Non puoi ancora lavorare come skipper in regola per colpa del Ministero della Salute

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Il Dott. Orazio Schillaci, ministro della Salute nel governo Meloni. Il suo ministero è il “collo di bottiglia” che blocca i corsi per il conseguimento del Titolo professionale semplificato. In questo articolo vi spieghiamo perché (foto Ministero della Salute)

Ci sono molte risposte positive, abbiamo ad esempio avviato un proficuo confronto con il ministero dell’Ambiente sui dragaggi, altre sorprendentemente negative, come la presa di posizione del ministero della Sanità che – da mesi – blocca i corsi per il conseguimento del Titolo professionale semplificato.

Il “collo di bottiglia” del Ministero della Salute

È un’accusa senza mezzi termini quella rivolta al dicastero della Sanità da Saverio Cecchi, presidente di Confindustria Nautica, in occasione dell’assemblea pubblica dell’associazione svoltasi il 12 dicembre a Roma.

Che riguarda il divieto di accesso ai corsi di Primo soccorso Sanitario (First Aid) per gli aspiranti al titolo di Ufficiale di Navigazione da diporto di 2° classe, la nuova figura di skipper professionista introdotta da quest’anno di cui vi abbiamo parlato nel dettaglio qui. Un ostacolo che impedisce di ottenere uno dei titoli necessari per accedere agli esami presso le Capitanerie di Porto e di fatto blocca tutto il provvedimento.

I termini del problema

Dopo decenni di attesa una legge ha finalmente chiarito che le unità da diporto e le navi mercantili sono due cose diverse e per condurle nell’attività di noleggio servono abilitazione diverse. Così ha istituito la nuova figura dello skipper professionista (Ufficiale di Navigazione da diporto di 2° classe), svincolato da quella del comandante della marina mercantile iscritto tra i marittimi della “Gente di mare”.

Per diventare skipper professionista serve, tra l’altro, superare un esame presso le Capitanerie di Porto e dei corsi di addestramento: antincendio di base, sopravvivenza e salvataggio, sicurezza personale e responsabilità sociale (Pssr) e primo soccorso sanitario (First Aid). Questi corsi finora erano riservati ai marittimi della “Gente di Mare”, ma il ministero delle Infrastrutture ne ha autorizzato la frequenza anche agli aspiranti nuovi skipper. Per tutti meno uno: quello di “primo soccorso sanitario (First Aid)” dove serve il via libera anche da parte del ministero della Salute. Un benestare sollecitato da mesi, ma che inspiegabilmente non arriva, bloccando la legge e tenendo in ostaggio migliaia di candidati  che potrebbero avviarsi a una nuova, richiesta, professione.

Calcolo o superficialità?

Il Giornale della Vela ha denunciato da tempo questo irresponsabile comportamento dei burocrati del ministero della Sanità e ora anche l’associazione delle industrie nautiche punta il dito contro questo dicastero che sta ostacolando il nuovo titolo di skipper professionista. Non si sa se in modo consapevole o semplicemente per indolenza.

Fabrizio Coccia

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4 commenti su “Non puoi ancora lavorare come skipper in regola per colpa del Ministero della Salute”

  1. Purtroppo il ministro della salute Schillaci è l’un imbecille!!!!

    Sta solo facendo danni
    Ma la colpa non è sua, poverino: qualunque medico che faccia il ministro della sanità e’ un oligofrenico: altrimenti farebbe i medico e non il politico

  2. Vuoi lavorare? Libretto di navigazione, biennale e STCW. Punto. E tutto il provvedimento, per favorire le immatricolazioni con bandiera italiana con un titolo che non vale niente fuori le acque nazionali, che è una buffonata!

  3. Purtroppo sono decenni che i nostri politici accumulano provvedimenti raffazzonati e incoerenti, questi titoli validi solo sul territorio nazionale sono inutili, come lo era il vecchio Conduttore del diporto (ancora valido tra l’altro); chi pratica la professione da anni ha acquisito i titoli commerciali inglesi, gli skipper professionisti ci sono, basta riconoscere lo Yacht Master UK anche in Italia e avviare un percorso formativo in accordo con la Comunità Europea su quelle basi per favorire realmente l’occupazione giovanile in questo settore, nessun armatore sano di mente immatricola più le unità in Italia se non le poche compagnie di charter nazionali che rappresentano una percentuale irrisoria del mercato.
    In realtà c’era stato un tentativo in questa direzione nel 2016 ( TTC – SCV Conference “Skipper working without border” ), ma ovviamente l’unica nazione assente ai lavori di coordinamento presso l’UE era la nostra; in pratica siamo ancora tagliati fuori dagli accordi di reciproco riconoscimento dei titoli del diporto già operativi (Croazia, Slovenia, UK, Malta ecc.), è un problema anche per Francia e Spagna che come noi si ostinano a non riconoscere reciprocamente titoli nazionali sostanzialmente identici allo Yacht Master inglese : Capitaine voile e Patron maritimo.
    Forse sarebbe il caso finalmente di chiedere a noi cosa serve e darci retta, grazie.

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