REPORTAGE Ecco perché sono tutti felici all’arrivo della ARC a Saint Lucia

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ARC Saint Lucia

Prosegue il nostro reportage da Saint Lucia, dove abbiamo inviato il nostro velista/filosofo Marco Cohen* a Rodney Bay, dove si stanno susseguendo gli arrivi della ARC, il rally oceanico “per tutti” (da Las Palmas a Gran Canaria ai Caraibi). In tre puntate, ci racconta tutte le storie che ha raccolto per noi.

Mettetevi comodi, in questa puntata ne ha scovate davvero di particolari: da chi attraversa i mari del mondo anche se è in carrozzina, al catamarano più piccolo (e vincente della flotta), passando per megacatamarani in carbonio, barche da crociera e da super-regata, consigli turistici e molto altro. Buona lettura!


Belle storie dalla ARC – Parte 2

Sabato 21 dicembre. St Lucia. La temperatura in stile storie di Instagram non ve la metto perché non sono un sadico. Arriva finalmente (finalmente si fa per dire perché sarei rimasto volentieri ancora un po’), il giorno della premiazione dell’ARC.

Il “welcome pack” della ARC

Mi sento un po’ come Bill Murray nel giorno della Marmotta. Non so se avete presente quel bellissimo film, dove lui ogni giorno si sveglia esattamente allo stesso punto del giorno prima, facendo sempre le stesse cose. Infatti il cerimoniale della regata, a cura del World Cruising Club, in modo impeccabile prevede lo stesso tipo di trattamento welcome pack, per chiunque arrivi, dal primo all’ultimo.

Rodney Bay, il Marina che ospita l’arrivo della ARC

E questo è lo spirito giusto di un Atlantic Rally, che non è una normale regata. Giusto per darvi un’idea, mentre alle barche della  categoria racing è proibito usare il motore, per tutte le  altre ne è permesso l’uso in caso di poco vento, salvo dichiararlo all’organizzazione, che prevede una penalizzazione oraria.

Cosa succede: che ovviamente i primi arrivati delle barche più grandi e performanti sono già volati a casa oppure hanno iniziato con le loro barche la crociera natalizia verso le Grenadine e Antigua raggiunti dalle loro famiglie. Ma ogni giorno si susseguono nuovi arrivi e quindi anche per loro ci sono le  stesse feste con concerti di musica e l’immancabile rum punch per festeggiare gli equipaggi che hanno appena tagliato il traguardo.

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L’equipaggio del C Cat 38 Bellamossa di Massimo Guardigli all’arrivo della ARC

Ormai conosco la guida ai cocktail e la compilation dei dj/artisti locali (fantastici) a memoria e so che dopo Michael Jackson arriva September degli Earth Wind & Fire. Ho ballato di più in questi 10 giorni che negli ultimi 20 anni, bisestili compresi.

Finisco il giro delle barche in banchina e mi imbatto in due barche vincitrici della loro categoria.

“Se ti prendi cura della barca, la barca si prenderà cura di te”

La prima, l’Arcona 435 Ohana, mi cade sotto l’occhio in maniera accidentale, solo perché non ho mai visto una barca così pulita e scintillante. Sembra uscita immacolata per l’anteprima a un salone nautico e non dopo una traversata atlantica (si veda la foto) .

L’Arcona 435 Ohana, perfetta e tirata a lucido

Vado a rintracciare il suo proprietario, un signore alto e elegante che sembra uscito da un film degli anni ’50 e che mi benedice subito con questa frase: “Se ti prendi cura bene della tua barca poi la barca si prenderà cura di te”.

L’Arcona 435 Ohana alla partenza a Las Palmas

Da armatore orrendo mi sento in colpa e cerco di cambiare discorso. Mi racconta allora che la barca è un Arcona 435 versione Carbon, molto bella. E’ andato a prenderla direttamente al cantiere in Svezia. E da lì l’hanno portata, facendosi una crociera estiva, alle Canarie appena in tempo per la partenza perché c’è stato un ma… arrivati sulle coste del Portogallo hanno subito un attacco di orche: anche se lui è convinto che stessero giocando con la sue lunga pala del timone in carbonio che è stata completamente mozzata e riparata appena in tempo.

Adesso finita la regata il suo obiettivo è di partecipare alla RORC Caribbean 600. Beh, devo dire che qua con questi programmi sono tutto piuttosto sorridenti e sereni e vorrei ben vedere pure che fossero tristi o amareggiati.

Vincere la ARC su un catamarano di 38 piedi

Un altro che ha le idee molto chiare e anche lui da invidiare è Massimo Guardigli, ceo Comar Yachts e C Cat. Col suo C-Cat 38 Bellamossa – Città di Fiumicino, che ha vinto la sua categoria multiscafi, il piano era chiaro fin dall’inizio.

Il C Cat 38 Bellamossa – Città di Fiumicino

Ho voluto farmi progettare dal cantiere un catamarano che fosse il più piccolo possibile. Siamo andati alla fine sulla misura di 38 piedi che presenta grandi vantaggi, compreso  il fatto che un cat di questa taglia, dentro, ha lo spazio di un monoscafo di 50 piedi: oltre a quello innegabile del budget, alla fine un 38 piedi per quanto lo carichi è comunque una barca leggera. E leggerezza vuol dire muoversi bene anche con poco vento e non solo di poppa. L’abbiamo visto nella prima parte della regata dove, lasciato Las Palmas, di bolina con vento leggero abbiamo performato meglio di alcuni catamarani più grandi e tirati, tenendo il passo dei monoscafi della nostra categoria. Un altro punto interessante è la gestione di un armo più facile da controllare“.

E a proposito di sicurezza mi fa notare come con la configurazione di pozzetto scelta così riparata, alla fine non hanno praticamente mai dovuto mettere la cerata, il che vuol dire stare asciutti, stressare meno il fisico e anche questo, mi sottolinea, è sicurezza. Molto interessante.

Rosico invece non poco sul programma di risalita via Antigua verso Miami, per esporre la barca al salone nautico statunitense e poi continuando con l’idea di partecipare all’ARC World. Non lo sapevo ma la ARC ha anche diversi percorsi che consentono agli equipaggi che viaggiano per i diversi oceani di compiere le traversate in gruppo e controllati.

Il supercatamarano in carbonio

Ma in questo cazzeggio a zig zag tra le diverse barche andiamo all’opposto e vi racconto invece la mia impressione su Jack, un McConaghy 76 (lungo esattamente il doppio del C Cat 38!) senza senso, tutto carbonio, portato dalla Cina via mare. Prima di essere poi imbarcato su una nave per arrivare fino a qua.

Jack, McConaghy 76

Dalla faccia e i racconti del comandante capisco che questo mostro non deve essere facilissimo da governare, ma il colpo d’occhio è sensazionale per gli spazi e per l’uso del carbonio nell’arredamento oltre che nella costruzione (foto). Osservo commosso il tavolo bar pieno di bottiglie per poi scoprire che in realtà il comandante ha imposto una traversata dry, no alcohol per l’equipaggio. Scelta peraltro condivisa da molti partecipanti.

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A bordo del McConaghy 76 Jack

Ed è proprio questo mix tra mostri tecnologici e barche normali per la famiglia, che costituisce l’aspetto più originale di questa regata /traversata. Trovi veramente di tutto.

Intorno al mondo in barca in carrozzina

E infatti, il mio successivo incontro li batte tutti: Axel Doerwalk. Un uomo un mito. Imprenditore hi-tech e ora filantropo. Ha un’associazione noprofit che studia effetti del climate change. Mi riceve sulla sedia a rotelle davanti al suo catamarano, un Vision 44.  Sale a bordo sulla passerella ostentando una sicurezza che io possiedo solo quando prendo in mano la carta dei vini.

Axel Doerwalk
Axel Doerwalk

Si muove con estrema facilità nel pozzetto sfruttando lo spazio lineare del catamarano. A parte l’aggiunta di qualche maniglia per tenersi e un’apertura maggiore del pozzetto per non avere intralci è tutto di serie.

Lui di base timona e mi racconta che rispetta il mare, ma non ha paura. Con questa barca ha già alle spalle più di 20.000 miglia di traversate intorno al mondo a partire da Capetown, dove è andato a prendersi la barca che ha portato personalmente fino alla partenza.

Axel si muove con grande agilità in barca: merito anche del catamarano Vision 44 che non offre barriere architettoniche

Ma la cosa che mi ha fatto più impazzire, è stato scoprire che praticamente, proprio lui che ha fatto la fortuna con l’hitech ed è un digital nomad, è l’unico che ho trovato che ha fatto la traversata senza Starlink. “Ci stavo pensando poi l’ho lasciato a casa e questo e’ il motivo”: prende  la chitarra e si mette a suonare.

Con Starlink avrei passato la traversata a rispondere email e a lavorare.  Così invece mi sono potuto godere il mare, leggere un bel libro e suonare, che è il mio passatempo preferito“.

A canna morta? Si, ma in sicurezza

Chi sicuramente non pensava a leggere è l’equipaggio di Leaps&Bounds (ex SuperNikka) del mio amato progettista Mark Mills e vincitore in classe 1 racing.

Il Vismara Mills 62 Leaps&Bounds

Parlo col navigatore che mi racconta una cosa molto interessante sulla gestione di una barca di questo genere in una traversata atlantica, che non può essere affrontata come una lunga normale: “A bordo c’erano due fazioni. Quelli che a canna morta senza mollare manco di notte e quelli più prudenti che di notte volevano navigare col fiocco per non rischiare rotture. Alla fine, anche se si dice sempre che in barca deve esserci uno solo che comanda abbiamo votato e preso una decisione salomonica collettiva.

In navigazione su Leaps&Bounds con mano di terzaroli e Gennaker 7/8

Si al gennaker ma frazionato con una mano (vedi foto), ma con il patto che se avessimo dovuto ammainarlo per un groppo notturno improvviso non si sarebbe ritirato più su, passato il peggio (come sarebbe naturale in una Giraglia), fino alle luci dell’alba. Peraltro, cosa interessante, abbiamo scoperto che questo tipo di scafi performanti con l’onda dell’oceano più lunga e meno secca rispetto a quella dei nostri mari naviga meglio sottoinvelata e con gennaker frazionato rispetto alle polari della barca con vele piene.

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L’equipaggio di Leaps&Bounds

Perché visitare Saint Lucia: i consigli del “local”

Concludo questo viaggio con una piccola intervista a Curtney Thomas, velista originario di St. Lucia che ha appena terminato la sua ARC.

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Curtney Thomas, il velista di Saint Lucia

Gli chiedo: “Tutti equipaggi che ho intervistato fanno la ARC per scappare da casa. Tu invece ci torni. Che effetto fa?“. “Me lo chiedono spesso, in effetti: è una miscela di sentimenti. Specialmente avere amici e familiari che mi danno il benvenuto a casa e dopo mi chiedono immediatamente per quanto tempo resterò, visto che sono sempre in giro per mare lontano dalla famiglia”.

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Gli chiedo poi di spiegare ai lettori del Giornale della Vela quali sono i motivi per cui dovrebbero venire a visitare Saint Lucia per le loro vacanze: “Onestamente, e lo so che sono di parte, ma io adoro la mia isola. St. Lucia è innanzitutto un paradiso per gli amanti della natura, che vanta paesaggi mozzafiato come gli iconici Pitons (sono due formazioni vulcaniche patrimonio dell’UNESCO e simbolo della migliore birra local, ndr), lussureggianti foreste pluviali e spiagge incontaminate. Puoi andare a fare un giro nell’unico vulcano al mondo raggiungibile via auto, o semplicemente rilassarti sulle rive del Mar dei Caraibi. Tutto questo si può trovare in una delle mie comunità preferite, Soufriere, che si trova sulla costa occidentale dell’isola. 

E poi oltre alle bellezze dell’isola è la sua gente che fa la differenza. Siamo noi che facciamo di Santa Lucia quello che è. Siamo gentili e ospitali, ci piace la musica vivace e la deliziosa cucina creola. Visitare Santa Lucia è un must! Se volete vivere la vita sociale dei locali andate il venerdì sera alla street parade a Gros-Islet, un’altra delle mie destinazioni preferite che si trova nel nord dell’isola. 

Visitate anche i siti storici di Pigeon Island e scoprirete la ricca storia dell’isola. Insomma l’isola vi offre un sacco di esperienze indimenticabili. Dagli sport acquatici, snorkeling, immersioni, kayak nella baia di Marigot ai sentieri naturali e alle cascate ad Anse La Raye. Santa Lucia è per tutti i tipi di viaggiatori!

La top 5 dei posti imperdibili

Mi permetto, visto che mi sono sacrificato per provarli anche per voi, di darvi anche la mia top 5 dei posti imperdibili:

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Sugar Bay
  • ristorante sulla spiaggia. The Naked Fisherman. Spettacolare baietta con bar, lettoni e tavolini praticamente pieds dans l’eau. Fa parte del meraviglioso hotel Cap Maison nel nord dell’isola.
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L’hotel Cap Maison
  • bamboo rafting. Pensavo fosse una boiata e invece no. Rafting, ma andamento lento sul fiume con paesaggi da foresta pluviale e mangrovie fino ad arrivare sulla spiaggia.
  • Sugar Bay. la spiaggia con la vista più bella dell’isola.
  • Per chi ci arriva in barca Rodney Bay, il marina che ospita l’ARC. Gestita molto bene e accogliente con ristorantini sulla  baia e supermercato.
  • Non è un posto ma qua la gente fa parte della bellezza del paesaggio. Sempre sorridenti, ospitali e spesso anche ironici.

La libertà di fare quello che vi rende felici

Come ha detto il ministro del turismo di St. Lucia alla premiazione “Noi da questa parte del mondo sappiamo goderci la vita e non stressarci troppo. Quindi siamo sempre felici di accogliere gente come voi velisti che ha lasciato i propri impegni di lavoro per venire fino a qua“.

E  poi ha aggiunto una frase molto bella rivolta a tutti i partecipanti che, da filosofo velista, non posso che apprezzare:

Ogni tanto mi chiedo, io che sto a terra e partecipo solo alle premiazioni, ‘ma perché lo fate? Ma chi ve lo fa fare’…io attraverso l’atlantico solo con mezzi quadrimotori e con le ali… poi vi vedo qua, tutti insieme felici con un’energia pazzesca. E ho capito. Siete felici perché avete scelto la libertà di fare quello che vi rende felici. E ci siete riusciti“.

Marco Cohen


*Chi è Marco Cohen

L’autore di questo articolo è il produttore cinematografico e velista Marco Cohen, qui ritratto al timone di una barca piccola (in quel caso un Cape 31, progetto del suo designer “feticcio” Mark Mills).

Cape 31 - 5

Armatore di un MAT 12 (progetto, appunto, di Mills) gira il Mediterraneo per regate (perdendole quasi tutte ma divertendosi un sacco). Acuto umorista e filosofo della vela (“Ho riabbracciato la vela a 37 anni dopo l’ennesimo infortunio a calcio, quando ho realizzato che è l’unico sport che si può fare da seduti e con un bicchiere in mano”), i suoi articoli hanno sempre un grande successo. Qui sotto potete leggere alcune sue “perle”: 

 

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1 commento su “REPORTAGE Ecco perché sono tutti felici all’arrivo della ARC a Saint Lucia”

  1. Miro’

    The Real Person!

    Author Miro’ acts as a real person and verified as not a bot.
    Passed all tests against spam bots. Anti-Spam by CleanTalk.

    Bellissimo articolo. Complimenti
    Svela il vero spirito della regata e della traversata.
    Miro’

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