Tre isole sperdute lontane da tutto da esplorare nel 2025
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Siamo certi che, se avete seguito il giro del mondo in solitario Vendée Globe con noi (e con il nostro seguitissimo Processo al Vendée su Youtube), vedere questi marinai combattere in mezzo agli oceani, in angoli sperduti del globo (come le isole Kerguelen) vi avrà stimolato la voglia di avventura. E di esplorazione. Bene, questo articolo, suddiviso in tre puntate, è dedicato a voi.
A caccia delle isole sperdute
Cosa rappresenta la partenza agli inizi del terzo millennio? Fino a mezzo secolo fa, quando i satelliti non esistevano e quando le carte geografiche presentavano ancora qualche area bianca, il viaggio era l’unico mezzo per riempire questi vuoti, per indagare l’esotico, l’ignoto, la leggenda. Al giorno d’oggi, le ultime incognite degli atlanti sono state mappate, i popoli del mondo catalogati, le cime inaccessibili conquistate, gli oceani varcati in lungo e in largo.
Internet e strumenti potenti come Google Maps hanno reso possibile l’accesso a tutte queste informazioni in tempo reale, da casa nostra, senza necessità di muoversi. E allora cosa rimane? E possibile ritrovare oggi l’adrenalina di un viaggio esplorativo per mare, in barca a vela, all’insegna del non conosciuto, dell’inviolato?
Questo spirito può essere ritrovato spingendosi via mare verso isole talmente remote e lontane dalla terraferma che spesso non sono nemmeno segnate sulle cartine degli Stati ai quali appartengono. Isole sperdute il cui raggiungimento può rappresentare lo scopo del viaggio e affrancare quel desiderio, sempre forte nei navigatori, di sentirsi lontano da tutto e da tutti.
Quella che in questa serie di articoli è una selezione di nove mete “remote” capaci di riaccendere la voglia di sentirsi esploratori nel terzo millennio e dare nuova linfa a quella forza irresistibile che dagli albori della civiltà spinge l’uomo alla conquista di nuove terre da abitare. L’esplorazione è da sempre una sfida, una necessità e una manifestazione della sete di conoscenza della nostra specie, soprattutto di quella marinara.
Tre isole sperdute da esplorare – parte 1
Per suggerirvi questi “fazzoletti di terra” dispersi negli Oceani, abbiamo preso spunto dal libro di Judith Schalansky “Atlante delle isole remote” nel quale l’autrice, affascinata soprattutto dalle isole che punteggiano le mappe, crea un archivio-arcipelago di lembi di terra. “Cinquanta isole dove non sono mai andata e dove mai andrò”, questo è il sottotitolo del libro, che raccoglie cinquanta isole impossibili da raggiungere per chiunque e “invisibili anche per Google Maps”. Ma forse non per voi. In questa puntata: Trindade, Bouvet, Saint Paul.
Trindade
Trindade e Martim Vaz (Brasile)
Superficie: 10 Kmq | 32 abitanti
Coordinate: 20° 30’ S 29° 20’ O
Le distanze: 1140 km → da Vitòria 1150 km → da Rio de Janeiro 2540 km → da Sant’Elena
La scoperta: 18 maggio 1502 →Vasco de Gama
Perché andare a Trindade
Quest’isola sembra gettata nell’oceano per la sua posizione al centro dell’Atlantico meridionale, tra il Brasile e l’Africa. È abitata da trentadue persone tra militari dediti a mantenere la sovranità sull’isola e volontari impegnati in missioni ambientali. Il mezzo di trasporto più utilizzato per raggiungere l’isola è l’elicottero, in nave ci vogliono almeno tre giorni. Scoscesa e ostile, da questo fazzoletto di terra il mare si tuffa in profondità subito e raggiunge i 5.000 metri.
L’isola è un vulcano spento sommerso, come un iceberg, con meno del 10% della dimensione sopra la superficie dell’acqua. Tredici km di lunghezza sopra il livello del mare, l’isola raggiunge i cinquanta km toccando il fondo marino. Il territorio, abitato in prevalenza da granchi e tartarughe, è un vero mix topografico con scarsa vegetazione: rocce, scogli, voragini dai colori più svariati, una foresta di felci. Il tutto battuto da onde perfette: un sogno per ogni surfista. Un luogo, questo, dove per sbarcare non sono necessari né soldi né documenti e dove la natura segue ancora il suo corso originario. Una leggenda dice che chi beve dalla fonte di acqua sorgiva, l’unica presente sull’isola, è destinato prima o poi a ritornarci.
Bouvet
(Norvegia)
Superficie: 49 Kmq | disabitata
Coordinate: 54° 25’ S 3° 21’ E
Le distanze: 2510 km → da Capo di Buona Speranza 1910 km → da Tristan de Cuhna 1700 km → da Antartide
La scoperta: 1 gennaio 1739 → Jean-Baptiste Bouvet
Perché andare a Bouvet
“Sulle carte nautiche britanniche c’è una superficie non scritta, con un’unica indicazione incerta: un piccolo arcipelago sotto il 54° grado di latitudine, avvistato da Bouvet che lo ritenne il capo del continente meridionale. Né Cook, né Ross e neanche Moore lo ritrovarono. Solo i capitani di due baleniere hanno visto le isole, ma hanno calcolato la loro posizione in modo divergente”. Dopo il primo avvistamento di Bouvet, questa terra è stata ritrovata dopo 75 anni. Un’unica isola scoscesa però, di una magnificenza selvaggia: le pareti sono tutte gelate e i ghiacciai scendono a picco fino alla superficie del mare: un’imponente terra di nevi perenni.
Un’isola a metà strada tra l’Africa e l’Antartide. Proprio per la sua posizione è considerata l’isola più remota del pianeta, e probabilmente la terra emersa più lontana da insediamenti umani. Raggiungerla è incredibilmente difficile: le sue scogliere cadono a picco sul mare, e per mettervi piede è necessario raggiungere la costa con una nave ed essere trasportati sull’isola con un elicottero. Non ci sono porti, e nemmeno punti di attracco per le navi, dato il rischio rappresentato dalle pericolose scogliere e dal mare quasi costantemente agitato.
Saint Paul
(Francia)
Superficie: 7 Kmq | disabitata
Coordinate: 38° 43’ S 77° 31’ E
Le distanze: 4290 km → da Sudafrica 3010 km → da Antartide 2260 km → da Isola del Possesso
La scoperta: 19 aprile 1618 → Harwick Claesez de Hillegom
Perché andare a Saint Paul
Quando la Francia si accaparrò l’isolotto vulcanico di Saint-Paul, lo accorpò al dipartimento delle Terre australi e antartiche francesi. L’isola è lontanissima da qualsiasi luogo abitato e distante dalle rotte commerciali: si trova in mezzo all’Oceano Indiano meridionale, a 4290 km dal Sudafrica. L’isola di Saint Paul è costituita da un cono vulcanico parzialmente sprofondato in mare, fino a creare una baia accogliente a forma di semicerchio che rappresenta l’unico punto di approdo.
Isole sperdute, nella prossima puntata
- Napuka (Polinesia Francese)
- Howland (Stati Uniti)
- Fangataufa (Polinesia Francese)
- Questo articolo è stato pubblicato sul numero di marzo 2014 del Giornale della Vela.
- Il volume citato nel servizio, nella sua versione aggiornata (“Atlante delle isole remote. Nuova edizione aggiornata” di Judith Schalansky, Bompiani, 160 pagine, 23,75 euro), potete acquistarlo qui
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