Un film celebra Andrea Romanelli, l’ingegnere marinaio inghiottito dall’Atlantico

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Esce nelle sale italiane il documentario “No more trouble – Cosa rimane di una tempesta” in cui Tommaso Romanelli, figlio di Andrea, ricostruisce i fatti dell’incidente a bordo di “Fila” in cui perse la vita suo papà. Una pellicola intensa e bellissima che tutti gli appassionati di vela dovrebbero vedere.

Il mare regala tanto, ma in un attimo può togliere tutto. La notte del 4 aprile del 1998 si prese il corpo e la vita di Andrea Romanelli, ingegnere e progettista navale, ma soprattutto un grandissimo appassionato di vela oceanica. Andrea stava navigando a bordo di “Fila”, un bolide avveniristico per l’epoca che al comando di Giovanni Soldini tentava di battere il record di traversata atlantica da New York all’Inghilterra. Era stato proprio Romanelli al fianco del grande architetto navale francese Jean-Marie Finot a progettare e costruire quel 60 piedi straordinario, il primo al mondo dotato di chiglia basculante e altre soluzioni innovative.

Soldini e la sua crew erano in netto vantaggio sul primato, quando incontrarono una violenta tempesta con venti a 84 nodi e onde incrociate. Una di queste, enorme, rovesciò la barca. In quel momento c’erano in pozzetto Andrea Romanelli al timone e Andrea Tarlarini di guardia. Entrambi vennero sbalzati fuoribordo. Sulla poppa dello scafo era stato installato un boccaporto di sicurezza proprio per rientrare all’interno in caso di scuffia. Solo Tarlarini però ci riuscì. Romanelli purtroppo svanì tra le onde. A casa aveva sua moglie Fabrizia Maggi e suo figlio Tommaso di 4 anni.

Filmati originali e interviste ai protagonisti

Oggi a distanza di 25 anni da quella tragedia che scosse tutta la comunità velica, Tommaso Romanelli ha realizzato un intenso documentario dal titolo “No more trouble – Cosa rimane di una tempesta” in cui ricostruisce i fatti di quell’incidente nelle parole di chi c’era e in qualche modo rende omaggio al papà. Nel lungometraggio sono inseriti tanti frammenti di pellicole in Vhs originali che erano conservate a casa sua e che lo stesso Andrea Romanelli in gran parte girava riprendendo le sue avventure in mare. Dalla prima Mini Transat corsa in solitario a bordo di un Mini 6,50 in legno, alla Quebéc-St Malò sempre con Soldini e poi la costruzione di Fila, i lunghi giorni in cantiere, fino al tentativo di record con la partenza sotto la statua della libertà.

A cucire tra loro quei momenti sono i racconti dei colleghi, gli amici e i familiari di Andrea. A partire dalla moglie Fabrizia, Emanuele Maggi, Marco Romanelli, Jean-Marie Finot, il meteorologo e routier Pierre Lasnier. E poi tutti componenti dell’equipaggio di “Fila” che assistettero con i loro occhi alla tragedia. Giovanni Soldini, Guido Broggi, Bruno Laurent e soprattutto Andrea Tarlarini, il sopravvissuto all’incidente che rievoca il buio, la paura, l’inferno del mare e quel senso di vuoto.

L’ingegnere ribelle che voleva navigare

E allora cosa rimane di una tempesta? Sicuramente il dolore per la perdita di un giovane uomo, bello, simpatico e pieno di vita, un professionista amato e stimato da tutti, ma anche un sognatore innamorato delle sfide che non si accontentava solo di studi alla scrivania, calcoli matematici e giornate in cantiere. Andrea Romanelli era uno che voleva navigare a tutti costi, un vero marinaio alla ricerca di sé stesso che solo in mezzo agli oceani trovava il tempo per riflettere, rispondere alle proprie domande esistenziali e inseguire la propria rotta tra lavoro, passioni e famiglia.

Tommaso Romanelli ha fatto un lavoro prezioso ed eccezionale sul piano umano ed emotivo. Ha scavato nell’animo suo alla ricerca di un fantasma che gli assomiglia tantissimo anche nella voce, nella fisionomia, nella cura dei dettagli. Ma ha anche riportato a galla una storia dolorosa, commovente, che schiaccia il cuore di chi l’ha vissuta e alimenta il senso di colpa, l’impotenza di fronte a un destino beffardo e alla potenza magnifica e spietata della natura.

C’è tutto il senso della vela in questo “No more trouble – Cosa rimane di una tempesta”. La passione, la sfida, il senso di fratellanza, la natura maestosa e il respiro del mare. “Questo non è sport, questa è avventura”, dice a un certo punto Giovanni Soldini a bordo di “Fila”. E centra il punto. La vela d’altura è un gioco impegnativo e rischioso. È come un demone che incanta e costringe a domarlo, giocandosi tutto pur di essere sé stessi fino in fondo, liberi di sognare e andare oltre l’orizzonte. Proprio come faceva Andrea Romanelli dietro a quello sguardo dolce, curioso e consapevole.

David Ingiosi

Dove e quando vedere il film:

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10 commenti su “Un film celebra Andrea Romanelli, l’ingegnere marinaio inghiottito dall’Atlantico”

  1. Giancarlo

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    Visto ieri sera, film che mi ha colpito molto e che consiglio
    Complimenti anche per l’articolo

  2. Sandro

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    Pescara??

  3. Stefano

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    Ancona, Portocivitanova?

  4. Renato

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    Vorrei sapere se ci sarà una nuova programmazione in veneto, la vs notizia mi è arrivata oggi e il film è uscito due giorni fà.
    Grazie

  5. Andrea

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    come spesso accade….niente a Sud di Roma…peccato.

  6. Michele

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    Ho conosciuto e frequentato Andrea negli anni del Politecnico a Milano. Era fantastico, un’intelligenza rara, vivace ed un’umanità enorme ed accogliente. Studiavamo spesso insieme per preparare gli esami di Ingegneria Aerospaziale… ma quello davvero spaziale era lui, nello studio così come quando decideva di fare un break e si metteva ad accordare un pianoforte a parete, recuperato chissà dove, o a suonare il sax, voleva riuscirci, doveva farlo. Dopo la laurea l’ho rincontrato a Venezia (la mia morosa di allora, oggi mia moglie, era veneziana). Viveva con Fabrizia da qualche tempo in una casa tutta “pane, amore e fantasia” che era lo specchio della sua passione e della loro forza insieme, inseguendo il suo sogno di applicare alla vela di rango le teorie aerodinamiche.
    Qualche tempo dopo, in mezzo al deserto arabo, dove mi trovavo per il mio lavoro, ho visto passare il suo volto in un fotogramma fisso sullo schermo di un televisore e ho pensato che avesse raggiunto l’Olimpo della vela. Invece era appena scomparso in mare e stavano dando notizia delle ricerche in corso. Ricordo di aver pianto pensando al mio amico ed a quanto talento e amore si fosse perso in mare e quanto dolore Fabrizia e il piccolo Tommaso dovessero sopportare. Non ho mai avuto il coraggio di chiamare Fabrizia o di scriverle ed ora scoprire che Tommaso, che ho conosciuto piccolissimo, ha fatto della loro mancata vita insieme un film documentario mi emoziona davvero. Immagino quanto sia importante per lui ma credo lo sia per molti che lo hanno conosciuto e poi, all’improvviso, lo hanno perso. Grazie, ho visto il film e mi sono commosso davvero nel vedere e sentire Andrea, come fosse rimasto lì per questi 26 anni senza invecchiare, come quando studiavamo e ridevamo insieme.
    Michele

    1. Armando

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      Già questo tuo commento mi ha emozionato profondamente come velista e come papà. Ricordo bene quei momenti perché in quel periodo acquistai la mia prima vera barca che poi è rimasta la stessa fino ad oggi e forse sarà anche l’ultima. Sarà in modo di vederlo questo documentario ma porterò tanti fazzoletti

  7. Loredana

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    Cosa si può fare per fare aggiungere delle località, per esempio Rimini, ma anche Ravenna, Ancona. Grazie anticipatamente se potrete fare da tramite per questa richiesta.

  8. Marco

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    Possibile avere info su quale piattaforma sarà disponibile il film per chi risiede in città dove non è prevista la programmazione?
    Grazie resto in attesa di un vostro cortese riscontro.
    Cordialmente marco

  9. Monica

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    Risollecito una nuova programmazione o modalità per poter rivedere il lungometraggio, l’ ho saputo troppo tardi. Grazie

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