La prossima Coppa America è già iniziata: gli inglesi hanno presentato la sfida, arriva anche Artemis

IL REGALO PERFETTO!

Regala o regalati un abbonamento al Giornale della Vela cartaceo + digitale e a soli 69 euro l’anno hai la rivista a casa e in più la leggi su PC, smartphone e tablet. Con un mare di vantaggi.

Team New Zealand si prepara ad alzare l’America’s Cup alla premiazione di Barcellona.

La prossima America’s Cup è già iniziata, di fatto da oggi c’è già chi è a lavoro per ricominciare. Notizia di queste ore racconta che il Royal Yacht Squadron inglese, in rappresentanza di Ineos Britannia, ha già presentato ufficialmente ieri pomeriggio la sua sfida, che è stata formalmente accettata da Team New Zealand. I britannici si preparano quindi a ricoprire nuovamente il ruolo di Challenge of Record.

Come si battono i kiwi?

Fin dal primo successo del 1995 si era capito che i neozelandesi non sarebbero stati una cometa, e se si considera che nel 2003 e nel 2007 Alinghi vinse la Coppa di fatto con un equipaggio quasi tutto kiwi, possiamo parlare di fatto di un dominio quasi ininterrotto negli ultimi 25 anni. Solo Larry Ellison con Oracle ha veramente battuto i neozelandesi, nella discussa finale del 2013. 

Un paese che conta poco più di 5 milioni di abitanti ha dimostrato ancora una volta una superiorità progettuale, tecnologica e velica totale. I kiwi hanno meritato di vincere su tutti i fronti, dimostrando ancora una volta di essere quasi una generazione avanti dal punto di vista della barca, con un gap che dal 2021 ad ora in fin dei conti non sembra diminuito. 

Il dominio di Team New Zealand però apre a un grande tema: quale sarà il futuro della Coppa America e come potere strapparla ai kiwi. Il Trofeo oggi sembra blindato, forse anche a causa di un challenge of record che ha concesso troppo al defender, per poi finire per subire le proprie stesse leggerezze. Il futuro della Coppa inizia già oggi, perché c’è da capire quando e dove sarà la prossima edizione, se in Europa o altrove, e con quali scenari e sfidanti. 

E appare già certo che Britannia sarà ancora il Challenge of Record, lo sfidante che si iscrive per primo e che ha il diritto di discutere le regole della prossima edizione con il defender. 

La speranza è che gli inglesi cerchino di limitare lo strapotere neozelandese su alcuni punti. In particolare il software di movimento degli arm, fornito one design dai neozelandesi, è un punto che andrebbe eliminato lasciando libera progettazione ai sindacati. E poi c’è anche il tema della partecipazione dei neozelandesi alla Louis Vuitton Cup, ai round Robin in questo caso, una mossa vista fare solo a Oracle nel passato. Eliminare questi due punti limiterebbe leggermente il potere di Team New Zealand, renderebbe la Coppa un po’ più fair, senza comunque intaccare il vantaggio tecnologico e progettuale che attualmente i kiwi hanno. 

Svedesi in arrivo

Una Coppa un po’ più “fair” invoglierebbe l’arrivo di qualche sfidante in più probabilmente. E a proposito di nuove sfide, il loro concretizzarsi dipenderà soprattutto dai tempi con cui tornerà in gioco la prossima Coppa America: se sarà tra due anni difficile vedere delle new entry, anche per questa ragione sarà più probabile che la si disputi nuovamente tra 3. Un tempo ragionevole per potere organizzare una sfida.

E pare proprio che gli svedesi di Artemis ci stiano pensando molto seriamente. Già presenti nelle edizioni 2013 e 2017, sono tornati in questa Coppa con una partecipazione quasi “silenziosa” con l’equipaggio giovanile e femminile, ma sono pronti a lanciare la loro sfida. Torbjörn Törnqvist, il milionario svedese che ha fondato il Gruppo, ha visto le sue sfide in Coppa rimanere di fatto incompiute: la prima finita in tragedia con l’incidente che causò la morte di Andrew Simpson, la seconda poco competitiva.

Il Team Manager della sfida svedese dovrebbe essere il britannico Iain Percy, ormai dentro Artemis da un decennio, poco si sa ancora di un eventuale equipaggio ma se c’è da scommettere su una new entry per la prossima Coppa sono loro. 

E gli altri? Scontata la presenza di Luna Rossa e Alinghi Red Bull Racing, probabile quella di American Magic tranne colpi di scena dell’ultima ora legati a un cambio di sede verso gli Emirati o l’Arabia. Non è un mistero infatti che il team newyorkese avesse digerito già molto male la scelta di Jeddah per la tappa delle preliminari. Gli equilibri geopolitici consigliano al team americano di evitare una partecipazione in un paese degli Emirati, e l’intenzione è stata già resa pubblica. Anche per questo negli ultimi giorni una sede di questo genere ha perso gradualmente quota. C’è poi l’interesse di Barcellona che vorrebbe ricandidarsi, ma esistono anche degli scenari che potrebbero vedere la prossima difesa della Coppa ancora ad Auckland. 

Da capire cosa faranno i francesi di Orient Express Racing Team, a parole interessati a proseguire. E nel caso in cui la Coppa dovesse rimanere a Barcellona, scenario non improbabile, attenzione all’arrivo di un possibile team spagnolo. 

Nella ipotesi più rosea si andrebbe incontro a una Coppa con 8 team: il defender neozelandese, più Luna Rossa, Britannia, Orient Express, Alinghi Red Bull Racing, American Magic, più il team spagnolo e quello svedese. L’ipotesi più realistica è invece che, defender a parte, gli sfidanti saranno al massimo sei, o cinque come in quest’edizione, magari con l’uscita di Orient Express e l’ingresso di Artemis. La prossima Coppa America in ogni caso è già iniziata.

Mauro Giuffrè

Condividi:

Facebook
Twitter
WhatsApp

43 commenti su “La prossima Coppa America è già iniziata: gli inglesi hanno presentato la sfida, arriva anche Artemis”

  1. A mio avviso troppa troppa tecnologia in questa coppa…software, mappature di centraline elettroniche….
    Ridurre la tecnologia non significa ridurre gli sviluppi e l’evoluzione ma servirebbe per dare più spazio al fattore umano con manovre eseguite dalle persone e che il pubblico può apprezzare in maniera più diretta ed immediata (anziché vedere 8 persone chiuse in un buco di cui 4 pedalano ininterrottamente a testa in giù e gli altri 4 manco vedi quello che fanno)…tutti devono essere fuori in coperta a manovrare.
    Inoltre i limiti di vento e onda vanno notevolmente allargati…..chiaro che in caso di burrasca non si esce dal porto e che in bonaccia non si regata ma per il resto si va in mare e si prende quel che passa la natura e ci si adegua di conseguenza.
    Anche se viaggi a 30 nodi anziché 40 o 50 ma vedi dell’azione a mio avviso è più coinvolgente.

    1. Appassionato di America’s Cup da sempre, negli ultimi 10 anni non sono riuscito a guardare più di un paio di regate per edizione.
      Tutto incredibilmente noioso.
      Regate brevissime ad uso e consumo televisivo, barche che non solcano l’ acqua, vele che sono ali… poppa uguale alla bolina, sempre vento di faccia ( apparente ), niente spinnaker, niente uomo in albero.
      Il nulla cosmico, solo velocità, tecnologia, e chi vince la partenza ha vinto, anche perché non essendoci il lato di poppa tradizionale, chi sta dietro prende sempre i rifiuti di chi lo precede.
      Tutto assolutamente inguardabile!

      1. È’ proprio vero. La navigazione classica a vela è’ assente, un campo di regata ridotto a o poco più di un campo di calcio, I cyclors. O pedalatori, meglio sarebbe rimettere i rematori. Non è meglio che i kiwi si sfidino da soli?

    2. Concordo sul fatto di rendere più palese e trasparente l’attività dei vari membri dell’ equipaggio. Attualmente di ciò che fanno i timonieri si vede poco, tranne qualche breve inquadratura del volante; dei trimmer, poi, nemmeno l’ombra. Paradossalmente quelli che si vedono di più sono i cyclors, molto poco interessanti da vedere. Però non sarei per ridurre la tecnologia, cosa che mi pare un passo indietro, ma piuttosto rendere le manovre più visibili.
      Inoltre, poiché anche io ho nostalgia dei match races con barche dislocanti e catamarani, proporrei di istituire dei campionati del mondo per queste classi, con classici gironi di qualificazione, fino alle fasi finali.

      1. Condivido tutto e prego chi ha voce in capitolo di battersi per l’eliminazione dei ciclisti. Un’assurdità inaudita l’uso di 4 schiavi costretti a non guardare e pertanto non rendersi conto dell’esito immediato delle loro fatiche. Per esempio in tutte queste regate si è mai saputo di una barca che ha perso perché uno dei ciclisti non ce l’ha fatta? Ce l’hanno sempre fatta tutti e pertanto il loro contributo è stato ininfluente ai fini del risultato. Gli AC40 erano altrettanto divertenti senza schiavi.

    3. Ma qui vedo nostalgici scatenati. Quello che da la AC ę sempre spettacolare ed emozionante, ho seguito tutte le regate e i processi alla coppa, certo qualcosa da migliorare come allargare il campo di regata e dare più tempo in partenza per avere più spazio e regate più lunghe, cmq ogni coppa cambia e si evolve con il tempo. AC 75 sono missili, uno spettacolo di ingegneria, giri di boa a 55 nodi, partenze bellissime e match race a 40 nodi, come non capite le difficoltà nel portare queste meraviglie, non si puoi dire che sono noiose. Lo sviluppo ha superato i limiti, si va avanti a cercare sempre la velocità e nuove idee, questa é la AC, si va avanti non indietro. A 14 anni avevo un motorino della Fantic, un 50 cc, adesso ho un Ducati, dovrei tornare indietro? Ci sono eventi a vela classica quanti vogliamo basta scegliere quale vedere e cmq migliori di 20 anni fa. La coppa America deve andare avanti come ha sempre fatto, in cerca di nuovi sviluppi e idee , inutile essere troppo nostalgici e dire che é monotona , non é assolutamente vero, chi lo pensa non ha idea cosa comporta ad andare in barca a 50 nodi e manovrare in estremo. Cmq, ognuno ha le sue idee e vede con occhi differenti. Ciao

      1. Quoto tutto al 100%.
        Purtroppo c’e gente “ancorata” al passato. Tutto si evolve, al posto dello spi ci sono i foil, e l’aerodinamica è sempre più futuristica.
        Non si può avere nostalgia delle caravelle o galeoni, passato gloriosi,
        ma passato.

      2. Enrico Guidolotti

        Parole sagge.,.tutto si evolve E devo dire che è anche più divertente vedere barche sfidarsi a 50 kn per mezz’ora che ore a 5-6 kn…

    4. Mauro Capovilla

      Sono pienamente d’accordo. Io mi sono innamorato di questa competizione guardando Azzurra e poi il Moro di Venezia e la Luna Rossa di De Angelis. Uomini che tiravano funi e alzavano vele. Scontri che non finivano mai per colpa dei cali di vento. Capisco la neccessità di innovare ma a volte mi chiedo se questa di possa definire ancora navigare a vela.

      1. Concordo con chi vorrebbe meno tecnologia, e più fattore umano. Ora sembra di vedere delle barche radiocomandate. E anch’io vorrei rivedere le barche solcare il mare. A proposito del Fantic 50, ne ho avuti due, ora o una MT09 e si.. bisognerebbe tornare indietro. Ciao

    5. Aggiungo al mio commento precedente che la velocità non regala emozioni allo spettatore… forse a chi sta in barca.
      Vedere uno spinnaker che si gonfia regala emozioni, fosse anche a 12 nodi di velocità.
      Vedere un uomo che sale sull’albero e scruta il mare è emozionante.
      E poi le regate devono durare almeno un’ ora abbondante, anche due o più, non una mezz’oretta striminzita come impongono le televisioni commerciali.
      L’ attuale formula con le attuali ” imbarcazioni ” sono di una noia insopportabile!

    6. Torniamo ai vecchi scafi dislocanti, più manovre, più velisti, più scelte inerenti all’uso delle vele…… più vela e spettacolo insomma.
      Così riusciamo di fare un giorno la Coppa al simulatore!
      Stiamo perdendo la tradizione che è l”aspetto romantico di questo sport ma non per questo meno importante.

    7. Esatto, troppa tecno, come in formula 1,snaturata in tutti i sensi, dalle piste alle macchine non esiste più la bravura dell’uomo come dovrebbe essere, si va avanti con tecnologie e software escludendo di conseguenza il fattore umano, unico e imprescindibile!

    8. Ben detto sono pienamente d’accordo con te, non si possono proprio vedere i ragazzi chiusi nel pozzetto a pedalare 👎. Tutti in coperta!! La vela è questa

    9. O cambiano le barche o …
      questi missili o volano ed allora sono minimo a 20 nodi o … stanno fermi del tutto. TNZ, in dislocamento, ha fatto una virata ad 1 nodo in gara 5.
      Certo è che, meno ci si deve preoccupare di “inventare” (gli One design come negli ac40) e più contano gli equipaggi puramente (ancora, vedi Youth e Donne).
      Ma se vogliamo ancora vedere “la tecnologia che c’è dietro” dobbiamo tornare alla libertà progettuale.
      Non per nulla fu la “rivoluzione delle chiglie” dei Canguri a sconvolgere lo scenario, a buttare all’aria gli equilibri.
      Con tutti i caos e le contraddizioni che ne son succedute (la sfida di Davide contro Golia, anche qui, ha fatto scuola !)
      D’altra parte, di questi tempi, anche per esigenze di spettacolo, non son più possibili le regate che durino ore, ma tutto dev’essere più veloce (dove ci sono corse, sfide, lì ci sarà velocità !)

      Poi penso solo ad una cosa:
      come possono fare, anche se muscolari al massimo, 4 tangani di rugbisti/velisti, a manovrare quel tipo di vele in sicurezza, se un salto di vento, contestuale ad un “nose dive” ha strappato via un tratto randa su Luna Rossa !!

  2. Il Challenge of Record deve lavorare come aveva fatto nel 2021 Luna Rossa, mettendo continuamente in discussione il Defender.
    Ineos quest’anno sembrava il passacarte di Team New Zealand.

    1. Perché Luna Rossa non ha voluto essere challenge of record? Non ne avrebbe tratto qualche piccolo vantaggio? Di fatto, nelle ultime due edizioni almeno, il challenge of record è anche arrivato alla finale per la coppa America…

  3. Forse anche passate dal bastone al triangolo aiuterebbe a movimentare le regate che con questa formula finiscono alla partenza. Ma i cyclors proprio non si possono vedere. Belle le barche ma con un range di utilizzo veramente troppo ridotto.

  4. Sono dei tutto d’accordo con Roberto, , la formula e’ da rivedere totalmente. sentire i commentatori entusiasmarsi per i Kw prodotti dai cyclors invece che per un magnifico cambio di vele o una strambata di spi o genaker da manuale è stato deprimente, così come sentir definire 18 nodi di vento reale una ” condizione estrema ” per queste barche!

  5. Tornare indietro per andare avanti.
    Siamo seri, “……….” ( metto i puntini perché non so come definire quelle cose che ho visto gareggiare ) tecnologicamente all’avanguardia ma che snaturando l’andare per mare a vela.
    Bisognerebbe tornare ai monoscafo governati dagli uomini, altrimenti la prossima coppa America sarà disputata da droni comandati dall’intelligenza artificiale.

  6. Antonio Enrico Primavera

    Sono assolutamente d’accordo. La vela deve essere ancora con l’uomo che sfida la natura a armi pari. Queste regate sembrano videogiochi e viene il sospetto che lo siano.

  7. In due mesi di coppa non siamo riusciti a vedere cosa fanno timoniere e trimmer quando manovrano, cosa fanno per regolare i foil, …se è un software che gestisce o cosa

  8. Si l’arte di andar per mare e’scomparsa.Non si vedono manovre di nessun genere.Come in formula uno la troppa tecnologia e la troppa elettronica hanno fatto perdere il fascino della conduzione della barca.Si e’visto solo ,un po’alla partenza.

  9. Hanno proprio rotto….è diventata come la formula 1, non accade mai niente e si spera sempre nella sfiga dell’avversario…che noia

  10. L’evoluzione non può arrestarsi ne rallentare, anzi accelera, avete visto i robot umanoidi antropomorfi correre? Il futuro è già oggi. Stesso principio vale per la vela, ho gironzolano un po’ nel web ma nessuno sa ancora ben spiegare perché certe cose avvengano, ( triplicazione della velocità dello scafo rispetto al vento) perché sarebbe necessario un bravo docente di fisica, non un giornalista che utilizza termini w logiche calcistiche alle regate di Americana cup). Quindi bene tutto virtual compreso, ma occorrono speaker che sene intendo o e soprattutto. CHe spieghino i dettagli “dell’orizzonte degli eventi” altrimenti noia totale, come nelle partite di tennis dove lo speaker ripete solo il punteggio e non sa spiegare perché un dropshot necessito di cambio impugnatura.. Lascoltatore di questi sport di élite è preparato spesso più dello speaker e vuole sentire cose tecniche e di livello.. L’american Cup deve dare più Circling durante tutti i 23 minuti di regata non bastano 2.10 alla partenza..

    1. Con tutto il rispetto mi sembra che siamo perlomeno un poco disattenti. A iniziare da “american Cup” (America’s Cup) fino ad arrivare alla “triplicazione” del vento che qualunque vecchio vero velista (io sono un vecchio velista vecchio) è in grado di spiegarti. A differenza di tanti altri sport, la vela è una disciplina sportiva di “testa” e con la testa va capita.

      1. Mi scuso con Ultimo del 21 Ottobre per non essermi accorto dell’errore ortografico dovuto a quello che era il T9, non concettuale sull’America’s Cup, tralascio l’argomentare sul nome, l’apostrofo e la s. Cultura certa di un vecchio velista. Lo inviterei a spiegare in poche parole come la velocità della barca possa essere superiore a quasi tre volte quella del vento reale, in termini scientifici, di fisica dei fluidi. Ho riguardato lo scritto non vedo errori di “battitura”. Spero sia meno severo. Grazie.

      2. I pedalatori assomigliano ai galeotti di una volta, sia pure volontari e ben pagati.
        Io affiderei il loro compito a una batteria che peserebbe molto meno di loro.

        1. I pedalatori li definirei come “l’inutile schiavo ibrido” o forse ancor meglio come l’inutile green . Cosa volevano dimostrare con questa scelta? Nulla ? Solo una boutade? Mah!
          Le batterie agli ioni di litio a pedali ? Non esistono nemmeno nelle biciclette, queste vanno sempre ricaricate e non funziona il recupero d’energia , e sinceramente fanno un po’ sorridere .
          Purtroppo è imposto l’ibrido in tutti i campi e ovviamente va di moda , anche se è perfettamente inutile a se stesso e agli altri e in primis al clima .

  11. Da profano in materia , il basarsi esclusivamente o quasi alla tecnologia e non alla capacità dell’equipaggio finisce la vela.

  12. Siccome chi vince la partenza controlla chi segue e non gli lascia spazio per un eventuale recupero/ sorpasso , almeno nei Round robin sarebbe bello che ci fossero almeno tre barche in acqua. Questo non consente , o almeno riduce di molto, il marcamento stretto tipico dei match race , liberando la terza barca dal controllo stretto del primo. Forse ci sarebbe piu “gara”. Altro aspetto un percorso a triangolo e non solo bolina e poppa a bastone, infine smettere di accorciare i lati durante la regata perché vanno solo a vantaggio del leader di regata : è come se in una tappa di ciclismo decidessero di anticipare il traguardo di 20 km a 50km dall’arrivo ! non è sportivo…..

  13. Solo alcuni punti su cui riflettere…
    1. Le regole le stabilisce chi ha la coppa in casa. Gli sfidanti o le accettano o stanno a “casa”
    2. I limiti del vento per fare la regata hanno una logica. Sotto i 7 nodi queste “non barche” se non volano diventano barche dislocanti e non riescono più a decollare.
    Con 20 nodi di vento, gli AC75, raggiungono velocità di 50 e più nodi.
    Aumentare il limite massimo farebbe diventare tutto troppo rischioso.
    Queste “non barche” volano sull’acqua in una condizione di stabilità molto critica. Assolutamente nulla a che vedere con le nostre amate barche dislocanti.
    3. Queste non sono barche. Sono paragonabili agli alianti che vengono portati in volo a rimorchio e poi sganciati in quota. Spettacolari? Si.
    Sono considerabili barche? No ma questa è l’evoluzione e soprattutto è il desiderio di chi vince e decide.
    Anche se a malincuore personalmente credo che, se un domani Luna Rossa portasse la coppa a casa, non credo sarà possibile fare un ritorno al passato…
    Buon vento e in culo alla balena a tutti.

  14. Perché non usare barche simili ai 60 piedi veloci e marine e andare ai caraibi dove il vento non manca mai ed è minimo 20 nd. ma mai tempesta

  15. Siccome chi vince la partenza controlla chi segue e non gli lascia spazio per un eventuale recupero/ sorpasso , sarebbe interessante se ,almeno nei Round robin , ci fossero regate con almeno tre barche in acqua. Questo non consente , o almeno riduce di molto, il marcamento stretto tipico dei match race , liberando la terza barca dal controllo del primo. Altro aspetto un percorso a triangolo e non a bastone. Infine smettere di accorciare i lati che vanno solo a vantaggio del leader di regata : come se in una tappa di ciclismo decidessero di anticipare il traguardo di 10 km a 50km dall’arrivo ! non è sportivo…..

  16. A mio modestissimo avviso non è assolutamente necessario avere barche volanti per avere spettacolo. Sono certo che ad esempio i TP52, se impegnati in lati di mezzo miglio in un circuito simile a quello che vediamo nella formula attuale, darebbero uno spettacolo pazzesco! Con manovre continue di vela più vicine all’esperienza di tutti, con vele da bolina e vele da portanti, coperture e battaglie continue, magari con inversione da poppa a bolina come già accade nel circuito del “match race”.
    Le barche volanti sono affascinantissime, ma lo spettacolo è limitato dall’andamento dei “rifiuti”, che anche nelle andature portanti permettono a chi è davanti di “coprire” sempre e comunque chi sta dietro…

  17. Belle le barche che “volano” ma il “mare” vero e le regate sono un’altra cosa.
    Una “cosa” fatta di natura, tradizione, uomini, manovre coordinate, intuito, strategia, mancamenti stretti, sudore (non pedalando), vele da cambiare (portandosele dietro), spinnaker, arrampicate sull’albero per capire il vento, romanticismo.
    Così è una noia mortale, un videogioco, un passatempo per ricchi che non fa sognare.
    La tecnologia, quando è troppa, serve solo ai record.s e diventa “stupida”.
    È riuscita a rovinare la gara più bella del mondo, oltre alla nostra vita….

  18. Via, aggiungo la mia. Trovo queste barche spettacolari, ma qualche punto sarebbe da migliorare:
    – Il fatto che la barca davanti abbia sempre il controllo (per l’assenza di vere andature portanti) è un problema.
    – A ciò si aggiunge che l’issare/ammainare le vele di prua è una delle cose che contribuiscono al fascino delle regate a vela.
    – Ma soprattutto (sono stupito che nessuno lo abbia detto prima) basta queste penalità di tot metri da prendere subito. Queste barche sono ormai capaci di fare un 360 (o almeno 270) in foiling: che si ritorni alla penalità tradizionale, dove la barca penalizzata può scegliere quando scontare la penalità, anche al traguardo, oppure cercare di rifilare una contro-penalità all’avversario e quindi annullare la sua.

    Per le prime due la vedo dura (ma magari una soluzione si trova), ma la terza è chiaramente possibile!

    1. Ah dimenticavo: in effetti bisogna anche ridurre i controlli automatici e dare più spazio ai “velisti”. Ma su questo mi sembra di capire che molti (per esempio Ben Ainslie) siano d’accordo…

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Iscriviti alla nostra Newsletter

Ti facciamo un regalo

La vela, le sue storie, tutte le barche, gli accessori. Iscriviti ora alla nostra newsletter gratuita e ricevi ogni settimana le migliori news selezionate dalla redazione del Giornale della Vela. E in più ti regaliamo un mese di GdV in digitale su PC, Tablet, Smartphone. Inserisci la tua mail qui sotto, accetta la Privacy Policy e clicca sul bottone “iscrivimi”. Riceverai un codice per attivare gratuitamente il tuo mese di GdV!

Una volta cliccato sul tasto qui sotto controlla la tua casella mail

Privacy*


In evidenza

Può interessarti anche

Torna in alto