria dello zucchero diviene così redditizia che gran parte degli agricoltori sostituisce le altre colture con quella della canna e arriva a disboscare intere vallate al centro dell’isola. Tanto che i proprietari delle coltivazioni di canna cominciano a importare schiavi dall’Africa.

Girando all’interno di Antigua si vedono queste enormi torri coniche in pietra, basi di mulini a vento che reggevano pale in legno. Grazie al vento costante in tutto l’anno, per due secoli viene qui macinata la canna che, una volta triturata, viene cotta a lungo fino a separarne la melassa, poi trasformata in zucchero. Sull’isola ci sono tutt’ora un centinaio di questi mulini (a metà ‘700 erano più di 150), di cui soltanto due con le pale originali.

Nei decenni, i commerci ad Antigua divengono così fiorenti – e gli imprenditori così ricchi – che gli inglesi costruiscono fortificazioni tutto intorno all’isola trasformandola in una base militare sicura.

Ad inizio Ottocento la stabilità economica dell’isola non è più così solida a causa del crollo del costo dello zucchero e peggiora drammaticamente dopo l’abolizione della schiavitù avvenuta, per tutte le colonie inglesi, nel 1834. Ad Antigua però le terre non vengono distribuite agli schiavi, perché mancava terra in eccesso, ma rimangono nella disponibilità di un limitato gruppo di proprietari terrieri: ne nasce un periodo di grande disagio sociale, con gli ex schiavi che si spostano in baraccopoli attorno alle cittadine.

L’abolizione della schiavitù porta all’abbandono della coltivazione della canna, lavoro molto faticoso, e a un peggioramento dell’economia locale. Una piccola ripresa del lavoro si ha soltanto durante la 2° Guerra Mondiale con la costruzione di diversi edifici militari. A sostituire gli schiavi arrivano negli anni sull’isola altri agricoltori europei: quelli giunti da Madeira cominciano a produrre il rum partendo dalla melassa della canna da zucchero, fatta fermentare. E questa è forse attualmente l’unica attività semi-industriale fiorente sull’isola, ormai tutta incentrata sul turismo. Anche le coltivazioni agricole sono quasi inesistenti e tutto viene importato.

La Royal Navy

Nel 1700 Antigua diventa la base principale della flotta della Royal Navy nei Caraibi, anche se le famiglie degli ufficiali preferiscono vivere a Grenada. Le navi sono ormeggiate nell’English Harbour, la parte più interna di una vasta baia naturale situata vicino a Falmouth, lungo la costa sud dell’isola, che ha acque profonde e protette dai trade winds. All’interno c’è l’immenso English Dockyard, il cantiere navale che in un’area al riparo dalle tempeste e dagli uragani consente alla flotta britannica ogni tipo di assistenza e permette un rapido dispiegamento delle fregate navali (che sono a vela).

Il luogo è così strategico che diventa il quartier generale dell’Ammiraglio Nelson, tanto che le strutture difensive e le installazioni militari vengono potenziate verso la fine del secolo. Fuori dalla zona portuale, lungo la costa, ogni due miglia vengono costruiti un forte o viene realizzata una postazione di cannoni. Perché l’English Harbour deve essere protetto a ogni costo. Nelson, a capo della flotta inglese, da applicazione al Navigation Act, per cui solo le navi e le imbarcazioni registrate in Inghilterra possono commerciare con le colonie inglesi (comprese quelle nei Caraibi). Il danno per il commercio locale è notevole.

L’indipendenza

Nel 1967 Antigua, dopo più di 300 anni di dominazione coloniale, riesce a ottenere una speciale forma di autogoverno e diventa uno stato indipendente nell’ambito del Commonwealth. Alla fine, ottiene la completa indipendenza soltanto nel 1981.

Unesco

Antigua è caratterizzata da un gran numero di fortificazioni e batterie costiere, realizzate dagli inglesi durante il loro dominio, tanto che era diventata una delle isole più fortificate e protette al mondo. I resti di queste costruzioni, alcune delle quali sono annoverate dall’Unesco tra quelle Patrimonio dell’Umanità, sono tuttora visibili.

La prima religione ufficiale ad Antigua è inizialmente l’anglicana, quella Chiesa d’Inghilterra che raccoglie piantatori, latifondisti, commercianti e militari. A metà del ‘700 si insediano anche metodisti e quaccheri, ben più vicini a cattolici, neri e schiavi. Gli abitanti sono pochi ma il bisogno di religione è tanto. In più, questi gruppi religiosi si fanno carico di istruire le popolazioni più abbandonate.

Girando per l’interno di Antigua molte sono le chiese, anche di grandi dimensioni, mentre le costruzioni degli abitanti locali sono sono basse, realizzate in tavole di legno dipinte a colori vivaci, con un tetto in metallo o in materiale plastico.

La baia del Presidente

La parte est dell’isola, quella bagnata dall’Oceano Atlantico, è battuta dai venti e dal mare, e in alcuni tratti la costa è rocciosa e brulla, senza vegetazione. Ma nella parte verso sud ci sono baie fantastiche con acqua turchese e sabbia finissima. L’autista che mi accompagna a un certo punto ci tiene a dirmi che lì di fianco c’è la grande proprietà di Silvio Berlusconi su cui sono state costruite due enormi ville. Il Cavaliere era molto amato sull’isola perché ha dato tanto lavoro ed è stato sempre generoso, tanto che ormai l’insenatura viene chiamata “La baia del Presidente”. La tenuta viene messa in vendita nel 2011 ma tutto salta per un’inchiesta televisiva e le ville non risultano ancora vendute.

Resort di Lusso

Come in tutti i paradisi ai Tropici, le grandi catene hanno investito ad Antigua costruendo resort di lusso che si trovano in diversi punti della costa, soprattutto a ovest. Sono sempre costruzioni basse che occupano una vasta area, controllata in entrata. Attorno, soltanto vegetazione. Quello in cui sono stata si stendeva attorno ad una baia con spiaggia, ma offriva anche campi da tennis, oltre a piscine, ristoranti, coffee shop, ecc. Tutti gli spazi chiusi sono condizionati e hanno una copertura wi-fi. Tutta l’acqua è potabile e viene ottenuta dall’acqua di mare mediante un sistema di desalinizzazione ad osmosi.

Montserrat

Come ho potuto vedere, alcune aree di Antigua sono state caratterizzate dalla subsidenza, ovvero la terra si è abbassata generando dei piccoli laghi. E’ il risultato della terribile esplosione del vulcano Soufrière Hills, che si trova nell’isola di Montserrat, situata a ovest di Antigua. Avvenuta nel 1995, questa eruzione ha modificato la geografia dell’isola e causato cambiamenti anche in quelle vicine.

Antigua in barca

Stare ad Antigua mi ha aperto la mente ai ricordi. Mi ha fatto ritrovare l’atmosfera che si viveva in alcuni porti italiani molti anni fa: strutture nautiche semplici, pontili in legno, yacht club con piccoli bilanci ma tanti iscritti, che sulle barche da crociera ci vanno davvero. E poi tanta passione, tanti ragazzi e tanti giovani. Certo ai Caraibi il vento c’è sempre, certo molti velisti sono lì in vacanza, certo non fa freddo e il tempo è sempre adatto per navigare. C’è anche una grande attenzione ai bambini, che vengono avviati presto alla vela seguendo il classico percorso che parte dalle piccole derive.

Ho rilevato con sorpresa che le organizzazioni internazionali che affittano barche a vela, super organizzate ed efficienti, hanno qui ad Antigua un settore dedicato appositamente alla partecipazione alle regate. Purtroppo come mi hanno raccontato alcuni italiani che ho conosciuto lì, non è facile affittare una di queste barche perché la richiesta è tre volte superiore all’offerta. Metà delle barche in gara sono ‘bareboat’ di grandi catene ma ci sono anche molti yacht di privati che li noleggiano con skipper a chi vuole partecipare alle regate. Bisogna però muoversi con almeno un anno di anticipo. L’alternativa è iscriversi all’ ARC e attraversare l’Atlantico con la propria barca: dall’Europa in andata è semplice ma il ritorno può essere più complicato.

L’organizzazione

Le regate della Antigua Sailing Week sono organizzate in modo ineccepibile ma il calcolo degli handicap e delle classifiche con così tante classi, sottoclassi e categorie (10 quest’anno) è davvero complesso. Race Manager è Jaime Torres, coadiuvato da diversi giudici di gara, mentre a capo dell’ufficio stampa è l’inglese Trish Jenkins. Entrambi sono affiancati da un incredibile numero di volontari.

Quello che da noi è difficile riproporre è il clima di festa che si vive alla Sailing Week, con una premiazione al giorno in cui l’organizzazione riesce a coinvolgere tanti degli equipaggi partecipanti, anche quelli che facevano la loro prima regata. Premiazioni seguite da applausi, commenti e bevute. E poi una serata finale in cui vengono assegnati i prestigiosi Trofei Challenge e, oltre a coppe, medaglie e targhe, ci sono premi per i migliori classificati di ogni classe. Ad assistere, diverse centinaia di persone che vivono lo spettacolo con grande entusiasmo. La serata, con cibi e drink per tutti, diventa poi una notte di festa.

Negli ultimi dieci anni questa settimana velica ha perso un gran numero di partecipanti perché tante altre isole nei Caraibi hanno proposto una loro sailing week. E’ così accaduto che, dopo aver fatto fronte al ricco calendario invernale, molti equipaggi abbiano rinunciato a questa, che era l’ultima regata della stagione, per ritornare negli States o in Europa ed essere pronti per le regate in Mediterraneo. Dopo tre anni di trattative, Jaime Torres è riuscito a ottenere la possibilità di anticipare di un mese e mezzo le regate della Antigua Sailing Week, che nel 2026 si terranno quindi nella prima metà di marzo.

Ida Castiglioni

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