Tutti pazzi per il mitico Flying Dutchman (e due italiani hanno vinto il bronzo mondiale)
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C’è una barca ultrasettantenne che, ancora oggi, raduna una community di velisti appassionati da tutto il mondo, tanto che all’ultimo Mondiale di classe di Puerto Sherry, a Cadice (Spagna), si sono presentati in più di 60 equipaggi. Stiamo parlando del mitico Flying Dutchman, considerato la più veloce ed elegante delle derive “classiche”.
Mitico Flying Dutchman!
Il Flying Dutchmann, FD per gli amici, fu progettato tra i 1951 e il 1952 dagli architetti olandesi Conrad Gülcher e Uus van Essen: fu classe olimpica dal 1960 al 1988 e, soprattutto, fu al centro di un continuo processo di evoluzione che fece sì che la barca seguisse lo “spirito dei tempi”. Questo è il suo segreto.
L’evoluzione del Flying Dutchman
Già dal 1952 si assiste a un’importante evoluzione per il Flying Dutchman con l’introduzione del genoa e del trapezio, una novità che segna il debutto del loro utilizzo nelle regate. Quattro anni più tardi, nel 1956, fanno la loro comparsa i primi scafi realizzati in vetroresina, aprendo nuove prospettive costruttive.
Il 1960 è un anno cruciale, caratterizzato dall’introduzione del doppio fondo e dei pozzetti auto vuotanti, innovazioni che migliorano significativamente la sicurezza e la funzionalità delle imbarcazioni. Sempre nel 1960, come anticipato la classe fa il suo esordio nel prestigioso contesto delle Olimpiadi di Napoli (Roma).
Il 1960, peraltro, segnò l’ascesa del cantiere Alpa per “merito” dell’FD: fu infatti il Flying Dutchman progetto del fondatore Danilo Cattadori, (elaborato sugli originali di Uus Van Essen e Conrad Gulcher 1951) a vincere l’Oro Olimpico ai Giochi di Napoli del 1960. Cattadori, peraltro, vincerà anche un Compasso d’oro per il suo FD.
Il 1964 vede diffondersi l’impiego di due spinnaker distinti, uno ottimizzato per le andature al lasco e l’altro per la poppa, incrementando le possibilità tattiche in regata. Nel 1966 viene introdotta la drizza dello spinnaker a circuito chiuso, seguita nel 1967 dall’adozione del tubo di lancio a prua (funnel) per facilitare l’issata dello stesso.
Il 1976 è l’anno dell’invenzione del trapezio continuo, un’ulteriore evoluzione per l’equipaggio. Nel 1977 viene installato sullo boma lo sparatangone automatico, semplificando le manovre con lo spinnaker. Il 1979 segna la comparsa delle prime barche realizzate con la tecnica del sandwich, offrendo un miglior rapporto tra peso e rigidità.
Un ulteriore passo avanti nei materiali si registra nel 1982 con la realizzazione di una barca in carbonio sottoposta a post-cura in forno, un’innovazione che porterà alla vittoria dell’oro alle Olimpiadi di Los Angeles con Jonathan McKee e Carl Buchan.
Infine, nel 1992 la classe perde il suo status olimpico, ma vengono introdotte modifiche significative all’attrezzatura, tra cui un tangone più lungo, uno spinnaker più grande e l’innalzamento di 50 cm della drizza dello spinnaker.
Un successo Made in Italy
Del 2012 è l’esordio dell’FD tutto italiano progettato da Luca Ungaro e costruito dalla PlanaTech. Questa barca ha sancito l’ultima evoluzione della classe con molteplici innovazioni per sistemi costruttivi (full carbon pre-preg), ottimizzazione delle strutture tramite FEM, evoluzione dell’attrezzatura di coperta.
Come ci aveva raccontato qualche tempo fa il progettista Umberto Felci, che si è cimentato con successo negli FD (per la PlanaTech ha collaborato allo sviluppo delle linee d’acqua della barca che ha vinto il mondiale 2014), la classe FD permette delle tolleranze in fatto di carena piuttosto “generose”, per cui è possibile per i progettisti intervenire in modo tale da ottimizzare le prestazioni della barca.
Dal 2014 il progetto di Luca Ungaro ha vinto tutti i mondiali eccetto che in due edizioni (e nei due non vinti la barca si è piazzata al 2° posto). Questo progetto Made in Italy è l’unico che, da quando la classe non è più olimpica ha rotto l’egemonia del costruttore tedesco Mader.
Bronzo mondiale FD per Nicola e Francesco Vespasiani
Torniamo ai giorni nostri, a Puerto Sherry, precisamente. Dove i fratelli Nicola e Francesco Vespasiani, portacolori dell’Associazione Velica di Bracciano, hanno vinto il bronzo al Campionato Mondiale a bordo del loro FD “Volare”.
Meglio di loro solo i tedeschi Kilian Konig e Johannes Brack, iridati, e gli ungheresi Szabolcs Majthényi e András Domokos. I due romani, i migliori specialisti della classe in Italia con tanti Campionati Nazionali le palmares, hanno condotto la regata sempre al vertice con i piazzamenti di 2-5-2-7-4-5, bissando il bronzo conquistato nel 2018.
Gli altri piazzamenti italiani: 24. Ryan Rocchi e Francesco Gerunzi; 33. Carlo Barbieri e Leonardo Mannozzi; 36. Joshua e Junio Rocchi; 41. Giacomo e Tommaso Samuelli Ferretti.
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1 commento su “Tutti pazzi per il mitico Flying Dutchman (e due italiani hanno vinto il bronzo mondiale)”
Onore al vero:
Ho letto in questo articolo delle informazioni imprecise e non veritiere nella sezione “l evoluzione del flying dutchman”:
Il progettista delle barche che hanno vinto il maggior numero di mondiali dal 2014 ad oggi non è Umberto Felci ma l arch. Luca Ungaro, ceo di Planatech che nel 2014 realizzó proprio il primo scafo della serie “invincibile”.
U.Felci probabilmente non sa neanche che barca sia quella che vince i mondiali….
Planatech incaricò U.Felci di analizzare e sviluppare una serie di linee d’ acqua per lo scafo che l’arch.Luca Ungaro stava progettando. Il progetto di una imbarcazione da regata vincente è qualcosa di più complesso della sola “linea d’acqua” che è uno dei numerosi parametri che portano uno scafo sul podio come non ultimo ne è il suo equipaggio.
La serie “invincibile” è stata l estremizzazione del progetto che l arch. Luca Ungaro ha voluto dare a questo autentico intramontabile gioiello, l’FD. Il progetto potè godere dell’esperienza di un team che negli anni precedenti al 2014 collaborava nello sviluppo dei “Coppa America” e di alcuni dei più prestigiosi scafi da regata in diverse classi, tutti contraddistinti dal più alto livello di tecnologia costruttiva disponibile al momento, tutti sempre sul podio.
Le linee d’acqua per la costruzione degli stampi della serie “invincibile” sono state scelte accuratamente dall’arch.Luca Ungaro che poi ha provveduto al disegno dello scafo, ingegnerizzazione delle strutture, laminati, stampi e filiera di produzione, assemblaggio, attrezzatura di coperta, commercializzazione.
Devo dire che ad Onor del Vero l’ultimo che ha dato un contributo significativo nello sviluppo di quel meraviglioso progetto “aperto” che Ulik Van Essen ha donato a tutti noi non è Umberto Felci ma l’arch. Luca Ungaro.