La Coppa America è uno sport popolare, ma le regole sono di 167 anni fa

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Ma allora è vero che la vela può diventare un evento sportivo popolare grazie alla Coppa America.

Con la Coppa America la vela diventa pop. Ma…

Sono i numeri che lo dimostrano. Basta vedere il risultato record del nostro nuovo format “Il processo alla Coppa” andato in onda da settembre a metà ottobre che ha generato una total audience di 2.000.000 di spettatori/utenti/lettori (250.000 singoli utenti) utilizzando tutte le nostre piattaforme: sul nostro sito, sui nostri canali Youtube, Facebook, Instagram e attraverso le nostre newsletter inviate agli utenti iscritti.

Sono numeri enormi per un media specializzato di vela quale siamo noi. Sono numeri da sport popolari come la Formula Uno o la Moto Gp. Ma chi pensa che la vela possa diventare in Italia uno sport praticato a livello agonistico come il calcio (4,3 milioni) o il ciclismo (1,3 milioni), sulla spinta dell’interesse dimostrato dall’ultima Coppa America appena terminata prende un abbaglio. La vela agonistica viene praticata con continuità da 170.000 italiani. Pochi? Tantissimi invece, vista la complicazione che comporta praticare la vela, a partire dai costi che comporta e le complicazioni logistiche. Per darvi un quadro più completo, stimiamo che circa 2 milioni siano coloro che vadano o siano andati a bordo di una barca a vela. Per darvi un’idea, il motociclismo ha solo 70.000 praticanti agonisti, l’automobilismo non viene neppure rilevato dalle statistiche ufficiali.

Ma qui non parliamo di sportivi agonisti, parliamo di appassionati che seguono uno sport anche se non lo praticano. Esattamente come la F1 che ha una total audience media in Italia di circa un milione e mezzo di spettatori ad evento.

Parliamo di Formula Uno automobilistica non a caso. Il nuovo format della Coppa America appena conclusa è quanto di più simile a quello della categoria top dell’automobilistico. Le barche e le auto più veloci e tecnologiche che ci siano, i migliori piloti (scusate, non li chiamiamo velisti), team di decine di tecnici che lavorano tutto l’anno, budget stratosferici, piste (scusate ancora se non lo chiamiamo campo di regata) ben delimitate (nel caso della vela di Coppa America i famosi boundary).

Se questo nuovo format della Coppa America per la prima volta nella storia ha avuto audience simile a quello della Formula Uno, cosa manca per renderlo uno sport seguito stabilmente da centinaia di migliaia di spettatori in Italia e milioni nel mondo?

Ci vogliono nuove regole superpartes con l’obiettivo di non avvantaggiare nessun team, una frequenza annuale/biennale dell’evento, un organizzatore anche questo al di sopra delle parti.

Per chi non lo sa il regolamento della Coppa America, chiamato “Deed of Gift” (atto di donazione), che ancora oggi è il fondamento ancora vigente, nasce l’8 luglio del 1857. Due secoli fa. In sintesi il “Deed of Gift” assegna al vincitore (defender) il diritto di dettare tutte le regole e il diritto di organizzare la sfida successiva.

Sono passati 167 anni, allora le auto non esistevano, la vela si. Poi l’automobilismo nella sua espressione di vertice, la Formula Uno (nata nel 1950), si è data una federazione che detta le regole, la FIA (Federazione Internazionale Automobile) e un’altra, privata, che organizza l’evento e lo promuove (oggi Liberty Media) che a sua volta ripartisce tra i team partecipanti parte dei ricavi che produce vendendo l’evento a sponsor e a nazioni. Non è forse il momento anche per l’evento Coppa America di mandare in pensione  il “Deed of Gift”, che favorisce spudoratamente chi vince l’evento e limita i possibili ricavi per dotarsi di una struttura al passo coi tempi?

L’audience attirata da una vela adrenalinica e spettacolare come la nuova Coppa America c’è. Manca un’organizzazione che capitalizzi questo risultato per rendere la Coppa America un prodotto popolare. A chi non piacerebbe una Coppa con una decina di team partecipanti che si svolga ogni uno/due anni?

Luca Oriani

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15 commenti su “La Coppa America è uno sport popolare, ma le regole sono di 167 anni fa”

  1. Marco

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    Salve, non sono d’accordo per me la Coppa America dovrebbe restare così com’è con regole meno spudorate con partenza più lunga e baudering più larghi.
    Senza un calendario di gran premi a giro per il mondo.
    Marco

  2. Roberto

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    Se si andasse verso questa direzione però, di puro audience e intrattenimento televisivo, non si dovrebbe più chiamare o interpretare come “COPPA AMERICA” ma semmai, come campionato mondiale di barche volanti con foils

  3. Andrea

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    Mi sembra che via siate totalmente dimenticati di cosa sia la Coppa America. L’evento è una sfida privata tra un detentore e degli sfidanti, con delle regole dettate dal Defender. Non si può snaturare perché unico caoace do attrarre attenzione e investimenti. È un evento che si basa su una tradizione: non rispettarla vuol dire cancellarla o rodurne l’importanza trasformandola in uno dei tanti eventi alla SailGp. La Coppa deve restare quella ancorata al Derd of Gift. Anzi,a dirla tutta, rimpiangiamo la classe dei 12 m nonostante la grande tecnologia degli Ac45 che veleggioani nel piccolo catino tra i boundary

    1. damiano

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      Sì e più precisamente:
      Una sfida tra un club nautico detentore e un club nautico sfidante… Se tra i due c’è accordo tutti i format sono possibili, se l’accordo non dovesse esserci le regole sono quelle dell’atto di donazione.
      Nessuno è obbligato a sfidare il detentore, e il detentore senza sfidante è rassegnato a tenersi la coppa in bacheca.

      Comunque sia, a rigor di Deed of Gift, è lo sfidante che per primo deve indicare con quale imbarcazione intende sfidare il detentore. Siamo però ora nell’era degli sfidanti fantoccio… quindi il detentore, avendo uno sfidante che sa solo dire sì, può fare come meglio crede.

  4. Adalberto Ivaldi

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    Non si capisce quale sia la logica per cui si dovrebbe “rendere la Coppa America un prodotto popolare”. Lo sport, e non solo, è pieno di prodotti popolari, alcuni egregi, molti esecrabili, a cominciare dal calcio (tifoserie, curve, scommesse, bagarinaggi e altre delinquenze indotte). La C.A. ha la dote unica di essere una sfida, tale nacque, e di aver saputo mantenere questa caratteristica. Perché mai si dovrebbe eliminare questa caratteristica, facendola diventare una delle tante manifestazioni?

  5. Gilberto

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    Qualunque adeguamento alla “modernità” significherebbe cancellare la Coppa America.

    1. Francesco

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      Io mi sono annoiato. Dobbiamo sorbirci ancora una edizione con questi scarafoni e va bene… Troppo complicato aggiungere un canard e vedere barche che riescono a finire una regata in dislocamento? Poi la formula: ma non è stato più divertente il “riempitivo” con gli AC40 e le regate di flotta?

  6. Luca Martini

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    Basterebbe portare la sail GP su Italia 1, allora.
    La Coppa America è altro, e al di là di qualche cambiamento alla formula, che è auspicabile, io non la snaturerei. Deve rimanere evento raro ed esclusivo. Del resto anche i mondiali di calcio si tengono ogni 4 anni, fossero tutti gli anni perderebbero fascino e prestigio.

  7. Giacomo

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    non sono d’accordo: seguo l’America’s cup dai tempi di azzurra. una regata non durava un miglio e mezzo (2.778 metri) manco fossero dei laser, ritorniamo alla vela dei marinai e non dei ciclisti e magari con le 3 boe poi se si incaramella lo spi pazienza , fa parte dello spettacolo però perdere una regata perchè si cade dall’ala non si può vedere. poi il comitato faccia ciò che crede, ma a me non piace.

  8. Stefano

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    Mi unisco all’opinione condivisa da tutti i lettori che hanno commentato finora: la Coppa America non dovrebbe cambiare. La sua bellezza sta proprio nell’estrema difficoltà necessaria per sottrarre il titolo al defender. Tuttavia, sono favorevole all’introduzione di alcune modifiche che riducano l’eccesso di tecnologia, mettendo maggiormente in risalto l’elemento umano nella conduzione delle barche. Sono anche d’accordo con la presenza di equipaggi misti, pur non sostenendo le quote di genere, che considero discriminanti per natura.

  9. Bruno vespasiani

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    Trovo la coppa america Qualcosa di unico e irripetibile con le sue regole assurde e antisportive ma al contempo affascinanti. Preferisco le batterie allo sfruttamento di poveri esseri umani che neanche potranno dire “io c’ero” perché non hanno visto niente. Hanno solo sudato

  10. Giuseppe

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    Non mi piacciono le barche che volano a pelo d’acqua, preferisco le barche tradizionali e cioè quelle con la carena in acqua x me non è più vela ma volo

  11. Massimiliano

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    Sarà antiquato l’Atto di Donazione, ma è anche l’ essenza della Coppa America. Ci sono decine di regate al mondo di alto livello, ma la Coppa è stata la prima e ha il suo essere proprio perché “arcaica”. Più che altro si può suggerire una tipologia di barche più alla portata di tutti, non solo a pochi e facoltosi armatori.

  12. Gianfranco Itollo

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    Alle volte, anche chi fa il giornalista può lasciarsi andare a scrivere articoli di getto o provocatori. Perché voglio sperare che di questo si tratti…
    Chiunque sia appassionato di America’s Cup che, si badi bene, è cosa profondamente diversa dalla vela intesa come sport, non può che rigettare al mittente simili nefandezze. L’America’s Cup è tale proprio perché esiste il Deed of Gift e proprio perché quando nasce una contestazione sulle sue regole, non esiste una Federazione del cavolo a dettare regole idiote sulla sportività o sul FairPlay, o peggio ancora, tribunali sportivi vari a dirimere controversie con decisioni spesso supine. Il Giudice naturale della Coppa è quello dello Stato di New York ed è lì è soltanto lì che eventualmente il Deed of Gift può essere emendato. L’America’s Cup vive e si nutre delle sue stesse tradizioni (come avviene ad esempio, con un paragone forse un po’ ardito, per il Palio di Siena) ed è per questo che appassiona e ne stiamo qui a parlare dal 1851. Se diventasse una sorta di campionato, sarebbe l’ennesimo evento sportivo qualunque che la Federazione X potrebbe decidere di cancellare al venir meno del primo sponsor qualunque. No, grazie. L’America’s Cup è stupendamente questa e il Deed of Gift è la sua legge. Punto.

  13. Kerry

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    Sig. Oriani,
    la situazione è molto più semplice di quanti lei creda.
    Prepari una sfida, vinca la coppa e si doti della struttura che riterrà più idonea per onorare il trofeo più antico del mondo.

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