Come risolvere il problema del rating una volta per tutte. Ve lo spiega Bassani

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Rating
Foto di Gianfranco Forza

Permettere a barche cabinate diverse per dimensioni e tipologia di partecipare con le stesse possibilità di vittoria alle regate è uno degli scopi nobili dello sport della vela.

Sono passati 120 anni da quando il geniale progettista Nathanael Greene Herreshoff stilò la Regola Universale di Compenso, la prima formula di rating che consentiva a barche diverse di regatare, in teoria, ad armi pari (una delle sue tantissime invenzioni). 

Purtroppo il problema rating non è ancora stato risolto e ancora oggi coesistono diversi sistemi di compenso (IRC, ORC, ORC Club…) che determinano classifiche diverse nelle regate in cui vengono applicati). Vi basta, ad esempio, guardare le classifiche dell’ultima Rolex Middle Sea Racele classifiche dell’ultima Rolex Middle Sea Race dove le posizioni delle barche cambiano, e non di poco, a seconda che venga utilizzato il sistema IRC o ORC.

Luca Bassani, fondatore di Wally (che ha recentemente varato il nuovo wallyrocket51), ci fornisce il suo interessante punto di vista (pubblicato sulle pagine di Top Yacht Design).

The rating mess (di Luca Bassani)

Le regate di barche d’altura propongono ciclicamente la problematica dei rating e della loro applicazione. Siamo anche tornati ad avere due o tre sistemi di misurazione e questo conferma che la confusione non è terminata. A mio parere il problema si ripropone perché l’errore è a monte, da parte di tutti: concorrenti, organizzatori, sistemi di calcolo delle prestazioni.

Da sempre sostengo che i professionisti non possono regatare contro i dilettanti e viceversa, così come le barche di categorie diverse non possono avere classifiche unificate. Vedreste nell’automobilismo una Formula 1 correre un rally contro le macchine specifiche? O al contrario un gran premio su un circuito come Monza? Sarebbe assurdo. Oppure Sinner fare un campionato contro un amateur? Eppure nelle regate capita questo senza che nessuno protesti veramente. In questa situazione nessuna formula di rating potrebbe calcolare correttamente le relative prestazioni e confrontarle per stilare una classifica.

Gli organizzatori, ovvero i circoli velici, cercano sempre di avere un numero consistente di partecipanti sia per ottenere un maggior numero di iscrizioni a livello economico sia per ottenere maggiori sponsorizzazioni. E per soddisfare questi obiettivi fanno classi numerose ammucchiando barche concorrenti che non potranno mai concorrere fra di loro. In questo modo i risultati soddisfano solo chi vince grazie ad un rating che li favorisce.

Lo stesso vale per gli equipaggi e i timonieri: i professionisti vincono 99 volte su cento contro i veri dilettanti, perché hanno più esperienza, preparano meglio la barca, timonano meglio e sanno applicare una tattica più corretta con ogni vento. Per non parlare dell’aspetto economico che permette a chi spende di più di avere certamente una barca più veloce, delle vele più fresche ed efficienti ed un equipaggio più bravo sia nelle manovre che nell’ottenere migliori prestazioni dalla barca.

Il caso Giraglia

Anche l’ultima regata lunga della Giraglia ha confermato questo problema di ammucchiamento assurdo di barche con caratteristiche e prestazioni non confrontabili: le previsioni meteo davano per certo 24 ore di forte maestrale che avrebbe portato tutte le barche al lasco dalla partenza (a parte le prime 20 miglia) all’arrivo. Una regata quindi che avrebbe favorito nettamente le barche plananti e vuote (ovvero senza interni per la crociera). Nella Classe Maxi, quella palesemente più adatta per una regata di questo genere, su sette barche ne sono partite solo due, ovvero quelle nettamente favorite in andature al lasco con vento forte.

Le altre cinque sapevano che non avrebbero potuto gareggiare per vincere. Si sono allora domandate perché rischiare di fare qualche centinaio di migliaia di Euro di danni (parlo solo di vele da lasco rotte per la forza del vento) per regatare contro nessuno? Ovvero senza probabilità di vittoria. Hanno certamente fatto una brutta figura come sportivi, ma certe cifre sono importanti per le coscienze di tutti. Se quei due Maxi avessero regatato fra di loro e gli altri cinque altrettanto, sicuramente avrebbero partecipato.

Luca Bassani, l’inventore dei Wally e dell’easy sailing

Non dimentichiamo che, come nelle auto, il proprio Ego è proporzionale alla dimensione della propria barca!!! Però anche in questo caso il problema del ” mucchio” ha generato una pessima situazione sportiva.

Quindi l’inizio della soluzione è quello, da parte di tutti, di accettare di far competere fra di loro solo barche ed equipaggi equiparabili.

Luca Bassani 


Siete d’accordo con l’opinione di Bassani? Cosa ne pensate dei sistemi di regolamento e compensi attuali? Fatecelo sapere con un commento.

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15 commenti su “Come risolvere il problema del rating una volta per tutte. Ve lo spiega Bassani”

  1. Stefano

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    Non esiste la soluzione che poi e’ quella che cercano i vari sistemi di compenso. La differenza tra le barche e gli equipaggi esistera’ sempre e purtroppo,volendo regolamentarla, frammenterebbe ulteriormente la partecipazione alle regate. Bisogna correre con barche uguali,le altre sono barche da crociera e se vogliono regalare devono purtroppo adattarsi ai regolamenti. Certamente le varie parti interessate,sportivi,progettisti ecc. Potrebbero,questo si, alla fine mettersi d’accordo per utilizzare un solo regolamento.

    1. Massimo Siddivó

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      Ottima e condivisibile teoria. Quanto possa essere poi applicata? ….credo poco.
      Troppi interessi in gioco.

  2. Paolo Vitale Cesa

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    Un elogio al buonsenso!

  3. Tiliaventum

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    … a sapere come definire “solo barche ed equipaggi equiparabili” e come tradurlo nelle regate …, tutto sommato è quello che i diversi sistemi a rating tentano di realizzare anche nell’individuazione di sottoclassi/gruppi. Le riflessioni in premessa del sig. Bassani sono sì condivisibili ma non ci sembra di leggere nelle righe una soluzione chiara e praticabile … intanto veleggiamo che è sempre bellissimo

  4. Maurizio Fiori

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    D’accordo con Bassani, la linea giusta è quella.
    Oppure prendo un esempio alternativo dall’automobilismo, dal mondiale Endurance: tutti professionisti, tre categorie e classifiche distinte.

  5. Luca

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    Una soluzione non c’è visto che la inseguono da anni.
    È vero infatti che avere un professionista regatante a bordo che prepari la barca e dove si investe su messa a punto e vele, si hanno risultati di tutta evidenza. Sempre che la barca sia stata progettata con un occhio all’ ORC o IRC ( e le classifiche cambiano).
    Poi c’è il resto della flotta che fa regate per il 5° posto e forse lì c’è più divertimento a sfidarsi tra dilettanti agguerriti amici/nemici.
    Comunque il sistema Yardstick è pure interessante anche se approssimativo: almeno si è divisi in gruppi di barche che statisticamente hanno dato performance confrontabili e poi il primo che arriva in reale nel suo gruppo sa subito di aver vinto.
    Questo tipo di regate sono schifate dai professionisti e quindi realistiche tra dilettanti.

    1. Marco Savelli

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      Un altro deterrente a mischiare le barche tra grandi e piccole è che le condizioni meteo cambiano il più delle volte velocemente e una flotta ha un vento e l’ altra un altro .perciò mischiare l’aqua con l’olio non è il caso

  6. Maurizio D’Amico

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    Luca.. il problema e’ noto e irrisolvibile: se vuoi ottenere una classifica vera al 100%. ci vuole un monotipo (con tutti i limiti del caso).
    Tornando alle nostre regate , hai ragione sul fatto che non si possono fare coesistere in una classifica barche troppo diverse .. quindi suddividere le barche in tante classi e raggruppandole per dimensioni e prestazioni simili e’ l’unica soluzione per rendere il più possibile veritiera la classifica…
    in questo caso manca però il giornalistico “mostro in prima pagina”.. la vela resta uno sport in cui manca “il vincitore”..
    Dove non ti do ragione, però , e’ separare i professionisti dai chi non lo e’… il confine e’ estremamente labile ed esistono da un lato tanti bravi “dilettanti” e dall’altro tanti “professionisti mascherati”…. prova ne e’ il sistema di ranking personale…
    per cui lasciamo tutti liberi di confrontarsi con tutti e diamo comunque un premio al primo dei riconosciuti “dilettanti”..

  7. gino esposito

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    Non è vero che i professionisti vincono per forza, si pensi come la whitbred fu vinta da una barca di simpatici messicani e poi tante altre. Battere un professionista (non è raro), è una soddisfazione in più. Anzi la bellezza di questo sport fra tanti, è proprio questa imprevedibilità ed anche la possibilità di partecipare a qualsiasi età. Cmq alla vela cup, con regole semplici, la regata c è stata eccome, facendo contenti tutti sportivamente.

  8. Mauro

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    Se si parla di sport, l’unico sport velico è nella monotipia. Man mano che ci si allontana da ciò, man mano prevalgono altri fattori. Inoltre purtroppo si deve ammettere l’influenza del denaro e del lato commerciale a tutti i livelli, che ha portato persino alle olimpiadi a scartare vecchie e valide barche a favore di altre.

  9. Michele Colasante

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    Buingiorno
    Le problematiche  sono tre e per dirla in breve se tutti le conoscono e mai nessuno le ha mai risolte anzi complicate una ragione ci sarà…

    -I sistemi di compenso ed i calcoli che determinano gli handicap devono non solo essere facili da calcolare, precisi ma sopratutto credibili. Purtroppo non è  così in quanto alcuni modelli di barche sono esageratamente favorite, inoltre pochi sanno utilizzare il programma altura e il vento implicito non rilevato sul percorso ma sulle polari del primo (bastoni) e una follia.
    – La seconda riguarda la ripartizioni delle classi in base al CDL ovvero alle prestazioni di una barca di bolina. Sino a poco tempo fa se ricordate un 12 metri (forse l unico modello) regatava con i 9_10 mt. E ancora oggi barche plananti  che di poppa viaggiano il doppio rientrano nella stessa  categoria. Bisognerebbe tornare alla ripartizione in base al rating. Il più veloce viaggia sempre libero e ne trae enorme vantaggio .
    – Terzo per rientrare nell argomento dell articolo con il cui contenuto mi trova molto d accordo dovrebbe esserci l obbligo di richiedere gli ID Isaf nella lista equipaggio e distinguere sempre le classi R e CR oppure , se è come pare sia anche una questione di numeri, penalizzare  barche che ospitano atleti professionisti  proporzionalmente  al loro handicap ID isaf .
    In questo modo le classi potranno condividere  la stessa classifica anche in regate minori . Ha ragione Bassani   e assurdo e iniquo far competere  un professionista con uno a livello  amatoriale nella stessa classifica.

    Quindi per sintetizzare:
    -rilevare il vento implicito sul campo di regata nei bastoni;
    – semplificare i calcoli e rendere credibili i rating non solo con le polari ma anche monitorando le prestazioni sul campo di regata aggiornando e correggendo i rating.
    -abolire il cdl è tornare alla ripartizione in base ai rating.

    -diversificare sempre le categorie regata da regata crociera oppure -se mancano numeri-  applicando una penalizzazione  in percentuale calcolata sulla somma ID isaf degli atleti a bordo al rating originario.
    Le soluzioni ci sono….
    Buon vento

    1. Stefano

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      Monotipo e derive per regate vere, tutto il resto veleggiare di circolo…..bellissime come tali!!!
      La vela muore per il proliferare di classi, basta sottogruppi.

  10. Matassa Franco

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    Bassani ha perfettamente ragione. Nelle regate sociali e veleggiate, qualora il numero di partecipanti fosse elevato, dovrebbe essere cura del Comitato Organizzatore effettuare delle divisioni in classi, non solo metriche come é usanza, ma mettendo nel conto le varie caratteristiche delle barche e senza limiti rigidi, come quelli che pongono in classi metriche differenti una barca di 11,99 metri con una di 12,06 metri. Per fare ciò però nel Comitato é necessario un membro che abbia ampia esperienza e conoscenza delle barche, e nessun interesse personale o di circolo, e questo rarissimamente accade. Quando invece, come accade sempre più spesso, il numero di barche iscritte è basso, purtroppo il problema non ha soluzioni. In questi casi sarebbe più opportuno stilare un ordine di arrivo e dare un premio ricordo a tutti i partecipanti. Molto meglio che formare classi ridicole, come “oltre i 10 metri”, viste in qualche occasione.

  11. Luciano

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    I compensi non fanno contenti chi vince ( causa polemiche post regata ) e fanno incazz…. sempre chi perde sono d’accordo con te Luca

  12. Andrea Fantini- Dogaressa

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    Bassani tocca dei tasti importanti, ma lui che è dentro al settore, perchè non insiste con i suoi colleghi per una omogeneizzazione dei rating (IRC ed ORC) che verrebbe nell’interesse di tutti?
    Un bel comitato di unificazione…… ISO!
    Ad esempio si veda quanto (non) funzionano le norme ISO !
    La questione dei PRO poi, si dovrebbe tenerne conto nel rating …….. almeno per le regate di circolo.
    Si tenga presente poi la questione del rating francese OSIRIS, dove una barca portata da pro in Bretagna determina il rating di tutte le barche uguali in Mediterraneo…..
    Uno sforzo per migliorare si può farlo comunque…e sarà meglio farlo per sopravvivere.
    Dunque viva il rating ISO meglio che nulla!
    PS: la Giraglia a percorso sempre nella stessa direzione, è diventata una regata già scritta alla partenza!

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