Nanook e Bruma Fugit, una storia di passione firmata alpa

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Alpa 11.50
Nanook, il primo Alpa 11.50 (1971), uno dei protagonisti di questa storia (immagine gentilmente concessa da Renato Sesto Conte)

Procida, un’isola di letteratura, di storia e di memoria, l’isola di un tempo che fu, con le baie sgombre, con allora solo i gozzi a popolarne le rade e le spiagge… Un’isola, anche, dove i racconti e le storie non sono necessariamente scritti; almeno non sempre, non subito. Come questa storia di due Alpa 11.50 che si incontrano; in realtà, è una storia ben più complessa e articolata. Una storia di passioni, di percorsi e di crescita. La storia di Nanook e di Bruma Fugit, rispettivamente il primo e l’ultimo Alpa 11.50 prodotti. Ed è proprio a Procida, alla Vela Cup 2024, dove l’abbiamo scoperta noi, che questa storia trova la sua genesi…

Nanook e Bruma Fugit, un testamento firmato alpa

Siamo nel 1979, Renato Sesto Conte e il fratello Claudio Settimo Conte hanno un programma ben chiaro in mente, dar vita a un sogno. Hanno da poco costruito un Promenade in compensato (daysailer di 6 metri), ma il richiamo del mare è troppo forte e i limiti del piccolo Promenade si fanno sentire. La soluzione è una, in società con Maria Luisa (fidanzata di Claudio), comprare un Alpa 11.50. Per raccogliere la somma necessaria all’acquisto, venderanno “vacanze future” agli amici, crociere in barca per le estati a venire. Il piano funziona e, nel 1979, diventano gli armatori di Nanook. È il primo Alpa 11.50, varato nel 1971. Nel 1980 Nanook è a Napoli, refittato a dovere. Poi le piccole navigazioni verso Procida, isola dove sono cresciuti, l’isola della madre. Tutto, però, ha inizio con l’estate 1980, l’estate della Grecia… Una storia che porterà fino al 2024, con  l’incontrarsi del primo e l’ultimo Alpa 11.50 e di diverse generazioni.

I pianetti dell’alpa 11.50 Nanook (immagine gentilmente concessa da Renato Sesto Conte)

Mediterraneo

Dopo il battesimo, la prima vera crociera per Nanook ha come meta la Grecia. L’idea è quella di esplorare il Mediterraneo, cambiando equipaggio ogni due settimane, per rispettare gli accordi presi con gli amici nel racimolare il capitale per l’acquisto. Un’estate di mare che porta esperienze e praticità, creando un legame con lo scafo. Nanook rientrerà a Napoli solo per l’inverno.

L’estate ‘81 guarda invece alla Sardegna, alla Corsica e alle isole toscane. Il ricordo è impressionante: porti spesso vuoti, solo pescatori e poco più, talvolta un’altra barca in rada, spesso nessuna. I posti al transito sempre liberi, gratis. Immaginatevi la Sardegna vuota d’estate… È, però, il 1982 a dare il vero colpo di coda.

Nanook (immagine gentilmente concessa da Renato Sesto Conte)

Renato è a New York per lavoro quando torna a farsi sentire il sogno, il bisogno di partire. Tornerà a Napoli con carte nautiche del valore di un milione di lire, dal Mediterraneo ai Caraibi.  Di fronte a quest’idea, Claudio (più giovane di 5 anni) si rivela entusiasta.  Era, ormai, un marinaio a tempo pieno e sarà lui il comandante della “spedizione”.

Port Mahon, Novembre 1983 (immagine gentilmente concessa da Renato Sesto Conte)

Atlantico

Siamo ora nell’ottobre del 1983. Nanook è pronta. Il primo Alpa 11.50 mette la prua verso le Baleari, Mahon, poi Gibilterra. A bordo sono Renato, Claudio, Malò (Maria Luisa) e gli amici Sergio e Peppe, quest’ultimo sbarcherà alle Canarie.

Ottobre 1983 – L’equipaggio di Nanook Da sinistra verso destra- Renato, Peppe, Malò, Sergio e Claudio (immagine gentilmente concessa da Renato Sesto Conte)

Ottobre e novembre sono i mesi mediterranei, quelli della rotta per Gibilterra. Qui la vera prima burrasca, con 72 nodi sotto raffica, fortunatamente affrontati in porto. La mattina successiva si presenta l’unica finestra meteo. Nanook passerà il natale in atlantico. La rotta è pressoché quella standard: Gibilterra-Canarie in 7/8 giorni di navigazione, un mese di soggiorno e poi la partenza da Gomera, come Colombo, con prua sulla Martinica. Gli unici strumenti a bordo sono bussola, orologio e sestante.

«Sulla rotta di Cristoforo Colombo, con il suo “Diario di bordo” che ha fatto, durante tutta la navigazione, da portolano, da guida, e da ispirazione. Portolano d’eccezione quello di Colombo, affascinante e tutt’ora validissimo, con le dettagliate ed acute osservazioni dell’Ammiraglio del Grande Mare Oceano, la sorpresa e la meraviglia di scoprire che in 500 anni poco è cambiato in Mare Aperto. L’Oceano, fino all’avvistamento della terra, è rimasto identico.  […] Solo quando ti avvicini ad una certa distanza tale da riconoscere le prime costruzioni, ritorni nel tuo tempo nel 1984!».

(estratto da: Stamane c’è ancora vento – uno scritto di Renato Sesto Conte)

La traversata è di fatto veloce, è Aprile e l’Aliseo è sostenuto. Canarie-Martinica in 17 giorni, velocità media, 6.5 nodi…

«Forse comincio a capire, quel senso di vuoto nell’avvistare terra, una sensazione difficile da spiegare e forse ancora di più da capire, ma alla immensa gioia di essere riusciti nella nostra piccola impresa di aver organizzato e vissuto tutto da soli, barca, rotta, navigazione, amici, meta, e tutto perfettamente riuscito… bene, al raggiungimento dell’obiettivo, all’orgoglio misto alla felicità senti un certo senso di vuoto, che non è solo il “ ma come è già finito”….. è qualcosa di più profondo, giungere è un po’ come morire».

(estratto da: Stamane c’è ancora vento – uno scritto di Renato Sesto Conte)

Atlantico, 1983 (immagine gentilmente concessa da Renato Sesto Conte)

Da Martinica si vaga per i Caraibi, poi l’equipaggio si divide. Claudio e Malò rimarranno a bordo, Renato torna a Napoli, per sposarsi con la prima moglie, che non era riuscita a raggiungerli. Viaggio di nozze a bordo, perché, sulla via del ritorno del Nanook, si  imbarcheranno alle Azzorre con Claudio e Malò per il rientro a Procida. Lei, non velista, impara tutto il necessario durante la rotta. La barca svernerà lì. Prima del marina, prima di tutto…. Era l’unica barca a vela nel porto di Procida….

Siamo nel 1984. La vita, poi, porterà i matrimoni, i figli e tutto quello che  accadrà nei vent’anni successivi, un susseguirsi di crociere estive per Nanook, con la coperta calpestata anche da 6 bambini alla volta. Per altri vent’anni la barca accompagna Renato, sia con il primo figlio, Moreno Ivan, sia con i successivi due, Ferdinando Azor e Alessandro Primo. Fino al 2005. Il crack, l’anno in cui qualcosa inizia a rompersi.

Nanook (immagine gentilmente concessa da Renato Sesto Conte)

Terra

Nel 2005, ormai con le sue miglia sotto la chiglia, Nanook è provata dagli anni. Viene messa a terra per un refit completo, ma è in realtà l’inizio del suo declino. Il cantiere, poco dopo l’impostazione dei lavori, fallisce, poi, nel 2007, l’ictus di Renato, il radicale cambio di vita. Napoli è lasciata alle spalle per il Cilento. Nel 2010 manca Claudio, fratello minore e compagno di vita e di avventure. Nanook è abbandonata, gli anni la sciupano e i vandali la saccheggiano, rubandone anche il motore. Passeranno quasi 10 anni prima che qualcosa si muova…

Nanook al momento del suo ritrovamento (immagine gentilmente concessa da Moreno Ivan Conte)

È il turno di Moreno Ivan Conte, il primogenito di Renato. Quando trova Nanook è ricoperta dalla vegetazione, totalmente abbandonata. Un guscio in una foresta di licheni e rami. Dopo una serie di disavventure con diversi cantieri, la soluzione sembra quella di occuparsene in autonomia. Diventa elettricista, carpentiere e quant’altro. Nel 2019, però, una scoperta porta alla nuova svolta. A bocca di Magra, sul confine tra Liguria e Toscana, Moreno scopre un Alpa 11.50 in vendita e si fa accompagnare da Renato a vederla. È l’incontro con Francesco, l’armatore, a dare una svolta al tutto. Le storie di Nanook portano alla scoperta, Bruma Fugit, l’Alpa in questione, è l’ultimo della serie, la coincidenza….

Nanook all’inizio del suo restauro (immagine gentilmente concessa da Moreno Ivan Conte)

Rinascita

Due calcoli a mente, un quinto della pensione, dovrebbe funzionare… Renato, senza dire niente, senza lasciar intender nulla, subito propone una cifra. Tutto a bordo è messo bene, Bruma Fugit è in forma. Dovrebbe esser un buon acquisto. E così è. Di colpo sono due gli Alpa in famiglia, il primo e l’ultimo mai prodotti. Nanook viene simbolicamente venduta a Moreno, e Nanook resta in cantiere sul Magra, in attesa del trasferimento. Se non fosse per il Covid, tutto trasla…, poi i lavori del caso, le tempistiche dilatate e il trasferimento.

Finalmente è il momento del loro primo incontro, Bruma Fugit e Nanook si incrociano in mare per la prima volta alla Vela Cup, a Procida, dove tutto, forse, si può dir abbia avuto inizio.

Bruma Fugit e Nanook, rispettivamente l’ultimo ed il primo alpa 11.50 prodotti (immagine gentilmente concessa da Moreno Ivan Conte)

«È un po’ un testamento alla qualità degli Alpa, degli 11.50 sopratutto, se vogliamo. Non ci siamo mai sentiti traditi da queste barche, mai un problema. Uno forse, quest’estate, la prima volta che ho navigato senza garrocci, un disastro con il rollafiocco…. A parte questa disavventura, io sono legatissimo a quella bellezza, all’eleganza che solo le barche di quel periodo sanno avere. E poi è un testamento di tante cose, delle passioni, delle avventure, degli insegnamenti. Io non ho mai insegnato nulla ai miei figli. Loro, stando appresso a me, hanno imparato giocando con me su questi miei giocattoli, e ora, tutti loro, li vedo che restituiscono a me questa bellezza».

Così finisce la nostra intervista con di Renato Sesto Conte, il racconto di una storia iniziata a fine anni ‘70 e lungi dal concludersi. Un monumento in cui leggere contemporaneamente sia la celebrazione di un cantiere emblematico (Qui ne trovi la storia) e di una passione infinita, sui una storia di esplorazioni e condivisioni che, tutto sommato,  potrebbe esser fonte di ispirazione per tanti. Non esistono le barche vecchie, il limite sta nel quantitativo di passione che serve per sistemarle.

Nanook, anni ’80 (immagine gentilmente concessa da Renato Sesto Conte)

«Ma quanto costa un viaggio così? …Domanda sbagliata o, quanto meno, inutile.
Costa Tutto. Per noi in quegli anni il viaggio in barca a vela, con la “nostra barca”, valeva tutto. Tutto il nostro tempo, tutte le nostre energie, tutto il nostro impegno, tutte le nostre risorse e ancora tutto il nostro denaro. In una parola tutta la nostra passione monotematica o monomaniaca, così qualsiasi cosa spendevamo per la barca, la spendevamo contenti e felici di essere in quello che sentivamo di essere e di assecondare solo il  nostro bisogno profondo di fantasia; e non è poco».

(estratto da: Stamane c’è ancora vento – uno scritto di Renato Sesto Conte)

Da sinistra, Ferdinando Asor Conte , Renato Sesto Conte, Moreno Ivan Conte. Dietro, i due alpa Bruma Fugit e Nanook. Procida vela Cup 2024

Tre “chicche” sulle Classic Boats


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1 commento su “Nanook e Bruma Fugit, una storia di passione firmata alpa”

  1. È bellissimo leggere la nostra storia di mare e famiglia sul giornale più importante nel settore.
    Nanook e bruma adesso finalmente possono navigare assieme e condividere le loro avventure. Grazie di cuore

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