Cosa vuol dire essere Marinaio. La scomparsa di Pinin Borghi
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Se n’è andato a 84 anni nella sua Chiavari, al centro del Golfo del Tigullio in Liguria, “Pinin” Borghi, uno degli ultimi grandi marinai italiani. Abbiamo chiesto a Danilo Fabbroni, uno dei suoi allievi, di ricordarlo, ne è nato un affresco della vela del secolo scorso. Un mondo che si sta estinguendo dove il sapere della marineria, del navigare e del regatare si tramandava di generazione in generazione. Una catena di sapere che si sta interrompendo. Erano proprio i marinai come Pinin Borghi a insegnare ai più giovani. Questi maestri di vela ma anche di vita ci mancheranno e rischiano di interrompere la catena del “saper fare” che ha reso un’eccellenza nel mondo il nostro paese.
Pinin Borghi, grande marinaio
Quando nell’età in cui si portavano ancora i calzoni corti accadeva che giocando a “muretto” i miei compagni di gioco facevano scendere le figurine Panini coi volti di Gigi Riva, Mazzola o Gianni Rivera io tiravo fuori dalla taschetta del giubbetto le figurine ritagliate dalla stampa dell’epoca di Eric Tabarly, del Guia, di Ted Turner vincitore della Coppa America d’allora, del Sagittario (uno Sciarrelli) che fece la O.S.T.A.R. (l’attuale Transatlantica), dell’Enteara dei Moratti e di via di seguito.
Mai e poi mai mi sarei sognato che gli Astri, la Fortuna sfacciata ed aver scelto due genitori che erano andati in barca a vela mi avrebbero portato decenni dopo a ricevere i complimenti di Turner, di far il marinaio sul Sagittario ma soprattutto di aver l’onore di conoscere e frequentare – io marinaio d’acqua dolce! – Uomini Eccezionali, quelli che ho chiamato “Marinaio Storici” nel senso che han fatto davvero la Storia della vela nostrana e molte volte non solo quella.
Ce ne furono neanche una dozzina e ce ne sono ancora, per fortuna. Per malasorte suoniamo “8 volte la campana”, come dicono i Maestri dello Yachting, gli inglesi, per Pinin che dal Tirreno si divideva lo scettro con un altro “storico”, Angelo, un “adriatico”, marinaio di Raul Gardini. Vediamo come fumo negli occhi, top chart, podî, classifiche quindi non ne facciamo una questione di più o meno grande “bravura” giacché tutta la dozzina di “marinai storici” stavano su uno stesso piano di valentia, ma ne facciamo una questione di “cuore”, in parole povere di: generosità! Ebbene Angelo e Pinin hanno “svezzato ed allevato” una messe di persone che poi sarebbero diventate grandi velisti a loro volta il cui elenco porterebbe via pagine di questo giornale tanto è vasto.
Ma è il modo in cui Angelo e Pinin “insegnavano” che era unico, inarrivabile al giorno d’oggi ed era quello all’insegna del puro “regalo”: ti “regalavano” lezioni di vera Arte Marinaresca, colle maiuscole, senza pretendere nulla da te, anzi con la Gioia nel Cuore di darti, senza alcun ritorno lo ribadiamo, parte della loro vera vita! Qui torniamo all’inizio e “siamo” su Enteara, quando i Moratti armarono questa barca da regata e su chi c’era se non il grande Pinin? Quando lo seppi pensai alla diatriba figurine Panini contro la fotina di Tabarly in mani mie! Calcio & vela!
Quando fu la volta di affrontare la non banale regata del S.O.R.C. (con tutti i trasferimenti di barca e ricambi annessi e connessi su e giù per la Florida) si decise di darmi due sostegni mica da ridere: Stefano Tobia e Pinin appunto! Senza togliere nulla a Stefano grande marinaio e persona di enorme affidabilità a me parve di toccar il cielo con un dito per avere un Maestro come Pinin al mio fianco per più di un mese (in realtà ero io che non ero all’altezza neanche di allacciargli le scarpe!). Che dire? Pinin sapeva far tutto e tutto estremamente bene: dalla pelle sulle ruote del timone; a cucinare da dio; a pitturare qualsiasi superficie; ad impiombare anche le allora nascenti fibre esotiche e soprattutto a timonare con cattivo tempo strabene, vedi la risalita da Key West verso Fort Lauderdale con corrente maledetta del Golfo contro-vento, regata peraltro vinta da noi del Brava in classe.
Non posso cancellare il momento in cui un giorno in barca in un race-off quindi noi a lavorare sotto il sole cocente di Nassau mi confidò quasi a mezze labbra che Pasquale Landolfi (armatore dei mitici Brava) lo aveva interpellato sulla scelta di imbarcarmi o no sul Brava visto che un altro grande marinaio – sempre ligure come Pinin – aveva mostrato pollice verso ma Pinin invece fu decisivo per farmi avere l’imbarco (fonti oggettive mi confermarono poi l’episodio). Be’, Pinin era tutto questo: un Essere Generoso che faceva delle cose per aiutare gli altri senza l’imperante mercantilismo di oggi, era questo oltre a tutto il resto che lo ha reso Un Grande. Questa era la vera differenza tra lui e gli altri. Eight Bells caro Pinin!
Danilo Fabbroni
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3 commenti su “Cosa vuol dire essere Marinaio. La scomparsa di Pinin Borghi”
Ho avuto la fortuna di averlo avuto come grande maestro suo quarta classe nel. Tigulio ai tempi di Botta dritta,poi su Vezzi miei Rimarrà per sempre il mio ideale senza togliere nulla a jepson..
Vomita a mare..
Ero allora giovane istruttore di Caprera e ben ricordo Pinin, grande Marinaio e Grande Uomo.
Un ricordo emblematico, al campionato del mediterraneo del 1976 Pinin offrì a noi, allora giovani, una pasta al pesto fatto dalla moglie che ancora ricordo tanto era buono, ed intanto, anche se imbarcati su altre barche, ci dava indicazioni ed era sempre disponibile con consigli ed incoraggiamenti.
Con Pinin muore la vela dei fiocchi con i garrocci.
Addio Grande.
Aristide
Apprendo ora la scomparsa di Pinin ,che uomo speciale ,che maestro che regate divertenti ,sempre col sorriso e che ricordi nel fondo agli scogli ,ora sono in mare e tutto è piu grigio,ciao Pino buon vento