Cosa fare per la nautica nel 2025. Ultima puntata
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C’è un tesoro, non ci stancheremo mai di ripeterlo, che vale miliardi e che il nostro paese deve ancora capire come sfruttare al meglio. E’ il turismo nautico, in ogni sua declinazione.
Turismo nautico 2025, cosa fare
Nel 2024, nonostante siano stati fatti degli indubbi passi avanti (patentino nautico, ecoincentivi…) il mondo delle barche (e di tutti coloro che delle barche fruiscono, ad ogni livello) è ancora appesantito, soprattutto, da vizi endemici. A partire da una burocrazia lenta e complessa, da leggi bizantine, obblighi asfissianti, oneri eccessivi, approdi insufficienti, cari ed elitari, controlli in mare continui, scarsi servizi.
Vediamo allora di proporre qualche idea, dei suggerimenti (in alcuni casi, consigli) per migliorare il settore rendendo la nautica (e il turismo nautico) più efficiente e accessibile a un pubblico sempre più ampio. In più puntate, tema dopo tema sviscereremo problemi e proposte per risolverli per il 2025 che inizia.
Dopo esserci occupati del titolo di skipper professionista ancora fermo, registro telematico delle barche, fine vita imbarcazioni, di portualità turistica e aree marine protette e avervi parlato delle immatricolazioni con bandiera estera e di cosa può essere ancora fatto per migliorare la patente nautica italiana, oltre che di leggi regionali, dotazioni e dell’annoso problema dei natanti all’estero, nell’ultima puntata affrontiamo i temi della promozione del turismo nautico, della zattera, dei controlli in mare e di tutto ciò che concerne la cosiddetta nautica sociale.
Promozione della nautica
Nel nostro Paese si fa ancora troppo poco per la promozione della nautica da diporto. C’è la Giornata nazionale del mare (11 aprile), c’è il VelaDay (inizio giugno), alcune iniziative nel corso dei saloni nautici e poco altro. Non molto per un Paese piantato al centro del Mediterraneo con oltre 8.000 chilometri di coste.
Proposte – Creare iniziative (eventi, manifestazioni, fiere, scuole di vela o corsi di avviamento alla navigazione) che promuovano la nautica da diporto come un’attività accessibile a tutti, anche con barche piccole ed economiche. Coinvolgere le nuove generazioni incrementando i progetti “vela-scuola” con la collaborazione del ministero dell’Istruzione. Coinvolgere anche le società di charter, sfruttando la crescente passione per il turismo attivo e sostenibile, creando flottiglie e itinerari ad hoc.
Nautica sociale, speriamo bene
Una felice intuizione inserita con le ultime modifiche al Codice del Diporto è stata quella della “nautica sociale”, per la quale erano previste facilitazioni poi puntualizzate con il recente Regolamento di attuazione del Codice del Diporto. Ricordiamo che per nautica sociale si intende quella effettuata senza scopo di lucro con natanti fino a 6 metri di lunghezza e anche le attività svolte per diffondere la nautica tra gli studenti con almeno 9 anni di età o a scopo di ausilio terapeutico a favore di persone con disabilità (o con disturbi psicologici, dell’apprendimento, etc.).
Gli incentivi previsti dal nuovo Regolamento prevedono che:
– nelle aree portuali vengano individuate dalle autorità competenti zone per ormeggiare anche a secco le unità da diporto usate per la nautica sociale nonché realizzati scivoli pubblici e aree di sosta per i relativi carrelli;
– alle barche usate per la nautica sociale quando sono in sosta “in transito” venga applicata una riduzione di almeno il 30 per cento dei costi per la fornitura dei servizi in banchina;
– i gestori delle aree marine protette dispongano agevolazioni per l’ormeggio delle unità della nautica sociale nei campi boa, nei campi di ormeggio attrezzati e anche per la fornitura dei servizi in banchina.
Proposta – Mancavano incentivi per la nautica minore; ora è necessario sorvegliare che le facilitazioni previste da questi recenti norme siano effettivamente attuate. Serve quindi che autorità ed enti chiamati in causa si attivino al più presto e che anche i diportisti segnalino ritardi e inadempienze.
Controlli in mare, 40 volte in più che sulle auto!
Chi mette la prua fuori da un porto ha ancora la quasi matematica certezza di essere fermato dalle autorità per un controllo. Anche se sta navigando a vele spiegate o placidamente fermo all’ancora. Soprattutto d’estate. Ad arginare questa caccia al diportista non è servito né l’affido in esclusiva dei controlli in mare al corpo delle Capitanerie di Porto e neanche l’introduzione del Bollino Blu, l’adesivo da applicare allo scafo che dovrebbe certificare che una barca è stata già verificata dalle autorità competenti e quindi evitare nuovi controlli.
C’è chi ha stimato che le verifiche unità da diporto sono circa 40 volte più frequenti di quelli alle auto. Perché? Non si sa. Certo è che nei rapporti annuali della Guardia Costiera, i numeri “monstre” delle barche fermate in mare vengono esibiti con un certo orgoglio. Quasi che il diportista sia per definizione un soggetto a elevato rischio delinquenziale. Ed è un peccato, anche perché questa persecuzione marittima genera acrimonia verso un corpo che svolge in realtà un difficile e prezioso lavoro di tutela della sicurezza in mare.
Proposta – Ridurre i controlli di routine della Guardia Costiera alle unità in navigazione, incrementando semmai la sorveglianza lungocosta dove in realtà avvengono la maggior parte delle infrazioni in mare.
Zattere di salvataggio, se facessimo come in Francia?
La revisione della zattera di salvataggio è uno dei costi fissi che grava sul diportista ed è tra le incombenze più scomode da gestire. Tenere efficiente questo accessorio salvavita è doveroso, ma siamo sicuri che i richiami previsti in Italia siano dettati solo da esigenze di sicurezza? Nel nostro Paese per la zattera di salvataggio è prevista una revisione “ordinaria” ogni 2 anni e una revisione straordinaria (più costosa) ogni 4. In Francia la revisione dello stesso tipo di zattere (e da parte delle stesse aziende) è prevista ogni 3 anni più un cambio della bombola solo ogni 9 anni. Perché questa (non trascurabile) differenza?
Proposta – Uniformare la revisione delle zattere ai criteri francesi allungando le scadenze delle revisioni.
Fabrizio Coccia
- Nella puntata 1: Skipper professionista, registro telematico, fine vita barche
- Nella puntata 2: Porti turistici e Aree Marine Protette
- Nella puntata 3: Bandiera estera e patenti
- Nella puntata 4: Dotazioni di bordo, pronto soccorso, natanti all’estero
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