SailGP, il futuro è qui. E la Coppa America rischia grosso. Ecco perché

IL REGALO PERFETTO!

Regala o regalati un abbonamento al Giornale della Vela cartaceo + digitale e a soli 69 euro l’anno hai la rivista a casa e in più la leggi su PC, smartphone e tablet. Con un mare di vantaggi.

sailgp
La tribuna zeppa di pubblico per la tappa di Auckland del SailGP. L’interesse per il format SailGP in Nuova Zelanda – dove non si farà la Coppa America, nonostante i kiwi abbiano vinto – è altissimo.

Il “vuoto totale” che circonda la prossima Coppa America (di cui non si sa ancora nulla) contro il successo crescente del format SailGP, che non a caso attira i più forti velisti di America’s Cup e non solo e riempe le tribune sul mare con tifo da stadio. Attenzione Coppa America, la storia e l’heritage non bastano per sopravvivere. La nostra opinione.

Coppa America vs SailGP

Era il 19 ottobre scorso quando Emirates Team New Zealand tagliava vittorioso il traguardo dell’ultima regata della 37esima Coppa America. L’edizione di Barcellona che si andava a chiudere non era certo stata il picco di popolarità del trofeo sportivo più antico del mondo ma erano le aspettative sul futuro, sulla prossima edizione ad essere promettenti.

Doveva crescere il numero dei team, grazie anche alla possibilità di poter acquistare pacchetti di barche già esistenti e di partire da lì e non da zero, come i pionieri di Ineos, Luna Rossa, American Magic e appunto i Kiwi. A Barcellona erano infatti già arrivati su queste basi gli svizzeri ed i francesi ad unirsi al gruppo, cominciando ad allargare la base di partecipazione, un aspetto fondamentale per tenere vivo il trofeo e, soprattutto, l’interesse mediatico.

Cosa non va in Coppa America

Ma in pochi mesi si sono sgretolate alcune certezze un tempo granitiche e portanti della Coppa. Si è partiti con la scissione del team Ineos da sir Ben Ainslie che ha messo in discussione il ruolo di Challenger of Record, assegnato alla fine al plurimedagliato velista inglese, tagliando fuori James Ratcliffe, i suoi miliardi e i suoi ingegneri del team Mercedes Formula 1. Ben Ainslie ha così sulle spalle il peso di rappresentare davanti al defender tutti e ciascuno i team che vorranno provare la sfida, ma allo stesso tempo deve ricostruire un team, un budget, gli sponsor, tutto da capo nonostante le due campagne appena concluse sulla barca dell’imprenditore suo compatriota.

Jim Ratcliffe in compagnia del suo ormai ex pupillo Ben Ainslie. 

A ciò si aggiunge la notizia di pochi giorni fa in cui la città di Auckland ha di fatto respinto ufficialmente la prospettiva di ospitare nuovamente la Coppa nelle sue acque, nonostante il Team che ne porta i colori l’abbia vinta ancora. La Coppa America non ha al momento una data, una location, un rappresentante degli sfidanti.

Addirittura si parla di Grecia per la prossima Coppa America

E qualche dubbio sulla sua redditività sorge spontaneo se la capitale della nazione che in questo momento più rappresenta l’eccellenza nello storico trofeo non vuole investire ancora per ospitarne le regate e allo stesso tempo la città europea che ne ha fatto le veci nell’ultima edizione (Barcellona appunto) abbia accompagnato Grant Dalton ed i suoi alla porta, seppur con il sorriso.

La Coppa America è stata per anni un gioco da ricconi, ma le personalità imprenditoriali più famose che vi partecipavano non erano certo ingenue al punto di investire milioni solo per puro sfizio personale. Chiedere a Sir Thomas Lipton che utilizzò le campagne di Coppa America per aprire al suo té il mercato statunitense, o al barone Bich. Oppure suonare al campanello del nostro Patrizio Bertelli e alla sede di Prada.

coppa america
L’AC75 di Emirates Team New Zealand vincitore dell’ultima America’s Cup a Barcellona

Il mondo di oggi però si muove velocemente e un evento come la Coppa, al momento apolide, ha bisogno di tutto tranne che di quello che sta accadendo. Al di là delle recenti (brutte) notizie il silenzio comunicativo è assordante (il problema è ovviamente che c’è poco da comunicare), e il “tesoretto” costruito con l’edizione di Barcellona si sta dilapidando velocemente. Ad esempio l’enorme successo di show e di pubblico della Youth America’s Cup con gli AC40 si poteva cavalcare e portare avanti, ma per questo, nel mondo moderno servono professionisti della comunicazione e non solo velisti.

Il vero concorrente della Coppa America è il SailGP

Il perfetto contraltare della Coppa, in questo momento, è il Circuito del SailGP che, non a caso, sta raccogliendo alla fine anche tutti i velisti più forti del momento. La gestione del Circuito è completamente diversa, è giovane, è attuale e dopo un lungo lavoro i frutti per (guarda un po’) Russell Coutts stanno infine arrivando, e in quantità.

SailGP

Si parta da una strategia comunicativa nuova e moderna, che utilizza i social media in maniera efficace, con la distribuzione di contenuti che tendono sempre più a diventare virali, tra clip spettacolari, incidenti (ci sono anche quelli, sarebbe ipocrita non ammettere che fanno parte dello show), addirittura video dei commentatori in diretta esaltati in doppia finestra, che costruiscono quello che è appunto uno show e che, per quanto possa far storcere il naso ai puristi, si vende bene, è popolare, funziona.

Perché sta funzionando il SailGP

Nulla è lasciato al caso, anzi, come riporta Tom Halls, SVP di Social per SailGP, il pubblico viene segmentato in tre categorie (curiosi, casuali e core) e “targettizzato” minuziosamente. Il risultato? Il circuito è sempre più conosciuto e trasmesso, per quanto si vada contro anche ad alcuni crismi storici della vela. Il primo punto sono chiaramente le barche e la loro manovrabilità. Per quanto la velocità sia spettacolare, la manovrabilità rimane un tema chiave per rendere le regate interessanti, ed i catamarani, per quanto migliorati enormemente negli ultimi anni, rimangono problematici sotto questo punto di vista, costringendo alle varie partenze al traverso e quant’altro di anomalo vediamo negli eventi del Circuito.

SailGP
 

È chiaro che la stessa formula su barche come i prima citati AC40 diventerebbe una “Formula 2” della vela che “tiene caldo” il pubblico in attesa del cosiddetto main event con le sorelle maggiori, ma al momento non c’è alcuna speranza di qualche tipo di permeabilità tra le due realtà, per motivi personali più che ovvi. Inoltre è assai probabile che le scuffie, gli incidenti, le cadute in mare che accadono nei catamarani rappresentino un elemento dello spettacolo tale da non volervisi rinunciare.

Quello che accade, comunque, è che il pubblico in loco riempie le tribune, con le barche che passano a pochi metri dalla banchina, e pazienza se il vento a pochi metri dalla costa è poco e instabile, tutto è mirato alla capacità di intercettare un pubblico generalista, non necessariamente velista, perché i numeri a quel punto possono crescere in maniera decisamente esponenziale. Per dare qualche riferimento la stagione 4 del circuito, la scorsa, ha totalizzato ben 1.4 miliardi di visualizzazioni di video sui social media, aumentando di qualcosa come cinque volte rispetto all’anno precedente e negli USA l’evento finale in Spagna è stato visto da 1.8 milioni di telespettatori, record di sempre.

In fondo, intuire il livello di ricerca del pubblico generalista da parte del circuito SailGP si intuisce semplicemente dal fatto che i team rappresentino direttamente le nazioni e non privati investitori. Ma non solo, il circuito si è adattato ai canoni moderni con iniziative come la Women’s Pathway e, soprattutto con una struttura orizzontale dove tutti i team usano la stessa barca, promuovendo la competizione, riducendo le barriere all’ingresso anche grazie all’incentivazione continua alla condivisione dei dati tra i team.

SailGP
 

Creare i vela-tifosi è giusto? Secondo noi si

Tutto ciò è giusto? Chiaramente se ne può discutere e non c’è una risposta univoca: i puristi della vela diranno che tutto questo è una porcheria che attira un pubblico “da stadio”, ma a tale affermazione si può rispondere che il coinvolgimento di un pubblico più ampio rende la vela più popolare da una parte, e permette la creazione di un volano su tutto ciò che la vela riguarda, oltre a garantire che eventi di tale portata esistano proprio, invece di trovarsi in difficoltà come lo è la Coppa America in questo momento.

L’esempio Formula 1

C’è un altro “circus” nel mondo che ha appena affrontato un percorso del genere, guidato da un italiano. La Formula 1 ed il suo Ceo Stefano Domenicali. Dopo l’acquisto da parte del gigante Liberty Media e l’investitura del geniale dirigente Imolese la massima serie del motorsport si è velocemente reinventata con canoni assolutamente analoghi a quanto vediamo nel SailGP.

I social media sono diventati un must, Netflix ha messo in piedi la seguitissima serie Drive To Survive, arrivata alla settima stagione, il pubblico, specialmente tra i giovani, è aumentato a dismisura e chi non è stato in grado di stare al passo è finito in crisi, con Gran Premi su circuiti storici ma non più adeguati scomparsi dal calendario.

Non tutto è oro quel che luccica, certo, specie in Formula 1 con i suoi enormi interessi che la portano anche a regatare in paesi dove i diritti umani non sono rispettati, ma non si può certo dire che il prodotto che Domenicali ha letteralmente reinventato, prendendo una realtà che rischiava seriamente di entrare in una importante spirale di crisi e portandola alla più alta vetta commerciale mai vista, non sia di successo. Il pubblico è immenso, il seguito enorme e tutto ciò che riguarda la Formula 1 è ritornato ad essere d’oro, dopo aver trascorso un periodo di “piombo” nella seconda metà degli anni 10.

Lo ripetiamo ancora: non tutto è necessariamente un bene, la commercializzazione estrema porta con sé tanti aspetti negativi, ma anche il vuoto totale che gira attorno al vanto storico di tutti coloro che solcano il mare, la Coppa America, non fa bene alla vela.

Federico Albano

Condividi:

Facebook
Twitter
WhatsApp

4 commenti su “SailGP, il futuro è qui. E la Coppa America rischia grosso. Ecco perché”

  1. La vela “spettacolo” e ‘ figlia del nostro tempo frenetico e come la formula 1 ed ha un suo perché.
    Non è legata se non molto marginalmente alla vela del relax e della voglia di navigare in sintonia con gli elementi naturali.
    Non c’è nulla di male e le due cose possono convivere.
    Sempre meglio la vela in tutte le sue forme anche estreme che le rumorose sorelle motonautica, F1 o motocross o rally che squarciano gli zibidei con rumorosi motori e devastazioni ambientali…..

  2. Alberto Sgarbezzini

    sono istruttore in una delle principali scuole di vela italiane ed anche noi accusiamo sempre più questo mordi e fuggi nelle nuove generazioni, quasi nessuno fa più il percorso canonico di apprendimento ma, una volta fatta la patente, vogliono fare il corso altura!!! senza neanche saper virare od abbattere. Ma questo è il mondo oggi,
    o ci si adatta o si soccombe.

  3. Pierpaolo Zoppellaro

    Buongiorno.
    Leggo da molto il giornale della vela, e allora mi chiedo se non sia possibile che siate voi a portare avanti la vela (per lo meno in Italia) dal punto di vista prettamente mediatico.
    Il sailGP è davvero bello, ma in Italia non c’è nessuno che lo segua e lo commenti. Per gli appassionati penso sia difficile apprezzarlo e vederlo.
    Perché non vi lanciate voi del giornale della vela? Ci sono sicuramente tanti giovani velisti che hanno anche sperienze sui social e penso che siano pronti per svolgere quel ruolo.
    Grazie.

  4. E’ un discorso generale fatto di superficialità e pressapochismo che prescinde dalla vela ma, per questo, non è meno aberrante. L’imparare e il conoscere qualcosa (come qualcuno, d’altronde) non è e non può essere un’esperienza mordi e fuggi ma deve e può procedere esclusivamente per “accumulo estratificazione” delle esperienze… Quelle che, appunto, costituiscono la cultura…Quella del mare come dello sport in generale, della vela come delle regate.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Iscriviti alla nostra Newsletter

Ti facciamo un regalo

La vela, le sue storie, tutte le barche, gli accessori. Iscriviti ora alla nostra newsletter gratuita e ricevi ogni settimana le migliori news selezionate dalla redazione del Giornale della Vela. E in più ti regaliamo un mese di GdV in digitale su PC, Tablet, Smartphone. Inserisci la tua mail qui sotto, accetta la Privacy Policy e clicca sul bottone “iscrivimi”. Riceverai un codice per attivare gratuitamente il tuo mese di GdV!

Una volta cliccato sul tasto qui sotto controlla la tua casella mail

Privacy*


In evidenza

Può interessarti anche

Torna in alto