A noi ci piace Mini (il giro del mondo in solitario)

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Il "pazzo" mondo dei Mini 8.50 alle prese con l'avventura più estrema, il giro del mondo in solitario

Fuerteventura di prima mattina è più marziana del solito, il rosso della terra accarezzata dall’alba è ancora più acceso e nel cielo, sempre terso e azzurro troneggia una luna enorme.

Mini Globe Race

Mi trovo qui in vacanza con la mia famiglia, tra poco prenderemo l’aliscafo che porta a Playa Bianca da Corralejo, mezz’ora di attraversata ballerina per raggiungere Lanzarote, l’isola di fronte a noi, che ospita la partenza della Mini Globe Race.

La presentazione dell’evento merita una visita, visto che stiamo parlando niente di meno che il giro del mondo a tappe per solitari (più o meno esperti) su barchini di 5,80 m. In redazione li chiamano “i pazzi” e non credo sbaglino di molto. Si parte dalla Canarie verso Antigua: la traversata è la qualificazione per il giro del mondo vero e proprio, in partenza da Antigua alla fine di febbraio.

Io e mia figlia India, per lei queste barche sono “troppo piccole”

La presentazione è al Rubicon Marina che dista pochi chilometri da dove sbarchiamo. Nel cuore della marina (bellissima davvero) si vedono i barchini in questione, “mah, sono piccolissimi” dice mia figlia di 5 anni, mentre mostro a lei e mia moglie (che mi guarda attonita) il motivo della nostra levataccia; incurante mi aggiro tra i Mini fotografando i piccoli scafi e i particolari che mi attirano di più.

Le barchette sono per lo più costruite dagli armatori stessi, previo acquisto dei disegni dall’organizzazione (circa 2000 dollari), e hanno un tempo di costruzione di due anni, le vele e alcuni pezzi sono uguali per tutti, il budget della campagna è di circa 40-50.000 dollari per la Transat e di 80-100 per il giro del mondo.

La filosofia di Don McIntyre

L’incontro si svolge in maniera molto informale, Don McIntyre (l’organizzatore della regata) racconta in un discorso ormai diventato un’abitudine che cos’è la Globe Race:

“La McIntyre Mini Globe Race è il primo evento mondiale tentato dai corridori Mini Ocean. Il giro del mondo celebra il 75° anniversario di John Guzzwell, che nel 1955 partì con il suo yacht in legno da 20 piedi TREKKA, costruito in casa, per diventare il primo “Mini Yacht” in assoluto a navigare intorno al mondo. Quest’impresa rispecchia in pieno la mia visione del mondo delle regate e permettere a tutti i velisti, professionisti e non, di parteciparvi è il mio obiettivo.

“Don come ci si prepara a una prova così impegnativa?”. “I partecipanti devono sostenere alcune prove sia a livello umano, come un rigoroso corso di primo soccorso, che a livello costruttivo dell’imbarcazione, questa viene ispezionata una prima volta dopo la sua costruzione e poi a Lagos, prima della qualificazione dove viene severamente testata in acqua.

Il Mini Little Wren di Adam Waugh pronto per la partenza della Transat

La solidità dello scafo è totale, questo tipo di barca è già passata per venti di 70 nodi e onde di 6 metri, è la barca più sicura al mondo per questo genere di navigazione”, in effetti la murata alta e l’invelatura non eccessiva la rendono a impatto visivo molto stabile, sicuramente più dei mini 6.50, per fare un paragone con i fratelli maggiori.

Quanti dei partecipanti alla Transat continueranno il giro del mondo? ”Tutti tranne l’irlandese”, dice sorridendo dietro i sui occhi vispi. Ebbesi si, perché i partecipati alla prima tappa sono 12 e quelli che continueranno saranno 11, in più sono previsti nuovi iscritti di tappa in tappa, un vero successo per un appuntamento del genere.

Jasmine Harrison, dopo aver attraversato l’oceano su una barca a remi, tenta il giro del mondo in solitario a bordo di un Mini Globe

Jasmine al suo primo oceano (in barca a vela)

Saluto calorosamente Don e ritorno in banchina, li incontro la velista più giovane della flotta Jasmine Harrison (25 anni), una ragazza alta e ben piazzata, intenta a sistemare le ultime “cose” prima della partenza; ne approfitto per farle un paio di domande: Jasmine sei pronta? Cosa ti ha portato a tentare questa impresa? “Sono qui perché penso sia molto cool, nessuno ha mai tentato il giro del mondo su barche di 19 piedi, starò in ballo per un bel po’ di tempo, circa 15 mesi.” Hai esperienza di vela oceanica? “Di vela non molto a dire il vero, ma ho fatto l’oceano su una barca a remi a 21 anni.

L’interno del Mini della Harrison, Numbatou. Nella cabina di prua c’è posto solo per le vele, a destra la zona carteggio, a sinistra la “cucina” e poi due comode sedute/brande.

”Bene, penso, easy”…chioso.

Altre informazioni interessanti sono state: al contrario di altre regate oceaniche la tecnologia è consentita a bordo (tranne previsioni meteo dallo shore team), il cibo è prevalentemente liofilizzato o in scatole di latta e non c’è bagno, per i contenuti media, i velisti hanno modo di comunicare costantemente con il mondo esterno, caricando i video che girano da bordo sui loro social e su quelli dell’organizzazione dunque, quando sarete annoiati o nel grigiume invernale tenete d’occhio il telefono, perché l’avventura in mezzo al mare nel prossimo anno e mezzo non mancherà!

“Ma quasi quasi…”

Così mentre immagino giovani e anziani, professionisti e non imbarcarsi per l’avventura della vita io me ne ritorno borghesemente verso il traghetto mano nella mano con mia figlia e in testa per un attimo mi passa l’idea… “Ma se lo fanno loro…allora magari..anche io..un giorno…” in quell’attimo incrocio gli occhi di mia moglie, rinsavisco e sentenzio: “Amo, ma che pazzi a fare una cosa così, ma che gli dice il cervello, io non la farei mai, giuro!”.

Dal nostro inviato alle Canarie Tommaso Oriani

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