Lucio Fulci, il regista italiano di culto che amava la vela
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Grande maestro del cinema di genere italiano, paroliere di successo, scrittore. Ma soprattutto appassionato velista e avido lettore del Giornale della Vela. Lucio Fulci (1927-1996) รจ stato tutto questo.
Lucio Fulci, genio poliedrico e insospettabile velista
I suoi film oggi sono considerati dei veri e propri cult, soprattutto i gialli e gli horror (“Non si sevizia un paperino”, “Sette note in nero”, “Zombi 2”, “Paura nella cittร dei morti viventi” , “…e tu vivrai nel terrore! – L’aldilร ”, “Quella villa accanto al cimitero”, “Un gatto nel cervello” per citarne alcuni). Inoltre, รจ stato colui che lanciรฒ definitivamente Franco Franchi e Ciccio Ingrassia. Fu lui a disporre, nelle molte pellicole realizzate con il duo che Ciccio doveva essere il serio e il colto, mentre Franco doveva essere la spalla e lo stupido. Le canzoni che ha scritto sono entrate nella storia (“24.000 baci”, “Il tuo bacio รจ come un rock” cantate da Celentano…). Meno nota รจ la sua passione per la vela.
Io stesso, che sono un suo cultore, me ne sono reso conto soltanto nella scena finale de “Un gatto nel cervello“, in cui il regista รจ anche l’attore protagonista. Fulci salpa a bordo del suo Perversion (11,10 x 3,70 m, progetto del 1980 di Gigi Squarci per Teknocantieri) a Fiumicino e a bordo si vede che รจ a suo agio.
Le vele sono perfettamente regolate (e si sa, nei film, quante castronerie si vedono in questo senso), c’รจ persino una scena in cui inserisce il pilota automatico con tanto di zoom sul mitico “Autohelm 3000” della Raytheon – oggi Raymarine (un dettaglio inutile ai fini della trama, ma indicativo – scoprirรฒ – della sua passione per il mondo degli accessori).
La passione di Lucio per la vela
Allora, preso dalla curiositร , indago. E scopro che Fulci fu l’autore di un introvabile documentario del 1978, “Tecnica della Regata” su testi di Giacomo Fagnano e dell’allora presidente della federvela mondiale Beppe Croce.
In un’intervista, la figlia Antonella racconta che suo padre “fino allโultimo, scorrazzava in barca a vela“, che teneva ormeggiata a Fiumicino, essendo lui romano. In un’altra svela che “poteva rimanere senza casa, ma la barca la doveva avere, piccola o grande non importa“. E ancora: “Si andava alla barca e mio papร tirava fuori la cassetta degli attrezzi, la metteva in mano a mio marito e lo faceva lavorare fino alla sera: sverniciare, pulire, mettere le viti. Papร a sedere con la pipa e quel poveraccio a faticare!“.
Quando non era impegnato dietro la macchina da presa, Lucio Fulci passava ore in uno storico negozio di accessori nautici romano, la Cima, a chiacchierare di vela.
Lucio Fulci leggeva il Giornale della Vela
Ma la sorpresa piรน grande, per me, รจ stato scoprire che il regista fosse un accanito lettore del Giornale della Vela. Me lo hanno confermato i decani della redazione che ricordavano il suo nome tra gli abbonati. E soprattutto questa intervista video del 1995, realizzata dalla Rai un anno prima della morte di Fulci.
L’intervista, una retrospettiva sulla sua carriera, รจ molto interessante anche se non si parla di vela. Ma guardate un po’ il logo che troneggia dietro a Lucio Fulci!
Eugenio Ruocco
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