Enrico Berlinguer marinaio e il suo gozzo a vela su cui trovava la pace

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Enrico Berlinguer a bordo di un gozzo a vela con sua figlia Maria (fonte Facebook)

Nel film appena uscito nei “Berlinguer – La Grande Ambizione” di Andrea Segre, con Elio Germano nei panni del segretario del PCI (1922-1984), la vela è protagonista. Come “terapia”, come rifugio.

Non dev’essere stato facile essere Enrico Berlinguer. Il compromesso storico che voleva portare avanti, l’omicidio di Aldo Moro, chi remava contro la sua visione all’interno e all’esterno del PCI, i rapporti difficili con Mosca. E poi la vita privata, la dimensione della famiglia compressa da quella politica e talvolta messa al secondo posto, come lo stesso Berlinguer scrisse “scusandosi” con la moglie in una lettera. Dove trovare un po’ di serenità e di pace? Su una barca con la vela latina, con i suoi tre figli oppure da solo.

Enrico Berlinguer a bordo del gozzo di famiglia Oloturia

Già, perché a Stintino, paese d’origine di Berlinguer, i gozzi a vela latina erano di casa. La famiglia Berlinguer aveva un gozzo, l’Oloturia (che altro non è che il nome del “cetriolo di mare”, animale fondamentale per la pulizia dei fondali). La foto qui sopra, esposta all’Ecomuseo del Mare e dell’Acqua (EMA), ritrae il marinaio Enrico, seduto al centro, alla prima storica Regata della Vela Latina nel 1983 a Stintino.

Enrico Berlinguer & la vela

«Il timone lo teneva sempre lui, nel mare di Stintino. E usciva tanto più volentieri se il maestrale era forte, le vele gonfie di vento, quando tutti gli altri gozzi rimanevano a riva. Perché nel mare cercava la libertà e nel vento la sfida».

Inizia così una bella intervista a Bianca Berlinguer realizzata da Simonetta Fiori rilasciata tempo fa su Il Venerdì di Repubblica, nel quale la giornalista e conduttrice racconta lati personali e poco conosciuti del padre Enrico. Come il suo grande amore per il mare. O come la “scuola del gozzo”, come bene si capisce nel seguito dell’intervista.

In che consisteva?
«Si usciva con le barche a vela latina dei pescatori, e ogni fascia d’età aveva il suo gozzo. I grandi uscivano con i grandi, e i bambini tra i dodici e i tredici anni con i loro coetanei. Prima ti insegnavano a manovrare le vele, a tenere il timone, a sentire il vento. Io l’ho imparato da mio padre».

Quella del mare è anche scuola di vita.
«Chissà. Il mare gli piaceva tantissimo, soprattutto quando batteva forte il maestrale. Era una sua caratteristica: quando saliva il vento, lui usciva. Soprattutto il pomeriggio, con Paolo, il cugino molto amato».

Ma vi caricava a bordo con sé?
«No, finché eravamo piccoli mamma glielo ha impedito. “Non t’azzardare a portarli con te…”. Due o tre volte ha rischiato di brutto. Ricordo ancora un episodio drammatico, un cielo nero di tempesta, e noi a casa ad aspettarli. Mamma telefonò a zio Aldo Berlinguer, il padre di Paolo, chiedendogli se non era il caso di mandare i soccorsi. “Ma prima che qualcuno si muova… dai, ce la faranno da soli”. Tornarono a tarda sera con le vele strappate».

Il mare come un grande amore.
«Sì, arrivò al punto di dire che, se avesse potuto scegliere come morire, avrebbe preferito in mare. E mia madre scherzando chiosava: e infatti ci hai provato più volte. Il mare rappresentava soprattutto la libertà. Quando era segretario, la barca era l’unico posto dove non aveva la scorta. E la sua era una vita blindata».

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4 commenti su “Enrico Berlinguer marinaio e il suo gozzo a vela su cui trovava la pace”

  1. Da sardo pur non essendo politicamente allineato con il compagno Enrico per me e quelli della mia generazione e’ stato un gigante e un esempio di onesta’ intelligenza coerenza morale unica nel panorama politico italiano. Un grandissimo sardo.

  2. DANILO FABBRONI

    BE’ DEL KOMUNISMO VELICO SI POTREBBE DIRE QUESTO: BIANCA BERLINGUER FU ALLIEVA DEL SOTTOSCRITTO AL VILLAGGIO ROLLER CLUB DI TROPEA CIRCA 1/2 ANNI SETTANTA SEGNO CHE LA VELA ERA NEL DNA BERLINGUERIANO-SARDO; OCCHETTO VENIVA SPESSO ALLA YACHTING CALA GALERA SHIPCHANDLER A CALA GALERA PER RIFORNIRSI DI SCOTTE E QUANTO ALTRO PER IL SUO PICCOLO DUFOUR SE LA MEMORIA NON MI GIOCA BRUTTI SCHERZI, QUESTE STORIE SONO ULTRAVECHCIE E QUINDI SBIADITE… PIU’ RECENTE IL COMPAGNO D’ALEMA COL SUO SY IKARUS QUANDO AVEVA BISOGNO DI PEZZI DI RICAMBIO CHIAMAVA SPESSO… SEMPRE CHE LA MIA MEMORY DELL’HARD DISC SIA A FUOCO… SPERIAMO!

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