Tre isole sperdute per esploratori del terzo millennio

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Siamo certi che, se avete seguito il giro del mondo in solitario Vendée Globe con noi (e con il nostro seguitissimo Processo al Vendée su Youtube), vedere questi marinai combattere in mezzo agli oceani, in angoli sperduti del globo (come le isole Kerguelen) vi avrà stimolato la voglia di avventura. E di esplorazione. Bene, questo articolo, suddiviso in tre puntate, è dedicato a voi: vi svela le isole sperdute da visitare una volta nella vita per sentirvi dei veri esploratori del terzo millennio.

Tre isole sperdute da esplorare – parte 2

Per suggerirvi questi “fazzoletti di terra” dispersi negli Oceani, abbiamo preso spunto dal libro di Judith Schalansky “Atlante delle isole remote” nel quale l’autrice, affascinata soprattutto dalle isole che punteggiano le mappe, crea un archivio-arcipelago di lembi di terra. “Cinquanta isole dove non sono mai andata e dove mai andrò”, questo è il sottotitolo del libro, che raccoglie cinquanta isole impossibili da raggiungere per chiunque e “invisibili anche per Google Maps”. Ma forse non per voi. In questa seconda puntata: Napuka, Howland, Fangataufa.


Napuka

Isole della Delusione (Polinesia Francese)

Superficie: 8 Kmq | 277 abitanti
Coordinate: 14° 10’ S 141° 14’ O
Le distanze: 3990 km → da Hawaii 920 km → da Fangataufa 20 km → da Tepoto Nord
La scoperta: Fine gennaio 1521 → da Ferdinando Magellano

Isole Sperdute - Napuka
Isole Sperdute – Napuka

Perché esplorare Napuka

“Quando il 28 novembre 1520 raggiungono il grande oceano e fanno rotta verso nordovest, il capitano Ferdinando Magellano annuncia che impiegheranno un mese al massimo per arrivare alle isole delle Spezie (Isole Filippine). Ma ben presto nessuno più ci crede. L’oceano è perfettamente calmo, cosicché lo chiamano Mare Pacifico. Ben presto l’equipaggio non ha più cibo a sufficienza e a bordo si scatena la follia. Quando, dopo cinquanta giorni, avvistano finalmente terra, non scoprono un fondale dove gettare l’ancora; le scialuppe che sbarcano sulle isole non trovano nulla che possa placare la fame e la sete. Le chiamano Isole della Delusione e proseguono il loro viaggio.

Isole sperdute - Napuka
Isole sperdute – Napuka

Lo scrivano di bordo, Antonio Pigafetta annota che un tale viaggio non sarà intrapreso mai più”. Questo estratto racconta come queste isole abbiano avuto il loro nome da Ferdinando Magellano, che non riusciva a trovare una fonte d’acqua con cui rifornire le scorte della sua nave, mentre era in rotta verso le Isole Filippine. Napuka è un piccolo atollo corallino nelle Isole della Delusione, nella parte nord orientale dell’arcipelago delle Tuamotu nella Polinesia francese. L’atollo è lungo 10,5 km e largo 4 km.


Howland

Isole della Fenice (Stati Uniti)

Isole sperdute mappa - 2

Superficie: 1,84 Kmq | disabitata
Coordinate: 0° 48’ N 176° 37’ O
Le distanze: 3030 km → da Hawaii 1750 km → da Pukapuka 1640 km → da Samoa
La scoperta: 1 dicembre 1828 → da Daniel McKenzie

Howland

Isole sperdute – Perché esplorare Howland

L’aereo di Amelia Earhart non dà più segni di vita e presumibilmente precipita in un raggio compreso fra le 35 e le 100 miglia dall’isola di Howland. È il 2 luglio 1937 e il suo obiettivo era quello di essere il primo essere vivente a fare il giro del mondo volando lungo la sua massima circonferenza. La sua scomparsa non passa inosservata e lo stesso Presidente Roosvelt, per cercare il suo aereo, mobilita una “Task Force” fatta di 66 aerei e 9 navi, ma dopo settimane di infruttuose ricerche, la missione deve dare forfait: è il 18 di luglio del 1937.

Il faro dell’isola di Howland, dove la trasvolatrice sarebbe dovuta atterrare, porta ancora il nome di “luce di Amelia Earhart”. L’Isola Howland è un atollo disabitato (2,3 km²) situato nell’Oceano Pacifico poco a nord dell’Equatore. Alcune fonti riportano che i Polinesiani fossero arrivati sull’Isola di Howland prima della sua scoperta da parte del navigatore europeo Daniel McKenzie, e che la utilizzassero come luogo di sosta, di riposo o di ritrovo durante i loro viaggi attraverso il Pacifico. L’atollo fa parte del Pacific Remote Islands National Wildlife Refuge Complex e per visitarlo è necessario richiedere un permesso speciale.


Fangataufa

Arcipelago delle isole Tuamotu (Polinesia Francese)

Superficie: 5 Kmq | 32 abitanti
Coordinate: 22° 15’ S 138° 45’ O
Le distanze: 4410 km → da Nuova Zelanda 810 km → da Rapa Iti 40 km → da Moruroa
La scoperta: Febbraio 1826 → da Frederick William Beechey

Isole sperdute - Fangataufa
Isole sperdute – Fangataufa

Perché esplorare Fangataufa

Quando l’Algeria e i suoi deserti diventarono indipendenti, i francesi si misero alla ricerca di un luogo dove continuare i loro esperimenti per la bomba nucleare. Per questo terribile progetto la scelta ricadde su un posto pittoresco e distante dagli occhi del mondo: l’atollo disabitato di Fangatufa caratterizzato da una natura lussureggiante e incontaminata.

Il 24 agosto 1968, dopo aver distribuito agli abitanti degli atolli vicini maschere di protezione e occhiali da sole, i francesi sono pronti per il grande test: la detonazione della prima bomba all’idrogeno con una forza di 2,6 megaton. Da cento a mille volte più potente di una bomba atomica. Il nome in codice di questa operazione è Canopus, come la stella più luminosa del cielo notturno, ma invisibile dalla Francia. Dopo l’esplosione non c’è più niente: l’intera isola viene evacuata e per sei anni nessuno potrà più metterci piede.

L’atollo ha una forma rettangolare, lunga 8,5 km e larga 7,5 km, con una superficie totale di 45 km². È stato scoperto nel 1826 dal marinaio e geografo inglese della Royal Navy Frederick William Beechey mentre era al comando di una spedizione impegnata nella ricerca del Passaggio a Nord Ovest dalla costa orientale.


Isole sperdute, nella prossima puntata

  • Iwo Jima (Giappone)
  • San Giorgio (Stati Uniti)
  • Pitcairn (Regno Unito)

  • Questo articolo è stato pubblicato sul numero di marzo 2014 del Giornale della Vela. 

  • Il volume citato nel servizio, nella sua versione aggiornata (“Atlante delle isole remote. Nuova edizione aggiornata” di Judith Schalansky, Bompiani, 160 pagine, 23,75 euro), potete acquistarlo qui

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