Matchless, storia e testamento di uno Swan 57 eccezionale
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C’era una volta una vela diversa, forse più romantica, forse più appassionata – forse non sta a noi dirlo. Certo è che, oltre alle leggende, ce ne rimangono oggi i custodi. E, grazie ai tanti di loro, il sogno e la memoria. Tra questi, un testamento raro, Matchless, uno Swan 57 (1978; #006) non solo eccezionalmente mantenuto, ma anche così intriso di storia della vela da essere necessariamente da annoverarsi tra i ‘grandi’ scafi della Golden Age della Vela. Conosciuto dai ‘veterani’ anche come Battlecry IV, questa è la sua storia e, in parte, anche un pezzo di storia della vela stessa…
Matchless, un testamento alla vela che fu, e che resiste
Come più volte può esser successo, talvolta, sono le storie passate e gli aneddoti altrui quelle che più possono sottolineare elementi ‘pressanti’ del presente. E, certamente, la memoria storica e della cultura, sono tra questi; elementi non solo da preservare, archiviati, ma da celebrare e condividere. Matchless, in questo senso, si presta appieno a questo tema, rievocando e raccontandoci un periodo ed un’etica che non devono, e non possono, andar perduti. Ne abbiamo parlato con il suo attuale armatore, Giacomo Bei, che ci ha gentilmente raccontato sia le gesta, sia il presente, di questa sua mitica barca.
Battlecry IV / Matchless, testimone indiscusso
Nel 1975 l’ambitissima Admiral’s Cup è vinta dalla Squadra Britannica. A far parte di questa, Sir John Prentice, noto yachtsman inglese e armatore di uno degli scafi partecipanti, il 40 piedi Battlecry III. Entro la fine dell’ottobre 1978, però, ha già una nuova barca, Battlecry IV, questa volta un 57 piedi, commissionato a Nautor Swan specificatamente per navigazioni lunghe e impegnative. Sarà lo Swan 57 numero 006, progetto eccezionale firmato Sparkman & Stephens e varato proprio in quell’ottobre presso gli stabilimenti di Pietarsaari (FIN).
La prima navigazione è mirata a testare lo scafo, rotta sull’Inghilterra, poi prua sui Caraibi. Il battesimo di fuoco arriva già nel mare di Norvegia, 65 nodi nel muso durante il primo trasferimento. Poi i Caraibi e la stagione di ‘testing’. La vera prova sarà però il Fastnet, è il 1979… il Fastnet della tragedia, quella Fastnet Race che coinvolse oltre 4.000 persone nella la più vasta operazione di soccorso marittimo mai avvenuta in tempo di pace, prendendosi la vita di ben 19 velisti. Battlecry IV, con il suo equipaggio composto da inglesi, neozelandesi e australiani, ne uscì indenne, trovano rifugio a Crosshaven –SE di Cork (IRL)– prima di incorrere in problemi, evitando così il rischio di andare a pesare ulteriormente sui soccorsi, già in difficoltà nell’assistere gli equipaggi in difficoltà.
Sopravvissuta a quell’indimenticabile Fastnet, Battlecry IV navigherà poi per Mediterraneo e Atlantico, cambiando spesso di mano a partire dal 1984, anno cui venne venduta dal suo armatore committente, Sir John Prentice. Sarà solo negli anni 2000, però, che cambierà nome, diventando l’attuale Matchless. Con il dicembre del 2020, infine, passa dalle mani di Giacomo Picchi a quelle del suo attuale armatore, Giacomo Bei, che ne recupera l’eredità, riportando il nome originale sul suo specchio di poppa, che oggi legge Matchless (Battlecry IV).
Matchless, una milestone per il presente
Giunta tra le mani di Giacomo Bei, attuale armatore, i lavori di restauro cominciati da Giacomo Picchi vengono portati avanti proprio con la partecipazione di questi, che ad oggi assiste e segue Matchless in veste di Project Manager ad ogni suo cantiere, assicurando l’efficienza e la cura in ogni singolo dettaglio. Come ci racconta Bei, infatti, nel corso di un triennio Matchless è ora stata interamente restaurata, mantenendone tutte le specifiche originali, salvo migliorando o aggiornando quegli elementi che, come i sistemi di navigazione o la componente hardware delle manovre (bozzelli, cordame, etc), il buon senso non vieta a nessuno di andare a migliorare.
Eccezioni fatte, tutto resta fedele al progetto firmato S&S, dai legni interni a quelli di coperta, dalle linee ai piani velici, compreso il teak, ancora forte di ben 12 mm di spessore in coperta… In poche parole, grazie a cantieri illuminati, dove strutture e maestranze esterne e specializzate hanno saputo incontrarsi in un vero e proprio HUB di refit, tutto il restaurabile è stato ristrutturato. Unico dettaglio, minore, sebbene presente, lo specchio di poppa, i cui scarichi a mare sono stati spostati sotto lo spigolo, migliorandone così, semplicemente, la cosmesi complessiva.
“Il merito del refitting –tiene a sottolineare Giacomo Bei– va a Giacomo Picchi come project manager di ogni fase e come guardiano attento alla qualità; Giacomo mi è sempre stato accanto, mi ha aiutato a comprendere il mondo dei cantieri (ove ciò sia possibile) e tutt’oggi è parte integrante e fondamentale di Matchless e del suo team regate. Accanto a Giacomo, un ringraziamento speciale a chi mi ha seguito e con pazienza sopportato (con la “o”) in ogni fase del restauro, Matteo Salamon (fondatore e anima della S&S Swan Association nonchè armatore, con sua moglie Giulia, dello Swan 47 – Vanessa, uno tra gli Swan Classic più belli e meglio tenuti al mondo). Un ulteriore ringraziamento ai cantieri che negli anni mi hanno aiutato (prima Valdettaro, poi Porto Lotti e oggi la Esaom) assieme agli artigiani della nautica che, ciascuno con la propria professionalità, hanno via via collaborato al progetto: il velaio Armando Battaglia, l’attrezzista (e non solo questo) Elio Borio e così via per gli acciaisti, falegnami, elettricisti, verniciatori, teccai e marinai innamorati di Matchless, come Pia e Alice”.
Matchless, un testamento per il futuro
Refit, cure, passioni e amore per la propria barca a parte, compresi piazzamenti anche di tutto rispetto, tra cui la vittoria di classe nel giugno 2024 all’Argentario Sailing Week, Matchless è però anche un testamento che guarda al futuro. Manutenuta a nuovo, è un pezzo di storia solo di passaggio, uno scafo che, come tanti, potrà andare oltre, arricchendo anche le generazioni a venire. E il suo programma per il 2025 ne è un buon indice.
A giugno, il Capraia Sailing Rally, seguito dalla Swan Classic a Marciana Marina. Poi, sotto il suo guidone del Royal Thames Yacht Club, il Mediterranean Rally organizzato dall’omonimo circolo, in celebrazione del suo 250° compleanno, una manifestazione che muoverà dalla Sardegna al sud della Francia (e Monaco) in sette tappe. Quindi, le Voiles de St. Tropez. È però forse un progetto più a ‘lungo termine’ a far sognare, a suo modo, ‘eclissando’ il resto, La Fastnet Race del 2029, per celebrare i 50 anni di quella leggendaria edizione del ‘79.
Una celebrazione a cui, idealmente, non sarebbe solo Matchless a prendere parte come ‘storica’ e, un’edizione che, peraltro, potrebbe consentire a Matchless di finire, finalmente, quella storica regata che nel 1979 aveva iniziato come Battlecry IV. Un cerchio potenzialmente perfetto pronto a resistere altrettanto a lungo, grazie alla cultura, alla cura e alla dedizione che ormai la accompagnano nel quotidiano… fondamentalmente, uno stimolo per fare altrettanto, anche nel nostro piccolo, per mantenere viva una tradizione e una cultura di cui, a noi, tanto è ancora arrivato, e di cui, ancora, possiamo godere e per cui possiam fare altrettanto.
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1 commento su “Matchless, storia e testamento di uno Swan 57 eccezionale”
The Real Person!
Grazie del bellissimo articolo che dimostra con questa storia la dedizione di uomini che amano le barche. E mi riferisco non solo agli armatori che riportano a nuovo gloriose barche, ma anche agli uomini che dal progetto alla costruzione dimostrano dedizione e professionalità uniche.
Ho avuto il piacere di visitare il cantiere Nautor in Finlandia, e di navigare su diversi modelli, ed il livello di manodopera e di qualità e’ sempre stato altissimo.
Con barche di questo livello l’emozione è assicurata.