Peter Burling divorzia da Team New Zealand: verso un clamoroso caso di vela mercato?
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La notizia arriva nella notte italiana come un fulmine a ciel sereno: Peter Burling e Team New Zealand si separano, la super star kiwi non prenderà parte alla 38ma America’s Cup con la mitica squadra neozelandese (mentre è impegnatissimo nel circuito Sail GP: qui vi abbiamo spiegato perché potrebbe diventare l’ “anti-Coppa”). Se ne va dopo avere vinto tre America’s Cup di fila: Bermuda 2017, Auckland 2020, Barcellona 2024. Nell’edizione 2017, a soli 26 anni, è diventato il più giovane timoniere di sempre ad alzare il Trofeo. Burling può essere considerato uno tra i velisti più vincenti di sempre: oltre alle 3 America’s cup, vanta infatti un oro e due argenti olimpici in 49er, nonché 12 medaglie mondiali.
Adesso però si aprono scenari letteralmente imprevedibili per quanto riguarda Burling, Team New Zealand e la Coppa America in generale.
Burling – New Zealand, le ragioni del divorzio
Con un comunicato abbastanza criptico, che non chiarisce le dinamiche, Team New Zealand ha annunciato la separazione dalla sua stella. “Le discussioni tra il management del team e Burling sono in corso da Barcellona, ma non è stato possibile raggiungere un accordo. Con l’America’s Cup che si sta configurando come una competizione a cicli più regolari, i requisiti per i membri del team stanno cambiando. Con l’equilibrio tra progettazione, simulazione, costruzione della barca, test e finestre di regate sempre più ridotte, l’integrazione dei velisti chiave con il team di progettazione diventa più critica che mai” si legge nel comunicato dei neozelandesi.
Non è un mistero che già nella scorsa Coppa ci siano state delle trattative anche economiche tra Team New Zealand e Burling, qualcosa dopo Barcellona evidentemente deve essersi rotto. Ciò significa che Pier Burling guarderà in televisione la prossima America’s Cup? Si e no.
Burling libero, si apre il vela mercato?
Partiamo da una premessa: con l’attuale regola sulla nazionalità, Peter Burling non potrebbe prendere parte alla prossima Coppa America. Il punto 30.2 dell’ultimo Protocollo parla chiaro: serve un passaporto valido ottenuto almeno 3 anni prima dall’inizio dell’evento, o essere stato presente fisicamente, come membro di un team, in un paese per almeno 548 giorni nei tre anni precedenti alle regate, o essere stato membro effettivo del team per lo stesso periodo pur non avendo fatto parte del sailing team. A meno che Burling non sia in possesso di un passaporto di un’altra nazione partecipante alla Coppa America, o abbia i requisiti sopra elencati, ma non c’è alcuna evidenza in questo senso, la stella kiwi è fuori dai giochi.
Attenzione però, tutto ciò è alla luce dello scorso Protocollo. Nulla ancora si sa sul prossimo a proposito delle regole che riguardano la nazionalità degli equipaggi, e c’è quella frase tutta da interpretare nel comunicato dei kiwi “i requisiti per i membri del team stanno cambiando”. Può voler dire tutto e niente, ma qui si aprono scenari imprevedibili.
Non è un mistero infatti che altri team, in particolare Alinghi Red Bull Racing, stiano facendo pressioni affinché la regola sulla nazionalità cambi. Ernesto Bertarelli, patron di Alinghi, uomo che non ama competere senza avere la possibilità di provare a vincere, vorrebbe che questa regola venisse quanto meno ammorbidita per potere mettere insieme un team più competitivo rispetto a quello composto da soli svizzeri visto a Barcellona. Nella memoria dei neozelandesi torna quindi in mente ciò che accadde dopo il 2000, quando una regola sulla nazionalità molto più concessiva permise a Bertarelli di ingaggiare il core di Team New Zealand, Russell Coutts e Brad Butterworth su tutti, per poi strappare la Coppa ai kiwi stessi nel 2003.
Proprio Brad Butterworth, tattico nel 2000 di Team New Zealand e poi passato ad Alinghi, è ancora attualmente membro del board di Alinghi e potrebbe avere preso contatti con Burling per un clamoroso cambio di maglia in caso di variazione della regola sulla nazionalità. Che un velista come Peter Burling infatti rinunci del tutto a un ruolo da protagonista nella prossima Coppa appare improbabile, a meno che nel frattempo non siano cambiate le sue priorità personali e famigliari.
Se la nuova regola sulla nazionalità ammettesse 1 o 2 membri stranieri nell’equipaggio, Burling diventerebbe una pedina che farebbe gola a molti. Alinghi sicuramente, in cerca di quel know how necessario per recuperare il gape tecnico visto a Barcellona. Ma chi non sarebbe interessato a un fuoriclasse come Peter Burling, freddo, decisivo, geniale, spietato, il perfetto killer da Coppa America? C’è da scommettere che anche Luna Rossa segua la faccenda con una certa attenzione. Certo, il team italiano è coperto nel ruolo di timonieri con Ruggero Tita e Marco Gradoni, senza dimenticare poi Gianluigi Ugolini. Ma Peter Burling è Peter Burling, e il kiwi andrebbe a formare con i nostri un pozzetto stellare. Sogno o realtà?
Mauro Giuffrè
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