Cosa ci insegna un disalberamento alla Middle Sea Race con 65 nodi

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Albero Hagar V
L’albero spezzato dello Scuderia 65 Hagar V dopo l’incidente alla Rolex Middle Sea Race

La foto che vedete qui sopra è quel che resta dell’albero di 30 metri in carbonio dello Scuderia 65 Hagar V, letteralmente esploso mentre la barca dell’armatore bolzanino Gregor Stimpfl stava partecipando alla Rolex Middle Sea Race al largo della Sicilia. Stimpfl e il suo equipaggio (in 13 a bordo, tutti esperti velisti), si sono trovati a fronteggiare una tempesta improvvisa e non prevista (un cosiddetto “downburst”) con raffiche di oltre 60 nodi. Una di queste è stata fatale, come ci ha raccontato Stimpfl. Questa è la sua testimonianza dell’incidente e di come hanno gestito al meglio l’emergenza. 

“Come abbiamo disalberato con 65 nodi di vento”

“Lo senti nei racconti, ma non pensi che possa capitare proprio a te finché non ti succede. Con il mare a 26° a ottobre inoltrato e un fronte freddo in arrivo, tutto può accadere. Adesso, lo sappiamo”, esordisce Gregor, 60 anni, sette Middle Sea Race, un Fastnet, tantissime regate oceaniche e in Mediterraneo alle spalle. “Dopo la partenza alle 11 del mattino da Malta, navigavamo all’altezza di Pozzallo, circa 30 miglia a sud-est di Capo Passero. Erano le 17.30 del pomeriggio quando, in pochissimi minuti, siamo passati da un vento di 10-15 nodi a 65 nodi. All’improvviso, nessuno se lo aspettava.

Hagar V
Il luogo e il momento dell’incidente in cui Hagar V, indicato dalla barca grigia, ha disalberato, circa 30 miglia al largo di Capo Passero.

Avevamo il gennaker a riva e non siamo riusciti a tirare la randa giù in tempo: così abbiamo continuato a navigare al lasco. Non potevamo permetterci di orzare per metterci al vento. In quelle condizioni, con una straorza la barca oltre a sdraiarsi rischia di impennarsi. Con rischi enormi per l’equipaggio, pur legato con la jack-line”.

“Un botto assordante e l’albero viene giù”

“A un certo punto ho sentito un botto assordante: probabilmente una raffica ancora più forte, l’albero si è spezzato in compressione circa tre metri al di sopra della trozza, ho fatto in tempo a vedere il profilo rompersi in tre pezzi e cadere in acqua, a sinistra dello scafo. Vicino alla base d’albero c’era il nostro esperto drizzista, che, probabilmente colpito da qualche drizza o scotta, si è rotto l’avambraccio e infortunato alla caviglia”.

La situazione è di quelle difficili, molto difficili. Ma Gregor Stimpfl e i ragazzi di Hagar V sono abituati a navigare lungo, hanno tante miglia sul groppone e tanti corsi di sicurezza per l’altura, le dotazioni di bordo sono curate a puntino: “Abbiamo portato subito in sicurezza l’infortunato in pozzetto, io sono sceso sottocoperta e ho lanciato il Mayday e i razzi di segnalazione. Pur in un contesto adrenalinico, siamo sempre stati lucidi e abbiamo seguito le procedure”. Da bravi marinai quali sono.

Lo Scuderia 65 (20 m) Hagar V di Gregor Stimpfl. La barca è costruita dal cantiere di Fano Adria Sail di Maurizio Testuzza ed è progettata dall’italo austriaco Harry Miesbauer

Cesoie inutili, flex fondamentale

Fondamentale, prosegue Stimpfl, “è stato avere a bordo un flessibile in sostituzione delle tradizionali cesoie con il quale abbiamo tagliato sartiame, cime e manovre correnti, dopo aver scollegato tutti i cavi elettrici alla base d’albero per salvaguardare l’impianto elettrico e le batterie della barca. Con questi carichi, con il carbonio e il dyneema, la cesoia non basta e per fortuna avevamo il flex”.

Nel frattempo, il Mayday viene ascoltato via radio dagli uomini a bordo del Vismara 62 Yoru del milanese Luigi Sala, che stava regatando vicino ad Hagar V: “Non li ringrazierò mai abbastanza per averci prestato assistenza, per averci aiutato facendo il ponte radio con i soccorsi su Pozzallo. In un’ora, un’ora e mezza al massimo è arrivato il maxi gommone della Capitaneria che ha caricato a bordo il membro dell’equipaggio ferito, per portarlo subito a terra e fornirgli il soccorso medico necessario. Noi, dopo aver verificato che il motore funzionava, abbiamo riparato verso il Marina di Ragusa”.

Il ruolo fondamentale di Yoru

Abbiamo sentito anche il succitato Luigi Sala, armatore di Yoru: “Anche noi eravamo vicino ad Hagar V e non abbiamo mai visto un fenomeno simile. Noi abbiamo affrontato due raffiche fortissime, dopo la prima siamo riusciti a tirare giù il gennaker, la seconda è arrivata a 63 nodi. Dopo la ‘sparata’, abbiamo aspettato che diminuisse un poco il vento e, con un certo ordine devo dire, vista la situazione, abbiamo ammainato la randa.

Luigi Sala con sua moglie: sono gli armatori del Vismara 62 Yoru (foto MFP)

Abbiamo sentito il Mayday di Hagar V e siamo rimasti vicini a loro. Dopo, abbiamo deciso che non avremmo proseguito la regata: qualche danno a bordo lo avevamo anche noi (come alcuni candelieri rotti, ndr) e non ce la sentivamo a fare altre 550 miglia senza conoscere al 100% lo stato di salute della barca. Per fortuna è andato tutto bene”.

Prevenire è meglio che curare

Torniamo a Stimpfl: “Oltre all’importanza di avere a bordo un flex per emergenze di questo tipo, il mare ci ha dato un’altra lezione. Con l’acqua così calda (e gli effetti del cambiamento climatico, aggiungiamo noi, ndr), può succedere di tutto. E anche se sei in regata, anche se sei competitivo, come lo siamo noi, al primo sentore di “groppo” devi ammainare le vele. La sicurezza dell’equipaggio viene prima di tutto…”.

Eugenio Ruocco


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19 commenti su “Cosa ci insegna un disalberamento alla Middle Sea Race con 65 nodi”

  1. Giuseppe Accardi

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    Perchè un Mayday? era in pericolo di vita?
    Anche senza albero, con un VHF portatile, da Pozzallo si riceve a Monte Lauro, portata 70 miglia…

    1. Andrea

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      Perché mayday? Un pan pan era sufficiente nessuno era in pericolo di vita. Eravate in panico?

      1. Giuseppe

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        In maggio di quest’anno al largo di Chioggia ci è successa una cosa simile, per fortuna non abbiamo rotto l’albero e non si è fatto male nessuno, nel giro di un paio di minuti il vento è salito da 15 a oltre 50 nodi. Alberto in acqua per 5 minuti poi c’è voluta mezz’ora per ammainare tutto gennaker, genoa e randa, vento sempre molto forte. Non abbiamo chiesto soccorso perché non ne avevamo bisogno ma ci siamo ritirati. Mai successo a nessuno dell’equipaggio una cosa del genere ma l’adrenalina in quei momenti è molto forte ed è andato tutto bene perché equipaggio esperto e parecchia fortuna. Ma posso capire il comandante, anche perché la gravità dell’infortunato la può stabilire un medico e per me ha fatto bene a mettere le mani avanti, a biglie ferme siamo tutti freddi e bravi.

      2. Tom

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        Secondo me, contrariamente all’opinione degli esperti, il myday era giustificato, perché in quelle situazioni non si sa come va a finire. Almeno, così, anche la Guardia Costiera rimane allertata

      3. Andrea BL

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        Il may day era più che corretto, perchè con una situazione medica importante non stabilizzata a bordo e di cui non si conosce l’evolversi richiami l’attenzione necessaria e quindi anche l’intervento di chi può attorno a te. Queste cose non succedono col sole e la brezzettina e anche dopo il donwburst erano rimasti 2 metri d’onda, e vento forte rafficato, era quasi buio e pioveva ancora. Anche una petroliera si era mossa in zona, poi non necessaria e quindi liberata da Augusta Radio.

      4. Pif

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        Non capisco i commenti e disquisizioni sul may day in queste condizioni albero rotto e un ferito meglio essere sicuri di poterlo soccorre non mi sembra per niente esagerato.

    2. Andrea

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      Appunto

    3. Andrea BL

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      Mi dai cortesemente marca e modello del VHF portatile che con 5W di trasmissione a 2 metri di altezza dal livello del mare ha una portata di 70 miglia? Lo acquisto subito!

      1. Davide

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        La portata dipende ovviamente anche dalla posizione di chi riceve, in questo caso sicuramente ad una altezza opportuna e con antenna efficiente, sicuramente non paragonabile a quella di un palmare. Complimenti all equipaggio.

      2. Marco

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        mi sembra, dall’articolo, che il Mayday sia stato rilanciato dallo “Yoru” che era nei paraggi.

  2. Stefano

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    Se ho capito bene il drizzista aveva bisogno di cure mediche serie, quindi è corretto il mayday

  3. Roberto

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    Non mi sento di giudicare, bisogna trovarsi in mezzo a tali situazioni.
    Io ricordo problemi alla randa avuti in Grecia con meltemi a 45 nodi e mi sembrava già tanto
    Pensare a 65 nodi di groppo misurati da anemometro con tanta tela a riva, casino in coperta con albero esploso e con un membro equipaggio ferito anche seriamente…..
    Comunque grazie per aver raccontato la storia perché c’è sempre da imparare qualcosa.

  4. Umberto

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    Bravi,procedura corretta le critiche dal divano ci saranno sempre

  5. Augusto Bertocchi

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    È stato fatto quanto possibile in quella emergenza .bravi! E anche bravi i velisti di Yoru nel soccorso radio tempestivo.

  6. Giuseppe

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    Bravissimi!! Corretto il mayday con un ferito a bordo!
    La sicurezza dell’equipaggio è la prorità.

  7. Massimo

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    Al di la di commenti faziosi, un playdo alla spirtocita’ e marineria sia di Sala e del suo equipaggio che dell’equipaggio piu’ sgortunato ma molto competente dell’altra barca. Vittima dell’incidente.
    Massimo

  8. Max

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    Grazie per aver condiviso questa brutta esperienza con novizia di particolari . No Comment , per i sopra messaggi , Grande rispetto e complimenti per tutta la gestione dell’accaduto. Complimenti al Comandante ! all’ Equipaggio alla Barca Yoru e il suo equipaggio ! e alla Guardia Costiera ! bravi bravi bravi !

  9. Felice

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    Se hai albero giù , 62 nodi di downburst e uomo ferito cosa devi fare se non lanciare il myday? E potrebbero esserci anche lesioni interne al ferito non visibili, dunque fondamentale il soccorso richiesto!! Trovo ogni volta deprecabile lanciare provocazioni dal divano tanto per mettersi al centro della attenzione!. Questi sono i puristi del nulla.
    A bordo si sono comportati perfettamente e la lezione imparata e’ che da ora in poi a bordo avrò per certo sempre un flex adeguato!,! Bravissimi quelli del Vismara a dare soccorso. Mi risulta ci siano state altre situazioni di pericolo e soccorsi prestati.
    Unico commento vero: il groppo era ben visibile dal satellite, forse si doveva aspettare mezza giornata prima di dare partenza…

  10. Oreste

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    Bellissimi commenti dal divano…… Immagino regatanti veri, di quelli che se non ci sono 30 nodi non si divertano……….
    Conosco benissimo l’armatore Stimpfl: è persona estremamente prudente, capace ed esperta con decine di regate “serie” alle spalle, non regatine di circolo col tagliere del formaggio in pozzetto e bicchieri di vino.
    Esperienza che significa anche centinaia di miglia in condizioni avverse. 65 nodi non sono una sciocchezza, men che meno in regata: io ne ho presi 62 molti anni fa e con un 37 facevamo 13 nodi in poppa a secco di vele, quindi so perfettamente di cosa parlo. Gregor si è comportato benissimo.

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