Dream, storia di uno Swan 47 (S&S) di famiglia
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Altri anni, altri tempi. Poter navigare lungo le coste Mediterranee in maniera indefinita con un Camper&Nicholson anni ‘70 poco più lungo di nove metri. Poter arrivare in Libano… Forse era più facile, e bastava poco. Una bussola, le carte giuste e la voglia. Neanche il frigo. Forse era semplicemente un altro mondo. Poi il 2000, la famiglia, le nuove esigenze e lei, la nostra protagonista, uno scafo più grande e di maggior respiro, di maggiori possibilità: Dream, uno Swan 47 del 1975, firmato Sparkman&Stephens. Un nuovo mondo davanti.
Dream, più di una semplice barca
Talvolta, raccontare le storie degli altri è la cosa migliore, sia per affrontare alcuni temi, sia per appassionare o ispirare altri. Soprattutto, se le protagoniste sono loro, le Classic Boat, scafi spesso d’eccellenza e di portata non necessariamente aliena. Scafi pregni di cultura nautica e di storie, storie loro, storie nostre, e storie di chi ci è passato sopra prima di noi. In questo caso, la storia di uno Swan 47, Dream, per ribadire ancora come il limite, nella vela, non siano certo gli anni di uno scafo.
Swan 47 S&S, un cult tra i cult
Per poter procedere, capire un minimo l’allure e la storia del Dream, un passo indietro, a guardare di che barca si tratta. Costruito in 70 esemplari tra il 1974 e il 1985, lo Swan 47 è tra i progetti Nautor Swan / S&s che più si avvicina alla quintessenza del cantiere durante la seconda metà del secolo scorso: l’inconfondibile tuga a scomparsa, la poppa stretta, alta, quasi a ‘cuore’, e l’inevitabile eleganza tipica degli scafi di quel decennio. Ma non è solo una bella barca. Lungo 14.57 metri fuori tutto, 11.05 metri al galleggiamento e 4.19 al baglio massimo, lo Swan 47 è anche uno tra gli scafi più marini, potenti e performanti del periodo.
Dislocante oltre 14.7 tonnellate, di cui ben 7 in chiglia (in pinna), e forte di un baglio massimo centrale particolarmente accentuato, filante poi verso poppa e prua nelle linee, si tratta di una barca fatta per navigare. Navigare bene. L’estetica è pura conseguenza delle matite brillanti che l’hanno disegnata. E che sia fatta per macinare miglia in primis, lo dicono le classifiche, e non solo quelle di allora, come vedrete.
Mediterraneo Atlantico
Torniamo al Dream. Varato nel 1975, nel 2000 è acquistato da Francesco Persio, che lascia così il suo Camper & Nicholson per passare ad uno scafo più grande, una barca capace di accogliere i nuovi bisogni ed i volumi che una famiglia può comportare/necessitare. In poche parole, spazi nuovi, abitabilità maggiorata e, sopra tutto, emergerà, molto più passo, ergo più miglia quotidiane. Inevitabilmente, il Mediterraneo torna ad essere l’oggetto delle esplorazioni. Ma ora si può fare molto di più.
La prima meta ‘audace’ Gibilterra, direzione Atlantico. Poi il sogno di tanti, la ‘scusa sicura’ per fare il passage verso il nuovo continente, la ARC. Francesco e la barca ne hanno ormai viste insieme, siamo nel 2012 e, iscritta come Città di Rieti per l’occasione, Dream è pronta per l’avventura che aspetta. Il nome momentaneo, peraltro, per coinvolgere tutta la cittadinanza di Rieti nell’iniziativa, coinvolgendo il Comune, la Provincia, la Camera di Commercio… un’esperienza condivisa per avvicinare i tanti alla passione, con tanto di trasmissioni televisive commentate dal grande Cino Ricci.
Quattordici giorni e venti ore (14d 20h) tra la partenza e l’arrivo, sfruttando perturbazioni importanti, con picchi tra i 40 e i 50 nodi, una traversata quasi interamente a vele bianche, sotto randa e genoa tangonato, punte di 18 nodi… Primi di Classe, Terzi Overall su 200 barche. Risultati che la dicono lunga sul progetto, siamo nel 2012 e una barca del ‘75 si piazza nella Top 3… senza un singolo danno a bordo.
Atlantico Mediterraneo
L’arrivo della ARC è l’occasione perfetta per chi vuole girare i Caraibi. Francesco lo sa bene e, qui, è raggiunto dalla famiglia. I figli hanno 4 e 8 anni. Alternando lavoro e navigazioni, toccano le isole, poi il Venezuela, la Colombia, e il grande interrogativo: Panama. Che fare? La tentazione di andar di là, buttare il muso nel Pacifico e perdersi è tanta… però la scuola, il crescere i figli in un contesto ‘comune’, le esperienze condivise. Rompere totalmente il rapporto con il normale non è mai una scelta semplcie. Quindi prua a Nord-Est, Gibilterra di nuovo e con lei il Mediterraneo.
Il Mediterraneo, enorme lago nostrano, non è però un limite. E porta seco divertimento ed esperienze in abbondanza. Le varie Swan Cup, con una vittoria in Classe S&S, poi un terzo posto, il poter navigare in generale. Nel 2019 arriva il tempo di un refit importante e Dream ne esce come nuova. Seguono i campionati, l’Argentario, gli incontri con Frers (lavorò al progetto del 47’ a suo tempo, da junior in Sparkman & Stephens) e la IOR Classic del circuito CIM, l’anno prossimo, dove con deroga ad hoc Dream entra, perché l’ambiente del Classico, come ricorda giustamente Francesco, ne vale la pena già da solo.
Oltre la regata, oltre la crociera
Parlando con Francesco, la cosa che emerge forse più d’ogni altra, oltre le regate, oltre le avventure, è il ruolo che la barca ha saputo assumere nel ‘costruire’ e crescere una famiglia. E qui il modello viene meno, siamo tutti d’accordo. Una barca a vela è una barca a vela. E Dream, come tante, ha saputo essere a suo modo un fulcro, un punto di riferimento. La crociera, la regata, il semplice navigare, racconta, hanno creato una vera unione, un contatto in più. Quel rapporto che solo condividere il mare sa offrire.
“La barca ha quel valore aggiunto, tramite il contatto ravvicinato, la natura, anche le difficoltà, volendo, che ti fa apprezzare molto di più quello che hai davvero. E credo che queste esperienze sappiano davvero insegnare al meglio cosa significhi apprezzare tutte le piccole sfumature di quello che si ha… Non ho mai visto sguardi come quelli che i miei figli hanno avuto per mare… in nessun altro luogo o contesto, no. È un mondo diverso, un mondo crea un rapporto di compenetrazione con la natura che non trovi altrove. Quello che consente di fare e ricevere una barca, non lo consente null’altro. Senza parlare della coesione che si crea tra le persone, l’equipaggio, ancor più se è famiglia…”
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1 commento su “Dream, storia di uno Swan 47 (S&S) di famiglia ”
The Real Person!
Finalmente una barca a vela!!!!