Pompare le vele per vincere in regata: attenzione alle regole, cosa si può fare e cosa è vietato
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Chi frequenta il mondo delle regate ha sentito senz’altro l’espressione “pompare le vele”, si tratta infatti di una delle tecniche che, dalle derive ai monotipi fino alle barche cabinate d’altura, rappresenta una delle skills fondamentali per la conduzione di una barca a vela in modalità regata. Attenzione però, perché il pompaggio è un’azione delimitata da precise regole, infrangendo le quali si commette un “fallo”, che può essere segnalato in vari modi a seconda del tipo di regata (e del tipo di regole della classe di barche che partecipano alla regata), per esempio nelle derive viene fischiato “live” dai giudici in acqua.
Sapere attuare il pompaggio, rimanendo entro le regole, può fare la differenza anche sulle barche d’altura cabinate, in particolare in poppa, dove una conduzione più “sportiva” ci consentirà di guadagnare molti metri rispetto a chi si limita a una regolazione scolastica.
Definizione di pompaggio e regole
Volendo dare una definizione tecnica al termine, pompare una vela significa cazzarla e, successivamente, lascarla, con una generosa escursione di scotta, un’azione che per la propulsione della barca possiamo immaginarla come un battito d’ala. Nelle derive o nei monotipi questo effetto può essere ricreato anche con lo spostamento del peso dell’equipaggio, ma attenzione perché come scrivevamo nella nostra introduzione qui si entra subito in una zona d’azione dove il rischio di infrangere il regolamento di regata diventa molto alto, la regola 42 infatti vieta tutta una serie d’azioni volte ad aumentare la propulsione con gesti fisici.
La regola 42 sulla Propulsione, nella sua definizione base (42.1) è molto chiara:
“Eccetto quando permesso dalle regole 42.3 o 45, una barca deve gareggiare utilizzando solo il vento e l’acqua per aumentare, mantenere o ridurre la propria velocità. I componenti del suo equipaggio possono correggere l’assetto delle vele e dello scafo, e compiere altri atti di abilità marinaresca, ma non devono muovere i propri corpi in altro modo per dare propulsione alla barca“. E ancora, 42.2: sono vietati i ripetuti sventagliamenti di qualsiasi vela ottenuti sia cazzando ed allascando la stessa sia creati da movimenti del corpo verticali o trasversali.
Da questa regola base ne conseguono tutta una serie di azioni non consentite, che riguardano anche il rollio della barca teso a generare propulsione e non prodotto semplicemente per migliorare l’assetto dello scafo. Semplificando i termini ci sono delle eccezioni, previste così alla 42.3:
Quando il “surfing” (rapida accelerazione scendendo sul lato frontale di un’onda), la planata sono possibili, per iniziare il “surfing” o la planata, ogni vela può essere cazzata solo una volta per onda o raffica di vento…e continua una cazzata di qualsiasi vela fatta nel tentativo di promuovere il surfing o la planata, quando le condizioni di surfing o planata sono marginali, è permessa anche quando fallisce nello scopo.
Possiamo quindi dire che il pompaggio delle vele di poppa è lecito quando viene fatto per innescare il surf/planata della barca, è un’azione lecita quindi in base alle condizioni di vento e mare.
Possiamo cazzare una volta le vele sull’onda, in modo che la barca acceleri con essa e parta in surf. Possiamo farlo una volta per ogni onda, anche su onde ravvicinate, anche in condizioni dove l’onda non è molto formata e il surf sarà solo accennato.
La ratio generale della regola 42 è quella di evitare che tramite il pompaggio o il rollio ripetuti si crei una discriminante tra velisti ed equipaggi più prestanti fisicamente e quelli che lo sono di meno. Se pompaggio e rollio, nelle classi non foiling (le barche foil hanno un regolamento in merito differente), fossero consentiti senza restrizioni, la conduzione della barca diventerebbe un gioco più fisico e meno tecnico. Con queste regole invece si cerca di mantenere un equilibrio tra il gesto fisico/atletico e quello tecnico.
Attenzione però, perché ogni classe ha le sue eccezioni a proposito della 42, in condizioni da surf/planata su molte derive come per esempio il Finn 0 il 470 le regole su pompaggio e rollio cambiano, fino ad arrivare a parlare in alcuni casi di “free pumping”, che comunque viene regolato entro certi confini, che non analizzeremo in questa sede, e che comunque si ispirano sempre al principio generale di consentire il pompaggio finalizzandolo al surf/planata. Qui ci limitiamo a esaminarne i criteri generali ed applicarli in particolare modo alle barche cabinate.
Come pompare le vele di poppa
La pompata va fatta con i tempi giusti per essere efficace: normalmente si cazza la vela con un’escursione di scotta mediamente profonda quando sentiamo che l’onda inizia a sollevare leggermente la poppa della barca, e la si tiene cazzata durante la durata del surf/planata anche perché accelerando in modo repentino la barca avrà un leggero spostamento del vento apparente verso prua che durerà quasi quanto la planata. Quando perdiamo il surf la barca rallenta, l’apparente torna verso poppa e servirà lascare rapidamente le vele per tornare su una regolazione corretta. Per poi ripartire nella manovra con l’onda successiva.
Questo lavoro si può fare contemporaneamente su randa e gennaker. Sulle barche cabinate, la maggior parte delle quali sono dislocanti e si limitano al surf sull’onda, il tempo in cui terremo cazzata la vela sarà decisamente più breve rispetto a quello di una barca capace veramente di planare.
Su una barca cabinata, diciamo fino ai 40 piedi, e in condizioni di vento entro i 15 nodi, un bravo randista in buoni condizioni fisiche può provare ad effettuare il pompaggio prendendo in mano il mazzo della scotta. In poppa infatti più la barca è veloce, più il vento apparente sulle vele diminuirà e avremo meno carico. In alternativa il pompaggio della randa con vento più sostenuto va fatto con l’ausilio del winch e di un uomo all’albero che, dalla scotta alla tedesca, ci aiuta a cazzare generosamente la randa all’arrivo dell’onda. Sui monotipi, almeno fino a una certa misura di barca, data la loro leggerezza e facilità di sviluppare velocità e planata, in molti casi viene fatto con il mazzo di scotta in mano.
Il gennaker, sempre rimanendo sul fronte delle barche cabinate, dati i carichi in gioco, normalmente si pompa con l’ausilio del winch. In condizioni di pompaggio ci sarà un grinder fisso al winch, che eseguirà le chiamate del trimmer lavorando energicamente sulla maniglia quando arriva l’onda.
Quando l’onda non c’è e il vento è leggero
Il pompaggio è consentito per facilitare il surf e la planata, quindi è vietato di fatto in condizioni di mare piatto e vento leggero. Tuttavia, rimanendo all’interno del lecito, sia pur giocando con il limite delle regole, i trimmer anche con vento leggero possono attuare una condotta che in qualche modo aiuti la barca ad avere minime accelerazioni.
Il trimmer del gennaker dovrà essere bravo a tenere la vela sempre sul filo “dell’orecchia”, con micro lascate e micro recuperi della scotta magari in concomitanza con una leggera raffichetta, escursioni di pochi centimetri, lente. Cosi facendo intanto farà rimanere la vela sulla regolazione corretta, che deve essere sempre al limite dell’orecchia e mai più cazzata, e al tempo stesso genera delle leggere propulsioni che difficilmente possono diventare un’azione illecita di pompaggio.
Il randista con vento leggero, anche se i suoi margini di manovra sono estremamente ridotti e il pompaggio è vietato, dovrà comunque tenere il mazzo della scotta in mano, seguire con movimenti lenti quelli del gennaker e fare in modo che sul rollio naturale della barca la vela resti sempre “accesa” e non sbatta sgonfia, magari recuperando qualche centimetro di scotta affinché non perda la sua spinta.
Mauro Giuffrè
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2 commenti su “Pompare le vele per vincere in regata: attenzione alle regole, cosa si può fare e cosa è vietato”
Mauro, con il massimo rispetto, ma la trattazione non parla “di iniziare il foil”, delle interpretazioni della 42 (molto più importanti della regola stessa), di cosa fare in caso di stecca invertita,….
Sempre con il massimo rispetto per uno dei pochi giornalisti che scrive di vela e bene, ma…. decisamente incompleto
Buonasera Luigi,
Grazie per il tuo commento, massimo rispetto reciproco ovviamente. Hai certamente ragione, ci sono diversi argomenti che non sono stati trattati, il problema è che coprendo le interpretazioni e gli altri temi da te citati l’articolo sarebbe stato molto più lungo e poco adatto alla linea editoriale che di solito hanno i pezzi sul web. Non escludiamo che una forma più estesa possa essere realizzata per la rivista cartacea, dedicata ad approfondimenti più completi. L’obiettivo di questo articolo era intanto quello di dare un’introduzione generale al tema, alla regola, e un’idea della tecnica. Ci fa piacere comunque avere ricevuto un commento da uno dei massimi esperti di Regolamento. Grazie!
Un saluto
Mauro