Crisi della vela? Tutte balle, basta fare così

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Dicono che la pratica della vela è in declino. Ma non è vero se creiamo i tifosi velisti. Il mondo della vela è volubile, come il vento. Sono passati solo quattro anni da quando la vela, a detta degli esperti, avrebbe avuto un futuro radioso. Oggi invece, sentenziano gli economisti che guardano ai numeri e non al contesto, ha un “outlook negativo”. Cos’è successo? Niente, o meglio tutto. Vediamo di capirci qualcosa in un mondo che è oggi governato dal caos e da una volubilità di breve periodo.

Domanda, sono diminuiti coloro che, in ogni forma, vanno a vela? No, in numeri assoluti anzi crescono, lentamente ma aumentano. E allora, perché le sensazioni sono di declino e calo di interesse per la vela?

E’ accaduto semplicemente che durante e post pandemia, dal 2020 al 2022, si è creato un momentaneo clima positivo nei confronti dei valori che esprime la vela: libertà, contatto con la natura, contatti sociali controllati. Le vendite di barche nuove e usate si è impennato. Per non parlare del temporaneo boom delle vacanze in barca a vela a noleggio. Sarebbe stato un abbaglio pensare che la vela fosse diventata improvvisamente un fenomeno popolare, come la pratica del calcio. Ma qualcuno ci ha creduto.

Invece, a partire dal 2023 si è tornati alla normalità, esaurito il fenomeno “Covid”. La vela, in ogni suo aspetto, è tornata a essere quello che è, un meraviglioso sport di nicchia (o meglio una pratica sportiva) fatta di passione, di un modo di vivere a contatto con la natura.

Quanti sono i velisti nel mondo

Ma quanti sono veramente i praticanti la vela nel mondo? Stime ufficiali non ne esistono, si sa che approssimativamente le barche a vela, da 2 metri in su, sono 3.500.000 nel pianeta. Le moltiplichiamo convenzionalmente per 7 praticanti per barca e avremo un numero plausibile di velisti attivi che almeno una volta all’anno praticano la vela: ecco la stima di 25 milioni di velisti praticanti. In Italia si stima siano un milione quelli attivi annuali.

Facciamo un paragone con un altro sport, il tennis, dove per praticarlo, come nella vela, bisogna imparare delle regole precise. Stime attendibili dicono che sono 100 milioni i praticanti attivi del tennis, in Italia oltre tre milioni. Nel mondo 25 milioni di velisti contro 100 milioni di tennisti attivi. Uno a quattro a favore del tennis.

Le distanze si allargano enormemente se analizziamo chi segue come tifoso il tennis rispetto alla vela. Le ultime stime recitano: un miliardo di persone segue per passione il tennis, per la vela stime non ne esistono. Se si eccettua il fenomeno momentaneo della Coppa America seguita nell’ultima edizione da circa 500 milioni di persone nel mondo, per il resto chi segue la vela senza praticarla si può dire che grosso modo equivale a chi è un velista.

Interessante è la “case history” della Francia. Il fenomeno delle regate oceaniche, come il recente Vendee Globe, ha raggiunto 15 milioni di francesi su una popolazione di 68 milioni.

Da velisti praticanti a velisti tifosi

Tiriamo le conclusioni. La vela non è in crisi, i praticanti sono stabili tendenti alla crescita. Il mercato delle barche a vela non è in crisi, si è solo stabilizzato dopo l’ubriacatura Covid. Quello che manca alla vela sono gli appassionati che la seguono senza praticarla, i tifosi. Solo così cresceranno i numeri della vela praticata, attirando i giovani, questi sì in decrescita.

Tre sono le possibilità per creare, finalmente, una platea di velisti tifosi e non solo praticanti: la vela impresa “avventura”, la vela adrenalinica “top performance”, la vela “pura”. Tre fantastiche possibilità per rendere più popolare la vela, già pronte.

A partire dalla vela impresa “avventura”, traendo spunto dall’esempio francese che seguono imprese estreme come il Giro del mondo a vela generando un’enorme audience di velisti tifosi che si appassionano per le imprese estreme di marinai. Andate a pag. xx per scoprire chi sono gli italiani, che in questo campo hanno una storica tradizione, possono diventare degli eroi nazionali.

Per quanto attiene la vela adrenalinica “top performance”, sta crescendo, supportato da uno sponsor prestigioso e munifico come Rolex, il circuito mondiale Sail Gp. Vela adrenalinica su catamarani volanti capaci di velocità impressionanti, a misura di riprese video, APP e di pubblico presente che si ispira al circo della Formula 1 automobilistica.

Resta la terza carta da giocare, la vela “pura”. Qui siamo all’anno zero. Ma basta, anche qui, ispirarsi a un caso vincente come quello del circuito ATP del Tennis. Prendiamo i grandi appuntamenti mondiali della vela olimpica, riduciamo drasticamente il numero delle classi, tramutiamolo in un circuito professionistico mondiale con premi economici ai velisti con ranking. Di questo “sogno” ne riparleremo, ci crediamo.

Conclusione, la vela è bella, non è in crisi ed è l’unica attività sportiva che si pratica da 5 a 100 anni. Ma se vuole crescere e attirare nuovi praticanti ha bisogno dell’emulazione della parte più sportiva della vela, i tifosi. Si può fare. Il mondo è cambiato e anche la vela deve adeguarsi.

Luca Oriani

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1 commento su “Crisi della vela? Tutte balle, basta fare così”

  1. Mi sembra una analisi un po’ superficiale.

    Per giocare a tennis serve una racchetta da 50 euro, per andare a vela serve una barca, il mare, il posto dove tenere la barca, in alcuni casi la patente, etc.

    Bisogna lavorare per dare accesso alla pratica della vela ai meno abbienti.

    Non ci sono più i “ricchi” di una volta – o multi milionari oppure gente che sbarca il lunario (includo nella seconda categoria anche stimati professionisti come medici e ingegneri).

    I milionari non hanno interesse a navigare, navigare è pieno di inconvenienti fuori dal loro controllo. Navigano prevalentemente su superyacht a 5 stelle. Chi sbarca il lunario non ha accesso a questo fantastico spazio di natura e valori sani per motivi economici.

    Andiamoci a prendere il mare con il popolo. Vela popolare per tutti, in ogni angolo di costa, sovvenzionata dallo stato e dall’industria nautica.

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