REPORTAGE “Io, velista normale, sono stato nel tempio della vela oceanica mondiale”
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Ci sono esperienze che vale la pena di provare, una volta nella vita. Se siete appassionati di vela, di vela oceanica, assistere alla partenza del Vendèe Globe, il giro del mondo in solitario sugli IMOCA 60 senza scalo né assistenza che, ogni quattro anni, parte e arriva a Les Sables D’Olonne (Francia) è una di queste. Centinaia di migliaia di persone in delirio per la vela, il gotha della vela oceanica mondiale con cui farsi un selfie, barche incredibili, l’aria che sa di sale, di festa, di vela. Lo capirete bene leggendo questo bel racconto/reportage che il velista Leonardo Servi (molti di voi lo conosceranno come armatore di barche fortunate e vincenti con cui si è tolto delle belle soddisfazioni sui campi di regata, come la vittoria della 151 Miglia) ha scritto per noi. Buona lettura! Poi, non vi resta che seguire il Vendèe Globe con il Giornale della Vela!
All We Need Is Vendèe Globe
Le regate oceaniche hanno un fascino unico, forse difficilmente comprensibile per chi non è appassionato di regate offshore. Le più famose sono in solitario o in doppio e gli skipper che partecipano hanno alle spalle le storie più disparate, da sportivi glaciali a romantici sognatori, da team di super pro a team di famiglia.
Tutti sono comunque preparati e focalizzati a raggiungere l’obiettivo, per alcuni è la vittoria, per altri è la conclusione. Tutti hanno superato qualifiche e controlli per poter essere giudicati in grado di affrontare queste sfide al limite. Tutti sembrano supereroi, ma nel momento in cui lasciano le banchine le emozioni prendono il sopravvento nei modi più disparati, da visi tirati a lacrime difficilmente trattenute per arrivare a pianti incontrollabili.
Questi momenti da brividi rimangono dentro ad ogni spettatore e poterle vivere dal vivo è una fortuna che bisogna saper apprezzare. Dopo avviene tutto il resto, la gara, il risultato sportivo o il risultato personale ma una cosa è certa: le imprese che questi uomini e donne mettono in piedi sono di una portata tale che valgono una vita intera.
Le emozioni percepite nei giorni che precedono la partenza sono contagiose, non nascondo che avendo visitato negli ultimi anni i villaggi di due Transat Jacques Vabre e di una Route du Rhum, una delle cose che mi è rimasta nel profondo, oltre al valore tecnico della regata, è proprio il valore emotivo e di scelta di vita che permea l’aria che si respira.
Contagiato dall’onda oceanica italiana
I porti di partenza di questi eventi sono una specie di Santo Graal per gli appassionati, questo è il mio primo Vendèe, ci sono solo Imoca, nelle altre regate abbiamo trovato porti con ormeggiate tutte le classi oceaniche: Class 40, Imoca, Multi 50, maxi trimarani Ultime, fino ad arrivare agli scafi più disparati. Per esempio alla Rotta del Rhum esiste la classe Rhum, una classe aperta più o meno a tutti gli scafi che abbiano certi requisiti di sicurezza: vecchi Open, Class 40, Trimarani e monoscafi più o meno datati ma spesso facenti parte della storia di queste classiche oceaniche.
Ho accompagnato Ciccio Manzoli alla partenza di tre delle sue quattro Ostar (1996, 2000 e 2005) poi niente più fino al 2021. L’arrivo di nuovi italiani come Pedote, Beccaria, Riva, Bona, Fornaro e Pietro Luciani, che ben conosco, mi ha fatto venire voglia di non perdere più queste occasioni e di esserci per respirare quell’aria che fa tanto bene ad anima e corpo (meno al fegato)!
Alla ricerca della perfezione
Per arrivare ad essere pronti per una partenza c’è una preparazione di anni alla ricerca della perfezione. Una perfezione che deve valere per la navigazione come per la vita a bordo, fondamentale per l’equilibrio mentale. Un’equazione difficile che può però fare la differenza tra arrivare e ritirarsi, tra piazzarsi e vincere. Un’equazione che ha visto negli ultimi progetti dare molto valore alle condizioni di vita a bordo dello skipper.
Uno skipper con una barca più “facile da portare” o più vivibile, ha forse uguali possibilità di vittoria di uno che si massacra per portare magari la barca a raggiungere l’80/90 % delle sue performance perché troppo impegnativo fisicamente.
Spero di poter essere su quella diga di Les Sables d’Olonne ad incoraggiare gli skipper durante l’uscita dal canale, come migliaia di tifosi che fino ad oggi abbiamo visto solo in TV, magari con quei bellissimi striscioni con frasi come:
ALL WE NEED IS GLOBE
La pianificazione del viaggio è poi iniziata a Settembre con la ricerca di una sistemazione. Alla fine abbiamo trovato una casa poco distante proprio dal canale di uscita. E’ bastato spargere un po’ la voce ed ho subito riempito i 6 posti letto disponibili. Fissato anche aereo fino a Nantes e poi una macchina per arrivare a Les Sables.
Non rimane che attendere la data di partenza.
Il sogno di assistere alla partenza del Vendèe Globe
7 novembre – Un po’ di travaglio per gli scioperi all’aeroporto di Nantes alla fine riusciamo ad arrivare a mezzanotte.
I miei compagni di viaggio sono tutti addetti ai lavori e questo favorisce il contatto con i team, è un po’ come essere ai box, ti godi la vista del loro operato, le loro competenze e magari riesci anche a salire su qualche barca. (Foto Gruppo)
L’inizio sembra dei migliori, il tempo di lasciare la valigia nella casa che abbiamo affittato e ci rechiamo ad una festa organizzata dal Team Malizia, amici, skippers ed i loro team, buona musica e il gioco è fatto.
Tiriamo un po’ tardi anche perchè essendo passata la mezzanotte abbiamo potuto brindare (più volte) al il mio compleanno, addirittura anche con Alex Thomson (vedere foto sotto) e Guillame Verdier!
8 novembre – La mattina siamo al villaggio a prendere i nostri pass che fortunatamente ci danno accesso diretto ai pontili. Una bella notizia è che mi sono state accordate le richieste per seguire la partenza:
-Un posto al pontile di arrivo degli skippers
-Giro in gommone nel canale mentre le barche escono
-Partenza da seguire in mare su una barca passeggeri.
Usciamo dal Media Center e con incredulità ci appare davanti la coda del pubblico in fila per arrivare al pontile “Vendèe”, incanalato in un serpentone impressionante che non è meno di un kilometro.
Dirigendosi verso il pontile arriviamo proprio quando è appena finito il meeting degli skippers per il meteo in partenza.
Li troviamo impegnati con i giornalisti a rilasciare interviste, bello essere lì e poterli fotografare da vicino.
Alcuni hanno fretta, altri si concedono con serenità ai giornalisti, comunque sono in pochi a tornare alle barche, se ve vanno verso le case o gli hotel dove giustamente a due giorni dalla partenza si rifugiano per trovare concentrazione e tempo per le analisi meteo.
Le barche che affrontano il giro del mondo
Ci dirigiamo nuovamente verso il pontile e iniziamo il nostro tour.
Le barche sono tutte ormeggiate al pontoon “Vendèe Globe” e il fiume di persone che lo percorre è impressionante.
Le studiamo una ad una ad una con il gruppo che mi accompagna fatto di velai, boatbuilder e responsabili di attrezzatura. Fotografo ogni particolare che poi in realtà forse non mi servirà mai ma magari qualche accorgimento poi giungerà anche alle barche “normali”.
La curiosità più forte riguarda i due progetti più recenti: le due barche senza foil progetto Raison per Le Cam (Tout Commence in Finistère) e Bellion (Stand As One), e i nuovi foiler di Finot-Conq in collaborazione con Antoine Koch per Richomme (Arkea Paprec) e Ruyant (Vulnerable).
L’altra gran barca è Macif, progetto Verdier che non ha una gemella tra i partenti.
Visitiamo Hublot con Alain Roura che, sempre disponibile, si appresta al suo 3° giro del mondo, è l’ex Boss di Thomson con cui lo skipper svizzero ha già fatto il Vendèe 2020 sempre con sponsor Hublot.
La giornata finisce prima al bar del villaggio dove i team si bevono la meritata birra e poi prosegue in un locale con musica e cocktail dove i team staccano mentalmente delle impegnative giornate.
I brindisi per il mio compleanno continuano e con le sue 24 ore di festeggiamenti, è certamente il compleanno piu lungo di sempre!
La vigilia
9 novembre – Mattinata che parte in ritardo a causa di difficoltà culinaria… scherzi a parte difficilissimo mangiare a Les Sables, dalla colazione alla cena tutti i locali sono presi di assalto e il cibo scarseggia presto. Finiremo poi con il record di non riuscire a mangiare neppure un tanto agognato pain au chocolat.
Appena entrati nel villaggio andiamo a prendere le istruzioni per il giorno della partenza ed a ritirare i “braccialetti” assegnati per accedere alle varie zone.
Il Sabato i pontili sono chiusi al grande pubblico e solo con dei braccialetti vi si può accedere, l’atmosfera è diversa, dopo un nuovo giro sui pontili, e una sosta al media center con pasto offerto dallo sponsor Sodebo, arriviamo al pomeriggio dove i team, con poche ore di luce rimaste, iniziano a prepararsi all’uscita della domenica. Vengono smontate le “vele” degli sponsor e preparate le vere vele per la partenza, check di rande, fiocchi e gran traffico di materiale che scende dalle barche e se ne va nei furgoni o nei container.
Parterre de Roi
Il giorno prima della partenza è anche il giorno di visita ai team di grandi personaggi di questo “circo” e nel giro tra una barca e l’altra abbiamo l’occasione di incrociare e “stalkerare” Desjoueaux, Caudrelier, Coville, Richomme, Le Cleac’h e Le Cam.
Comportamenti da fan sfegatato a parte, si comprende l’atmosfera diversa, si inizia a percepire quella tensione che solo un evento preparato per quattro anni può provocare.
All’arrivo del buio le barche sono tutte pronte, i gommoni dei team legati ai 60 piedi pronti per tirali fuori dal pontile e poi iniziare quella che, il giorno dopo, sarebbe stata prima della partenza, la “remonte du chenal” che entra nel cuore di chiunque vi partecipi o vi assista come spettatore.
Al ritorno sulle banchine la folla è allucinante, nonostante i pontili chiusi il pubblico numerosissimo è ammassato nel villaggio e l’ora dell’aperitivo è un’ora di punta dove si mescolano team e pubblico con appassionati di ogni età. Famiglie, anziani, bambini che giocano e artisti che dipingono quadri sul luogo per farseli autografare dagli skipper.
La vela la respirano fin da piccoli, le scolaresche hanno fatto visita tutti i giorni alternando visite a bordo con giochi assieme alla mascotte del villaggio o negli stand degli sponsor che con orgoglio presentano i loro prodotti o i loro progetti ma in modo molto coinvolgente che per i bambini.
Una cena all’aperto con pizza da asporto nella solita impossibilità di trovare un posto ad un ristorante e poi a scaldarci bene con gin tonic.
Verso le 1,30 in bici sulla via del ritorno a casa ci imbattiamo già in alcune persone a sedere sulle banchine lungo il canale, l’idea che fossero dei pescatori è subito stata soppiantata dalla certezza che invece erano gia tifosi che si apprestavano a passare la notte li per prendere un posto in prima fila per godersi lo spettacolo.
Si parte!
10 novembre – La sveglia suona alle 5.40 il media center è aperto dalle 5 per offrire un caffè caldo e assistenza.
Il primo skipper che scenderà il pontile per imbarcarsi sarà Dalin alle 7,25, interviste con stampa e tv e poi la presentazione della “voce” del Vendèe Globe che lo presenta al pubblico tra urla di incitamento e applausi. Sfilano tutti e 40 ci godiamo le loro espressioni, chi più sereno chi piu serio, chi reagisce con empatia agli incitamenti, chi è più freddo. Bello esseri li ed aver potuto gustare questi istanti, ma dobbiamo lasciare la zona prima che finiscano di sfilare perché abbiamo un’uscita sul gommone alle 9,30.
Sappiamo che sarà forse la parte più emozionante della nostra gita al Vendèe e infatti ogni previsione è superata dall’intensità dell’esperienza.
Centinaia di migliaia di tifosi sono assiepati su ogni possibile luogo che gli permetta di vedere le barche passare, da sedie e sdraio per i primi della fila a scalei e trabattelli per chi è arrivato più tardi ma attrezzato per non perdere la visuale. La mia telecamera non riesce a smettere di oscillare tra un lato e l’altro del canale, senti le grida e le trombe che suonano, poi inquadri lo skipper che ringrazia e incita la folla, loro rispondono poi si gira verso l’altra sponda e lo spettacolo continua.
Che momenti, che emozione. Alcuni skipper, soprattutto quelli al loro primo Vendèe sembrano increduli, si mettono le mani tra i capelli, non credono a quello che vedono, o se lo avevano già visto sembra niente di paragonabile a viverlo di persona, urlano e suonano per lui e dai primi video che i partecipanti hanno postato sui loro social, sembra proprio che porteranno quel momento dentro di loro non solo durante la regata ma per la loro intera vita.
Vendèe Globe: un’esperienza unica
Dopo il rientro con il gommone corriamo verso la banchina dalla quale partirà la barca che ci porterà sulla linea di partenza. E’ bello essere li ma lo spettacolo non è dei più avvincenti. Si vedono le barche in partenza ma un po’ lontane, tutto quello che era stato fino ad ora uno spettacolo “in prima fila” è diventato più deludente, il vento manca e faticano ad allungarsi dopo lo start. E’ tutto uno stop and go in base alle piccole raffiche che arrivano. Uno spettacolo degno del nostro Mediterraneo. Finalmente dopo un paio d’ore arriva il vento atteso da terra e le posizioni si rimescolano, chi era più in terra parte prima e recupera, gli Imoca si allungano veloci e la nostra barca finalmente può avvicinarsi di più, si apprezzano le velocità anche se modeste e le scie si allontanano fino a quando dobbiamo invertire la rotta per tornare in porto.
Ci ritroviamo con i compagni di viaggio e riviviamo assieme le emozioni, la gioia di essere stati li, in qualche modo partecipi ad un evento unico.
Ogni skipper ha organizzato il proprio Vendèe Globe in base alle proprie possibilità, da budget stellari a minimi sindacali pur di partecipare, ogni skipper sta realizzando la propria sfida con se stesso o il proprio sogno della vita.
Ogni skipper ha bisogno di quel giro.
All You need is Globe. All we need is Globe.
Leonardo Servi
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5 commenti su “REPORTAGE “Io, velista normale, sono stato nel tempio della vela oceanica mondiale””
The Real Person!
Io Mich Des me lo sarei portato a casa …
Poi gli avrei fatto preparare l’O’pen skiff di mia figlia 🤪
The Real Person!
Vivere la partenza di una Vendee Globe ?
Fatto !
Indimenticabile! Tre giorni al villaggio full time a parlare di vela e guardare queste vere barche, gli skipper disponibilissimi !!!!
Atmosfera inimmaginabile e per una velista/marinaia come me…impagabile e totalizzante…impazzita come una bimba in un negozio di giocattoli!
L’attesa dalle due della notte lungo il canale…arrivare più tardi, impossibile pensare di trovare posto per due piedi, per poter vedere, uscire e partire gli skipper… l’emozione che si prova, pur essendo congelati dal freddo notturno e la stanchezza in piedi da ore , si dimentica quando, con miliardi di persone che condividono la tua stessa passione, si salutano gli skipper che passano nel canale. Tifo infernale, caldo, unico, rumoroso, profondamente affettuoso, emozionante fino alle lacrime!
The Real Person!
Che bell’articolo! Sembrava di essere lì.
The Real Person!
Bellissimo Loredana e ti invidio tanto. Questa partenza non volevo assolutamente perderla, ma il destino cinico e crudele ha deciso anche questa volta per me. Cosicché grazie per il tuo breve racconto che in parte mi ha fatto vivere l’evento
The Real Person!
Trionfo della passione per la vela, quello che stupisce maggiormente è l’assoluta
serenità dell’ambiente, la “normalità ” che si tramuta in entusiasmo e rispetto del
pubblico per ogni protagonista. Partecipare all’evento anche solo come passante
è un’ esperienza indimenticabile.